Capitolo 6: Scelte
OCTAVIA
Quella che era cominciata come una normale giornata si era trasformata di punto in bianco in un incubo.
Non capivo bene cosa stesse succedendo, ancora non avevo digerito tutta quella storia del mondo parallelo, potere antico e quant'altro.
Vedevo gli occhi di Lydia spalancati. Quella ragazza riusciva con un solo sguardo a trasmettere mille emozioni: paura, incredulità, curiosità, attenzione ma anche distrazione.
Io, al contrario, sentivo ribollire dentro di me un unico sentimento: rabbia. Probabilmente perché ancora non credevo a tutto ciò che mi era stato raccontato. Ero ancora convinta che da un momento all'altro sarebbe sbucato fuori qualcuno, urlando: "Sorridi, sei su Scherzi a parte!"
Con un grande sforzo attesi la fine di quella assurda narrazione, anche se più di una volta ero stata tentata di interrompere questo "Arjuna", perché la storia si stava facendo sempre più improbabile.
Con mia grande sorpresa riuscii a contenermi fino alla fine, fino a quella frase ad effetto che probabilmente si era preparato sin dall'inizio del discorso e che infine aveva pronunciato con tono solenne e sguardo deciso: "abbiamo bisogno di te, Lydia".
Ci furono un paio di secondi di puro silenzio. Nessuno fiatava. Dopo tutto il fracasso che era rimbombato tra le pareti di roccia quando eravamo arrivate, sembrava quasi irreale tutta quella quiete.
Mi serviva qualcuno che parlasse, qualcuno che riempisse quel silenzio, altrimenti avrei incominciato io e allora nessuno mi avrebbe fermata.
Ma, ahimè, nessuno aprì bocca.
«Volete dirmi che io mi trovo qui per puro caso?!» esclamai, avendo capito fin troppo bene che la mia presenza era assolutamente inutile e che ero stata presa e trattata come una bambola di pezza, strattonata di qua e di là come se nulla fosse, solo per una coincidenza.
«Il caso non esiste» mi rispose con irritante calma Arjuna.
Ero stata imbavagliata, rapita, portata a loro dire in un'altra dimensione per combattere una guerra in cui non c'entravo assolutamente nulla e tutto ciò che quella specie di Rambo riusciva a dirmi era la citazione della tartaruga di Kung Fu Panda?!
Eh no, questo è troppo.
«Voi non avete il diritto di trattare così le persone! Prendere con la forza due ragazze e portarle chissà dove! Se avete realmente delle buone intenzioni mi spiegate perché non vi siete presentati a casa nostra per discuterne normalmente?» Ero un fiume in piena «E poi, cosa penseranno i nostri genitori quando torneranno a casa e non ci troveranno? Saranno preoccupatissimi, non potete giocare con le vite altrui!» dissi quest'ultima frase alzando il tono più di quanto avessi voluto.
«È vero! Mamma e papà, chissà quanto saranno in pensiero» disse Lydia con un filo di voce.
Oddio, ti prego, non metterti a piangere, pensai, roteando gli occhi e riposandoli su quell'uomo dagli occhi grigi.
Ero contenta che Lydia mi supportasse, ma continuava a darmi l'impressione di essere un pulcino bagnato e abbandonato e in quel momento serviva che qualcuno prendesse in mano la situazione, altrimenti sarebbe stata la fine per tutte e due.
«Non avevamo tempo per parlarne con voi tranquillamente sulla Terra, mi spiace, ma l'arco temporale che consente il Passo è abbastanza breve. E per quanto riguarda i vostri genitori non dovete preoccuparvi, l'Incantatore che era venuto sulla Terra con Ilan e Chris è rimasto lì col compito di creare un Beth Oedd attorno a chiunque avesse cercato la nostra Lydia, sono sicuro che abbia fatto lo stesso coi tuoi cari vedendo Ilan portare anche te qui su Ddaear Arall.»
Beth Oedd?
«Un Beth Oedd?» chiese Lydia, dando voce ai miei pensieri.
«È una tecnica abbastanza complicata, che permette, per un certo periodo di tempo, di manipolare la mente di un individuo modificandone il ricordo di un'altra persona. In altre parole Faust, il nostro Incantatore, ha temporaneamente modificato il ricordo che i vostri genitori hanno di voi trasformandolo da un ricordo "Lydia figlia" ad un ricordo "Lydia lontana amica di infanzia"» disse, mimando le virgolette in aria con le dita.
«Avete cancellato dai nostri genitori il ricordo di noi?!» dissi scioccata.
Quell'uomo continuava a darci queste informazioni con la stessa naturalezza con cui una mamma spiega ad un bambino perché non è una buona cosa mangiare il pongo.
«Modificato, non cancellato. É impossibile rimuovere completamente il ricordo di qualcuno dalla mente di qualcun altro» rispose Arjuna come se fosse la cosa più ovvia dell'universo.
Mossi un passo verso di lui.
«Non è questo il punto! Noi ...»
Mi bloccai, sentendomi avvolgere da qualcosa a livello delle gambe.
Portai di corsa lo sguardo verso il basso, pronta a reagire ma quello che vidi mi paralizzò in un secondo: una bambina, di circa cinque anni mi avvolgeva le ginocchia in uno stretto abbraccio, con la faccia appoggiata alle mie gambe. Panico. Non sapevo mai come reagire quando mi trovavo in presenza di bambini piccoli, fatta eccezione per Zack, ma con lui era diverso, lui era mio fratello.
«Vi prego aiutateci, il mio papà ha combattuto contro quei cattivi del Regno della Foresta ed ora è stato fatto prigioniero. Aiutatemi a riportarlo a casa» disse, sempre tenendo la testa premuta contro di me.
Cercai di calmarmi, chiusi gli occhi e feci un respiro profondo, ma il mio corpo era ancora rigido, odiavo le manifestazioni di affetto e, ancora più in generale, odiavo che la gente mi toccasse, in qualunque modo. Riaprii gli occhi e li portai prima su Arjuna, poi su Chris ed infine sulla bambina, o meglio sulle due treccine bionde che le ricadevano sulla schiena.
«Vedi piccina... emh... non è che io non voglia aiutarti» dissi, cercando di accarezzarle i capelli, ma ottenendo come risultato più un pat pat sulla testa «Ma proprio non posso, non so nulla di questo posto, di questa faccenda, non potete fare affidamento su due comuni ragazze. Io non ho idea di dove sia tuo padre o di come liberarlo, sempre che sia ancora vivo ovviamente.»
La bimba, nel frattempo, aveva alzato lo sguardo e, all'ultima frase, lo aveva distorto in una smorfia di dolore.
Oh no, no no, non piangere, ti prego non farlo.
Ma ormai era troppo tardi e già i lacrimoni sgorgavano da quei suoi occhietti lucidi.
Cosa ho fatto? Ma cosa mi passa per la testa? "Sempre che sia ancora vivo", un genio proprio!
«Non piangere, non intendevo dire quello che ho detto, come posso sapere se tuo padre è morto?»
Un altro urletto più disperato uscì dalle sue piccole labbra.
Meglio che stia zitta.
Rialzai lo sguardo in cerca della madre o di una qualsiasi persona che mi aiutasse, ma ero così agitata da non riuscire a soffermarmi sui vari volti che mi circondavano.
«Tranquilla tesoro, non ti preoccupare, vi aiuteremo e insieme riusciremo a trovare tuo padre» disse una voce tranquilla ai miei piedi.
Riabbassai lo sguardo e vidi Lydia accucciata accanto alla bambina, le stava accarezzando i capelli con una mano e asciugando una lacrima con l'altra.
«Ci aiuterai veramente?» disse Arjuna con la sua solita voce tranquilla, ma non riuscendo a mascherare la speranza.
Tutti gli occhi erano puntati su di lei.
«Sì, vi aiuterò» disse convinta.
Non avevo ancora mai visto quella ragazza così decisa, gli occhi fermi e le labbra serrate. La guardai stupita. Mi sembrò grande, sì grande, anche dietro quegli occhi color cioccolata e quelle lievi lentiggini che le coloravano il naso.
«Allora ti prego di seguirmi Lydia, ho ancora un po' di cose da spiegarti» disse Arjuna «Voi nel frattempo magari fate fare un giro alla nostra ospite» disse ai nostri rapitori, per poi voltarsi a sorridermi.
Avrei voluto strappargli quel sorriso e calpestarlo.
«Con molto piacere» disse Chris, prendendomi sottobraccio, mentre Ilan si limitava a sorridere impacciato.
Ritraendo il braccio, mi scrollai di dosso il ragazzo dai capelli castani e dissi «Vai avanti tu, prometto di non scappare» imitando il suo sorriso sbruffone mentre facevo un mezzo inchino e allargavo un braccio verso il cunicolo più vicino a noi.
«Come desideri» sorrise, superandomi con un solo passo e continuando a camminare; lo seguii a ruota e dietro chiudeva Ilan.
«Qui ci sono i dormitori» mi spiegò, indicando un cunicolo sulla destra da cui si diramava una serie di altre vie «Questi piccoli fori sono sparsi per tutte le sale e i corridoi e arrivano fino alla superficie della roccia, rendendo così possibile il ricambio dell'aria.»
Camminammo ancora un po' fino ad arrivare ad un'enorme sala con lunghe tavolate.
«Questa è la mensa e dietro quella porta ci sono le cucine. Ah! Bene bene, adesso arriviamo alla mia stanza preferita, la sala armi! Qui puoi trovare di tutto e di più, non è molto ben protetta è vero, ma devi conoscere bene questi cunicoli per arrivarci.»
In effetti avevamo fatto una serie di svolte consecutive che normalmente avrebbero confuso una persona, ma io avevo una buona memoria, e sarei riuscita molto probabilmente a ritrovare ogni singola stanza che mi avevano mostrato.
«Ed ora arriviamo alla parte preferita di Ilan» disse, fermandosi in un vicolo cieco.
Alzai un sopracciglio in segno interrogativo, ma senza rispondermi Chris portò entrambe le mani verso il pavimento per poi rialzarle lentamente ed insieme alle sue mani si sollevò la parete che avevamo di fronte. Una ventata d'aria fresca mi scompigliò i capelli..
Ci trovavamo su una terrazza, davanti a noi il nulla. Una leggera nebbia copriva tutte le terre sotto di noi e solo in lontananza si vedevano sbucare altre montagne. Ci trovavamo quasi sulla cima di un monte, la vista era mozzafiato e, come se non bastasse, una lieve luce rosa colorava i profili delle montagne. Stava sorgendo il sole.
Com'è possibile? Fino a poco tempo fa erano solo le nove di sera.
«Al nostro Ilan piacciono le albe» disse Chris, strizzando un occhio.
«Colpevole» ammise Ilan, alzando le spalle.
«Insomma un romanticone» dissi io, voltandomi verso di lui.
«Esattamente» confermò Chris, scoppiando in una fragorosa risata «Questa ragazza già mi piace!»
Per tutta risposta, Ilan gli diede una leggera gomitata sorridendo anche lui.
E va bene, non sono poi così male questi due, pensai tra me e me.
«Chris, Chris!» sentimmo una voce alle nostre spalle.
Un ragazzo alto, castano e con un paio di occhiali era sbucato fuori correndo dallo stesso cunicolo da cui eravamo arrivati noi.
«Arjuna ha chiesto di te, lo trovi nella sala 1bis.»
«Il dovere mi chiama» disse Chris «A dopo miei cari!»
«E dunque tu vieni dalla Terra» disse il nuovo arrivato, appoggiandosi all'ingresso del cunicolo ed incrociando le braccia mentre il suo sguardo mi squadrava dall'alto in basso «Che paura che devi aver provato» aggiunse con un tono fin troppo sdolcinato, allungando una mano per portarmi una ciocca di capelli dietro all'orecchio.
Niente contatti, vi prego! Dovrei scrivermelo in fronte.
Feci un passo indietro e mi sciolsi completamente i capelli, immaginando che la coda si fosse sfatta ormai da chissà quanto tempo.
Un fischio precedette la frase del nuovo arrivato:«Sembri una Dea. Non sapevo che sulla Terra ci fossero delle ragazze così belle. Invidio questi due che posso fare su e giù a loro piacimento utilizzando il Passo!»
Non sapevo se ridere o preoccuparmi.
«Lo sai che non è così» lo corresse Ilan «Comunque lui è Richard» aggiunse, voltandosi verso di me.
«Richie, ti prego chiamami Richie, Richard sa così di vecchio» disse, sistemandosi gli occhiali.
«A proposito di questo, qualcuno mi vorrebbe spiegare bene cos'è questa storia del Passo?» chiesi, cogliendo la palla al balzo. Era da un po' che volevo fare questa domanda.
«Ah, questo è campo tuo amico» disse Richard rivolgendosi ad Ilan.
«In realtà, non saprei spiegarlo bene neppure io. Diciamo che in sintesi con "Il Passo" noi intendiamo il riuscire a muoversi tra due mondi paralleli, in questo caso tra la Terra e Ddaear Arall.»
«Una specie di teletrasporto?» provai ad indovinare.
«No, non è proprio così, io posso solo ritornare nel punto in cui sono partito, ed il Passo non funziona nella stessa dimensione, quindi non potrei decidere di scomparire qui per ritrovarmi nella mensa ad esempio. È un evento molto raro, possibile solamente quando in cielo è presente solo una delle nostre due Lune, mentre l'altra si trova in Luna Nuova ed è quindi oscurata. Semplificando, possiamo dire che il Passo è una specie di connessione tra due pianeti, il sentire la presenza di un'altra terra. Per questo è un'abilità che solo alcuni Rheol possiedono.»
«E poi ci siamo noi comuni mortali che per spiccare dobbiamo utilizzare il nostro cervello e le nostre abilità» disse Richie portandosi un dito alla testa, mentre Ilan sbuffava sussurrando qualcosa come "ancora con questa storia". «Ad esempio, non si diventa cartografo ufficiale e consigliere stratega a soli 17 anni se non si è super intelligenti come il sottoscritto» concluse Richie indicando tutto se stesso.
«Richie, in pratica, disegna cartine» semplificò Ilan.
«Non ti permettere di sminuire il mio lavoro con un banale "disegna cartine". Conosco queste terre meglio di ognuno di voi, e senza le mie "cartine" vorrei vedere come fareste a trovare i punti più strategici per attaccare le truppe del Regno della Foresta.»
«Ok, ok, tranquillo, non volevo di certo sminuire il t... Oh no, stanno arrivando!» s'interruppe Ilan cambiando immediatamente tono di voce «Vai sempre dritta, alla quarta giri a destra e poi di novo a destra, ti ritroverai ai dormitori. Vai lì e nasconditi, io devo andare ad avvisare Arjuna!» disse tutto d'un fiato, posando gli occhi su di me.
«Non capisco, cosa sta...» una forte esplosione troncò a metà la mia frase.
«Corri, ci stanno attaccando!» disse Ilan prendendo poi il cunicolo.
«Poteri da Rheol» mi spiegò Richie «A dopo madamigella» aggiunse, facendo un inchino e poi voltandosi per seguire l'amico.
Non appena entrai nel cunicolo la roccia si chiuse dietro di me, mentre tra le pareti sentii riecheggiare il lontano suono di un corno.
"Vai ai dormitori" aveva detto Ilan.
Ma se c'era una cosa che avevo capito era che lui e Chris erano la mia unica chance di tornare sulla Terra e non li avrei persi di vista così facilmente. Così presi la seconda a destra, diretta alla sala armi.
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