cap 46: ALLEANZE

KAY'S POV
Il viaggio di ritorno dal teatro al distretto del FBI  fu piuttosto nella norma.
Ero io solo leggermente sovrappensiero, avevo lasciato, Cameron, Dina, Jordan e Gunter, in balia di un nuovo arcano da scoprire e, quello cui mi metteva maggiore ansia, era trovare un modo per far cadere le accuse sul gemello del mio ragazzo, per tutto quel che riguardava l'omicidio avvenuto nella parrocchia quello stesso giorno.
Quindi, non mi rimase altro sennonché subissarmi di lavoro fin quando non avessi trovato il neccessario per discolpare il malcapitato.

Sbuffai rumorosamente, non avevo la minima idea se le mie indagini mi avrebbero giovato e portato al successo oppure avrebbero avuto l'esito opposto e portato alla mia disfatta?

Nell'istante in cui misi piede nella nostra sede centrale, tutti mi accolsero applaudendo felici: non era da tutti i giorni sgominare una banda di mafiosi.

"Complimenti, sei uno dei nostri agenti migliori!" esclamò qualcuno.

"Complimenti, ti auguro tanti altri successi a venire." disse qualcun'altro.

"Ehi Dolcezza, non appena finiremo il turno ci offrirai da bere?"

"Perché non paghi una cena a tutti? Di sicuro avrai un aumento, dai festeggiamo tutti insieme!"

Mi assalirono loro.

"Kay, forza vieni! La Deakins non è ancora arrivata, abbiamo un paio di minuti per parlare. Ci devi spiegare che è accaduto." Mike fu il mio salvatore.
Mi venne incontro, e portò in disparte, tanto da essere lontani da orecchie indiscrete, assieme a lui era presente il nuovo membro della squadra.
Gli raccontai tutto e dovetti annunciare l'aggravamento della situazione del nostro amico latitante.

"Ehi, per qualsiasi cosa, noi siamo a tua completa disposizione." mi confortò l'informatica, appoggiando con fare confortante una mano su un mio braccio, io le sorrisi con fare riconoscente, "Perché non sfruttiamo questi accadimenti per riabilitare il nome del nostro amico? Inoltre, se stai cercando degli elementi, i quali attestino la sua innocenza per l'omicidio a sangue freddo del prete, farò il possibile per procurartele."

"Di cosa parlate, scusa?" Mike cadde dalle nuvole.
Effettivamente, non lo avevamo aggiornato sugli ultimi sviluppi.

"Del fatto che siamo in possesso della ripresa, la quale mostra in chiaro il tamponamento doloso ai danni di John, la Donna Misteriosa uscire incolume dalla macchina, mentre due suoi complici, adagiare sul ciglio della strada il cadavere di una malcapitata, uccisa in precedenza." lo informai.
Lui assunse un'aria felice, finalmente una cosa buona e giocava a nostro favore.

"Questo sì che mi piace. Perché non è stato fatto prima?" nonostante i dissapori con lui, reagì bene alla nuova.

"Avevamo paura di mettere John in pericolo, non sapevamo come D.M. avrebbe preso il tutto. Di comune accordo, abbiamo deciso di utilizzare il filmato a momento debito, proprio come quello attuale."

"È la mossa giusta." asserirono loro.

"Detective Daniels, nel mio ufficio, ora!" la Deackins, irruppe nella stanza, dove c'eravamo nascosti per poter discutere su tutto ciò, "E' una casualità se, proprio poco tempo prima, delle persone abbiano incrociato Jonathan Black nella cattedrale di questa città, sia stato ucciso un prelato, una Porsche rubata nelle sue prossimità e successivamente tu abbia arrestato tutti questi ricercati?"

"No, non lo è! Tuttavia, garantisco io per l'interessato. Lui mi ha assicurato che, a togliere la vita al curato siano state le persone in custodia. Ho un informatore, grazie a ciò, li potremmo arrestare e avere la possibilità di non fare vedere loro la luce del sole per svariati anni."

"E chi sarebbe l'informatore? Quindi, tu l'hai incontrato e non l'hai arrestato? Sai che potresti pagarne le conseguenze?" mi ricordò lei.

"Preferisco non pronunciarmi sull'informatore e non ho proceduto con l'arresto perché lui è innocente e ho le prove per scagionarlo. Per quanto riguarda il caso odierno, Cloe sta lavorando per avere informazioni su quanto accaduto in chiesa."

"Come puoi essere convinta da quello da te affermato? Il tuo confidente è attendibile?" insistette.

"Sì, lo è. In più, ho questo video!" mi diressi verso la scrivania, aprii un cassetto per estrarne la chiavetta.

La Deakins la prese in mano, non perse tempo e riprodusse il file.

"Non so come tu abbia fatto ad avere questa prova, ma dato che ci siamo, usiamola. Devi dire a Peterson* di fare il possibile per trovare altre prove per il caso della parrocchia. Mentre voi lavorate su questo fronte, io mi occuperò di interrogare i malviventi. Pronto il neccessario, chiameremo la stampa. E' arrivata l'ora di riscattare il nome di Jonathan Black. Ben fatto, sono fiera di voi! Volete chiamare i vostri amici per informarli? Credo che Cameron sarà felice... sempre che lui non ne sia già al corrente." quest'ultima parte la sussurrò, riuscii comunque a sentirla.

Provai a chiamare l'illusionista, pur sapendolo irreperibile, lui e gli altri erano ancora in quel teatro.
Quindi gli lasciai il seguente SMS:

"Il Libro consigliato è una 💣, mi hai aperto nuovi orizzonti. Li dovremmo inserire nella biblioteca della Prigione, può dare una dritta ai detenuti quando torneranno liberi."

Come precedentemente accordato stava a significare: la notizia bomba è stata sganciata, il prigioniero adesso è un uomo libero.

"Ehi ragazzi, a che punto siete?" domandai, tornando dall'informatica e dal mio collega.

"Abbiamo trovato e identificato tutti i diversi testimoni, Kay avresti voglia di seguirmi per fare loro delle domande?"

"Certo, lui e io ci assentiamo. Tu, continua con l'attività in corso e, trovato l'occorrente, riferisci direttamente alla nostra responsabile."

"Assolutamente sì!" rispose prontamente la ragazza.

Ci mettemmo in viaggio, due orette dopo, finimmo di recuperare tutte le informazioni cercate.
Tutti i teste affermarono la stessa identica cosa, un uomo e una donna stavano fuggendo dall'inseguimento da dei loschi individui, questi ultimi individui gli davano la caccia.
Fortuna volle che tutti loro si chiamarono disponibili per deporre la loro testimonianza.

Rimasi felice del risultato ottenuto, era un segno positivo e andava a vantaggio del nostro caro, quindi rimaneva solamente far crollare definitivamente le accuse di quel giorno.

Proprio mentre aprii la portiera della macchina, pronti a fare ritorno nel distretto per torchiare i malviventi fin da avere le loro confessioni, il mio cellulare emise un trillo, era Cloe.
Ci informò di avere trovato qualcosa di davvero interessante, il quale ci avrebbe dato l'opportunità di avere un mandato per avere i filmati di sicurezza dell'area. Quanto trovato, avvalorava l'ipotesi della non colpevolezza del nostro amico.
Le telecamere, dell'edificio di fronte, avevano filmato i malavitosi entrare nel luogo in questione armati fino ai denti, giusto qualche minuto successivo si udirono degli spari, infine, John e la sua amichetta correre via spaventati, inseguiti da questi uomini.

"Metti in moto e torniamo in centrale; Cloe ha fatto bingo!" esclamai esaltata, finalmente delle ottime notizie.

"Non avvisi Cameron dello scoop? Sarà felicissimo."

"Ho tentato, purtroppo non mi ha ancora risposto. Provo a telefonargli un'altra volta."
Ebbi ll medesimo responso.

"Se vuoi, possiamo andare a dargli la nuova personalmente, siamo di passaggio." mi propose, al che acconsentii.

Quando arrivammo, capii della presenza di un'anomalia, tuttavia bussai, e, dopo l'ennesimo trillo del campanello, un Cameron piuttosto agitato venne ad aprire.

"Mi dispiace Kay, questo non è il momento adatto." mi accolse, accompagnando il tutto con dei strani gesti del capo.

Per non metterlo in ulteriore difficoltà, tagliai corto lasciandogli il nostro messaggio in codice.
Lui assunse un'aria ancora più pensierosa, poi annuì.

"Bene, ora vado, torno in ufficio. Chiamami più tardi!"

"Ah Kay, prima che me ne dimentichi, tieni questa. Buon lavoro e sappi che ti amo tanto!" mi fece sapere.
Mi porse qualcosa, la osservai sotto la luce del lampione, era un oggetto piccolo, era freddo e luccicava sotto la luce giallognola dei lampioni.

La riconobbi immediatamente, era la chiavetta originale di D.M., se lui ne era in possesso, allora era presente una sola e unica spiegazione: lei era lì.

Mi bastò guardarlo, nei suoi meravigliosi occhi celesti, per avere la conferma, mi domandai cosa facesse lì.

"Cos'è?" mi finsi sorpresa.
Se D.M. ci stava ascoltando, non potevo certo darle a sapere che noi eravamo già in possesso di quella prova, non volevo mettere in pericolo la Squadra Magica.

"Guardalo quando sarai arrivata all'FBI. Saprai tu come usarla."

"Volevo inoltre avvisarti che, la nostra informatica è stata in grado di fornirci una valida ragione per avere un mandato per visionare i video del luogo dell'omicidio. Presto sapremo la verità dei fatti di oggi. Ora vado, ti amo tanto anche io." affermai, mi avvicinai a lui e gli lasciai un tenero bacio.
Qualunque cosa sarebbe successa ci saremmo stati sempre l'uno per l'altra.

"Ciao."

"Ciao, ci sentiamo più tardi."

Tornai alla macchina con preoccupazione, lo sguardo del mio fidanzato non poteva essere frainteso.
Sperai che potesse cavarsela da solo, avevo le mani legate e se fossi intervenuta, le nostre tappe si sarebbero bruciate.

"Come l'ha presa?" mi interrogò Mike.

"Bene direi. Ora dobbiamo andare via a tutti i costi, la Deakins  mi sta espressamente sollecitando di darmi una mossa, vorrebbe annunciare di queste grandi scoperte il prima possibile." tagliai corto, cercando di essere il più convincente possibile.

"Sicura? Mi siete sembrati molto tesi."

"No, è stato un incontro normale, come tutti gli altri."
Non so se si mangiò la foglia, comunque mise in moto senza aggiungere altro su quell'argomento.

Giunti a destinazione, notammo l'edificio accerchiato da giornalisti invadeni.
La Deackins mi diede la possibilità di esserne la portavoce e di fornire loro tutto ciò di cui disponevamo.

"Quindi Jonathan Black è soltanto una vittima di tutta questa cospirazione? Chi sono gli artefici di questa malefatta? Che prove avete per scagionarlo definitamente da ogni accusa?" mi chiese uno.

"Sì, lui è una vittima e abbiamo raccolto indizi a sufficienza per dimostrarlo. Nei prossimi giorni, indagheremo con diligenza affinché la verità venga a galla. Eppure, su una cosa sono totalmente certa: presto tornerà libero!" conclusi il discorso con questa frase.
Subito dopo, entrai all'interno dell'FBI, chiudendo, momentaneamente, ogni dialogo con la stampa, avida di scoop, ripromettendomi di recarmi dal mio fidanzato, quando mi sarebbe stato possibile.

CAMERON'S POV
"Sono qui per chiedere il vostro ausilio, si tratta proprio di Jonathan. E, per farvi capire che alla fine dei conti non sono così tanto cattiva quanto credete voi, non sono venuta a mani vuote." a quelle parole, estrasse dalla tasca due oggetti.
Il primo era rappresento dalla chiavetta, attestava l'innocenza del mio gemello, mentre, la seconda era lo stesso medaglione rinvenuto da noi quel medesimo giorno.

Mi girai e rigirai gli articoli, studiandoli con attenzione, poi aprii la medaglietta, era proprio come la nostra.
Riportava dei numeri, il suo ed il mio possedevano una combinazione differente.

"E questa?" indicai il device.

"Me lo chiedi anche? Contiene l'unica prova in grado di scagionare il nostro amico. Ora è di vostro dominio, fatene quello che volete. In cambio chiedo solo il vostro aiuto."

"La tua richiesta consiste nell'uccidere qualcuno? Perché, se così fosse, non ci abbasseremo al tuo livello, spero ti sia chiaro il concetto che noi non siamo assassini come te." si intromise Jordan, prendendo con sé il suo pc.
Inserì il device per verificare il video datoci.
Era proprio come quello in nostro possesso, quindi non ci stava prendendo in giro.
Il fatto era realmente inconsueto, dove stava la fregatura?

"Potete stare tranquilli, il compromesso non sarà questo. Riguarda il vostro caro, desiderate sapere dove si trova?"

"Cosa intendi dire, Strega dei miei Stivali? Dove lo tieni nascosto?" la interruppe Gunter.

"Penso che al nostro bambino..."

"VOI DUE AVETE UN BAMBINO?" urlai allibito.
Rimasi sotto shock, a causa dell'affermazione.

"NO!!! Non era questo che intendevo! Se mi faceste finire, forse, e dico forse, capireste meglio." esordì quasi inorridita, "Poi pensateci, semmai avessimo un figlio... costui non sarebbe ancora nato... cioè la gestazione dura nove mesi non un paio, geni."

"Hai ragione, sto sragionando. Quindi... a chi ti riferisci?"

"A Jonathan! Mi rimangio la parola, lui è più maturo di te. Tu, cognatino, sei ancora molto infantile." aggiunse, squadrandomi da capo a piedi.

I miei amici trattennero a stento le loro risatine.

"Questo è disdicevole." mi lamentai, assumendo un tono leggermente offeso.

"Allora, tornando al punto, lui, oggi, ha voluto fare l'eroe e..."

"Appunto dicci dov'è? Perché non è con te?" Jordan la interruppe per l'ennesima volta.
Dal canto suo, emise un urletto furioso e infastidito, infine mi domandò se avessi del nastro adesivo.

"A cosa ti serve?"

"Tu portamelo e basta. Okay? E datti una mossa!"

Quando glielo porsi ne strappò dei pezzi.
Lo divise con i denti e avvicinandosi, con dei passi lenti e sensuali, ci tappò le nostre bocche e legò le mani dietro la schiena.

"Uhm... Uhm... Uhm..." mugugnammo contrariati.

Lei in tutta risposta, sorrise soddisfatta per l'effetto ottenuto: avere un po' di silenzio.

"Oh! Vedete ora come si sta bene? Un po' di beatitudine, finalmente. Non so come quelle povere donne, le quali vi stanno sempre appresso, riescano a sopportarvi, state sempre a parlare, parlare e parlare... oppure a domandare di questo e quant'altro o a lamentarvi... sentite invece ora, la pace dei sensi."

Gunter emise dei versi sempre più indignati, con probabilità non amava quella situazione e, ancora meno, il fatto di non avere avuto altre informazioni su John.

"Cosa?" ci prese in giro lei.

Tentai di dirle che ci era impossibile colloquiare, a causa del suo metodo utilizzato, come previsto uscirono solo dei versi poco chiari.

"Non riesco a capirvi, però credo di sapere quanto vi passa per la testa: state dicendo che sono una pazza furiosa e che vi dovrei liberare, giusto? In più, dovrei smettere con questo inutile preambolo e dirvi cosa vi sto nascondendo."

Tutti noi annuimmo concitati.

"Ma io mi sto divertendo! Perché smettere? Siete buffi così..."

Jordan si lamentò con tono rabbioso.

"D'accordo!" si arrese alla fine, "Mi avete convinta, ad ogni modo non prendeteci gusto, non sarò sempre così gentile con voi! Allora oggi Jonathan è andato a fare l'eroe, ha cercato di aprire l'ultima stanza, senza passare dalla penultima. Mentre curiosava, si è ritrovato imprigionato, per liberarlo dobbiamo assolutamente superare la seguente prova. Sono qui per questo motivo, per chiedere una collaborazione con voi. Tra l'altro conosco già la tappa della nostra meta e cosa dovremmo affrontare. Se ci pensate bene, la mia momentanea resa, giova a tutti fuorché alla sottoscritta. Se siete d'accordo con me annuite con la testa, vi capirò. Se invece avete l'intenzione di consultarvi, vi do a disposizione cinque minuti."

Peccato che nei minuti concessi non ci permise di ragionare, avevamo ancora lo scotch attaccato alla pelle, ci diede il permesso di guardarci negli occhi e di leggerci nella mente.
Alla fine annuimmo, avremmo fatto di tutto per lui, perfino scendere a patti con la nostra nemica.

"Wow, che bello quando si è così affiatati! Dovreste iscrivervi a uno di quei tanti show televisivi in cui si fa gioco di squadra, con l'obiettivo di vincere una somma di denaro, sicuramente spacchereste, così dicono i giovani di oggi. Bene! Essendo un team coeso, vi do come premio la location per la sfida, ci dovremmo recare nella sala da ballo dove si tengono periodicamente quelle famose gare. Jordan, cavandotela bene con il computer, hai il compito di inserire tutti noi nella competizione. Cameron, invece ti butterai a capofitto nello studio del tango. Gunter tu lavorerai dall'interno, facilitandoci il lavoro per quel che riguarderà il dopo. Il mio piano si svolgerà in due fasi, quella appena citata e la seconda prevede un modo per rubare un chip, presente nella sala del proprietario dell'immobile. Quest'ultima parte, non sarà tanto facile, nonostante questo, tutti insieme ci inventeremo qualcosa." ci spiegò.

Jordan provò a domandare qualcosa, D.M. lo interpretò con un "come fai a sapere tutto questo?"
Tutto quanto lo doveva a John, ci spiegò, durante quella giornata era andato a perlustrare gli ultimi due luoghi rimasti.

Finito con il suo monologo finalmente ci liberò.
Aveva delle maniere tutt'altro che gentili e, per la prima volta nella mia vita, conobbi il significato della parola ceretta,

"Ahia!" mi lamentai dolorante, "Hai la delicatezza di un elefante in mezzo alle ceramiche."

"Grazie!" disse lei compiaciuta.

"Avrei bisogno di sentire anche le mani se possibile." chiese cortesemente il più piccolo di tutti noi, ringraziandola dopo aver ottenuto quando desiderato.
Era troppo educato lui.

"Non ti azzardare mai più!" esclamò arrabbiato l'omaccione pelato, guardandola malissimo.

"Se non la piantate immediatamente, vi cucio la bocca."
Non che le sue minacce ci impaurirono, tuttavia, l'accontentammo.

Si assicurò, chiedendoci se qualcuno di noi sapesse ballare, Jordan fu l'unico a farsi avanti. Ammise di aver praticato danza per ben dodici anni, per accontentare suo padre, per tale motivo la nostra nuova alleata lo nominò insegnante.

In tutto quel lasso di tempo, il mio cellulare squillò varie volte e, pochi minuti dopo la nostra liberazione e l'ennesimo trillo di chiamata, qualcuno bussò alla porta principale, era Kay, la mia ragazza,

"Che faccio? Se non vado ad aprire inizierà a sospettare qualcosa."

"Vai pure a parlarci." mi diede il permesso.
Prima di riceverla, presi la chiavetta donata dalla nostra cara nemica. Per fortuna il grande giorno era arrivato, il mio gemello stava per avere giustizia ed essere liberato per sempre da qualunque prigionia.

*Peterson è il cognome di Cloe

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