Il cammino
"Sono giorni che camminiamo Gerard, non ce la faccio più, sono stanco...non potremmo fermarci da qualche parte? Almeno per riposarci un po', qualche ora, un giorno, non lo so...voglio solo dormire, che ne dici? Eh? Gerard?"
"Smettila Mikey! Non possiamo permetterci il lusso di riposare, non adesso...fidati di me, Hellens sarà a qualche giorno di cammino da qui e una volta arrivati avrai tutto il tempo del mondo a tua disposizione per riposare...laggiù non c'è pericolo, il virus è stato debellato, ne sono sicuro"
"Qualche giorno?! Ma avevi detto..."
"So quello che ho detto...ho soltanto bisogno che tu smetta di lamentarti, una volta tanto"
"Io non mi lamento, sto solo cercando di evitare il collasso o la morte per affaticamento...e poi scusa, chi ti assicura che una volta arrivati ad Hellens saremo al sicuro? Per quanto ne sappiamo potrebbero già essere tutti morti e questo tu lo sai benissimo...non puoi basarti solamente su un vecchio messaggio radiofonico di chissà quanto tempo fa, non puoi essere certo che..."
"Taci e fai come ti dico Mikey!..."
Sbraitò il ragazzo voltandosi in preda all'ira
"...Certezza o no devo poter vedere con i miei occhi la verità, brutta o bella che sia...non mi interessa, non possiamo perdere un'occasione simile, non possiamo...non più"
"Agli ordini..."
Rispose Mikey abbassando la testa e mugugnando qualcosa tra sé e sé
"Bene, spero di non dover più tornare sull'argomento"
Disse Gerard tornando a fissare la strada davanti a sé.
I due fratelli non erano mai riusciti a trovare un punto di incontro, né prima né tantomeno dopo la fine del mondo.
Gerard era il più grande dei due, 27 anni appena compiuti, occhi scuri, capelli ramati e un carattere autoritario formato in anni e anni di Accademia militare e a lunghi mesi passati a combattere al fronte.
Il ragazzo era stato uno dei primi a provare la brutalità del virus H26 lungo le coste Africane; durante la sua ultima missione aveva assistito a scene abominevoli al limite dell'inverosimile, come bambini che divoravano le proprie madri e padri che divoravano i propri figli, era stato costretto ad aprire il fuoco e ad uccidere senza pietà orde di cadaveri ambulanti e gruppi di civili infetti bisognosi di aiuto.
Quelle che durante i primi tempi erano state definite come spedizioni di soccorso si erano presto tramutate in missioni di contenimento, prive di regole o distinzioni tra infetti, civili, uomini, donne o bambini; Gerard era riuscito a rimpatriare poche ore prima del blocco totale delle tratte tra continenti, durante uno degli ultimi rientri e a distanza di pochi giorni dal contagio globale.
Mikey andava per i 23, aveva due occhi cristallini e dei capelli chiari, uniti a dei tratti somatici così differenti da quelli di Gerard da mettere in dubbio la veridicità del loro legame di sangue.
Persino il carattere si contrapponeva a quello del fratello; Mikey era il classico ragazzo benvoluto da tutti, al quale nulla era mai mancato, amato dalla famiglia, protetto dal fratello, ammirato dagli amici e noto per il suo fascino da Don Giovanni.
Il ragazzo aveva sempre vissuto sulle spalle del fratello maggiore, al quale finiva per rivolgersi ogni qualvolta si presentasse un problema o un pericolo, e come allora, anche ora che il mondo era invaso dai morti, Mikey non aveva smesso di seguire Gerard come un'ombra, lasciandogli il lavoro sporco tra le mani e nascondendosi dietro di lui quando qualcosa non sembrava andare per il verso giusto.
Il fratello maggiore ormai non dava peso al comportamento del suo compagno di viaggio, era abituato a scortare persone deboli, anche se l'idea che fosse sangue del suo sangue scatenava in lui un forte senso di delusione.
"Avanti Gerard, ti prego, non mi reggo in piedi...io non..."
"Mikey smettila di piagnucolare e comportati da uomo, avanti!"
"Non credo di farcela Gerard...mi sento...mi sento debole..."
disse il ragazzo lasciandosi scivolare lentamente lungo il muro di un vecchio negozio di abbigliamento
"Un giorno...ti chiedo solamente un giorno..."
Gerald arrestò il passo e chiuse gli occhi per trattenere la rabbia
"E va bene, vuoi riposare?! Riposiamo...ma un giorno soltanto, non un secondo di più, sono stato chiaro?Tu ti riposi, io faccio rifornimento in città, dopodiché o ti deciderai a camminare o sarò costretto a lasciarti indietro, e sai benissimo che non esiterei a farlo"
Gli occhi del ragazzo brillavano come fiamme accese
"Ti ringrazio...sei il fratello migliore di questo mondo"
"Finiscila, cerca di farti crescere la spina dorsale piuttosto"
"Giuro che domani ti seguirò senza emettere un suono...non una parola né un lamento, lo giuro solennemente"
Disse Mikey alzandosi in piedi e mimando il saluto militare al fratello
"Si...immagino...ad ogni modo, vedi quella casa laggiù? Andremo a dare un'occhiata, potrebbe essere un posto sicuro dove poter dormire qualche ora"
"Intendi quella?"
Disse il fratello indicando un punto preciso in fondo al quartiere nel quale si trovavano
"Esattamente, andiamo..."
I due ragazzi si incamminarono verso una villetta dai muri in mattone grezzo.
In strada non vi era nessuno, salvo che per qualche vagante solitario che non sembrava nemmeno preoccuparsi della loro presenza.
Il sole era alto nel cielo e riscaldava il terreno facendo luccicare il nero, ormai sbiadito, dell'asfalto crepato.
I passi dei due fratelli rompevano il silenzio e la quiete di quella piccola cittadina deserta, un tempo animata dalla semplicità dei suoi abitanti ed ora abbandonata a se stessa e accarezzata dalla gelida mano della morte.
Quante cose erano cambiate dopo l'avvento dell'apocalisse, quante abitudini perse, momenti distrutti, imperi caduti e quanta sofferenza era andata crescendo attraverso il tempo, attraverso la distruzione, nascosta dietro all'inganno e alla misera presunzione dell'uomo di poter nascondere qualcosa di letale, qualcosa di inarrestabile.
Quanto dolore avevano provocato quelle menzogne, quella noncuranza nei confronti di chi, al contrario di altri, non aveva avuto la possibilità di combattere il virus, venendo condannato a morte certa; il ripudio verso la terra, verso il proprio pianeta e verso una natura così sfruttata e violentata da dover ricorrere all'auto conservazione e allo sviluppo di quella che sembrava essere la peggiore epidemia nella storia del genere umano e la fine del mondo così come lo conosciamo.
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