cap 37: GUAI IN ARRIVO

CAMERON'S POV
Il mattino seguente, mi svegliai con un enorme sorriso in volto.

Mi trovavo sopra ad un comodo letto a due piazze, con una semplice e fresca trapunta sottile a stampa floreale, in una camera da letto color caffè.
Nella parete opposta al letto, era situato un grandissimo armadio di colore bianco, grazie a un'anta semichiusa, mi fu possibile intravedere alcuni capi alla moda della mia compagna.

Il pallido sole del mattino illuminava la stanza e ciò non fece altro che accrescere il mio buon umore: ero felice, appagato, avevo finalmente rivelato i miei sentimenti alla donna che amavo e soprattutto avevamo passato la notte insieme, una magnifica notte, fatta di dolci baci, tenere carezze e tanto, tanto amore; inutile dire che fu l'amplesso più bello di sempre.

Un anno fa, non mi sarei mai immaginato di poter avere un coinvolgimento romantico con lei, così irraggiungibile, forte, determinata, perfetta, caparbia, bella; mi accorsi di provare qualcosa per la detective, dopo il mio rapimento da parte della Donna Misteriosa.

Quello fu un momento piuttosto difficile per Kay, si angosciò per la mia sorte e fece di tutto per salvarmi, probabilmente persino lei prese consapevolezza dei suoi sentimenti in quel momento.

Ad ogni modo, più tempo passavo con lei e più i miei sentimenti aumentavano, capii di essermi innamorato di lei quando incontrai, per motivi lavorativi, il suo quasi futuro sposo, Isaac.

E ora, eccoci qua, abbracciati sul letto, gioioso per essere diventati una coppia.

Lei era la donna la quale volevo al mio fianco per il resto dei miei giorni: mi completava, comprendeva, la nostra intesa era veramente speciale, sapeva stupirmi e, più di ogni altra cosa, aveva cambiato idea sulla magia, ora le piaceva.

Amavo quella donna.
Amavo tutto di lei, ogni suo gesto, parola, ogni minimo dettaglio, le sue passioni, la sua dolcezza, la sua bontà d'animo...

Accarezzai delicatamente i suoi capelli corvini, al tatto risultarono morbidi e setosi.
A quel contatto si mosse appena, probabilmente si sarebbe svegliata di lì a poco, tuttavia, continuai a osservarla dormire mentre continuai a toccare la sua folta chioma, finché, una decina di minuti dopo, qualcuno non venne a citofonarci.
Il trillo inaspettato, emesso dall'apparecchio apposito, la fece sobbalzare, comunque, non appena mi vide, sorrise calorosamente.

"Buongiorno!" esclamai, dandole un sonoro bacio sulla bocca.

"Buongiorno anche a te. Che ore sono?" mi rispose con voce impastata dal sonno.

"Penso che sia l'ora giusta per svegliarsi, per l'appunto, sono arrivati i nostri amici. Ho però tanta voglia di rimanere qui abbracciato a te e baciarti." le risposi.

"Vale lo stesso per me." mi rispose poggiando le sue labbra sulle mie.

"E se ci prendessimo la giornata libera?" le proposi, a quelle parole lei scosse la testa dissuadendomi con dolcezza.

"No Cam. L'abbiamo promesso agli altri!"

"D'accordo, come vuoi tu, capo!" esclamai.

Mi alzai, non prima di esserci scambiati qualche altra effusione, poi mi rivestii e non appena finii andai ad aprire.

"Allora siete pronti?" mi domandò con impazienza Jordan.

"Certo. Che ore sono, Jordan?"

"Sono le otto del mattino." mi disse entrando in casa.

"Ma non è presto? Mi hai almeno portato il caffè?" chiesi con fare lagnoso.

"Perché avrei dovuto? C'è una caffetteria a due passi da qui. Dina e Gunter ci aspettano in macchina. Muovetevi!" mi esortò.

Sbuffai rumorosamente, mentre aspettai che Jordan si accomodasse in cucina, e andai a chiamare Kay.

"Oggi niente lavoro?" volle sapere il mio amico, rivolgendosi alla detective non appena ci raggiunse.

"Ho il turno notturno questo giro."

"Perfetto, allora sei dei nostri! Più siamo... meglio è. Oltretutto, la colonia di case abbandonate ricopre una vasta area e, probabilmente, ci metteremmo giorni prima di riuscire a controllare da cima a fondo tutta quella superficie."

"Certo, lo faccio volentieri, Jordan!" gli rispose Kay.

Una volta fuori dal suo appartamento la presi per mano, salimmo in macchina e ci recammo verso la meta stabilita.
Il luogo era deserto, squallido, lugubre, tanto da mettere quasi i brividi, era una zona degradata, i rifiuti erano deposti ovunque, probabilmente quell'ambiente era diventato un rifugio per drogati e senzatetto; mentre non notai nemmeno una parete di un edificio senza un murales.

Eravamo sicuri che fosse quella la zona ideale per nascondere il prossimo indizio? Mi domandai guardingo.

Poteva esserlo. Nessuno avrebbe mai cercato un indizio in un'area così vasta e putrescente, prima di riuscire a controllare ogni singolo centimetro di esso, sarebbero intercorsi diversi giorni.
Quindi se la mappa c'aveva indirizzato lì, un motivo doveva pur esserci, dovevo smettere di essere così riluttante.

"Okay, siamo in cinque... allora io e Jordan prendiamo l'area est, Kay e Cameron, voi, quella centrale, mentre Gunter la parte ovest. Vi sta bene?" ci propose la ragazza con le treccine, elaborando un piano veloce e meticoloso.

"Per me è okay!"

"Pure per me!"

"No, non se ne parla! Mi avete lasciato da solo. Che discriminazione è mai questa?" si lamentò, come suo solito fare, Gunter, mettendo, tra l'altro, il broncio.

"Sei grande e grosso e hai paura di rimanere da solo, Gunter?" lo presi in giro, mentre Jordan trattenne a stento le risa.

"Io non ho paura, Perfettino del Piffero!" ringhiò l'uomo pelato.

"D'accordo. Se non temi niente, possiamo andare!" si intromise Kay.

"No! Io mi muoverò solo se qualcun'altro verrà con me!" continuò a protestare.

"Ma dici sul serio, Gunter?" domandai sempre più stupito.

"Gunter, tesoro, cosa ne dici se dopo aver finito, andassimo a trovare Cindy? Credo che persino lei sarebbe felice di vederti." cercò di corromperlo Dina, posandogli, con fare rassicurante, una mano su un suo braccio.

"Certo, che domande. Ho tanta voglia di vedere il suo bel faccino!" rispose lui, mangiandosi la foglia.

"Quindi, l'unico modo per fare prima è questo. Ciò significa che, se finissimo in anticipo, potrai poi stare più a lungo con lei!"

"Va bene, andata!" l'omaccione accettò mal volentieri e rispose con un tono di voce tutt'altro che entusiasta.
Trascinando i piedi, come se fossero stati dei pesanti macigni, si diresse verso le case poste nella parte ovest, noi lo seguimmo con lo sguardo e, una volta sparito dalla nostra vista, ci dirigemmo verso le postazioni prestabilite.

All'interno della struttura, le nostre narici furono pervase da un forte odore sgradevole: un misto tra tabacco, muffa e urina.
Ci provocò mal di stomaco e conati di vomito, rendendo l'operazione ancor più difficile di quanto già non lo fosse, oltre a questo, fu piuttosto difficile camminare tra le diverse stanze, dato che, a terra giaceva un numero inconsiderato di rifiuti.

"Sto per sentirmi male!" esclamai dopo una decina di minuti all'interno di quella putredine, "Cioè, mi sarebbe piaciuto dimostrarti di essere forte e non così suscettibile, ma questa volta mi arrendo. Adesso prenderò dal mio taschino la bandiera bianca e, sventolandola, annuncerò la mia sconfitta. Tu non hai il voltastomaco?"

"Non più di tanto, Cam. Di certo non amo trovarmi in questa situazione, ma non sto male." mi rispose calma.

"Be', almeno tra di noi c'è un uomo!" scherzai.

"Puoi dirlo forte. Però sai che l'uomo sono io, vero?" ribadì convinta lei.

"Non ho dubbi..." le risposi, ammirandola con una faccia imbambolata.

"Bene allora! Se te ne sei accorto, non ho nulla di cui preoccuparmi."

"Ooohh... ma quanto siete cariniiii!" esclamò in modo sdolcinato Dina.

"Pallone Gonfiato, sapete che vi sentiamo, vero?" chiese l'uomo pelato.

"Sì, non ce ne siamo scordati." mentii.

"Cameron, eh! Un po' di dignità, così mi deludi." ci interruppe Jordan.

"Dai, lasciamoli in pace. Vorranno avere un po' di privacy!"  sentii Dina zittire gli altri due.

"Difficile avercela se voi altri siete in ascolto, è praticamente impossibile!"

"Cam tranquillo." mi rassicurò la detective.

"Non ti preoccupare. Se vuoi flirtare con Kay non ci sono problemi, fai finta che noi non ci siamo e noi, allo stesso modo, fingeremo di non sentire nulla! "

"Jordan!" lo riprese Dina.

"Il Nanetto ha ragione..."

"Cosa intendi dire, Gunter?"

"Se vi sentissi parlare, mi sentirei meno solo." ci fece sapere l'uomo pelato.
Gunter, nell'ultimo periodo, ci stava spiazzando ogni giorno di più, cioè, lui, veterano di guerra, sarebbe dovuto essere forte e impavido, ciononostante lui era in verità il perfetto contrario.

"Te la stai facendo sotto, Gunter?" lo punzecchiò Jordan.

"Nanetto, io non sono un cagasotto! Attento a ciò che dici, perché se non te la pianti, quando usciremo da qui, da questo posto infernale, ti assicuro che ti spezzerò in due." lo minacciò l'altro con tono adirato.

"Ragazzi, basta!" ordinò Kay, stufa di quello stupido teatrino.

"Kay ha ragione. Diamoci un taglio!" le diede manforte l'amica.

"Va bene!" esclamarono obbedienti i due litiganti.

"Allora, cosa vedete attorno a voi? C'è qualcosa d'interessante?" cambiai discorso.

"Al di là di una quantità sconsiderata di spazzatura... assolutamente niente. Almeno da me e da Jordan." rispose prontamente Dina dall'auricolare.

"Idem. Comunque, questa me la paghi Maghetto: non siamo in un complesso di case fatiscenti e abbandonate, siamo in una discarica. Che schifezza! E sfido chiunque che qualcuno dei tuoi avi taccagni abbia piazzato un indizio per la caccia al tesoro, qui." rispose Gunter, sbuffando rumorosamente.

"Cosa te lo fa pensare?"

"Il fatto che i fondatori erano persone d'alta classe e questo non mi sembra affatto un luogo di alta moda, quindi un posto alla loro altezza. E per di più, a mio avviso, stiamo solamente perdendo tempo." mi spiegò.

"Magari questo complesso non era così una volta. Continuiamo a cercare." li esortò Kay.

Continuammo a perlustrare ogni singolo millimetro di quel posto, tuttavia, nessuno trovò un dato particolarmente interessante da poter essere considerato rilevante per la caccia al tesoro.
Ad ogni modo, ringraziai la fortuna, la quale giocò a nostro favore: a un certo punto, qualcuno chiamò Kay al cellulare e, nell'istante in cui rispose, capii che era accaduto qualcosa di spiacevole.

"Kay, tutto apposto?" chiesi preoccupato.

"Ehi tesoro, che cos'è successo?" si agitò a sua volta Dina, che, seppur non avendo visto la faccia della mia fidanzata, si mise in allerta al solo sentire il mio tono di voce.

"Ragazzi... mi ha chiamato Mike perché è appena successa una cosa orribile." ci rispose bianca come un lenzuolo.

JONATHAN'S POV
"Come mai siamo così tanto in tiro oggi? Dobbiamo solo fare un giro di ricognizione in una chiesa per aver modo di trovare il prossimo indizio. Mi sembra esagerato dover mettermi cravatta e completo, non trovi?" esclamai.

Osservai la mia immagine riflessa nello specchio e, così conciato, ero tale e quale al mio gemello, Cameron adorava vestirsi con tessuti pregiati come quello blu notte il quale avevo addosso.
Perfino la camicia in seta bianca rispecchiava il suo stile ricercato; tutto ciò era in contrasto con i miei soliti outfit da rocker, i miei adorati giacchetti in pelle nera, i jeans strappati, le mie t-shirts con stampe di famosi gruppi metal...
Non riuscii a trattenermi e feci una smorfia.

"A parere mio, sei un figurino. Dai andiamo, non perdiamo altro tempo!" mi rispose, sistemandomi la cravatta, con una strana stampa e disegnini rossi, che avevo annodato male.

"Ehi, non è colpa mia. Tu ieri hai preferito rimanere qui e non muoverci per la volta della chiesa!"

"Un po' di relax non guasta mai, amore!" disse, estraendo, dalla minuscola borsa bordeaux, un rossetto rosso scuro che passò sopra a quelle belle labbra carnose.
Be', che dire se non che si abbinava perfettamente al top che spuntava da sotto a un giacchetto elegante color bianco, coordinato con il pantalone che si allargava leggermente nella parte inferiore.

"Hai ragione." dovetti ammettere poi.

"Ho sempre ragione, amore."

"Sai che la ragione la si dà solo ai pazzi, vero?" affermai.

"Quindi? Dove sta il problema?" mi disse acidamente, certo che aveva un senso dell'umorismo pari a zero, un limone a suo confronto era meno acre, "Quali scarpe sono meglio? Bianche o rosse?"

"Bianche!" le risposi.

"Perfetto, allora metterò queste rosse." mi contraddì, infilandosi la décolleté da lei scelte.

Alzai gli occhi al cielo mentre uscimmo dall'appartamento.
La chiesa era poco distante da dove eravamo, quindi il viaggio non durò a lungo.
Non appena fummo davanti alla sua entrata, il mio sguardo venne catturato dall'enorme murales fatto da "Bishop": i tre bancari, vestiti con abiti scuri e alla testa un enorme cappello da strega, l'enorme pentolone il quale ribolliva sopra a un ardente fuoco rosso, i dollari che venivano gettati al suo interno e una luna piena nel punto più alto del dipinto con al centro un pipistrello.
Inutile dire che era fantastico e imponente.

Seppur fossero passati diversi mesi dalla mia evasione dalla prigione, non ebbi ancora l'occasione di poter vedere l'opera di cui Cameron mi parlò per così tanto tempo mentre ero ancora dietro le sbarre.
Ora che mi trovavo lì, mi sentii sopraffatto, era enorme, fatto alla perfezione e per l'aggiunta in un brevissimo lasso di tempo, tempo necessario per 'rubare' la vetrata della chiesa posta davanti a esso.

Spostai, in quel mentre, il mio sguardo, dal disegno gigante che mi aveva momentaneamente distratto, all'entrata della chiesa e dai colori sgargianti della vetrata falsa con il quale era stata rimpiazzata a quella vecchia e originale.
Quest'ultima si trovava nel piano inferiore all'Archivio, grazie a essa e ad altri oggetti, appartenuti ai fondatori di quel pazzo gioco, riuscimmo a sbloccare l'entrata principale, qui, dopo aver superato quella prima prova, ricevemmo la mappa che c'avrebbe condotti al tesoro.

"Ehi, tutto bene?"

"Ehm... sì... certo. Comunque bel murales, non trovi?" le chiesi.

"Quindi?" mi domandò alzando le spalle.

"Be', è stato un ottimo diversivo per poter rubare la vetrata della chiesa. Hai avuto un'ottima idea, mi duole ammetterlo ma... sei una brava illusionista!"

"Ho avuto un bravo maestro."

"Cosa intendi dire?" mi chiesi se si stesse riferendo a mio padre Sebastian.

"SHHH! Non ora!" mi rispose solamente, avvicinando il viso al mio.

Stavamo per baciarci davanti a quella meravigliosa chiesa, enorme, era la più grande della città, la più importante, la prima edificata nel raggio di una trentina di chilometri.
Una chiesa ben curata, formata da tanti piccoli mattoncini color rosso rame, una decina di statue in pietra, raffiguranti degli angeli erano posizionate nel piccolo pianerottolo sopra la porta, e un muro alto, quasi infinito, terminava con un antico campanile, dove erano ben visibili le grandi campane in bronzo.

Sennonché, proprio in quel momento, la porta della chiesa si aprì e un prete, che sprizzava gioia da tutti i pori, vi ci fece capolino.

"Benvenuti!" esclamò con gran enfasi, "Siete voi la coppietta che dovevo incontrare oggi?"

"Sì. Siamo noi!" rispose lei prendendomi per mano.

"Che piacere conoscervi. Prego, accomodiamoci! Da quant'è che vi conoscete?"

"Da una vita." tagliò corto lei.

"Fatemelo dire, siete proprio una bella coppia innamorata! Allora dov'è il bambino?" domandò.

"Quale bambino?" chiesi meravigliato.

"Oh... ma che sciocchino! Non ci faccia caso, a lui piace sempre scherzare, seppur non siano divertenti le sue battute. Si sta riferendo a Sebastian, nostro figlio... avevamo deciso che lo avremmo battezzato in questa chiesa." mi lanciò un'occhiataccia, mentre cercò di fare dell'ironia sulla mia 'pessima uscita'.

"Oh sì, giusto... stavo scherzando! Amo fare battute di questo genere." mi giustificai, reggendole il gioco.

Il prete fece una risatina forzata, poi ci fece accomodare nel suo studio, nel centro della stanza era presente un tavolo rettangolare che copriva il settanta per cento dell'area, e otto sedie lo circondavano, un piccolo mobiletto in quercia, era locato dal lato opposto alla porta, mentre sulle pareti, erano appesi tanti quadri con immagini sacre.

"Allora, fatemi controllare... io sarò disponibile per il battesimo tra non meno di un mesetto. Cosa ne dite?" ci interpellò.

"Sì, noi non abbiamo nessun problema!" esclamammo all'unisono.

"Bene, allora datemi un nome così vi segno. Tu, giovanotto, come ti chiami?"

"Io? Io sono Alistair Black!" dissi senza pensarci troppo.

Non appena pronunciai quel nome, la penna, che teneva in mano l'uomo, cadde dalle sue mani, come se gli avessi detto che in realtà fossi l'arcangelo Gabriele, e spalancò la bocca.
Per poter provvedere a questo madornale errore, D.M. tirò fuori dalla sua borsetta, uno spray che spruzzò dritto in faccia al prete, lui, nel giro di qualche secondo, collassò a terra addormentato.

~
Ma ciau a tutti, come stiamo? Spero tutto bene.  :)
Allora prima di tutto volevo ringraziarvi per tutte le visualizzazioni che questa storia sta avendo, cavoli siamo quasi a 4K.... ho visto bene? 4K? Seriamente? Fatevelo dire: SIETE FANTASTICI!!!
Inoltre grazie mille per tutti i voti, siamo arrivati a 1K ❤︎❤︎❤︎❤︎❤︎  yeeeeeeeeeaaaaaaaah!!! Io sono super felice 🥳🥳 non sapete quanto significhi per me, quindi mille volte grazie.
Mi sto commuovendo, non solo mi state riempiendo il cuore di felicità per questo grandissimo traguardo che mai mi sarei aspettata, durante questo cammino mi avete supportato, aiutato a crescere, divertita nel leggere i vostri commenti e non smetterò mai di ringraziarvi abbastanza.
Ovviamente, tendo a specificare, continuerò a scrivere i capitoli seguenti di 'Deception', non è mio intento abbandonarla, affatto, in particolar modo ora che ho le idee ben chiare per continuare, fino a qualche mese fa ero allo sbaraglio, non perché non avessi idee, il perfetto contrario, ne avevo fin troppe, alcune volte, avere troppe idee per una storia, non porta a niente e avevo paura di impantanarmi.
Comunque, ditemi del capitolo, vi piace? Penso che il titolo dica tutto sui fatti che accadranno nei prossimi capitoli, curiosi? Secondo voi, che avrà mai detto Mike a Kay? E, soprattutto, chi si metterà nei guai: Cam e la squadra magica oppure Johnathan e D.M.?
PS: il bambino sopra citato non esiste, era solo un diversivo creato da D.M. per avvicinare il prete e avere così la possibilità di gironzolare per la chiesa indisturbati mentre cercano il prossimo indizio. Comunque nel prossimo capitolo verrà comunque precisato.

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