Capitolo 10

Il sole penetra con insistenza dalla finestra, sfidandomi ad affrontare una nuova giornata di insicurezze. A quanto pare, ieri ho dimenticato di chiudere le ante. A pancia in giù, con un grugnito ben poco signorile, raggiungo il cellulare sul comodino: le undici e un quarto.

Ora di affrontare il mondo. Una volta sbrigate le solite faccende in bagno, tra uno sbadiglio e l'altro volo a fare colazione ancora in tenuta da notte: pantaloncini corti e una maglietta gigantesca degli Evanescence.

Rintronata dal sonno, calcolo male le misure e centro in pieno l'angolo del bancone della cucina.

«Dannazione.»

Mi massaggio il fianco contuso con una mano, mentre con l'altra apro il frigo.

Sentendo dei passi avvicinarsi saluto Kyle sforzandomi di apparire allegra. «Buongiorno, fratellone. Già fatto colazione?» Prendo il latte e poi richiudo il frigo.

«Non sono venuto per la colazione.»

Il cartone mi scivola di mano, rompendosi e rovesciando il contenuto ovunque.

Ren se ne sta appoggiato all'entrata della cucina.

Ancora una volta appropriandosi di uno spazio che non gli appartiene.

«Cosa fai qui?» Ansimo senza fiato, mentre il mio cuore prende il volo. «Dov'è Kyle?»

Gli addominali si contraggono quando si dà una spinta per staccarsi dallo stipite e, io in risposta, faccio due passi laterali e, con un piccolo saltello, evito la chiazza di latte mantenendo così il bancone della cucina tra di noi.

I suoi occhi brillano di divertimento virando su una tonalità più scura.

Ma che diamine vado a pensare in un momento come questo?

«Kyle è uscito, gli ho detto che dobbiamo parlare.»

«Sì, certo, come no.»

Afferra una mela dal centrotavola rigirandosela nel palmo.

«Esattamente a cosa non credi?»

«A tutto. Al fatto che, a detta tua, mio fratello ti ha fatto entrare con tanto di tappeto rosso e addirittura ti avrebbe permesso di restare per tendermi un agguato.»

Ren alza le spalle muscolose, totalmente indifferente alla mia scenata.

«In verità, sono tornato qui con lui ieri sera. Mi ha fatto rimanere a dormire, mi ha persino prestato un cambio di vestiti.»

Ma a chi crede di darla a bere?

«T-tu stai delirando, Kyle non l'avrebbe mai fatto. Lui mi ha messo in guardia da te. Da voi.»

Veloce, oltrepasso il bancone e vado in sala a prendere il cordless. Un punto a suo favore è che non tenta in alcun modo di fermarmi, rimane immobile in cucina, con un'espressione fin troppo paziente e altezzosa.

A guardarlo meglio, noto che indossa davvero una tuta di Kyle, ma gli sta un po' stretta sui pettorali e sulle gambe.

Sospendo le dita sul tastierino numerico, all'improvviso insicura.

Forse sto reagendo in maniera eccessiva, in fondo se ne sta lì, bellissimo, e non ha fatto nulla per cui dovrei sentirmi minacciata o in pericolo.

Lentamente torno in me, mettendo a fuoco gli avvenimenti di ieri sera.

Ren mi ha cercata, abbiamo condiviso uno strano abbraccio, gli ho creduto quando mi ha detto che non è responsabile della morte di Grant, ha tentato di aiutarmi quando sono stata male e... e mi ha ascoltata, quando nessun altro l'avrebbe fatto.

I pro a suo favore consistono nel comportamento civile di una sera, ma i contro – fedina penale un po' troppo affollata, violento, coinvolto in una guerra dove la gente muore – riguardano praticamente tutti gli altri giorni della sua vita.

Mi rigiro il cordless tra le mani. Mi fido? Sono davvero così pazza?

Ricordo la sensazione provocata dalle sue mani su di me, il loro calore che pareva rinsaldare i pezzi sparsi della mia anima, il suo sguardo che sembrava farmi promesse per cui non credo di essere pronta. Ancora una volta, lo scruto e non trovo nessun segno di minaccia o pericolo. Sta aspettando che prenda una decisione.

«Pensavo avessi detto che non c'è niente di cui dobbiamo parlare» gli rinfaccio con tono acido; appena sveglia non sono quasi mai un raggio di sole. Rimetto il telefono al suo posto e torno in cucina, passando accanto a Ren, decisa a mostrargli che la sua presenza non mi turba.

Prendo uno straccio da sotto il lavello e lo posiziono sulla chiazza di latte. Una volta sistemato il disastro torno a voltarmi verso di lui.

Mi si mozza il respiro. Mi sta sorridendo. Non un sorriso ambiguo e neanche il sorrisetto ironico che mi ha rivolto un paio di volte. No. È un vero sorriso, che lo illumina e di conseguenza illumina me.

Sono stata io a provocare quel sorriso?

«Non hai più paura di stare in casa da sola con me?»

«Nah. Ma ti do un consiglio, non comparire mai più così se prima non ho fatto colazione. Non ragiono molto appena sveglia.»

Si mette le mani in tasca e mi fa l'occhiolino. «Lo terrò a mente. Per le prossime volte.»

Il mio cuore perde un battito. Prossime volte? Plurale? Ha intenzione di vedermi appena sveglia ancora?

Ricorda, Raya, ha delle fottute groupie.

«Ti avevo detto di aspettarmi, ieri.» Il suo tono, così come il suo volto, cambia in modo drastico: da scherzoso e provocatorio a inquisitorio. E poi sarei io quella con tendenze bipolari. Mi chiedo cosa direbbe la dottoressa di lui.

«Ho perso la cognizione del tempo e tu non tornavi. Ho pensato che fossi impegnato con...» Un altro cadavere. «... il tuo gruppo e volevo tornare a casa.»

Temendo che capisca che non gli sto dicendo tutta la verità, raccolgo lo straccio e lo sciacquo nel lavandino. Il fatto che non abbia commentato non promette niente di buono.

Mi asciugo le mani e, titubante, torno a posare lo sguardo su di lui.

Ren ha ancora quella sua espressione imperscrutabile.

«Esattamente cosa avevi ieri sera?»

«Ah... ecco.» Mi impappino, non sapendo dove andare a parare. Cosa posso inventarmi? Con un lampo di genio mi viene in mente che c'è solo un argomento di cui i ragazzi non vogliono e non sanno parlare.

«Sai, ero, sono in quel periodo del mese.» Mi complimento con me stessa per la trovata.

Lui non si sbilancia di un centimetro, non sussulta nemmeno, si limita ad arcuare uno dei suoi perfetti sopraccigli e, con uno tono fermo come la morte, asserisce: «No che non lo sei».

«Scusa?» Incrocio le braccia sul petto, aspettando che spieghi la sua affermazione.

Trae un respiro profondo dal naso, le sue narici si dilatano e i suoi occhi emettono un tenue bagliore incendiandosi mentre mi squadra da capo a piedi.

«Non hai il ciclo. Anzi, in questo momento sei più che fertile.» Boccheggio incapace di rispondere alcunché, cosa che sembra divertirlo, mentre se ne sta lì tutto tronfio, bello come Apollo.

Quasi urlo, puntandogli un dito al petto. «Tu sei pazzo. Ti dico che ho il ciclo.»

«Perfetto, dimostramelo, allora.»

«Stai scherzando, vero?»

«Non scherzo mai.»

«E se ti sbagli?»

«Non mi sbaglio. In ogni caso non sarebbe né la prima né l'ultima volta che vedo del sangue.»

È completamente folle. Non può davvero esserne sicuro. A meno che non abbia sbirciato sull'applicazione che utilizzo per tenere monitorato il ciclo, ma sarebbe dovuto entrare in camera mia mentre dormivo per guardarla. Non aveva motivo di farlo, non poteva prevedere come sarebbe andata questa conversazione.

Ren si appoggia con fare spavaldo al bancone dietro di lui, incrociando le braccia sul petto; la felpa, troppo piccola, si tende fino allo stremo sui suoi muscoli ben definiti.

Sta sul serio aspettando che gli porti una prova tangibile?

«Okay. Ammettiamo, solo per ipotesi, che io non abbia le mie cose.» La mia voce trema, ma, quando annuisce, continuo:

«Magari non ritengo necessario comunicare a uno che ho visto tre volte in tutta la mia vita che tipo di malattia ho. Ipoteticamente».

Ren fa un cenno d'assenso. «È uno scenario che potrei comprendere.»

Sospiro, sollevata della mia vittoria.

«Ma tu non sei malata. Ritenta.»

«Mi stai prendendo per il culo?» sbotto, incapace di trattenermi oltre.

«No. Diciamo che ho i sensi abbastanza sviluppati per queste cose.»

«Hai sensi sviluppati per cicli mestruali e malattie? E io che pensavo facesse schifo essere me.»

Mi squadra con un cipiglio tale che non mi stupirei se mi pugnalasse con tutto il set di coltelli presente nel porta oggetti del bancone.

«Raya, sono serio adesso. Perché, quando stavi male, mi hai chiesto di radunare il mio gruppo altrimenti uno di loro sarebbe morto?»

Deglutisco a fatica, senza sapere cosa dirgli. La verità certamente no, non racconterò mai più a nessuno quello che penso di poter fare. L'eco delle parole della dottoressa è ancora troppo fresco. Se Ren vuole delle risposte, be', forse prima deve darne lui qualcuna a me!

«Solo un presentimento.» Non permetto a nessuna emozione di trapelare dalla mia voce.

Ren abbassa le braccia lungo ai fianchi, scocciato e deluso; si allontana da me e va alla porta. Se ne sta andando un'altra volta. Per un breve momento, penso di vuotare il sacco, solo per farlo rimanere un altro po', ma la paura delle conseguenze è troppo forte, la paura che anche lui mi possa ritenere pazza.

Si ferma sull'uscio, per metà rivolto verso di me, questa scena mi ricorda il nostro primo incontro.

«Il tuo presentimento ha salvato una vita, ieri sera.»

Ci metto qualche istante, forse un minuto intero, a digerire la sua affermazione. Nel momento in cui riesco a darle un senso, la porta si richiude.

Non può essere vero. Ho salvato qualcuno. Io.

Una singola lacrima mi solca la guancia, subito seguita da una seconda, da una terza, da una quarta, finché mi ritrovo scossa da singhiozzi incontrollabili.

In un primo momento, piango di felicità, per la vita che ho contributo a salvare, ma presto subentra lo sconforto, per le esistenze spezzate che non ci sono più.

Per quelle vite che ho lasciato andare a mani aperte, senza nemmeno provare a trattenerle. Ad aiutarle.

Grant, mio padre, mia madre.

Non ho neanche provato a salvarli, non ho dato loro una minima possibilità di cavarsela. Sono stata così presa da me stessa, da dare per scontato che le loro morti fossero inevitabili.

Entro in camera stravolta, quasi incapace di respirare per il pianto spasmodico e chiudo la porta a chiave.

Lancio vestiti, scarpe, sciarpe, ribalto l'intero armadio finché non trovo le pillole.

Apro il flacone con mani tremanti e ne prendo due per poi trascinarmi a letto. Sicura che l'oblio mi accoglierà a braccia aperte come un amico di lunga data.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top