Capitolo 1

Le flebili luci dell'alba illuminarono il cielo chiaro. I raggi cercavano un foro tra le possenti torri del Kanto. I grattacieli torreggiarono nel mezzo di quell'immensa città. Il dolce vento del mattino investì il corpo minuto di una ragazza dai capelli lisci dal colore nero. Non di un nero qualsiasi, il suo era un nero che incuteva timore, un nero simile a quello di un buco nero, ma completamente diverso. Sembrava sovrannaturale, le donava una bellezza ignota. Ma i suoi capelli erano nulla in confronto ai suoi occhi: rossi come il sangue.
I suoi due rubini scrutavano quel mondo completamente nuovo, ma anche così simile. Le sue spalle soreggevano uno zaino nero, decorato solo da una spilla a forma di teschio. Era un piccolo teschietto piuttosto carino, tutt'altro che minaccioso.
Il suo nuovo look, composto da una mini gonna scura, una camicia bianca, un maglione beige ed una cravatta rossa, le donava alla perfezione. Aveva letto che era comune in questo mondo presentarsi con questi abiti, anche se avrebbe preferito la sua bellissima tunica nera.
I vestiti sembrarono intonarsi perfettamente anche al suo orologio, tenuto da due catene anch'esse nere. L'accessorio era portato dalla ragazza come fosse una collana e continuava a rimbalzare sul suo corpicino ad ogni suo passo.

Svoltò l'angolo, vedendo in lontananza un uomo sulla trentina dall'aspetto formale.
I suoi rubini gli squadrarono per bene il volto, finché lei non riuscì a leggere una scritta bianca.
Quando l'uomo fu abbastanza lontano, sussurrò qualcosa che nessuno avrebbe mai potuto sapere.

-Terence Smith. Ancora ventidue anni di vita.- Disse con fare annoiato, abituata da un eternità alla stessa routine. Aprì il suo orologio mostrando due lancette, una bianca e corta, l'altra nera e lunga. Lo guardò con fare annoiato, fissandolo con occhi spenti. Le lancette erano immobili ed entrambe si erano fermate sul punto più alto dell'oggetto.

-Ixiedípe.- Sussurrò impercettibilmente. Da quel piccolo soffio, le lancette si mossero alla rinfusa ad una velocità stratosferica. Lei potè vedere un uomo, lo stesso di prima. Sui suoi occhi si rifletterono una serie di immagini che iniziarono a scorrere ad una velocità dirompente e sul suo volto annoiato si formò un piccolo sorriso.

-Morte per malattia.- Sussurrò ancora una volta, mentre le lancette si fermarono su due zone differenti.

-Le sette e otto di sera.- Disse, chiudendo l'orologio.
Si mise un dito sotto il labbro inferiore, creando l'espressione di una bambina pensierosa sul suo volto.

-Che nome insolito, sarà straniero.- Commentò come niente fosse, stringendo a sé un libro dalla copertina marrone, come avesse la paura di perderlo da un momento all'altro.

-Uhm... credo che gli esseri che popolano questo universo riescano a vedermi.- Dedusse in tono bambinesco, ricordandosi di come qualche minuto prima del suo arrivo, qualcuno le abbia gridato contro, urlando che fosse un mostro solo perché le spuntavano le ali. Fortunatamente, l'anziana signora era conosciuta come una pazza nel suo quartiere e nessuno avrebbe creduto ad ogni sua singola parola.

-Credo sia un problema.- Continuò con fare giocoso.

Si, per lei adesso era solo un gioco, un gioco senza vincitori. Era una turista, se dobbiamo dirla tutta. Una turista che presto se ne sarebbe andata. La sua partenza era programmata fra un mese. L'avrebbe rimandata solo in caso avesse trovato ciò che la sua dimensione non le aveva dato: l'esperienza. L'esperienza di provare cose nuove, l'esperienza di curiosare in giro e non solo. Non voleva più vivere nella monotonia. Aveva bisogno di qualcuno, ma ancora non lo capiva.

Si fermò di fronte all'entrata dell'università.

Era riuscita ad entrare grazie al suo libro e non solo: grazie alla conoscenza di quest'ultimo riuscì a procurarsi i vestiti adatti per girare in questa nuova dimensione e qualche spicciolo.

In pratica, aveva barato, ma il senso di colpa non sembrò sfiorarla.

In quel momento, ogni persona che l'avvesse vista, l'avrebbe giudicata una ragazza normale, l'altezza nella media ed uno sguardo eccitato.

Era curiosa, dopo secoli a guidare anime verso l'aldilà, stava finalmente per inoltrarsi in una vita che in questo universo era dichiarata normale.

Aprì il suo libro in una pagina a caso. Essa sembrò stesse cambiando le sue scritte, ma il tutto durò solo pochi secondi. Poggiò la mano sopra la carta antica e quando riaprì gli occhi, iniziò a leggerlo.

Quel libro era tutto per lei, senza di esso sarebbe stata perduta.

-Quindi questa si chiama scuola? Precisamente è un università.- Sussurrò, volgendo lo sguardo verso l'immensa struttura costeggiata da un giardino meraviglioso.

-Chissà com'è.-

Il rettore l'aveva accolta bene, ma la sua chiacchierata con lui non durò molto. Le indicò la sua aula e la lasciò andare. Si fermò a contemplare la porta in legno di ciliegio. La mano sfiorò la maniglia dorata, ma la ritrasse. Fece un profondo respiro ricordandosi una cosa: bussare. Aveva letto che era buona educazione farlo, perciò picchiettò dolcemente sulla superficie liscia con la sua mano pallida. Solo quando sentì qualcuno invitarla ad entrare, socchiuse la porta abbastanza da permetterle di passare.
Si prese qualche secondo per ammirare ciò che il suo libro aveva definito un'aula, chiudendo dolcemente la porta alle sue spalle. Era piccola in confronto a ciò che era abituata a vedere, ma non si lamentò affatto.

-Buongiorno.- La salutò cordialmente l'uomo posto dietro la cattedra. Indossava un paio di occhiali oro dalla montatura rotonda. I suoi occhi erano marroni ed i suoi capelli... beh... non ne aveva. O almeno fu quello che dedusse la ragazza, riconoscendo un banale parrucchino nero.
Una scritta grigiastra si rifletté suoi suoi occhi rossi.

Grigio...
Gaku Kyoshi.
56 anni di vita rimanenti.

Lesse mentalmente la ragazza per poi sorridergli innocente.

-Buongiorno, professore.- Lo salutò educatamente, facendo un leggero inchino.
"Spero userai bene il resto della tua esistenza." Pensò, ricordandosi le leggi universali che giudicavano le anime dei mortali.

O almeno nella sua dimensione.

Si voltò verso l'immensità di teste presenti nell'aula. Vedeva molti di loro iniziare a parlottare ed altri ancora leggere i loro appunti. Uno di loro gli sorrideva. Un sorriso falso, lei lo capì subito.
Sul volto della corvina sembrò essersi formato un punto interrogativo da ciò che lesse sul volto di quel ragazzo.

Light Yagami.

Basta, la data di morte non riusciva a vederla. In più, il colore della scritta, un colore che lei non aveva mai visto in vita sua: rosso. Rosso come i suoi occhi. Lo stesso rosso che si trascinava dietro il ragazzo. Il rosso delle sue innumerevoli vittime.

Identificò un posto libero vicino quel ragazzo dai lineamenti perfetti. Capelli castani dello stesso colore degli occhi. Il suo finto sorriso uno di quelli che nascondeva qualcosa, lei lo conosceva bene.

Si sedette al suo fianco come nulla fosse, mentre quest'ultimo la osservava ed una risata echeggiava al fianco di esso. Diede una sbirciatina veloce per non dare nell'occhio, per trovare due occhi gialli dall'iride rossa intenti a fissarla. Il sorriso di quella creatura sembrava essere tranciato da un coltello per quanto inquietante.
Sorrise.

"Chissà cosa dice il mio libro su di loro."

-Buongiorno.- La salutò cordialmente il ragazzo.
Lei si limitò a sorridergli.

-È un vero piacere averla tra di noi, spero ti troverai bene qui.-

Il classico ragazzo educato.

-Mi presento.- Iniziò tendendole la mano. -Io sono Light Yagami.-

Spazio autrice

Eccoci qui con il primo capitolo!
E si comincia subito con la conoscenza di Light! A proposito di Light... preferite lui o L?
Scrivetelo con un commentino~

Vi sta incuriosendo la nostra protagonista? Eh eh. Ancora non si sa il suo nome, tantomeno cosa sia.
Voi che ne pensate?

Lasciate un commentino, una stellina e noi ci rivediamo al prossimo capitolo!
Zau!

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