Capitolo 6

"Dipende. Tu hai intenzione di dirmi cosa facevi al Respite for beings?"

Mi sveglio con un sobbalzo, sudata e impigliata nelle coperte. La voce decisa e bassa dell'uomo misterioso ancora insinuata nella testa.

A fatica mi alzo e ricontrollo per l'ennesima volta il cellulare, sono due giorni che Lexy mi evita. Il sospetto che sappia qualcosa ormai è diventato quasi una certezza.

Pensare che la mia migliore amica potrebbe essere coinvolta in quanto successo a Grant mi lascia svuotata.

Una parte di me continua a sperare che ci sia un qualche tipo di spiegazione. Ma allora perché mentire? Perché evitarmi?

Rivivo gli ultimi giorni continuamente, cercando di dare un senso agli eventi, con scarso risultato.

Grant e Lexy.

Così diversi, con un unico punto di contatto: me. O almeno questo è quello che ho sempre pensato. Forse c'era di più e io sono sempre stata così concentrata su me stessa e i miei problemi da essere cieca verso quello che accadeva nella vita delle persone per me più importanti.

Se voglio cambiare e scoprire cosa sta succedendo però, non ci deve essere più spazio per l'autocommiserazione. Devo reagire.

Mi rendo presentabile a tutta velocità e vado in cucina come un tornado. «Ehi, Kyle.» Entro gettando la borsetta sul bancone, quasi travolgendo il suo caffè. Così mi accorgo in ritardo del suo abbigliamento, o meglio, della mancanza di esso. «Nuova moda?»

Sta comodamente seduto su uno sgabello del bancone con solo un paio di boxer addosso. Arrossisce, a disagio. «Scusa, è che oggi si muore di caldo.»

Gira mezzo nudo per casa da quando ho ricordo, però non perdo mai occasione di prenderlo in giro.

«Posso farti una domanda?» Cercando di guadagnare un po' di compostezza, prendo dal frigo il succo d'arancia e me ne verso un bicchiere prima di rimetterlo a posto. Non è il caso di mostrargli quanto sono agitata.

«Non me l'hai appena fatta?»

Gli tiro uno scappellotto amichevole per poi sedermi di fronte a lui, fissandomi le mani, iniziando a torturare le pellicine delle unghie.

«Che c'è?» Mette giù il caffè, è ufficialmente entrato in modalità iperprotettiva.

«Per caso alla festa non hai notato, ehm... gente diversa dal solito?» Nei due giorni passati, ho esitato a chiederglielo, perché non volevo spiegargli dove li avevo già visti; non lo prenderebbe affatto bene. Giustamente.

Inarca un sopracciglio. «Cosa intendi con gente diversa

«Persone che non abbiamo invitato, e sì, questo è normale, ma fra loro c'era qualcuno che non vive nel quartiere? Ci hai fatto caso?»

Mi decido a sollevare lo sguardo dalle unghie, Kyle mi sta fissando con una strana espressione: seria, composta, troppo attenta.

Il tempo che intercorre prima che risponda sembra infinito.

«Ci sono sempre degli imbucati, qualcuno ti ha dato fastidio?» Nel chiederlo, appoggia una delle sue grandi mani calde sulle mie. Ed ecco spiegato lo sguardo di prima, sta cercando di capire se la mia preoccupazione ha un fondamento o se sono in uno di quei miei momenti che la mia strizzacervelli indica come "paranoici".

Devo trovare il modo per farlo aprire, senza che capisca a cosa sto mirando, oppure che sospetti una ricaduta. Mi dispiace ricorrere a questi mezzucci per ingannarlo.

Forse se lui, Grant e Lexy si fossero preoccupati meno per le medicine di cui abusavo e più per la diagnosi, saprebbero che, oltre a essere incline alla depressione, all'ottundimento affettivo e alla paranoia, tendo a essere manipolativa nei miei momenti peggiori.

È estremamente facile fare l'espressione giusta al momento giusto, concedere qualcosa solo per ottenerne un'altra in cambio. Lo facevo spesso in passato per ottenere più farmaci.

«Mi sono spiegata male, mi riferisco a uno in particolare, alto più di me e te, capelli neri, abbronzato, jeans strappati... bello da far paura?»

Kyle ritrae la mano con una faccia schifata. «Oh mio Dio, cosa ti ha fatto pensare di poter parlare di ragazzi con me?» Fa un finto verso di vomito, e io gli tempesto di pugnetti la spalla.

«Va bene, va bene! Non mi picchiare» si difende fra una risata e l'altra. «A dire il vero penso di sapere a chi ti riferisci.»

Faccio un sorriso di circostanza e mi allungo un po' in avanti, sinuosa come un serpente a sonagli. «Davvero?» Cerco di contenere l'emozione nella voce, ancora qualche istante e saprò chi è.

«Sì, l'ho incrociato ad altre feste, si fa notare per la sua stazza e perché, quando arriva lui, rende tutti noi ragazzi presenti dei brutti anatroccoli.»

Centro, non possono essercene altri come lui e l'amico biondo.

Appoggio il gomito sul tavolo, intonando inespressiva: «Sì, sembra proprio il ragazzo che ho visto».

«Sono sorpreso che non hai già sentito parlare di lui. Tu e Lexy non state sempre a confabulare di ragazzi? Si chiama Ren O'Hara.»

Ren.

Certo. Deve essere colui che ha stipulato la tregua con il secondo gruppo guidato dall'uomo col coltello. L'altra sera al Respite ne erano intimoriti, è il loro capo.

Il mio cuore perde un colpo, mentre la mia espressione neanche un battito di ciglia. Devo ricordare a me stessa che se mai mi avvicinerò di nuovo a lui, sarà solo per scoprire la verità.

Non perché sia affascinata dalla prestanza del leader di una banda di malviventi.

«Sai altro di Ren?»

Assaporo le tre lettere che escono dalle mie labbra, lenta, quasi rifiutandomi di lasciar andare quel minuscolo pezzo di lui che ho catturato per me.

Kyle scrolla le spalle e si passa una mano sulla testa praticamente rasata. «Senti, probabilmente è meglio tu non sappia altro. Girano delle voci sul suo giro. Non è una compagnia con cui immischiarsi, di certo non è gente con cui voglio che mia sorella vada in giro.»

Riecco il fratello orso.

«Non ho intenzione di girare con loro. Sono solo curiosa, almeno mi distraggo un po'.»

Alla fin fine non è una menzogna.

Non devo uscirci insieme, solo capire il loro ruolo nella morte di Grant.

Kyle mi risponde rassegnato: «Non so molto altro, sta sulle sue, per assurdo considerando in quanti lo seguono di qua e di là, è un solitario. A quanto pare, questo suo atteggiamento attira ancora di più le ragazze».

«Hai detto che circolano strane voci» rispondo con finto fare cospiratorio per buttarla sul ridere e non farlo insospettire. «È in un giro di droga? Fa parte di qualche gruppo mafioso?»

Scoppia a ridere, ma sembra lo stesso teso, forzato. Com'è possibile che questo Ren riesca a rendere le persone così? Anche quelle che non hanno mai avuto a che fare con lui direttamente? E com'è possibile che io, amica di Gossip Girl in persona, non abbia mai saputo niente?

Cosa mi sta nascondendo Lexy e perché? «Sostengono che sono violenti.»

Inarco entrambe le sopracciglia. «Tutto qui?» Basta guardarli per capirlo, non ci vuole di certo una laurea. Non ci si pompa così di muscoli se non si intende usarli.

Kyle scuote la testa, rassegnato. «Cos'è, un interrogatorio?»

«Per favore.» Mi esibisco nella mia migliore riproduzione di occhi da cucciolo.

«Quanto sei insistente! Si radunano in un qualche locale nei bassifondi, dove prendono parte a dei combattimenti clandestini e pare siano immischiati in una specie di guerra fra gang. La cosa strana, e per cui non hanno mai potuto arrestarli, è che non hanno mai armi addosso, sembra risolvano tutto a suon di pugni, da quelle parti.» Scrolla le grosse spalle. «Ecco, ora sai tutte le storie che circolano su Ren e i suoi. Capisci perché non voglio che tu ci abbia a che fare? Ha già fin troppe ragazze che gli corrono dietro per avere briciole della sua attenzione, non voglio che mia sorella entri a far parte delle groupie di Ren.»

«Oh, non preoccuparti, non succederà.»

No, non voglio la sua attenzione, anche se purtroppo l'ho già ottenuta andando al Respite che, stando alla storia, deve essere il locale dove si riuniscono. Non ho visto combattimenti clandestini, ma in mezz'ora ho assistito a più di quando dovevo. I colpi di pistola provenivano da fuori, mentre loro erano ancora dentro. Se è vero che non hanno mai armi, non possono

aver sparato a Grant.

Di sicuro, però, sanno chi è stato, e probabilmente erano presenti quando il fatto è avvenuto.

Devo solo trovare Lexy e capire cosa abbia a che fare con questa storia e poi... poi devo solo tornare nei pressi del Respite e trovare chi porta pistole.

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