cap 23: SCELTE DIFFICILI

KAY'S POV
Non potevamo ancora crederci, dopo tutte le minacce fatte, D.M. aveva realmente sparato ad uno di noi.

"NOOOOO MIKE! No, non lasciarci. Mike siamo i tuoi amici, non puoi morire così! Sei troppo importante per me, capito?" Dina s'inginocchiò vicino al corpo steso dell'agente con le lacrime agli occhi, era veramente disperata, come tutti noi tra l'altro.

"Mike! Oddio è morto? No, spero che non lo sia. Ancora non sono pronto per vedere un cadavere!" Jordan si tappò immediatamente gli occhi con le mani con fare inorridito.

Cameron abbracciò la sua amica per confortarla, mentre io e Gunter verificammo le condizioni dell'agente, fortuna volle che ancora era vivo tuttavia era lievemente ferito in un braccio.

Perché quella brutta megera si era spinta tanto in là ed aveva fatto una cosa del genere?
Alla fine, le avevamo lasciato Jonathan, come aveva chiesto, poteva benissimo andarsene, noi li avremmo lasciati in pace.

"Ragazzi, ahia, che male che ho... Scusate se vi ho fatto preoccupare!" si lamentò Mike, toccandosi il punto dolente.

"Mike! che bello, sei vivo!" Dina lo abbracciò sollevata.

"Ehi! Piano, piano! Tra il pestaggio con il tuo ex e questo non sono in gran forma oggi." s'alzò non con molta fatica.

"Perché l'ha fatto?" finalmente riuscii a chiedere, dovevo togliermi questo peso.

"Come perché, Kay! L'ha fatto solo per far riavvicinare Dina a Mike. Almeno, senza la sua concorrente numero uno, lei potrà avere John solo per lei." le risposi.

"Ehi, Maghetto. Una volta tanto cerca di essere serio. È successa una cosa grave se non te ne sei accorto!" lo rimproverò l'omaccione.

"Ma io sono serissimo, Gunter. Non la pensate come me?" notai tutti gli altri scuotere la testa con fare deciso.

"Vabbè, fatto sta che sono entrambi dei pazzi e che dovrebbero essere rinchiusi! Oh, se solo potessi farlo, li arresterei più che volentieri, anche ora! Kay, andiamo a recuperarli?" mi domandò Mike.

"No, Mike. Meglio lasciarli in pace e tu ora devi andare a casa a riposarti un po'." dissi.

"No, non se ne parla proprio. Io sto benone, rimarrò qui per continuare questa avventura con voi."

"Forza, Squadra Magica e Cloe, è ora di tornare a casa o all'Archivio. Non voglio sentire obiezioni!" dissi con più determinazione.

"Agli ordini, capo!" mi dissero un po' intimoriti, levando le tende.

"Scommetto tutto ciò che vuoi che è una scusa per rimanere sola con me!" alzai gli occhi al cielo, perché lui doveva essere sempre così malizioso? 

Cameron mi guardò di sottecchi per gustarsi la mia reazione, ciononostante, pochi secondi dopo, spostò la sua attenzione verso la stanza dei prigionieri.

"Ma certo, fidati!" replicai acidamente.

"Kay, forza, non fare la timida. So che non mi vuoi condividere con nessun'altra."

"Perché tu per caso vorresti condividermi con qualcuno?" chiesi di rimando.
Iniziai ad innervosirmi per via del discorso e della piega che stava prendendo.

"Assolutamente no. Pensavo stessimo facendo sul serio, abbiamo un buon feeling noi, sono piuttosto geloso e ti voglio solo per me." mi fece sapere.

"Allora scusami, ma con quali discorsi te ne esci fuori?" volli sapere stupita.
Non finiva mai di stupirmi quel maghetto: il momento prima faceva scherzi di cattivo gusto e quello dopo tirava fuori discorsi super seri che mi facevano sentire le farfalle allo stomaco, io dal canto mio non mi sarei mai stancata di ascoltarlo.

"L'ho fatto apposta, perché mi piaci troppo quando t'arrabbi." si mise davanti a me e mi accarezzò una guancia con dolcezza.
A quel punto, avvicinò il suo viso al mio e ci baciammo avidamente, man mano, i nostri baci si fecero sempre più passionali, intensi e mi sentii tremendamente bene.
Cameron era ciò di cui avevo bisogno, avevamo una buona affinità e, magari, in un futuro, nemmeno troppo lontano, potevamo diventare una coppia bella solida.

"Cameron, Kay... Gunter voleva sapere se...oh..." Jordan si era appena affacciato e ci colse in flagrante e, più imbarazzato che mai, concluse, chiedendoci se qualcuno di loro sarebbe dovuto rimanere lì con noi ed aiutarci nel qual caso D.M. si fosse ripresentata.

"La Donna Misteriosa, dici? Nah, non credo proprio che tornerà. Sarà a darsi da fare col mio gemello, cioè avete capito che intendo, no? Comunque, non me lo sarei mai aspettato da Jonathan, avete notato che sta diventando proprio un gran ..." gli tappai la bocca prima che continuasse a svuotare la sua enorme bocca, era una fogna senza fondo quando ci si metteva, "Ehi, ma Kay, che ho detto di male? È la verità!"

"Ma sarà roba dare del ragazzo facile al tuo gemello?" dissi.

"Ah beh, giusto! Quello che ha avuto più successo con le donne sono sempre stato io. Per John, oltre a qualche storiella da poco conto, quando era piccolo, era fissato con una bambina, la quale non mi ricordo quando l'abbia conosciuta e se sia realmente esistita questa bimba dalle labbra carnose. Poi, quando ha iniziato a frequentare Dina, c'è sempre stata solo lei. Effettivamente ho esagerato un pochetto a definirlo così! Però volevo solo farvelo notare. Ho fatto male per caso?"

"Ehm okay, perfetto, messaggio ricevuto!" esclamò Jordan, "Vi lasciamo soli, non vorrei fare da terzo incomodo, né con voi due né tanto meno con Dina e Mike. Allora vado a raggiungere Cloe." si lasciò sfuggire questo piccolo lapsus.

"Raggiungi solo Cloe?" lo canzonò Cameron.

"Sì... cioè, no! Raggiungo sia Cloe, sia gli altri. Comunque chiamateci non appena troverete il prossimo indizio, sempre se non sarete tanto impegnati. Ciao, fate i bravi!"

"Ma noi siamo bravi, Jordan. Ehi, io e te, mia bella assistente, abbiamo un conto in sospeso. Non vedo l'ora di riprendere da dove abbiamo interrotto. Ma solo dopo aver trovato il prossimo indizio. Non credo che possa essere tanto lontano da qui." mi strizzò l'occhio con tenerezza.

Perlustrammo ogni centimetro di quella stanza, grande come la scacchiera del piano superiore, purtroppo, senza trovare un briciolo di nulla.
Questo non fu un buon segno, avevamo vinto la partita e l'indizio non poteva essere tanto lontano, quindi per quale motivo non riuscivamo a trovarlo?

"C'è qualcosa che mi sfugge. Tu, Kay, che sei sempre super brillante, hai trovato niente?" mi chiese, ormai era quasi passata un'ora o anche di più da quando eravamo rimasti da soli.

"Magari siamo solo stanchi, Cameron. Potremmo tornare domani con la squadra. Fanno sempre comodo degli occhi in più."

"Certo, ma solo per vederti meglio!" scherzò facendo la vociona grossa, come quella del lupo cattivo, nella fiaba di Cappuccetto Rosso, "Aspetta! Sì... certo, che grande idea. Kay sei un genio! Vieni, andiamo a vedere dagli androidi, magari il prossimo foglio per poter continuare con la caccia al tesoro possono averlo loro."
Mi baciò la fronte e si precipitò al piano superiore alla velocità della luce, sperando in una meritata ricompensa.
Invece li  trovammo immobili ed impassibili, nella loro consueta posizione: osservavano con occhi vacui le poche pedine in legno, rimaste sopra la scacchiera dopo la partita.

"Niente!" sbraitò, "Non è possibile che non ci sia proprio nulla. Kay, torniamo di sotto e controlliamo di nuovo tutto."

"Cameron calmo. Abbiamo ispezionato abbastanza per oggi. Torneremo domani con gli altri. Ora, abbiamo qualcosa di più importante da fare!"

"Oh, seriamente? Se la metti così, come potrei dirti di no? Riprendiamo ciò che abbiamo iniziato prima?" mi stuzzicò speranzoso, afferrandomi per la vita.

"No! Ti sei scordato che oggi avevamo promesso di cenare con i miei?" gli chiesi.

"Sei seria? Li dovevamo davvero vedere stasera?" sbuffò rumorosamente, mentre allentava la sua presa su di me, "Ma è una congiura questa. Ad ogni modo, va bene, sono felice di vedere i miei suoceri." scossi la testa divertita e insieme ce ne andammo mano nella mano.

Arrivammo a casa l'ora antecedente alla cena, in questo lasso temporale, ne approfittammo per poter preparare loro qualcosa di commestibile.
Sapevano bene che come cuoca non ero proprio afferrata, eppure, fino quel momento, non era ancora morto nessuno.

"Ehi ragazzi... sì, avete capito benissimo. Non abbiamo trovato nessun indizio, però domani, tutti insieme, andremo a controllare meglio. Mike? Sta meglio... mi fa molto piacere... okay, perfetto, ora mi tocca andare. Sapete che Kay ed io dobbiamo cucinare una bella cenetta per i suoi? .... No ma che dite, non stiamo mica correndo. Stiamo andando alla velocità di una lumaca, poi in ogni caso, i miei futuri suoceri li avrei dovuti conoscere, prima o poi..." disse al telefono il maghetto, quel giorno mi stava facendo da aiuto cuoco.
Era buffissimo, sorreggeva con difficoltà il cellulare tra l'orecchio e la spalla, mentre con le mani teneva su una padella e con l'altra mescolava, "Okay, ora mi tocca andare, sennò, la capa mi licenzia. Ciao, ci vediamo domani."

"Spero che tu non stia bruciando nulla, sennò ti licenzio davvero." scherzai, era bello vederlo in casa mia a cucinare.

"Stai tranquilla, tesoro. Ho tutto sotto controllo." fece saltare il contenuto in aria e, con un gesto altrettanto atletico, riuscì a non far cadere nulla al suolo, "Ta-dà! Che ti avevo detto?" 

"Oh, non ne avevo dubbi." lo abbrracciai e lui, posando la padella sul fornello, mi ricambiò e mi baciò teneramente.

Quasi subito dopo, qualcuno bussò al campanello, i miei genitori erano arrivati.

"Ma che buon profumino. Che avete preparato di buono?" esclamarono deliziosati.

"Potete fare i complimenti a Cameron, è lui l'artista di tutto questo. Ma che cavolo sta combinando? Che cos'è questo fumo?" mi precipitai in cucina.
L'avevo lasciato solo per qualche secondo e lui, come un bambino, già ne aveva combinata una delle sue.

"KAY! Amore, ho provato a fare il flambè, penso di aver sbagliato qualcosa. Tutto questo fumo non lo avevo previsto, ma almeno possiamo testare l'impianto di ventilazione della cucina, a quanto, pare funziona a meraviglia. La cattiva notizia è che la cena è andata. Ehm... salve, buonasera! Melissa, Peter vi andrebbe di andare a mangiare in un ristorante bellino, bellino? Beh, offro tutto io. Allora andiamo?"

"Cameron, sicuro che noi non ci siamo mai incontrati prima d'ora? Hai una faccia che non mi è nuova." esclamò mio babbo, non capivo perché si fidasse così poco del mio nuovo ragazzo.

"Magari è  venuto  a vedere qualche mio spettacolo quando facevo il mago."

"Non amo la magia." tagliò corto.

"Ho per caso un dejavù? Mi ricorda qualcosa!" esclamò Cameron, strizzandomi l'occhio.

"Okay, perfetto! Andiamo!" dissi prima di lasciare la casa ancora piena di fumo. Ci dirigemmo verso il ristorante più rinomato della città.

JONATHAN'S POV
"Sicura di potercela fare? Sennò potremmo tornare domani. Non penso che Cameron e la sua squadra questo giro avranno la meglio su di noi. Cioè si hanno vinto ma..."

"Ma cosa, Jonathan?" mi chiese curiosa.

"Te lo spiegherò poi. Ora forse è meglio tornarsene a casa."

"Non se ne parla proprio! Sono in ottima forma."

"Se lo dici tu!" ero un po' scettico su ciò, la ferita era per davvero brutta e stava perdendo molto sangue.

Camminammo ancora per qualche minuto nella semioscurità finché la stanza fu di nuovo irrorata di una luce molto forte.

"Perfetto, ci siamo." staccai la mia mano dalla sua presa e, a passo svelto, m'incamminai verso il centro della stanza, "Un abisso... perfetto, ciò che ci mancava. Allora, tu che hai voluto continuare oggi, te ne rimarrai lì, buona e buonina, ad aspettarmi. Ormai lo fai da una vita intera, da come ho potuto capire, no? Nelle tue condizioni non saresti in grado di attraversarlo. Chiaro?" la minacciai.

"Certo, capo! Vorresti pure un bacio portafortuna?" mi rispose con uno strano sorriso in volto.

"Te l'avrei dato più volentieri se ora fossimo tornati al nostro appartamento e soprattutto se non avessi sparato a Mike."

"Beh, ma guarda qui che bella punizione hai in serbo per me." esclamò con sarcasmo.

"Se prometti di fare la brava e di non muoverti da lì, allora potrò scontarti la pena."

"Ti aspetto qui, vai tranquillo." mi rispose, "Forza, vai e stai attento, Jonathan!"

Tornai verso il bordo del precipizio e prendendo un bel respiro dissi:
"Perfetto, sapete che state mettendo la mia pazienza al limite? Ma non sarà di certo un'asticella a fermarmi. Il mio desiderio più grande si sta per realizzare, dato che ora mi toccherà fare il fonambulo, in questa prova. Bene sono pronto, iniziamo!"
Non avevo la minima idea sul perché avessi fatto quel sarcastico monologo, nonostante tutto, non ero riuscito a trattenermi, tutto ciò era pura follia.

Sentii la voce della mia partner ridacchiare divertita.

Allargai le braccia per avere più equilibrio, chiusi gli occhi e respirai profondamente.
Non appena pronto, li riaprii e, appoggiai prima un piede poi l'altro.

"Ben arrivato, Signor Black, la stavamo aspettando! Ha cinque minuti per attraversare la trave e arrivare dall'altra parte per prendere l'indizio. Se non supererà la prova, la stanza si riempirà di gas tossico. Buona fortuna!" disse una metallica voce maschile.

"Ah! Questa mi mancava."

"Jonathan, concentrato!" 

Annuii senza aggiungere altro.

Iniziai con l'attraversamento: passi lenti e decisi, un minimo errore e sarei caduto giù.
Quando arrivai a metà strada, buttai uno sguardo all'orologio: erano già passati tre minuti. Quindi, col cuore a mille, continuai ad avanzare aumentando di poco il passo, non volevo certo morire lì, in quelle gallerie, avevo ancora una vita davanti e non potevo certo fare quella fine.

"Un minuto ed il gas verrà rilasciato!" mi annunciò la stessa voce di prima. 

"Dannazione!" ormai mancava poco, dovevo farcela.

Per gli ultimi passi accellerai ancora, i secondi passarono inesorabili uno dopo l'altro e nell'ultimo tratto persi l'equilibrio.
Per non cadere appoggiai le mani sull'asse in legno e con fatica mi sollevai, feci qualche altro passo, non appena misi piede sulla terra solida tirai un sospiro di sollievo.

"Ce l'ho fatta!" urlai pieno d'euforia, tuttavia, non ricevetti risposta.
Iniziai a preoccuparmi, dato che, quando l'avevo lasciata, era in pessime condizioni e, non osai immaginare in che stato versava in quel momento.
Magari era svenuta? Quel dubbio mi attanagliò.

"Cinque... Quattro... Tre..." il conto alla rovescia partì.

Mi avvicinai alla parete correndo e schiacciai il pulsante rosso, posto in un quadrato di metallo, appena in tempo: il timer segnava infatti 0:01.

"Sei salvo!" esclamò la voce gracchiante dell'altoparlante.

Un'altra prova era andata, tirai la leva e, non appena il quadrante in ferro si aprì, presi l'indizio.

"Ehi, ce l'ho fatta. Sono ancora vivo, ho preso l'indizio, sto tornando da te." dissi e nemmeno questo giro ricevetti risposta, iniziai a preoccuparmi sempre di più, "Ehi tutto bene?"

Ripercorsi il più rapidamente possibile l'asticella e, non possibile, mi misi a correre, finché non mi trovai di fronte a lei.
Come previsto aveva perso i sensi.

"Vedi, se mi avessi ascoltato!"
Me la caricai in braccio, aveva bisogno d'aiuto, non c'erano dubbi su questo, e mi recai dall'unica persona in grado di poterla salvare.
Era una scelta difficile quella appena presa, ma non avevo alternativa.

Ciao a tutti!! :)
Come andiamo?
Eccomi qui con il nuovo capitolo e spero davvero che il capitolo sia piaciuto.... comunque vi avevo promesso momenti Kameron e tranquilli nel prossimo capitolo si continuerà con loro ;)
Ed invece che mi dite di Jonathan? Da chi andrà ora per poter salvare la vita alla sua partner?
Invece la foto ↑in alto↑ è stata scattata qualche anno fa nel paesino dove vivo per gli Artisti in Piazza e oltre al bel paesaggio che si intravede.... mi pareva perfetta per questo cap ;)
Ok smetto di rompere e nulla alla prossima ♡

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