Epilogo

La vita.

Sapete come funziona, no?

Ci pone davanti delle scelte.

Scelte.

È di questo che è fatta la vita.

Scelte che creano nuovi mondi.

Dimensioni.

Così simili ma così diverse.
Ma anche, così irraggiungibili.

Lei aveva fatto le sue scelte. Aveva scelto di non essere indifferente dinnanzi la bellezza di un bianco così puro e così bello. Aveva deciso di seguire le sue prime vere emozioni, piuttosto che andarsene e continuare a vivere la vita grigia.

E non se ne era mai pentita.

Nemmeno dopo cinque lunghi anni di buio. Quel buio che la tormentava dalla sua nuova nascita in quel mondo che l'aveva incantata.

Il fato aveva deciso di punirla per le sue scelte. Era stata troppo affamata di sapere. E l'essere che prima guardava il volto delle persone per conoscerne il destino, ora era stato privato della sua vista.

Ma non se ne è mai pentita.

L'avrebbe rifatto altre cento volte, se solo ne avesse avuto l'occasione.

L'aria primaverile le scuoteva i corti capelli neri. Alcune ciocche ricadevano dolcemente sulla sua benda bianca. Fra le braccia teneva stretto un libro in cuoio.

La sua vera famiglia, almeno quella nuova, era morta in circostanze misteriose. E ora era stata affidata a un orfanotrofio. Le avevano detto che si chiamava Wammy's House ed era una struttura prestigiosa. Per i bambini dalle doti incredibili.

Non sapeva con certezza perché avevano deciso di portarla lì. Forse erano solo incuriositi dal perché una bambina cieca avrebbe dovuto avere un libro, probabilmente anche pieno di paroloni. Forse era la sua passione sul sovrannaturale, così immensa da conoscere qualsiasi cosa su quel mondo. Forse era la sua somiglianza alla Shinitenshi che quel giorno salvò la vita di L e Watari.

-Spero di rivervi ancora. Forse, in un'altra vita.-

L non aveva mai dimenticato quella frase. E quel giorno le sembrò di rivivere quel momento. Soprattutto quando Watari lo avvisò di una giovane alla Wammy's House alla quale non era stata una lettera, bensì, un numero: il sette.

-È stata una sua specifica richiesta.- Aveva aggiunto Watari, quando mostrò la foto della giovane al genio.

Lui l'aveva osservata molto attentamente. Non poteva vedere i suoi occhi, in quanto coperti da una fascia bianca, ma i suoi capelli. I suoi capelli erano uguali a quelli di Seven.

Era per questo motivo che ora lui si trovava davanti a lei, seduta all'ombra di un'albero in fiore con il suo libro in mano.

La bambina, sentendo i passi del detective che calpestavano l'erba, sorrise. -Il suono dei tuoi passi è diverso da quelli che ho sentito fin'ora.- Disse, voltando lo sguardo verso l'alto, come a voler guardare negli occhi L.

-Sono passati cinque anni, Seven.- Affermò L, guardando la bambina dall'alto verso il basso. -Andiamo a bere quel tè insieme.-

-Spero ci siano anche dei macaron.-

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