Rimpianti

Era ormai passata qualche ora da quando Gerard ed Andrew avevano iniziato a camminare, lontani da quel quartiere e da quel rifugio all'apparenza così sicuro, ora raso totalmente al suolo dalla potenza distruttiva di quelle creature, fameliche come un branco di locuste in un campo coltivato.
Della casa di Sarah sembrava essere rimasto solo un brutto ricordo, un puntino appena visibile in lontananza, laggiù, all'interno di quella cittadina, in fondo a quella strada battuta e deserta, immersa nel verde della campagna.
Nessuno dei due ragazzi aveva ancora proferito parola.
Andrew sentiva di non avere abbastanza coraggio per chiedere al ragazzo cosa fosse successo di preciso nella villa o cosa avesse spinto il fratello più giovane ad immolarsi per concedere a loro più tempo.
L'uomo aveva deciso di dare al suo compagno di viaggio il tempo necessario per metabolizzare l'accaduto, senza imporgli inutili pressioni o fargli domande assillanti accompagnate da superflue espressioni di compassione nei suoi confronti.
Andrew sapeva bene cosa significasse perdere qualcuno di caro, soprattutto in quelle circostanze, ora che il mondo aveva raggiunto la fine, e sapeva bene quanto la solitudine e il confronto con sé stessi, con i propri peccati ed i propri rimpianti potesse servire ad alleviare il senso di colpa e la disperazione.
Gerard camminava qualche metro avanti all'uomo, le mani strette attorno alle bretelle dello zaino, gli occhi persi nel vuoto e lo sguardo spento, privo di qualsiasi possibile emozione.
Il ragazzo riusciva ancora a sentire il ronzio infernale di quelle creature torturargli il cervello, quei versi agghiaccianti risuonavano nella sua testa come tamburi assordanti e l'ultima immagine del volto di suo fratello rimbalzava all'interno della sua mente devastandogli le sinapsi a tal punto da non permettergli di realizzare con lucidità nulla di ciò che fosse accaduto nelle ore precedenti, in quella casa.
Gerard pensava e ripensava sempre più alle ultime parole di Mikey, a quella sua convinzione negli occhi, quella speranza di poter riuscire a colmare un vuoto che lui stesso aveva creato ma che gli era stato quasi del tutto imposto dal fratello, non per cattiveria, ma come spinta per riuscire a sopravvivere a tutto ciò che il mondo aveva da riservargli.
Il ragazzo non riusciva a non colpevolizzarsi per la morte di Mikey; se non fosse stato per quel suo volerlo rafforzare ad ogni costo, se non fosse stato per quelle sue parole, quelle sue accuse, forse a quest'ora suo fratello sarebbe ancora vivo, accanto a lui.
Fino a quel momento Andrew aveva continuato a seguire Gerard senza fare domande e senza avere la piena certezza che quella che i due stavano percorrendo fosse la strada giusta
"Gerard...sei sicuro che Hellens sia da quella parte?"
Chiese l'uomo senza ricevere alcuna risposta
"Gerard, fermati...avanti, dammi la cartina"
Il ragazzo continuava a camminare fissando il vuoto e senza proferire parola
"Andiamo Gerard fermati!"
Continuò Andrew alzando il tono della voce e appoggiando la mano destra sulla spalla del compagno, il quale, di tutta risposta, estrasse il revolver dalla fondina appoggiandoglielo contro l'esofago
"Non...mi...toccare"
Disse poi Gerard scandendo le parole una ad una e fissando negli occhi l'uomo con fare truce  
"Ok...ok, calmati ora, calma, voglio solo sapere se stiamo andando dalla parte giusta, niente di più...niente di più"
Rispose Andrew alzando le mani e trattenendo un brivido di terrore
"È giusta..."
ribatté Gerard senza batter ciglio 
"...È giusta"
Continuò il ragazzo abbassando la testa e riponendo il revolver nella fondina, per poi voltarsi nuovamente verso la strada riprendendo la sua triste marcia funebre, con lo sguardo ancora perso nel vuoto ed il passo costante.
Andrew rimase qualche secondo fermo prima di riprendere a sua volta a camminare, confuso quanto spaventato dalla reazione del ragazzo, totalmente causata dal dolore e da quella che sembrava essere una lenta discesa nella pazzia.
Quel lungo e cupo viaggio continuò per ore accompagnato solo dai passi dei due ragazzi e dai rumori della campagna, fino ad arrivare a sera inoltrata
"Gerard dobbiamo fermarci, non abbiamo recuperato nulla da casa, abbiamo bisogno di mangiare, di riposarci, non possiamo camminare all'infinito...ecco, guarda quella stazione di sevizio ad esempio...potremmo restare lì almeno per questa notte, eh? Che ne dici? Avanti Gerard non fare lo stupido, non sei invincibile, anche tu hai bisogno di riposare"
"Io non ho bisogno di nulla"
"Questo non è vero e tu lo sai! Andiamo Gerard, coraggio...è soltanto una notte, facciamo provviste, dormiamo qualche ora e riprendiamo il viaggio"
"È buffo sai? Mikey ha detto le stesse identiche cose quando siamo arrivati nel tuo quartiere e guarda ora dov'è"
"Merda...Gerard io capisco il tuo stato d'animo in questo momento però..."
"Tu non capisci..."
"Fidati di me..."
Disse Andrew superando Gerard e bloccandogli il cammino
"...Posso capire benissimo cosa ti stia passando per la testa ora"
"Non puoi"
"Ti dico che posso, Gerard"
"Tu non puoi saperlo!"
Gridò il ragazzo
"Posso eccome invece!"
Rispose Andrew sovrapponendosi al grido di Gerard
"Mi figlia!...Mia figlia...e mia moglie..."
Continuò l'uomo rinsavendo e distogliendo lo sguardo pregno di lacrime da quello del ragazzo, il quale era rimasto pietrificato da quella reazione
"Loro...loro sono morte, per colpa di tutto questo...per colpa mia...già...non sono stato in grado di proteggerle prima, ed ho fallito anche nel farlo quando tutto ha preso questa...questa piega...quindi capisco benissimo il tuo dolore, lo capisco molto bene, e so quanto possa essere dura adesso, ma tu devi combattere...tu devi sopravvivere, il mondo deve sopravvivere, perché se anche noi perdiamo la speranza, se tutti noi qua fuori perdiamo la speranza...allora davvero non vi è più futuro, né luce...soltanto buio...e morte"
Gerard fissò qualche istante Andrew quasi scosso da quelle sue parole, così profonde, e così ricche di significato
"Soltanto una notte..."
Disse poi il ragazzo senza lasciar trapelare nulla dal tono della sua voce
"Soltanto una notte"
Ribadì Andrew accennando un sorriso pregno di speranza e consolazione.
Gerard si voltò a testa alta verso l'edificio, osservandolo per qualche secondo sospirando profondamente
"Andiamo"
I due ragazzi si scambiarono un cenno e si incamminarono a passo svelto verso l'entrata dell'autogrill, attraversando il parcheggio desolato fino ad arrivare alle porte principali già scassinate da qualcuno in precedenza.
La struttura sembrava abbastanza libera, salvo che per qualche vagante solitario eliminato dai due con facilità.
Nelle ore successive i due ragazzi si preoccuparono di bloccare le possibili entrate e di cercare qualcosa da mangiare da in cima agli scaffali, recuperando il possibile per il viaggio e rifocillandosi a dovere, stendendosi poi a terra e cercando di riposare almeno qualche ora.
"Riguardo a ciò che mi hai detto prima...bhe, io ho fallito Andrew"
Disse Gerard rompendo il silenzio della notte
"Non devi dire così..."
"Devo invece, avevo promesso a me stesso che l'avrei protetto, che lo avrei salvato da questo mondo...tutto ciò che facevo era per lui...persino Hellens lo era...per garantirgli un futuro, e per permettergli di smettere di sopravvivere, e tornare invece a vivere"
"Cosa ti ha detto davanti alla porta? Cosa lo ha spinto a...insomma..."
Gerard abbassò la testa
"Quando è scappato, quel giorno, è stato...morso, ad un braccio...sapeva che per lui non sarebbe stato possibile andare avanti e ha voluto regalarci ciò di cui in quel momento avevamo più bisogno...tempo"
"Io...io non so che dire"
Rispose Andrew colpito da quelle parole
"Se non fossi stato così stronzo non se ne sarebbe andato via, capisci? Se fossi stato con lui il vagante non l'avrebbe morso! E se fossi stato più attento...bhe, ora Mikey sarebbe ancora vivo...magari avremmo potuto amputargli il braccio, non lo so, bloccare l'infezione, qualsiasi cosa...forse ad Hellens avremmo potuto persino trovare una cura...forse..."
"Forse non sarebbe servito nemmeno quello, magari non avremmo fatto in tempo o magari non sarebbe sopravvissuto allo shock, non puoi saperlo...questo mondo è una merda Gerard, guardati attorno, te lo ripeto...dobbiamo sopravvivere, dobbiamo! È tutto ciò che ci rimane..."
"Sopravvivere? E per cosa?! A quale costo poi?! Sono anni che sopravvivo al fronte Andrew! Da prima di tutto questo...ho visto cose là fuori, sul campo di battaglia, forse peggiori di tutto questo, ed io...io non...non ce la faccio più, la mia speranza è morta in quella casa, insieme a Mikey"
Disse Gerard con il dolore impresso nel volto ed il respiro affannoso
"Io non ce la faccio più Andrew...non ce la faccio"
Continuò poi il ragazzo girandosi su un fianco e voltando le spalle all'uomo, lasciandolo in balia di quelle parole, e di quei ricordi, da solo, immerso nel buio, ormai cosi familiare, di quel luogo abbandonato.

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