Capotavola
"Scusate se ci ho messo tanto..."
"Non ti preoccupare tesoro, spero sia già tutto pronto di là, no? Non vorremo mica far aspettare il nostro ospite, dopo tutto il lavoro di oggi, si merita proprio una cena da cinque stelle"
"Si...certo David, prendete pure posto, io arrivo subito con gli antipasti"
"Brava ragazza"
Sarah finì di scendere i gradini e andò verso quella che probabilmente era la porta per la cucina.
Andrew era rimasto in silenzio, un po' imbarazzato e a disagio per i modi di fare dell'uomo
"Che donna meravigliosa..."
"Già...forse dovremmo darle una mano, che dici?"
Mormorò Andrew facendo cenno di alzarsi dalla sedia
"No! No...ognuno ha il suo ruolo qua dentro e questo è il suo...resta seduto, cortesemente"
"D'accordo...io...io volevo solo essere gentile..."
"Ma certo Andrew, ma certo...altro Whisky?"
"Sono a posto così grazie"
"Sicuro? Bhe io no, ho voglia di brindare stasera"
Disse sghignazzando David, prendendo la bottiglia e riempendosi il bicchiere fino all'orlo
"Allora, David...tu e Sarah, mia sorella, avete una relazione o, che ne so, qualcosa di simile?"
"Si, certamente, pensavo fosse chiaro ormai"
David rise ed Andrew ricambiò con un sorriso forzato
"Si, diciamo che in effetti me lo ero immaginato...e da quanto va avanti la cosa?"
"Da qualche mese, se non mi sbaglio...chi può dirlo con certezza, ultimamente il tempo sembra perdersi giorno per giorno..."
"Già...se posso chiedere, come ci siete conosciuti?"
David sorrise, facendo ondeggiare il liquore all'interno del bicchiere
"È una storia singolare...ero in giro con il gruppo degli esploratori, una sera, pioveva a dirotto e le strade erano quasi tutte allagate...il tempo non sembrava migliorare e noi eravamo decisi a rientrare all'accampamento quando d'un tratto sentii una voce chiedere aiuto...era leggera, ma spaventata, tanto spaventata...mi distaccai dal gruppo e seguii le urla fino ad arrivare ad una macchina cappottata sul ciglio della strada, intorno alla quale vi saranno stati almeno dieci, che dico, venti bastardi putrefatti e affamati, ed una donna, intrappolata e sola, fissa con lo sguardo nel mio...potevo sentire la sua paura, la sua rassegnazione...bhe, inutile dire che non ho esitato nemmeno un secondo, ho estratto l'accetta dal cinturone, mi sono fiondato verso quei putridi e..."
"...e mi ha salvato la vita...ecco come ci siamo conosciuti...ho portato gli antipasti"
"Esatto, non avrei potuto dire di meglio tesoro"
Disse David sorridendo e afferrando con un braccio i fianchi della ragazza.
Sarah sorrideva, ma gli occhi erano persi nel vuoto, tristi.
Andrew non riusciva a capire quali sentimenti potesse provare la ragazza in quel momento, di certo non sembrava a suo agio, né tantomeno felice
"Che profumino....Andrew serviti pure, avanti, cos'è questa roba cara?"
"Verdure gratinate, formaggio di capra e prosciutto di maiale"
"Tutta roba coltivata ed allevata qui da noi, assaggiala"
"Vorrei che prendesse posto anche mia sorella sinceramente"
"Insisto"
David sedeva a capotavola, le mani incrociate davanti al piatto vuoto e con il suo solito sorriso tatuato in faccia.
Ogni secondo che passava dentro quella casa rendeva Andrew sempre più inquieto; quella cena non era fine a se stessa, doveva esserci qualcos'altro sotto, anche se non riusciva a capire cosa
"Non preoccuparti per me Andrew, mangia pure..."
"Sei sicura?..."
"Mangia, ti prego"
"Certo..."
L'uomo abbassò la testa e mise nel piatto una zucchina, qualche pezzo di formaggio e una fetta di prosciutto, cominciando poi a mangiare avaramente
"Mio Dio...non mangio roba così da, da non ricordo neanche quanto"
"Bene, molto bene...puoi procedere con gli altri piatti cara, che ne dici?"
"Certo..."
Rispose Sarah tornando in cucina
"E voi? Non mangiate?"
Domandò Andrew con le guance ancora piene di cibo
"Non ho fame"
Nonostante la situazione continuasse ad essere sempre più strana, Andrew aveva scelto di non rischiare, facendo all'uomo meno domande possibili e concentrandosi sul piatto davanti a sé
"Ecco a te..."
Mormorò con un filo di voce Sarah, appoggiando sul tavolo una pirofila in ceramica ancora fumante
"Cosa sono questi invece? Avanti spiega al nostro ospite"
"Sono alette di pollo brasate con pomodori a contorno..."
Andrew riempì il piatto e continuò a mangiare inebriato dall'ottimo cibo e affamato per la giornata passata a digiuno.
David osservava l'ospite mangiare, senza distogliere lo sguardo e sorridendo in silenzio
"Allora Andrew...ti piace il cibo?"
"È fantastico..."
"Bene...molto bene, questo mi riempie il cuore di gioia...vedi, tutto ciò che stai mangiando è prodotto qui dentro, grazie a noi, grazie a me...se tu ora ti stai riempiendo lo stomaco, è soltanto grazie al sistema che io, in primis, ho costruito...sto cercando di ricostruire qualcosa qui, Andrew, e ci sto riuscendo, mi segui?"
"Mmh..."
Mugugnò l'uomo, con la bocca troppo piena per rispondere
"Allora capirai anche che non posso permettermi di avere qualcuno che mi metta i bastoni tra le ruote giusto? Devo preservare ciò che sto facendo..."
Andrew smise di masticare e alzò la testa verso David, il quale aveva smesso di sorridere
"...Un maiale malato rischia di infettare tutto il porcile, capisci? In certi casi, abbattere un'animale può permetterti di salvaguardare gli altri...ed evitare la fame"
accanto all'uomo, ora, c'era Sarah, in piedi, con la testa bassa e le mani incrociate davanti alle gambe
"Dimmi ragazzo, se lei è davvero tua sorella...come si chiamavano i vostri genitori..."
Andrew spalancò gli occhi e deglutì il boccone che aveva in bocca; durante tutto quel tempo insieme, Sarah non gli aveva mai detto il nome né di sua madre e né tantomeno di suo padre, non ce n'era mai stato motivo
"Perché...perché mi fai una domanda simile? Non capisco..."
"Rispondi"
"David, davvero, io..."
"Rispondi!"
"Cazzl...nostra madre si chiamava...Lucy..."
"Non prendermi per il culo!"
David scattò in piedi afferrando Sarah per i capelli, sbattendola sul tavolo e puntandole una pistola alla tempia
"Ehi,Ehi, fermati, calmo, ti prego..."
Gridò Andrew, alzandosi a sua volta e mettendo le mani avanti a sé in segno di resa
"Silenzio! Ascoltami bene, Andrew, a me non frega un cazzo di chi tu sia, puoi essere suo fratello, un suo amico o persino un tizio qualunque che se l'è scopata nei giorni migliori della sua fottutissima ed inutile vita, non mi interessa, no...ma non pensare di entrare qua dentro, nella mia città, e pretendere di potermi prendere per il culo, sono stato chiaro?!"
David strinse ancora di più la presa sulla testa della ragazza, la quale urlò più forte di quanto non stesse già facendo
"Si! Si, chiarissimo, ma ti prego...non farle del male, me ne andrò via, stanotte, ti scongiuro..."
"Oh no..no, non voglio che tu vada, altrimenti mi sarei risparmiato questo teatrino e tu saresti già morto, cosa credi...ho aspettato per vedere quanto mi saresti potuto tornare utile e devo ammettere che sei un bastardo fortunato, molto fortunato...te la sei cavata bene oggi, e per quanto vorrei spappolarti quella tua inutile faccia su tutta la parete dietro di te, bhe, so che sarei un pessimo stratega se sprecassi una qualità come la tua...tu ora sei mio, ragazzo, niente più giochetti, appartieni a me! E lavorerai per me, quando, quanto e come lo dico io...oppure, tu e la tua amata Sarah farete un giro mano nella mano sugli spalti dello stadio, che ne dici? Eh? Potrebbe interessarti la cosa? Inoltre...non credere che io sia stupido, o cieco, so benissimo cosa avete fatto...provate soltanto a rifare una cosa come quella dell'altra notte e giuro su Dio che non mi lascerò ammorbidire dalle tue capacità, sappilo...ora vai, va! Vattene e non fiatare, hai già detto abbastanza stronzate per i miei gusti...e poi, io e la tua ragazza vorremmo passare un po' di tempo da soli, vero cara? Tutto questo gridare suscita sempre in me...qualcosa"
Sussurrò David all'orecchio della giovane, ancora in lacrime e con la testa schiacciata sul tavolo.
Andrew era totalmente shoccato dalla situazione, dalla cattiveria di David, dal dolore sul volto di Sarah, da tutto.
L'uomo uscì dalla porta in fretta, con gli occhi ancora sbarrati, il cuore a mille e l'anima divorata dai rimorsi; fuori da quella casa vi era solo il silenzio, spento, gelido, rotto solo dal martellare insistente delle sue scarpe sull'asfalto scuro.
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