cap 14: IL LABIRINTO
JONATHAN'S POV
"Ehi piano! So dove devo andare, non c'è bisogno di fare i prepotenti! Lo sapete pure voi da che parte sto!" esclamai adirato, dopo un'ennesima spinta da parte degli scagnozzi di D.M.
"Muoviti!" mi disse in tono minaccioso quello più muscoloso, mentre mi afferrava nuovamente per una spalla.
"Tutta invidia la vostra!" li schernì, guardandoli male.
"Ehi, voi due! Cosa state combinando? Lasciatelo immediatamente! Vi avevo chiesto di portarlo qui da me, non di maltrattarlo!" ordinò D.M., facendo capolino dalla stanza con il puzzle.
Proprio come due marionette, i due uomini i quali mi stavano scortando in maniera poco amichevole, mi lasciarono immediatamente e, senza nemmeno chiedermi scusa per la loro superbia, si misero di guardia innanzi alla porta della nuova stanza scoperta.
A quel punto entrammo e ci avventurammo verso l'ignoto.
"Ma che diavolo è questo?" domandai, mettendomi le mani a visiera davanti agli occhi, folgorato dal luccichio irrorato dalla stanza, "Siamo già arrivati al tesoro?"
"No, non credo proprio, però, ora che finalmente sei arrivato, dobbiamo metterci al lavoro!" mi rispose.
"Non è stata una mia idea quella di raggiungerti dopo."
"Dovevo sistemare delle cose e, tu Jonathan, amore mio, mi saresti stato d'intralcio! Forza muoviamoci."
"Quanta fretta." sbuffai.
Per un certo tratto di strada non fiatammo, io ammiravo con stupore tutto ciò che mi stava circondando.
Era tutto incredibile e irreale, era come se fossimo finiti in un libro o in un film fantascientifico.
Eravamo dentro ad un tunnel di specchi e qui i trucchi di magia non potevano certo aiutarci o almeno non potevano aiutare me, ma Cameron sì: estrassi, senza che la mia compagna d'avventura si accorgesse di nulla, dal taschino della giacca, un pennarello dall'inchiostro invisibile, lo portavo ovunque e tracciai il percorso da noi seguito.
Lasciai quindi a Cameron una scia, lo avrebbe guidato verso la strada giusta, mi augurai. Dunque sperai che si ricordasse di questo nostro piccolo modo di comunicazione e della luce di un flash, in quanto gli avrebbe mostrato la scia lasciatagli.
"Allora per davvero dovremmo fare tutto il tragitto senza nemmeno parlarci un po'?" D.M. spezzò il silenzio.
"Di cosa vorresti parlare?" risposi sprezzante.
"Ti faccio i miei complimenti John, hai fatto fare a Cameron il puzzle e grazie a questa tua genialata noi non abbiamo faticato."
"Prego, non c'è di che. È stato divertente! Allora se proprio vuoi parlare... non mi hai ancora risposto alla richiesta fatta." le feci notare.
"Non aspettarti che ti risponda, perché non lo farò!"
"Guarda, non ti scomodare a rispondere a QUELLA domanda, tanto so già che sei pazzamente innamorata di me... sennò non mi avresti affatto chiesto di fare squadra con te!"
"Preferivo quando te ne stavi zitto! Non ti ho chiesto di unirti a me per questo motivo." scosse la testa con fare infastidito.
"Sai, ti credo poco come sempre. Comunque non ho chiesto io di fare conversazione!" osservai.
"Allora? Dimmi di questa richiesta..." cedette poi.
"Ho bisogno di tenermi allenato, quindi ti sarei grato se mi lasciassi prendere quotidianamente i giornalini riguardanti il mentalismo. Se vuoi l'andrà a prendere uno dei tuoi scagnozzi, se non ti fidi di me e se non vorrai farmi uscire dalla prigione in cui mi tieni rinchiuso."
"Oh... seriamente? Ti senti in prigione persino con me? Non mi piace questo termine... prova a non utilizzarlo più! Credi che io sia stupida, amore? I giornali sono solo un pretesto per poter aver modo di comunicare con i tuoi amici, quindi non se ne parla!" mi rispose con risolutezza.
"Io ti sono fedele e non farò nulla di tutto ciò!" dovevo essere convincente, quindi l'unica cosa che mi venne in mente, fu prenderla per un braccio affinché potessi ottenere un briciolo della sua attenzione, a quel punto la strinsi a me e la baciai teneramente.
Rimasi sconvolto nel vederla sorridere e rispondermi al bacio, sinceramente mi aspettavo uno schiaffo o una sua altra reazione esagerata, dato che, non eravamo una coppia e tanto meno volevamo esserlo e non ci eravamo mai scambiati effusioni al di fuori di certi momenti.
"Forza John... Andiamo, non abbiamo tempo per una sveltina!" disse scostandomi, non appena cercai di sbottonarle la camicia.
"Okay, calma! Solo che non riesco a godermi il sesso con te se i tuoi due scagnozzi stanno lì attaccati alla porta ad ascoltare. Ma ti fidi realmente di loro?" quello era il momento adatto per infondere in lei il sospetto e per poter allontanare definitivamente i due loschi individui.
"Cosa vorresti insinuare? Che mi dovrei liberare di loro almeno sarei una facile preda dei miei nemici?"
"No, è l'esatto contrario invece. Quanto sai di loro? Se stessero facendo il doppio gioco?" continuai.
"Quanto basta! Poi il doppio gioco con chi?"
"Contro chi hai testimoniato, magari? Ti ha mai sfiorato l'idea che loro possano essere qui apposta per spiarti? Lo conosci il detto: fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio!" le spiegai.
"No! Loro rimangono punto e basta! Non si discute su questo."
Mi misi davanti a lei afferrandola per il mento, volevo che le parole che stavo per dirle le rimanessero ben impresse.
"È un consiglio che ti do come amico. Riflettici su: tu sei in gamba, sei un'abile guerriera e insieme ce la faremo senza di loro. E staremo più al sicuro." queste cose gliele dissi guardandola dritta negli occhi e in quel breve e intenso momento lessi in lei un piccolo briciolo d'umanità.
A causa di quello scambio di sguardi, un leggero brivido mi percorse il corpo; se lei possedeva qualche sentimento... questo voleva dire che ci sarebbe stata speranza e pregai per un suo cambiamento.
"Hai finito di farmi la morale? Tu ricordati che io non ho nessun amico." battibeccò infuriata riprendendo a camminare imperterrita.
Sapeva che si era tradita da sola e, l'unico modo per nascondere la sua debolezza, era quello di scappare e attaccare, negando quanto era appena accaduto.
"A parte me!" le sorrisi, sperando di poter aver fatto colpo e che avrebbe accolto il mio suggerimento.
Quindi, dopo quello scambio di battute, continuammo col percorso, esso, pian piano, iniziò a farsi sempre più complicato e, a causa del luccichio degli specchi, perdere la cognizione del percorso era più semplice che mai.
Girammo in tondo diverse volte, finimmo perfino in vicoli ciechi, infine stremato e stressato per via di tutto ciò, mi chiesi quanto ancora ci mancasse, volevo uscire da lì il prima possibile.
"La prossima volta che torneremo qui, dovremmo attraversare quest'incubo?" domandai dopo l'ennesima capocciata.
"Vorrei sperare di no! Nel caso rimarremmo qui finché non troveremmo ciò che cerchiamo."
"Oppure... potremmo fare come hanno fatto Arianna e Teseo col filo di lana." proposi.
"Sì, lasciando così indizi al nemico? Ma sei un genio, amore!" mi rispose con sarcasmo.
"A me pare l'unica soluzione possibile. Senti, concluso questo dedalo, scommetto tutto ciò che vuoi che, ci saranno altre sfide da affrontare e potremmo sconfiggere Cameron e gli altri in qualsiasi altro modo. Quindi ci toccherà munirci di un pennarello la prossima volta che torneremo qui. Poi per seconda cosa, sali sulle mie spalle e guarda l'orizzonte. Fatti un'idea della strada che manca da percorrere."
Stranamente riuscii ad avere la meglio su di lei ed elaborammo il percorso da dover prendere, però a pochi metri dal traguardo, delle voci ci disturbarono, la squadra avversaria aveva appena varcato la soglia del labirinto e ci toccò affrettare il passo.
La mia cara amica, per ostacolare loro il cammino, pensò bene di sparare verso la loro direzione, frantumando così un numero notevole di specchi.
"Ehiiiii... così non vale! Sai quanta sfiga porteranno tutti questi specchi rotti?" Cameron si lamentò, urlando tanto da poterlo udire.
"No! Aspetta non sparare, così gli faciliterai il lavoro. Lasciamoli divertirsi un po'." sussurrai.
"Hai ragione, amore. Sai che mi piaci seriamente? Cioè mi piace come ragioni." sorrisi e avanzammo verso il piccolo tratto che ci attendeva.
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