Il lavoro nobilita l'uomo
Quando Andrew aprì gli occhi Sarah era già scomparsa senza lasciare alcuna traccia, se non per il suo profumo ancora presente in tutta la stanza.
L'uomo doveva essersi addormentato qualche ora, fuori era buio, le strade erano deserte e l'orologio appeso al muro della camera segnava le tre e quaranta della mattina.
A seguito del disastro globale Andrew aveva un po' perso la cognizione del tempo e dormire gli risultava difficile, un po' per la paura di essere vulnerabile e un po' per abitudine, ma quella sera passata insieme a Sarah gli aveva regalato alcuni attimi di pace che non viveva ormai da tanto tempo a quella parte.
A svegliare l'uomo erano stati i morsi della fame; nonostante il fantastico tempo speso con la ragazza, l'aver saltato la cena non era stata un'idea geniale.
Andrew si alzò dal letto sul quale era sdraiato e si diresse verso la sala in cerca del suo zaino.
Dentro la sacca dovevano esserci ancora qualche barretta energetica, una scatoletta di carne sotto sale e una o forse due bottigliette d'acqua.
Nella testa dell'uomo risuonavano ancora le parole di Sarah riguardo a David e ai suoi atteggiamenti; nulla in quel posto lo convinceva del tutto, magari avrebbe avuto solo bisogno di tempo, forse sarebbe stata questione di abitudine, ma per il momento l'unica cosa possibile sarebbe stata mantenere un basso profilo ed acquisire più informazioni possibili.
Quella scappatella notturna aveva riportato alla mente di Andrew la sua famiglia; l'idea di averle tradite nuovamente, anche dopo la morte, lo torturava fino quasi a farlo impazzire.
L'uomo era ben felice di aver ritrovato Sarah, questo non lo negava, ma nonostante quella lotta interna contro sé stesso continuasse a logorarlo ora come un tempo, era certo che ricominciare una vita da zero insieme a lei sarebbe stata l'opzione migliore per entrambi.
Andrew mangiò fino a saziarsi e stette seduto sulla poltrona a fissare il vuoto, mentre le ore passavano lentamente insieme ai ricordi e alle preoccupazioni, fino a quando i primi raggi del sole filtrarono attraverso le finestre, illuminando la stanza.
A distanza di qualche ora dall'alba qualcuno bussò energicamente alla porta, distogliendo l'uomo da quel suo stato di trance
"Chi è?"
Borbottò Andrew sperando di risentire la voce di Sarah
"Buongiorno principessa, pronto per il tuo primo giorno di lavoro?"
L'uomo saltò in piedi e spalancò la porta, ritrovandosi davanti David, in piedi, con addosso la mimetica ed un sorriso a trentadue denti stampato in faccia
"Avevo capito che oggi non avremmo lavorato..."
"Già, è proprio quello che avevo detto, però purtroppo siamo indietro con alcune cose e Gary mi ha detto qualcosa sul tuo conto che potrebbe tornarmi utile...dormito bene?"
"Si...dormito bene...cosa vuoi che faccia? E dov'è Gerard?"
"Chi?!"
"Il mio amico, il ragazzo che era con me"
"Ahh si, si...certo...perdonami...sembra uno in gamba, è già stato assegnato alla terza divisione, ora è fuori in missione, vi rivedrete questa sera a cena, non ti preoccupare"
Andrew annuì un po' turbato dalla situazione
"A proposito...Gary mi ha riferito che non sei venuto ieri sera in mensa, come mai?"
"Avevo ancora qualche scorta con me, ho preferito rimanere in casa"
"Capisco...è la stessa cosa che mi ha detto il tuo amico"
"E con questo?"
"Niente...assolutamente niente, vieni con me, coraggio , ti mostro alcune cose"
I due si incamminarono uno a fianco dell'altro lungo la strada contornata di villette e rispettivi giardini
"Vedi tutto questo? L'abbiamo costruito noi, la nostra Utopia"
"Vi siete dati molto da fare vedo...come avete fatto ad eliminare i vaganti? A costruire tutto?"
"Voglio essere del tutto sincero con te, Andrew, non è stato semplice, ho perso molti dei miei uomini per radunare quei mangia merda nello stadio...però ci siamo riusciti, abbiamo faticato, abbiamo sputato sangue, e ora la città è libera dall'infezione...è così che vanno le cose qua dentro, gioco di squadra, duro lavoro e sostegno reciproco, solo così può funzionare"
"Sembra sensato"
"Lo è..."
"E per quanto riguarda tutto il resto invece? Come fate a mantenere tutto così tranquillo e regolare?"
"Semplice, io do alla gente fiducia e sicurezza, e loro in cambio fanno in modo che la ruota giri, vieni, guarda tu stesso..."
Disse David indicando un casermone
"...lì dentro è pieno di animali come galline, pecore, maiali e pure una mucca se non sbaglio...abbiamo carne, uova e latte fresco per tutti...più avanti, laggiù, ci sono le coltivazioni, immagino tu le abbia notate...ogni struttura ha un suo generatore che gli spedizionieri hanno recuperato da fuori, sono bravi ragazzi, efficienti, recuperano tutto ciò che può servire come armi, provviste, materiali per fortificare le mura, carburante, qualsiasi cosa...Tutto il necessario per permetterci di sopravvivere indipendentemente da quel che succede al di fuori del perimetro"
"Anche persone?"
David stette qualche attimo in silenzio
"Le persone sono una priorità, su questo non ci sono dubbi...però a volte le bocche da sfamare superano il cibo a disposizione, mi capisci?"
"Non mi sembra una buona motivazione per uccidere degli innocenti"
David smise di sorridere e lanciò un'occhiata ad Andrew
"Ascoltami bene Andrew, non è buona educazione puntare il dito verso le persone, soprattutto quelle che ti stanno offrendo un posto dove tenere il culo al caldo..."
"Si...non intendevo..."
"So bene cosa volevi intendere...Dimmi Andrew, quanti anni hai detto di avere?"
"trentasette, trentotto credo, ormai ho perso il conto..."
"Mmh, ma pensa, Sarah era convinta ne avessi trentacinque...sei più grande di lei allora, cavolo, mi sorprende ancora che non mi abbia mai parlato di te"
"Sarah non parla molto di me, e io non parlo molto di lei...era così anche prima di tutto questo...era come se fossimo degli sconosciuti là fuori, nonostante fossi suo fratello"
Mormorò Andrew cercando di evitare il discorso
"Interessante...oh guarda, siamo arrivati, magari potremmo continuare questa chiacchierata più avanti che ne dici? Magari questa sera, davanti ad un bel pasto caldo...a casa mia ovviamente"
"Si...certamente, mi farebbe piacere"
"Già, lo immagino...ad ogni modo, come te la cavi con i motori?"
"Abbastanza bene direi"
"Si cazzo! Questo volevo sentire! Caro Andrew...benvenuto nella tua nuova officina, qui avrai tutto il necessario per sistemare i nostri mezzi, sai...la manutenzione è scarsa di questi tempi e...bhe, un buon veicolo ci permette di risparmiare molto tempo là fuori, quindi vedi di non deludere le mie aspettative..."
I due uomini erano entrati in un ampio capannone allestito come un'officina meccanica di fortuna, con una buca a terra e qualche carrello di attrezzi sparso qua e là
"Wow...è da tanto che non faccio una cosa simile, non so neanche da dove cominciare...ho degli orari?"
"Orari? No! Per chi mi hai preso? Per una specie di schiavista? sei libero di andare e venire quando vuoi, mi basta solo che tu riesca a rispettare le scadenze, per il resto organizzati da solo, siamo membri di una comunità funzionante ma questa è pur sempre la fine del mondo, ricordatelo...qualche altra domanda?"
"No...non direi"
Rispose Andrew entusiasta all'idea di potersi rimettere al lavoro su qualcosa che amava da sempre
"Questo è lo spirito! Buon lavoro allora...i vari mezzi arriveranno a momenti, ne abbiamo molti fermi e mi aspetto di trovarne pronti il più possibile per questa sera...i pezzi di ricambio sono là dentro, nel magazzino, diciamo che abbiamo razziato un bel po' di veicoli là fuori, quindi non dovresti avere problemi a trovare ciò di cui hai bisogno"
Andrew annuì di tutta risposta
"Ci vediamo questa sera a cena allora, mi raccomando, ci conto"
"A stasera"
David sorrise soddisfatto voltandosi ed uscendo dal capannone, lasciando Andrew immobile, ancora intento a metabolizzare tutto ciò che era accaduto in quell'ultimo lasso di tempo
"Si dice che il lavoro nobiliti l'uomo..."
Disse poi l'uomo strofinandosi le mani
"...Bene, da dove cominciamo?"
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