Capitolo 11: Oltre
LYDIA
«Ma che fai?» urlai, non appena vidi Chris fare quel cieco salto nel buio.
Mi sporsi oltre il bordo, ma ormai Chris era stato inghiottito dalla nera voragine sottostante.
«Ma che fa?» esclamai confusa, voltandomi verso i presenti.
April aveva lo stesso mio sguardo scioccato, ma gli altri sembravano rilassati, quasi divertiti dalla mia reazione.
«Non stare a preoccuparti, tornerà. Quando mai non ritorna, quel ragazzo?» mi rispose divertito Ray.
Neanche il tempo di finire la frase, che un rumore stridente invase il pozzo, seguito a breve dalla comparsa del ciuffo ribelle di Chris. Acuii la vista quel tanto da permettermi di vedere una lastra di roccia, poggiata alla parete del pozzo, salire verso l'alto, trasportando il ragazzo.
«Sul fondo non c'è nulla, ma lungo la discesa ci sono due porte laterali» urlò, per sovrastare quel rumore assordante.
Non appena la roccia fu a livello delle scale su cui ci trovavamo, si fermò, permettendo al mio compagno di scendere.
«E sai cosa c'è dietro le due porte?» domandò Richie.
«Mi hai forse scambiato per un indovino?»
«Già che c'eri potevi controllare» fece spallucce il compagno.
«E invece ho preferito donarvi il brivido dell'ignoto» rispose Chris, mettendosi le mani in tasca e sfoderando un sorrisetto arrogante «Dai, muoviamoci, manca poco alla prima porta» concluse, poi, ricominciando a discendere le scale.
L'idea di dover continuare a percorrere quei gradini pericolanti non mi allettava affatto ma, non potendo fare altrimenti, mi appiattii quanto più possibile contro la parete alla mia destra e, assicurandomi di avere Ray al massimo a due gradini di distanza, cominciai a scendere.
Certo, lui si getta tranquillamente dai burroni manco fosse Iron man e io non riesco a mettere un piede dopo l'altro, pensai, cercando, oltre le teste degli altri la nuca del ragazzo-cannone.
Più scendevamo, più la secca atmosfera della Nazione del Deserto ci abbandonava, sostituita dall'aria umida tipica delle cantine, che si appiccicava alla pelle regalando, di tanto in tanto, piccoli brividi. Essendoci un'unica possibile strada da percorrere, Chris riuscì, per quella volta, a non farci perdere tutti. Bastò infatti meno di un minuto per arrivare di fronte a ciò che stavamo cercando.
Vidi Ilan posare una mano sulla roccia che contornava la porta e chiudere gli occhi. Sapevo che, per tutti i presenti, vedere un Rheol usare il proprio potere non fosse una gran novità, ma io non potevo fare a meno di incuriosirmi ogni qual volta tiravano fuori dal cilindro una nuova magia.
Neanche mi accorsi di quanto lo stessi fissando intensamente, fino a quando non riaprì i suoi occhi nocciola, facendomi leggermente sussultare.
«Al di là della porta c'è solo una singola stanza, non troppo grande e vuota; o almeno non mi sembra di percepire qualcuno al suo interno» ci spiegò.
«Ottimo...» iniziai «E quindi chi apre?» domandai poi, titubante.
«Non dirmi che hai paura» mi stuzzicò Chirs.
«Se sei così coraggioso, perché non la apri tu?» controbattei un po' inasprita.
«Io la mia parte l'ho già fatta e poi, è così pieno di baldi giovani qui intorno che resta solo l'imbarazzo della scelta» rispose, indicando i nostri compagni.
«Se la mettiamo così, io non posso andare per primo, mi sono appena ripreso, potrei non avere ancora i riflessi abbastanza pronti, in caso ci fosse qualcosa dall'altra parte» replicò Ilan, con una nota di ironia a colorare la sua voce.
«Come ad'esempio una trappola?» chiesi, fissando la porta e immaginando un'ascia spuntare da dietro di essa, una volta aperta.
«Tranquilla, ti proteggerei io» intervenne Richie.
«È arrivato il cavaliere senza macchia e senza paura» rise Ray.
«Se è così, perché non apri tu?» replicò il primo.
«Ho capito» April si fece spazio, dando una leggera gomitata a Richie per passare «Devo fare io» continuò, allungando la mano e girando la maniglia senza esitazione.
Se in quel momento qualcuno si fosse trovato all'interno di quella stanza avrebbe visto la minuta figura di una ragazzina stagliarsi decisa oltre la porta, e di quattro ragazzi tremanti raggruppati alle sue spalle.
O, almeno, così mi immaginai la scena.
Fortunatamente, nessuna ascia apparve dal nulla a trafiggere il corpo della mia compagna da parte a parte.
Tuttavia, l'unica che non ne sembrò sollevata fu April stessa che, facendo un passo in avanti, sospirò un po' delusa «Controlliamo, ma temo che non sia questa la nostra stanza.»
Senza dire una parola di più vidi Ilan entrare, guardandosi intorno con sguardo dubbioso. A ruota lo seguimmo tutti, l'uno dopo l'altro.
Una volta entrata, un pungente odore di muffa mi pizzicò il naso. La luce filtrava fioca dallo spiraglio creatosi dalla porta aperta.
Alla penombra riuscii a distinguere i contorni di una scrivania e di quelle che, sulle pareti, sembravano una massa scomposta di coperte.
«Ma voi riuscite a vederci qualcosa?» chiese Chris.
Di risposta sentii qualcuno sbattere contro qualcosa in legno «Decisamente no» mugugnò Ray, massaggiandosi un'anca «Nessuno ha un fiammifero o qualcosa del genere?»
«Chiedi e ti sarà dato» esclamò Richie.
Finì appena di pronunciare quella frase, che una fioca luce rossastra gli illuminò il volto. Fece due passi indietro e un fuoco prese vita su di una torcia appesa al muro di fronte a lui, rischiarando l'intera stanza.
«Trovato niente?» domandò, voltandosi e mettendosi in tasca qualcosa.
«Qui è pieno solo di disegni e schizzi» rispose Ilan, sfogliando tra le mani una serie di fogli ingialliti.
Ne prese uno e lo alzò ponendolo contro luce, ma immediatamente lo riabbassò scuotendo la testa.
Mi guardai intorno, ammirando gli arazzi colorati che al buio avevo confuso per coperte. Mi avvicinai alla parete, sfiorando una delle stoffe che adornavano la stanza: spessi fili rossi e dorati s'intrecciavano, dando vita a lontani paesaggi e animali mistici.
Afferrai un lembo del drappo e lo scostai, sperando che nascondesse dietro di sé una cassaforte o qualcosa di simile, ma, ovviamente, fu un buco nell'acqua.
Vidi un paio dei ragazzi sollevare altri arazzi, facendo lo stesso lavoro che poco prima avevo fatto. Decisi allora di abbandonare la ricerca delle casseforti nascoste e mi diressi dalla parte opposta della sala, dove erano ammassati a terra, in maniera irregolare, una grande quantità di cuscini e coperte dalle più disparate forme e dimensioni. Che Gomer ci dormisse anche in quel posto?
Poco distanza era stato posto un piccolo tavolino circolare, su cui erano sparsi diversi fogli, e una cornice impolverata.
Iniziai a smuovere i cuscini, sperando di trovarci qualcosa nel mezzo, ma, poco dopo, desistetti, troppo curiosa di frugare tra i fogli che ricoprivano quel tavolinetto. Ne presi in mano una manciata, cominciando a scorrerli come fossero vecchie foto, ma i miei occhi catturavano solo immagini di scoloriti disegni e frasi, scritte e cancellate in una pessima calligrafia.
«Qui c'è scritto qualcosa» dissi, passando i pezzi di carta ad April «Ma non credo sia qualcosa di interessante.»
La fissai dubbiosa, ma anche lei non sembrò trovarci qualcosa di interessante.
Sparsi i fogli restanti sul tavolo, dandogli una veloce occhiata, ma non mi parve di notare nulla di particolare.
Spostai l'attenzione sulla cornice. L'impronta di tre dita mi fece capire che qualcuno doveva averla presa in mano di recente e, con molta probabilità, quel "qualcuno" doveva essere stato Gomer. Una striscia orizzontale, a metà della cornice, aveva rimosso la polvere dal vetro, mettendo in risalto il volto di una donna. Con la manica ripulii l'intero riquadro, scoprendo l'immagine di tre persone sorridenti. Uno di questi doveva essere il ritratto Gomer, anche se più giovane dell'uomo che avevo conosciuto. Stringeva accanto a sé una donna dagli occhi luminosi e, davanti a loro, stava una ragazzina dai lunghi capelli, che li guardava come fossero curiose creature.
«Propongo di passare alla prossima porta» disse d'un tratto Ray, afferrando il manico della torcia e staccandola dal muro.
«Sono d'accordo» affermò Chris, avvicinandosi all'uscita.
Li imitai, ma solo quando fui sulla soglia mi accorsi di avere ancora tra le mani la cornice.
«Solo un momento» esclamai, rientrando nella stanza.
Dovevo solo posare ciò che avevo sottratto, non era qualcosa di poi così complesso. O almeno questo era quello che credevo. Ma il fato, fortunatamente, non la pensò come me.
Ero arrivata praticamente di fronte al tavolinetto quando, a causa anche dal buio che era piombato nella stanza quando Ray era uscito con la torcia, non mi accorsi che un piede mi se era incastrato per sbagli sotto una delle coperte riverse a terra. Persi subito l'equilibrio e, con la speranza di restare in piedi, mi aggrappai all'arazzo più vicino, ovviamente senza successo.
Un urletto e uno strappo accompagnarono la mia caduta; poi, improvvisamente, tutto si fece completamente buio pesto.
Mi toccai le gote, certa di essere diventata bordeaux dalla vergogna, ma sperai intensamente che nessuno se ne fosse accorto quando i ragazzi accorsero per aiutarmi a rimuovere il drappo di dosso.
«Tutto bene?» mi chiese Ilan, scostandomi un lembo di stoffa dalla spalla.
Avrei voluto rispondergli immediatamente, ma fui distratta dal particolare fruscio che accompagnò il suo movimento.
«Aspetta, rifallo» quasi gli ordinai.
«Cosa?» domandò perplesso.
«Quella cosa, muovi di nuovo quell'affare.»
Non riuscivo a trovare le parole giuste, ma, inspiegabilmente, lui sembrò capire, poiché riafferrò lo stesso punto di prima e lo smosse.
Un crepitio riecheggiò nella stanza, arrivando, questa volta, alle orecchie di tutti. Rumore che decisamente stonava con la morbida tela che ancora mi ricopriva in parte.
Mi scostai, gattonando, mentre Ray si avvicinava a illuminare l'arazzo. April si fece spazio tra gli altri due ragazzi, infilandosi una mano in tasca ed estraendo un piccolo coltellino che passò ad Ilan.
Il ragazzo afferrò il tagliente oggetto e, utilizzando la lama, iniziò a strappare i fili che ne costeggiavano il bordo. Bastarono pochi gesti, prima che la stoffa cedesse, rivelando quello che i due strati, avanti e dietro, contenevano: un carteggio.
Il ragazzo passò immediatamente i fogli a Richie che, dopo averli scrutati un paio di interminabili secondi, confermò essere quello che stavamo cercando.
Gli occhi mi si illuminarono e non potei fare a meno di tirare un urlo di gioia che si andò a sommare a quello dei miei compagni. Qualcuno mi afferrò alle spalle, tirandomi su di peso, perché sì, stavo ancora accucciata a terra, e, senza sapere come, mi ritrovai stretta in uno scomposto abbraccio di gruppo, mentre un indistinto: «Ottimo lavoro, pasticciona» arrivò alle mie orecchie, accompagnato da una mano che mi scompigliava i capelli.
Angolo Autrice
Come state miei cari? Finalmente hanno trovato le informazioni che per un intero libro hanno cercato. Certo, non è abbastanza, ma sempre meglio di niente! So che non è stato un capitolo particolarmente movimentato, ma spero comunque non vi abbia annoiati!
Il prossimo capitolo sarà dal punto di vista di Octavia e nell'arco di uno o due capitoli le cose potrebbero iniziare a farsi piuttosto interessanti! ;)
Ultima comunicazione di servizio, poi vi lascio ai miei deliri... pensavo di fare su "Follia a Ddaear Arall" un capitolo di spiegazioni sulla storia passata di Ddaear Arall" (insomma tutti quegli avvenimenti raccontati da Arjuna molto tempo fa e che magari aiuterebbe ripassare). Che ne pensate? Potrebbe essere utile?
Bene! Detto ciò... la sentite? Questa aria natalizia che vi solletica le gote?
Io no.
Poca neve e tanto tanto studio... mai na gioia.
#IlGrichNell'Anima
No dai, scherzo. Mi trovo a scrivere davanti ad un caminetto acceso, ascoltandomi i Mumford & sons con le decorazioni di natale che mi circondano regalandomi profumo di pino. E quando mi ricapita?! (no, non ho abbattuto nessun povero pino, promesso, abiamo solo usato i rami per fare le ghirlande).
Certo, abbiamo acceso il fuoco perché il riscaldamento ci si è rotto ed io mi ritrovo con addosso una maglietta e due maglioni della nonna, ma questa è un'altra storia.
Pronti al cenone di Natale? Avete già fatto allargare i pantaloni di 3 taglie? O, come dice una mia amica, a mettervi un vestito comodo, così da non far vedere la pancia lievitare! (Per i ragazzi, quest'anno kilt per tutti!)
Ed i regali di Natale? Già fatti? O sfrutterete la Vigilia per fare 40 km, 40 negozi, 40 regali in 2 ore? Questo è il primo anno in cui sono riuscita a fare tutti i regali in tempo. Quasi... Perché ovviamente ho una storia anche per questo. Stavo facendo il mio penultimo regalo, quello per mia madre. Lo faccio impacchettare, lo pago in cassa, vado a ritirarlo e dico: "ma il mio non aveva la carta da regalo blu?" ed il signore: "Oh no, ho dato il tuo regalo alla signora prima di te!". Ed io in mano avevo i tre cappellini di lana che la Signora-prima-di-me aveva comprato. Ovviamente la tipa non se n'è accorta e probabilmente si ritroverà a scartare il regalo domani sera, ritrovandosi un elefante profumato di stoffa verde tra le mani (mia madre colleziona elefanti, giuro che era carino!). Visto che le sfighe non vengono mai sole, quello era l'ultimo elefante rimasto (tranne uno rosso, ma non mi piaceva). Morale della favola: darò a mia madre un bigliettino con su disegnato un elefante verde e quando la Signora-prima-di-me si accorgerà dell'errore e riporterà indietro il regalo, il tizio del negozio mi chiamerò ed io potrò finalmente dargli il regalo.
Auguri tutti voi, un bacio grande grande,
Olympia.
TRIVIA
Lydia doveva avere gli occhi verdi, ma poi:
1) Le rosce nei libri sono sempre descritte con gli occhi verdi. Ci avete fatto caso?
2) Gli occhi verdi mi fanno perdere la testa nei ragazzi, quindi mi sembrava giusto concederli a Chris.
3) Gli occhi cioccolato associati alle lentiggini li trovo di un dolcioso unico e nella mia mente contribuiscono a rendere il viso di Lydia simile a quello di un cerbiattino (come la descrive Octavia la prima volta che la incontra).
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