Capitolo 3
Il mio telefono squilla per l'ennesima volta. È Lexy. Ultimamente sono una pessima amica, ne sono consapevole, ma so anche che, se dovessi rispondere, lei vorrebbe sapere dove sono e cosa farò questa sera.
Se la risposata alla prima domanda è facile, perché sono a casa e mi sto preparando per uscire, la seconda è più complicata. Voglio vedere dov'è morto Grant. L'ultimo posto in cui mi sarei mai aspettata di trovarlo. Cercare di dare un senso a ciò che raccontano la polizia e i media. Se glielo chiedessi Lexy sicuramente verrebbe con me, ma sarebbe troppo egoista portarla lì.
Da quando i genitori di Grant mi hanno riferito quanto riportato dagli inquirenti e ho iniziato a seguire il caso in televisione, sento che qualcosa non quadra.
Lui è sempre stato un ragazzo riservato, frequentava locali tranquilli e non osava mai troppo. Invece, quattro giorni fa, è andato in un locale di fama equivoca in periferia, da solo.
Da qualche settimana, i telegiornali non fanno altro che parlare delle sparatorie che avvengono, quasi quotidianamente, da quelle parti.
Tutti i ragazzi morti hanno tra i venti e i trent'anni. Dicono che si tratta di scontri per il territorio, ma nessuno finora ci aveva fatto veramente caso, soprattutto la polizia: quel che succede in periferia rimane in periferia. Nessuno ci mette becco. Almeno questo succedeva prima che un ragazzo, figlio di genitori ricchi e pilastri della nostra società, venisse colpito alla tempia da un proiettile, che non gli ha lasciato nessuna speranza di sopravvivere.
Quello che si domandano tutti, quello che mi chiedo io, è: cosa ci faceva Grant lì quella sera?
Hanno provato a convincerci che fosse andato là per trovare un po' di svago dalle pressioni della vita quotidiana, i cosiddetti "svaghi dei ragazzi ricchi", cannabis e ragazze facili.
Io non ci credo, quello che descrivono non è il Grant con cui sono cresciuta. Era innamorato, non avrebbe mai tradito Stacy e certamente non fumava, non aveva neanche voluto provare una sigaretta con me e Lexy in terza media.
Mi trucco alla svelta, se conosco bene la mia amica tra un po' sarà alla porta a suonare il campanello. Contemplo il mio guardaroba, senza essere granché sicura di quale sia l'abbigliamento adeguato. Alla fine, opto per delle ballerine bianche, un normalissimo paio di jeans aderenti e una maglia larga che lascia scoperta una spalla. I capelli non provo nemmeno a domarli, tanto cercare di fargli avere una piega normale sarebbe inutile. Ho quel genere di capelli che non sono né lisci né ricci, si potrebbero definire mossi naturali. Io dico semplicemente disordinati, di un colore che non è né nero né castano, ma una via di mezzo. Insomma, sono nati indecisi.
Una volta pronta, mi dirigo veloce fuori di casa, evitando Kyle e il suo ennesimo interrogatorio su come mi sento. Dalla morte di Grant, è uno dei suoi argomenti preferiti, come se continuare a chiedermelo ogni volta che mi vede potesse cambiare qualcosa.
Il locale Respite for beings dista quasi trenta minuti di macchina. Potrei dire che durante quell'arco di tempo sono rimasta sicura della mia decisione, ma non sarebbe la verità. Parecchie volte sono stata tentata di fare inversione e tornare a casa, ma poi pensavo a Grant.
Grant in quel locale per quasi due ore.
Grant che usciva e, mentre tornava alla macchina, veniva coinvolto in una sparatoria.
Grant sull'asfalto, solo, mentre tutti gli altri fuggivano.
Si è accorto che la fine stava arrivando? Ha avuto il tempo di capire in che guaio era finito mentre i proiettili volavano?
Ha cercato di mettersi in salvo? Un colpo in testa sembra fin troppo preciso per essere frutto di un errore.
Credevano facesse parte della banda rivale?
Tutti quelli che hanno visto Grant dicono che era arrivato da solo e allo stesso modo se ne era andato, che non c'era nessun altro con lui mentre andava alla macchina.
Tutto ciò non ha senso.
Bande rivali. Una pallottola alla tempia. Una stramaledetta esecuzione.
Possibile che sia l'unica a pensare che la dinamica descritta è assurda?
Quando Grant è giunto nel parcheggio, gli spari non erano ancora cominciati. All'arrivo della polizia, oltre a lui e altri due corpi, non c'era nessuno.
Dei due uomini morti non si sa niente, non avevano documenti né armi addosso, perciò non sono ancora riusciti a identificarli. La teoria più accreditata è che i loro compagni abbiano portato via tutto quello che avrebbe potuto condurci a loro.
Spengo il motore nei posteggi di fronte al bar. Mi costringo a fare un respiro profondo. Sono passati solo quattro giorni, ma niente fa pensare che qui sia avvenuto qualcosa di brutto. Ci sono parecchie jeep e moto.
Come se fosse normale andare a bere e fare baldoria a due passi da dove sono stati commessi degli omicidi.
Un faro proiettore a led rischiara l'area delle macchine, emana una luce talmente intensa che sembra giorno; appena fuori dal suo raggio, invece, la tenebra più totale per i circa cento metri che separano il parcheggio dall'entrata.
Un posto ideale per fare un'imboscata a qualcuno. Non che me ne intenda, ma non ci vuole un genio per capire che chi è dentro il cerchio di luce è ben visibile a tutti anche a molta distanza, mentre chi è fuori ha una buona visuale del bersaglio e, a causa della fitta ombra, dei tetti elevati e dei vicoletti, ha un riparo più che sicuro.
Un brivido mi scuote, devo smetterla con questi pensieri macabri, se voglio trovare il coraggio di espormi alla luce e di attraversare l'ombra.
Okay, Raya, deciditi. Dentro o fuori, in ogni caso questo posto non è sicuro. Hai seguito il Bianconiglio fino a qui, tanto vale andare a vedere cosa c'è nella sua tana.
Per Alice non è stata proprio un'idea geniale...
Certo, ci mancava solo un dibattito retorico con la mia psiche in mezzo a tutto questo casino.
Un bussare improvviso contro il finestrino mi fa fare un salto di svariati centimetri. Emetto anche un urletto di cui non vado affatto fiera di fronte al volto arrabbiato di Lexy.
Una volta ripresa, esco dalla macchina con tutta la dignità possibile. «Lexy, che diamine ci fai qui? Mi hai spaventata a morte!»
Non affatto colpita dal mio sfogo batte il cemento col suo piedino, stringendo la borsa in una presa mortale contro il petto come se qualcuno dovesse scippargliela da un momento all'altro o dovesse proteggersi da un'aggressione. Cosa che, pensandoci, è molto probabile considerata la zona.
«Cosa ci faccio io qui? Non rispondi al cellulare, vengo a casa tua e non ci sei. Allora ho controllato la tua posizione e ho scoperto che eri in questa zona. Da lì, capire dove eri diretta è stato facile.» Si sistema un ciuffo biondo dietro l'orecchio e si guarda intorno circospetta.
«Hai tracciato la mia posizione?»
Dannazione alla condivisione, devo disattivarla.
«Sì! Non è quello che ho spiegato negli ultimi cinquanta secondi?»
«Sei arrabbiata con me, hai ragione, avrei dovuto rispondere al telefono, ma non volevo che venissi anche tu.»
Lexy mi guarda allucinata, gli occhi celesti quasi fuori dalle orbite. «E dove diavolo dovrei essere? Se la mia migliore amica decide di andare a farsi uccidere nello stesso posto dove è morto un altro nostro amico, col cavolo che rimango a casa! Qualcuno dovrà pure instillarti un minimo di giudizio.»
"Un altro nostro amico." Per lei Grant non significa quello che rappresenta per me. Io sono il suo Grant.
«Non sono venuta a farmi uccidere, Lexy, voglio solo osservare e magari capire cosa è venuto a fare Grant in un postaccio del genere.»
Lei rilassa un poco la postura, lasciando scivolare le braccia fino al ventre, la piccola borsa che ora pende mollemente dalla catenella. «E come pensi di scoprirlo? Da loro non avrai risposte. Nemmeno la polizia ha saputo niente da quelli. Si proteggono a vicenda. Non ti diranno mai cos'è successo, è più probabile che ti accada qualcosa di veramente brutto se vai lì dentro e inizi a fare domande.»
Faccio scattare la serratura della macchina con il telecomando e le do le spalle: non voglio noti quanto in realtà sono indecisa. «Ascolta, non ho alcuna intenzione di mettermi in pericolo. Prendo solo qualcosa da bere, provo ad attaccare bottone e tengo le orecchie aperte. Tutto qui.»
«Perfetto.»
Mi giro sorpresa, non riesco a credere a quello che ho appena udito. «Cosa?»
«Hai capito bene: perfetto. Ma io vengo con te.»
Detto questo, si gira e si incammina tutta impettita verso il locale. Gli occhi mi si inumidiscono. Dio, quanto le voglio bene. Corro per raggiungerla e le afferro la mano. Avvicinandoci all'entrata la musica ci raggiunge invitante con un ritmo serrato che fa apparire i nostri ultimi passi una marcia serrata. Due uomini, interamente vestiti di pelle, se ne stanno appoggiati a delle moto appena sotto le luci d'ingresso del locale fissandoci con sguardi poco amichevoli. Entrambi hanno la nuca pelata e stanno fumando. Avranno circa trent'anni. Uno dei due ha tutta la pelle del viso solcata, butterata.
«Ehi, ragazzine, vi siete perse?»
Lo ignoriamo, continuando per la nostra strada a testa alta. Finalmente arriviamo alla porta. «Pronta?»
Lexy sorride, sforzandosi di apparire sicura. «Facciamolo.»
Non sarebbe mai venuta qui per Grant. Forse è il momento che lo accetti, perché anche se non è disposta a rischiare per lui, lo fa per me. E questo deve bastarmi.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top