Capitolo 20

Con il passare dei giorni, nella vita di Seven non successe nulla di particolare. Passava le giornate solitarie a ingozzarsi di macarons, guardando il detective continuare a fissare lo schermo. Qualche volta, Seven si univa al detective, sedendosi vicino a lui. Si voltò verso lo schermo, dove era presente l'immagine disumana di Misa Misa. La idol ancora incatenata in quella specie di tortura medievale, mentre continuava a chiedere a vuoto di essere lasciata andare. Seven non capiva come mai L l'avesse lasciata ancora lì, nonostante le avesse detto che non era più il secondo Kira. Forse per precauzione.

Recentemente, anche Light venne chiuso in una cella, assieme a suo padre Soichiro. Guardava lui e il suo Shinigami Ryuk, mentre si lamentava per le mele. Era incredibile la capacità di quel ragazzo di ignorare il fastidioso lamentio di quel mostro dal perenne sorriso. Gli avrebbero dovuto dare un premio per la pazienza.

La ragazza si voltò verso L. I suoi occhi non accennavano a muoversi dall'immagine dello schermo. Nonostante la risoluta determinazione che voleva trasmettere, Seven riuscì a scorgere la stanchezza nel suo sguardo, non appena le palpebre si socchiusero per pochi istanti.

-Vuoi che ti dia il cambio?- Finalmente si udì un suono proveniente da quella stanza, rompendo il perenne silenzio, già da prima disturbato dai soggetti inquadrati dalle telecamere. -Sembri stanco.-

-Non preoccuparti. Non posso permettermi di dormire proprio ora.- Rispose lui con un filo di voce.

Seven ridacchiò mentalmente. -Il tuo corpo cederà comunque, che tu lo voglia o meno.- Si stiracchiò le gambe, prima di continuare. -Dopotutto, sei un mortale. Sei schiavo del tuo corpo.-

-Uhm.- Mugugnò lui. E come darle torto? La differenza fra i due era esorbitante e impossibile da misurare. Compararsi a lei, equivaleva a paragonare un pesce con un'uccello: non avevano nulla in comune, se non la possibilità di vivere in quel mondo. -Non hai torto.-

Non passò nemmeno un minuto, che il detective cedette al sonno. Era stato così silenzioso, che Seven non se ne accorse nemmeno! Le ci vollero dieci minuti, prima di voltarsi e notare che L si era addormentato. Non si era mosso da un centimetro e solo se lo si guardava bene in volto, soprattutto a causa della scarsa luminosità, si poteva notare che stava dormendo. Guardandolo, Seven trovò la sua posizione particolarmente scomoda. Le ginocchia portate al petto e le braccia poggiate sopra di esse, quasi a coprirgli il volto. Perché non si era semplicemente sdraiato su un letto morbido, coperto da delle calde coperte, piuttosto che ritrovarsi accovacciato su una poltrona che, in confronto a un letto, risultava scomoda? Era davvero così pigro da non voler fare due passi per andare nella sua camera?

"Sembra un'uovo." Pensò Seven, guardando ancora la figura del detective con i suoi occhi rubino.

Si voltò verso lo schermo, continuando il lavoro del corvino, come gli aveva detto che avrebbe fatto. Sbuffò sonoramente, visibilmente annoiata. Erano giorni che non faceva niente di divertente e l'unica sua gioia era il mangiare. Da quando era confinata lì dentro, il suo viaggio aveva perso di qualità.

Da quando era confinata...

-Io posso andarmene quando voglio.- Sussurrò lei, voltandosi verso la finestra. "Niente mi impedisce di andarmene." Pensò in seguito, guardando i palmi delle proprie mani.

Allora perché era ancora lì? Perché non spalancava le sue ali nere e non spiccava il volo? Perché?

Si voltò nuovamente verso il detective.

"Non posso andarmene."

Lo realizzò in quell'istante. In quel preciso istante, in cui guardò nuovamente il nome bianco di quel giovane.

Si era affezionata a lui.

Affetto. Un sentimento simile all'amore mortale. Ma il suo non era amore. Ne era certa.

Lui... era il suo primo amico. Almeno, lei lo considerava tale. Aveva il desiderio di proteggere il suo fragile corpo dal mondo esterno. L'avrebbe aiutato a purificare le anime di quel globo adocchiato dal desiderio egoistico degli Shinigami. L'avrebbe guidato finché il suo corpo avrebbe retto, per poi condurlo al Giardino... dove gli avrebbe detto addio. Realizzò di quanto breve fosse la durata vitale di un'essere vivente, di quanto fragile potesse risultare. Una volta condotto al Giardino, era sicura che lui si sarebbe dimenticato di lei, forse anche viceversa. E non poteva sopportarlo.

Strinse i pugni.

Gli avrebbe impedito a chiunque di fargli del male. L'avrebbe protetto a tal punto che per lui, dimenticarsi di lei, sarebbe stato impossibile.

Quella serata, capì.

Sotto la luce dello schermo mostrante le immagini delle telecamere, realizzò.

Comprese, che se non fosse stata attratta da quel bianco puro di quel nome, quel maledetto nome, ora lei non si troverebbe lì accanto a lui. A vegliare sui suoi sogni.

Eccome se non sarebbe stata lì. Né lei, né lui.

Se non si fosse affezionata, l'avrebbe ucciso nel momento stesso in cui le sue mani avevano toccato il suo prezioso libro.

Spazio autrice

È lunedì... vero? Vero!

E ho sonno. Ma non riesco ad addormentarmi! Rip-

Chi oltre a me ha fame e sonno? Alzate la manina!

Eh vb. Ditemi cosa ne pensate! Troppo noioso? Vi manca l'azione? Meh. Non è una storia d'azione, quindi cambiate libro :D

"Come far scappare i lettori" by Blacky. Prossimamente in edicola.

Ciancio alle bande! Scrivetemi cosa ne pensate con un commentino, lasciate una stellina e noi ci rivediamo Lunedì!
Zau!

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