cap 42: LO SHOW

JONATHAN'S POV
Iniziammo e riuscimmo a fare due o tre brevi numeri, in quel preciso istante i quattro criminali entrarono in platea e si avvicinarono con fare minaccioso.
In un primo momento gli spettatori non fecero molto caso a loro, ritenendoli una componente di quel dinamico e inatteso spettacolo, non avevano la minima idea di essere in pericolo, nemmeno di quanto sarebbe successo da lì a poco... nel contempo noi eravamo i primi a non avere idee di ciò che sarebbe potuto avvenire. Ovviamente l'aspettativa prevedeva la nostra riuscita ma l'imprevisto era dietro l'angolo, non essendo veggenti e non possedendo la sfera di cristallo non potevamo prevedere niente.

"Oh, guardate un po', abbiamo quattro volontari. Forza raggiungeteci, non siate timidi!" li invitò il mio gemello, facendo loro un gesto affinché salissero sul palco.

I malviventi ci guardarono stupiti come se fossimo stati dei casi demenziali, da manicomio, oserei dire.

Perché stavamo facendo tutto questo?
Per il semplice fatto che volevamo creare il tipico numero di sparizione con i quattro individui.
In questo frangente, l'esibizione e l'operazione sarebbero state ben più difficili del solito, innanzitutto era un'improvvisazione, non ci furono prove compiute in precedenza e per seconda cosa avremmo usato le possibilità convenute lì in quel teatro.
Il tutto comportava il fatto di dover fare rappresentazioni semplici e basilari il quale tutti conoscevano a memoria.

Tornando al piano ci servivano loro il più vicino possibile al palcoscenico, una volta cui si sarebbero posizionati a pochi passi da noi, ci sarebbe stato molto più facile coprire l'assalto di Gunter e Jordan a discapito dei nostri inseguitori.
Con esso il loro trasporto fuori dall'area visiva del pubblico e solo a quel punto scoprire la visuale.
Fare vedere a tutti loro che gli "ultronei" erano "magicamente" spariti.
Dire le solite parole "non c'è trucco e non c'è inganno, sono solo spartiti e via... adesso chi ci aiuta a farli tornare?".
Oscurare nuovamente la scena con il medesimo telo scuro, fare un breve conto alla rovescia e a zero mostrare a tutte le persone quanto accaduto, ovvero averli trasformati in delle belle fanciulle.
Tutti c'avrebbero fatto i complimenti seppur fosse un'esibizione totalmente scadente, nemmeno noi ne saremmo andati fieri, non era nei nostri standard, noi eravamo abituati a numeri elaborati e complessi.
Era comunque ottimo per la dissimulazione e lasciar tempo a noi di sparire mentre la Squadra Magica sarebbe rimasta lì, in attesa degli agenti, i quali avrebbero successivamente portato via i fuorilegge, eppure le cose non andarono come previste...

Per l'appunto si avvicinarono e una volta arrivati a pochi passi da noi, estrassero le loro armi, ce le puntarono contro con un effetto negativo dalla parte dell'uditorio che si spaventò.
Quest'atto fece scalpitare la folla dalla loro postazione, emisero degli urletti striduli e terrorizzati, l'aria all'interno del locale si fece tesa quanto una corda di violino.
I volti dei malcapitati erano colmi di preoccupazione per la loro incolumità.

"Che nessuno si muova o vi spareremo!" ci minacciò uno di loro.

"Per favore, manteniamo la calma! Questo fa tutto parte dello show, è una nuova invenzione, non avete visto che mix di generi? È partito con l'opera, ora avete assistito ad un piccolo assaggio di magia e ora arriva l'azione. Conoscete la storia mia e del mio gemello, vero? Se vi dicessi che da questo punto fino alla fine di questa rappresentazione sarete voi i veri protagonisti? Dovrete capire chi tra noi due è il vero Jonathan, vi piace la nostra innovazione? I quattro individui sono elementi fondamentali di quest'attrazione, li abbiamo ingaggiati affinché tutto ciò risulti più realistico. Quando termineremo ci farebbe piacere avere il vostro feedback, lascateci una recensione positiva, se il nostro cambiamento futuristico vi piacerà, ed è ciò che spero, oppure negativa." spiegò Cameron, con l'intento di placare gli animi di tutti quanti.

"Fai sul serio?" domandai a bassa voce, leggermente risentito.

"Qualche altra idea, forse?"

"Ci sono un'infinità di piani migliori a quest'ultimo e tu hai scelto il peggiore! Sei un coglione." gli feci sapere, rimettendomi in posizione. Quest'ultima affermazione gliela feci a denti stretti, ma non appena mi voltai verso il pubblico, rivolsi il mio sorriso migliore.
Raggiungemmo entrambi il centro del palco e, per creare ulteriore confusione tra il pubblico, girammo per sviare ogni sospetto, c'eravamo mescolati come noi facevamo di solito con le carte.

"Volete qualche aiuto? Ecco qui servito qualche indizio..." feci sapere, osservando vigilmente i quattro della lista nera.

"È lui Johnathan. Io sono Cameron Black."

"No, ti sbagli, lui vi sta mentendo. Io sono Cameron, sei tu Jonathan!" esclamai a mia volta.

"Non mentire..."

"Non farlo tu!" incalzai, "Proviamo a chiederlo a uno dei nostri quattro uomini. Per voi chi è Jonathan?"

"A noi non interessa chi siate o chi non siate voi, noi vogliamo solo la Strega dagli Occhi Magici!" rispose uno di loro.

"La Strega dagli Occhi Magici avete detto? Fatemi pensare solo un attimo... mi spiace deludervi tuttavia avete sbagliato lo sceneggiato. Non è in questo numero che stiamo facendo adesso in cui apparirà. Quindi, risolto il vostro dubbio non vi rimane che rispondere al nostro quesito. A parere vostro chi è il fuggitivo tra noi due?" tentai di farli parlare.

I nostri inseguitori alzarono le spalle con fare attonito, erano confusi, non sapevano se reagire tramite la modalità cui erano soliti adottare, ovvero con l'uso di armi fin quando non avessero ucciso il loro vero bersaglio: la Donna Misteriosa.
Per loro era semplicemente un'operazione di recupero, tutto quanto usuale.
Sarebbe potuto andare diversamente se noi non avessimo imbastito tutto ciò e coinvolto tutti gli astanti.
Ero certo che essendo un agglomerato di persone non avrebbero sparato a raffica su di loro e finché D.M. sarebbe rimasta nascosta e lontana da costoro, quest'ultimi sarebbero stati pericolosi come un gatto sedato.

"Assistenti? Portate immediatamente i volontari qui, coinvolgiamoli ancora di più!" ordinò il mio gemello.

"Scordatevelo, idioti." si lamentò l'uomo pelato, la sua risposta arrivò alle orecchie del pubblico solo come un mugugno incomprensibile.
Per questo motivo Kay lo spinse fuori dalle quinte e sia l'interessato sia Jordan, non avendo scelta, assecondarono la richiesta del loro amico.

Proprio quando gli "assistenti" si trovarono faccia a faccia con i villains, le luci si spensero, il teatro piombò nell'oscurità più profonda.
Si propagò un sommesso brusio, tra le varie voci c'era chi si lamentava per aver speso i soldi nel modo peggiore in assoluto, chi ancora non aveva capito perché ci fosse stato quello switch improvviso e per niente coerente con la prima sceneggiata dell'opera, altri ancora volevano sapere se si trattasse di uno scherzo.
Eppure tra lo stupore e l'indignazione generale tutti loro continuarono a rimanere lì, magari un poco curiosi di vedere come sarebbe andata a finire.

Non appena i miei occhi si abituarono al buio, non persi un attimo e noi uomini ci scagliammo contro le persone che ci stavano dando filo da torcere.
La detective e la mia socia ci raggiunsero con in mano due grandi e spessi cordoni, usati poi per bloccare quegli uomini cattivi.
Con un'immensa fatica li trasportammo per sistemarli momentaneamente con i loro compari precedentemente sconfitti.

Quando tutto fu sistemato il mio gemello riaccese il pannello energetico, di conseguenza le luci, nel centro della scenografia ero rimasto solo io e dovetti sbrigarmi a levare le tende.
Di lì a breve gli agenti dell'FBI sarebbero arrivati per prendere i sospettati in custodia.

"Ehm... Bene... A quanto pare la nostra magia è riuscita, come potete vedere abbiamo fatto sparire i quattro loschi individui..." spezzai il silenzio creatosi, aspettando che qualcun'altro dei miei amici mi raggiungesse.
Non potevo confidare in Kay, lei era rimasta a vigilare sui nostri prigionieri con all'aiuto di Gunter, che grazie alla sua corporatura poteva avere con più facilità la meglio sui delinquenti se si fossero ribellati.

"Bene signore e signori, i nostri amici sono dovuti scappare via, quindi questo è il vostro turno, tocca a voi trovare chi sia Cameron oppure Jonathan, gli altri non ci sono stati molto d'aiuto. Chi vuole iniziare?"

Ci saremmo aspettati qualsiasi cosa, non di certo i loro fischi disgustati e critiche così severe. Per questo motivo qualcuno fece chiudere il sipario e noi potemmo svestire i panni da mago.

"Come vi è saltato in mente di rovinare la nostra opera? Sapete quanto ci è voluto, costato, quanto ci siamo impegnati per esibirci su questo palcoscenico? Ditemi almeno la ragione per questo vostro gesto avventato."
ci domandò il direttore del posto e Cam gli spiegò tutto.

Passarono pochi minuti poi Jordan pretese la mia attenzione.

"Johnny... Potresti venire due secondi qui?" mi chiamò lui.

Lo raggiunsi ed indicò una zona precisa al di là della strada, in quella precisa posizione una persona inquietante ci osservava.
Vestiva completamente in nero, indossava inoltre un cappello a visiera del medesimo colore e sopra di esso il cappuccio della felpa per nascondere ulteriormente la propria identità, aveva addosso degli occhiali da sole scuri.

Mi precipitai immediatamente verso questa figura la quale scappò a gambe levate.

"Fermati! Chi sei? Cosa vuoi?" urlai verso la sua direzione tuttavia, come predetto non ottenni risposta, si dileguò, sparendo tra la folla.

"John, che sta succedendo qui? Stai bene?" solo in quel momento mi accorsi che Dina, sbucata da chissà dove, mi aveva raggiunto e aveva assistito allo pseudo inseguimento.

"Dina! L'hai visto, vero? Dimmi che hai visto persino tu quella strana persona la quale ci osservava e che ora è fuggito." volli sapere.

Scosse la testa, guardandomi preoccupata.

"Che cos'è successo in quella chiesa? Hanno attribuito la colpa a te." mi fece presente, "Sai che di me puoi fidarti, quindi raccontami tutto."

"Non è né colpa mia né tantomeno di D.M., tu mi credi, vero?"

"Sì, ti credo. Lei dov'è?"

"Non molto lontano, mi starà aspettando. Sono felice che tu attesti la mia innocenza. Avrai presto mie notizie, tieni gli occhi aperti." mi assicurai.

"Vale lo stesso per te!"

Le rivolsi un sorriso veloce, prima di iniziare a correre con l'intento di raggiungere la mia complice.
Nel frattempo le sirene degli agenti, i quali furono chiamati, si fecero sempre più vicine e se tenevo alla mia libertà dovevo assolutamente scappare, disperdermi tra la folla.

"Eccomi, scusa mi sono messo a rincorrere uno scagnozzo sfuggitoci." mi giustificai.
La trovai ad aspettarmi davanti alla grande porta della struttura, aveva con sé due capi d'abbigliamento rubati dall'interno del teatro.

"Io sono dovuta rientrare per prendere questi. Ci saranno utili per la fuga."

"Ottimo! Però prima ci conviene incamminarci."

Mezz'ora dopo arrivammo alla nostra meta, eravamo trafelati, stanchi e con il cuore a mille a causa degli avvenimenti.

"Tutto sommato non è andata così male, no? Abbiamo rinvenuto questi due indizi e, cercando sulla cartina, non ci sarà difficile capire la prossima meta. Tocca festeggiare, in particolare un fatto molto importante, non trovi?"

"Decisamente!" le risposi avvicinandola a me, la baciai successivamente la sollevai e la posai sul divano.
Nel farlo la TV si accese e non potemmo fare a meno di osservare con impotenza le news: "Jonathan Black colpisce ancora!" recitava il titolo, il quale anticipava la raccapricciante notizia del povero prete freddato dai mafiosi.
Tutti quanti diedero la colpa al sottoscritto, dai filmati di sorveglianza era possibile notare me e D.M. scappare dal luogo del crimine, i servizi terminavano tutti con il parlare del nostro insensato show.

Serrai un pugno per la rabbia.

"Si sistemerà tutto. Stai tranquillo!" cercò di tranquillizzarmi, posando una sua mano sul mio braccio.

Fu tutto inutile.

"È tutta colpa tua! Se non fosse stato per te tutto ciò non sarebbe accaduto e io avrei la possibilità di vivere come più preferivo. Tu invece mi hai accusato del tuo finto omicidio ed è per causa tua se ora viviamo da latitanti."

"Io ho le prove della tua innocenza. Se vorrai tornare ad essere un uomo libero non solo ti accontenterò, consegnando il video in mio possesso, mi metterò anche a cercare prove inerenti al fatto di oggi atte ad incastrare i quattro colpevoli. Riabiliterò il tuo nome, hai la mia parola." mi suggerì, abbozzando un timido sorriso.

"Farlo prima di rendere la mia vita un inferno, no vero?"

"Mi dispiace e questo lo sai!"

"Sì, ma non basta! Hai visto dove siamo arrivati? Succede qualcosa e la colpa di chi è? Sempre e solo mia!"

"Troveremo le prove che ti scagioneranno, tu non centri nulla con tutta questa storia. Fidati di me!" cercò di farmi trovare il lume della ragione, nonostante tutto ero ancora troppo indignato.

"Fidarmi? Visto a cosa mi ha portato? No, non posso! Non più! Preferisco fare da solo da ora in poi!" esclamai.

"Cosa intendi dire con questo?"

"Che me ne vado, vado a cercare il tesoro da solo. Non ho bisogno di nessuno, tanto meno di te!"

"Ti prego, non fare così!" mi scongiurò, "Non ti permetterò di uscire da qui."

"Ma fammi il favore!" dissi, "Io me ne vado, che tu lo voglia oppure no."

"NOO!" urlò lei, afferrandomi per un braccio.

Mi scostai in malo modo, mi avviai alla porta e vedendo che sulla mensola posta all'entrata era presente il suo cellulare, lo presi senza che lei se ne accorgesse, era troppo impegnata a cercare di trattenermi.
Dopo di che me ne andai, mentre lei continuò a chiamarmi affinché cambiassi idea.

Non accadde.

Mi incamminai a passo spedito tra le affollate vie della città e presso un negozietto di souvenir presi, senza che nessuno se accorgesse, un cappello a visiera più un paio di occhiali da sole, tramite cui mi sarebbe stato possibile mascherare almeno momentaneamente la mia identità.

Secondo la cartina la seguente tappa sarebbe stato un luogo in città e, avendolo controllato precedentemente, mi recai lì.
Si trattava di un lussuosissimo palazzo storico, dove solitamente si tenevano numerose sfide di ballo, entrai e fui "accolto" da diverse musichette, esse risuonavano lungo i numerosi corridoi.

"Posso fare qualcosa per lei?" mi domandò una ragazzina, sicuramente una stagista.

"Sì, mi potrebbe accompagnare nella sala dove si svolgono le gare?"

"Certo! Ha una faccia nota, è per caso un vip? È apparso in tv?" indagò con curiosità.

"Ha indovinato, sono una persona piuttosto famosa. Sono qui perché sono interessato a scoprire nuovi talenti proprio durante la vostra prossima gara. Mi potrebbe ricordare quando sarebbe?" tentai di estrapolarle qualche informazione importante.

"Si terrà tra tre giorni. Quindi è un talent scout?"

"Sì! Chi saranno i partecipanti? Scusi la mia indiscrezione ma ho bisogno di conoscere ogni dettaglio con minuzia. Solo così avrò l'occasione di premiare il più o la più meritevole a cui assegnerò il posto che gli spetta nella mia squadra. Se non è un problema la potrebbe inviare alla mail del mio collaboratore?" e dicendo questo le dettai la mail di Jordan, era piuttosto strana e di certo non avrebbe ricondotto alla famiglia Black, a differenza di quella di Cameron, Dina e Gunter.

"Ehm, è una cosa strana, non mi era mai capitata in questi mesi lavorativi. Ma ha un viso affidabile, quindi ecco a lei, mail inviata!"

"Grazie mille, è una brava assistente, farà sicuramente strada! Comunque non vorrei essere il suo motivo di distrazione, non vorrei crearle problemi con i suoi datori, i quali preferirebbero che non sprecasse le sue ore, quindi da qui in poi posso cavarmela da solo. Grazie di tutto, è stata molto utile." la liquidai.

"Se dovesse aver bisogno d'altro, sa dove trovarmi." e detto questo girò su sé stessa e mi lasciò da solo.

Mi guardai intorno, non trovai nulla di rilevante e per non dare molto nell'occhio, in quanto il locale era previsto di telecamere di sorveglianza, uscii da lì. Passando davanti all'ufficio principale, notai una cosa che mi incuriosii molto.
Era in una teca ovale e stranamente chiusa ermeticamente, la cosa bella era che l'oggetto al suo interno non aveva un gran valore economico. Quindi per quale motivo erano state adottate così tante precauzioni?
All'interno di essa, c'era appunto, una bella e grossa rosa rossa, il simbolo principale del tango.
La osservai da più vicino, tutti i prodotti utilizzati per la creazione del fiore erano costituiti da materiali normali.
Non era presente nulla di costoso, sennonché nella base della rosa era presente una grossa scheda nera, un chip.
Scattai furtivamente una foto, la mandai poi a sempre al mio "assistente".

Tornai nell'ufficio della stagista la ringraziai infine andai via prima che qualcuno mi riconoscesse e mi recai all'altra tappa: era locata nei sotterranei della città.

Qui per mia sfortuna non riuscii ad ottenere grossi risultati, ero in prossimità dell'entrata della stanza successiva e stavo curiosando con la serratura di essa, aveva una forma quadrata, tipo quella di un chip e per sbaglio schiacciai un tasto.
Nell'attimo successivo sentii uno strano rumore metallico, alzai lo sguardo verso la direzione in cui proveniva il rumore sordo.
Fu tutta questione di un attimo, qualcosa di enorme cadde su di me, l'oggetto in questione però non mi colpì e rimasi illeso.

Quando trovai il coraggio di aprire gli occhi, rimasi incredulo: mi ritrovai imprigionato in una delle tante trappole architettate da Alistair Black

Bussai lungo il vetro il quale mi circondava, sarebbe stato bello poterlo rompere, ma ebbi due brutte notizie.
La prima era che il materiale era infrangibile, quindi impossibile da scalfire.
Per seconda cosa, semmai ci fossi riuscito, non sarei stato in grado di passare attraverso le sbarre in ferro della prigione, non ero così tanto magro e piccino.

Perfetto, quello che mancava era mettere la ciliegina sulla torta o per meglio dire essere impossibilitato di fuggire... nuovamente.
Che ne sarebbe stato di me?

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