Capitolo 34: Du e Gwyn
OCTAVIA
Le mie mani formicolavano, come risvegliate da un prolungato torpore.
Le strinsi in pugni e le riaprii nuovamente, cercando di scaricare tutta l'adrenalina che il mio corpo aveva accumulato negli ultimi minuti. Ripetei l'operazione più volte, finché non ottenni l'effetto desiderato.
Mi sistemai la coda alta, feci un profondo respiro e, finalmente, mi costrinsi a guardare Lydia negli occhi.
Lei stava lì, di fronte a me. Le braccia distese lungo i fianchi, gli occhi cioccolata fissi sui miei e le ciocche ramate sciolte, che danzavano al vento mescolandosi con polvere e sabbia.
Sembrava più grande, più matura della piccola Lydia che avevo conosciuto nei giorni precedenti.
Oltre la sua spalla scorsi una donna che, senza curarsi della brocca mandata in frantumi poco prima, stava rientrando in casa, chiudendosi la porta alle spalle.
«Stai bene?» mi chiese.
Rimasi un po' stupita della domanda. Sarebbe stato più sensato che io le chiedessi come stesse; aveva appena salvato la vita a entrambe.
Annuii.
«Sei... sei stata brava.»
Frase più banale non avrei saputo trovarla, ma non provai neanche a formularne una diversa.
Lei non sembrò badare troppo alla forma e sussurrò un grazie, accennando un sorriso.
Un greve rumore, seguito da una scossa, provenne dall'edificio da cui poco prima eravamo saltate. Il palazzo sarebbe sicuramente crollato a breve: dovevo portarla in salvo.
Tornare dai nostri compagni sarebbe stato un suicidio. Non solo avrebbero dovuto continuare a difendersi, ma anche, in contemporanea, badare a lei.
Impensabile.
Dovevamo trovare un posto dove nasconderci.
«Dobbiamo andare» le dissi, sistemandomi la tracolla della faretra.
Vidi Lydia annuire e stringere più forte l'impugnatura di quel pugnale che aveva raccolto.
«Se aggiriamo il prossimo palazzo, dovremmo riuscire a rientrare sulla strada in cui ci trovavamo prima» aggiunse subito dopo.
«Cosa?» chiesi, non capendo.
«È la via più corta per raggiungere gli altri» mi rispose semplicemente.
Mi caddero le braccia a terra.
«Forse non hai capito, noi dobbiamo nasconderci e trovare un modo per farti uscire dalla città prima che le guardie riescano a trovarti.»
Cercai di essere il più calma e chiara possibile, ma già sentivo la vena alla tempia pulsare lentamente.
«Tu vuoi nasconderti? Non possiamo abbandonare così i nostri compagni!» insistette lei.
Deja vù.
Quelle erano le stesse parole che aveva usato per convincere Ilan a tornare indietro, quando April era stata attaccata nel deserto.
Col senso di giustizia che quella ragazza aveva, sarebbe benissimo potuta diventare la protagonista di un nuovo fumetto Marvel.
«Non possiamo permetterci di rischiare. La salvezza della tua vita è qualcosa di più grande di te» scandii, più secca possibile.
«Io non posso più sopportarlo!» esclamò, quasi gridando.
Feci per portarle una mano davanti alla bocca, ma lei sembrò accorgersene da sola poiché abbassò spontaneamente la voce, prima di continuare con le lacrime agli occhi.
«È un continuo scappare e nascondermi, aspettando che qualcuno si sacrifichi al posto mio e io non posso fare altro che guardarli, impotente, cadere l'uno dopo l'altro.»
«Non si tratta di quello che tu puoi sopportare» ribadii, afferrandole le spalle «Si tratta di rispetto. Rispetto per tutte quelle persone che si sono sacrificate per noi; per te; affinché tu riesca a portare a termine la tua missione.»
Possibile che non lo capisca?
«Ma ...»
Un boato ancor più possente dei precedenti non le permise di continuare la frase. Entrambe ci voltammo in direzione del palazzo da cui eravamo saltate, giusto in temo per vedere le mura portanti frantumarsi dalle fondamenta fino alla cima.
Ci bastò un unico sguardo e iniziammo a correre lungo la via.
Vedendo sulla sinistra un portone piuttosto rientrato, afferrai Lydia per un polso e, con una strattonata, deviai la sua corsa, costringendola a ripararsi sotto il cornicione. La seguii immediatamente, tenendola stretta come fosse il più raro dei tesori.
Una nube di polvere e terra ci invase subito dopo, rendendo l'aria irrespirabile. Qualche calcinaccio rotolò lungo la via per arrestarsi pochi metri più avanti.
Poi, tutto tacque e l'unico rumore a scucire quel velo di silenzio fu il respiro ritmico di Lydia contro il mio petto.
Rimanemmo così, strette l'una all'altra per una manciata di secondi, poi l'eco lontano di alcuni passi risuonò lungo tutta la via. Sollevai il viso e, slegando la mia compagna dallo stretto abbraccio, portai una mano alla faretra ed estrassi una freccia, pronta a incoccarla.
Non riuscivo a vedere nulla, avvolta com'ero da quella nube, perciò non potei fare altro che tendere le orecchie e cercare di capire la provenienza esatta dei passi.
I rumori si sovrapponevano, mescolandomi le idee come carte di un mazzo. Non si trattava di una sola persona.
Con molta fatica, riuscii a individuare la direzione dello strascichio provocato da uno dei nostri inseguitori con il passo decisamente più pesante degli altri. Tesi l'arco, ma ancora non scoccai la freccia. Volevo attendere fin quando non fossi stata certa di centrare l'obbiettivo.
Errore.
Una mano spuntò improvvisamente dal mare di polvere, congelandomi il sangue e, prima che potessi fare qualsiasi movimento, mi afferrò il polso, torcendolo e facendo cadere a terra la freccia incoccata.
«Va bene la prima, ma la seconda volta non mi freghi» rise una voce.
Mi ripresi in fretta e, ritorcendo il polso, lo sottrassi alla stretta, dando poi una spinta al petto della figura che avevo di fronte.
«Alla terza giuro che ti ammazzo» dissi irritata.
«Ero certo foste voi, ormai riesco a percepire e riconoscere anche i vostri corpi.»
Un lieve sorriso incurvò le labbra di Ilan. Un esile rivolo di sangue gli scivolava lungo la tempia, ma per il resto sembrava stare bene.
«Ilan!»
Una nota di gioia colorò la voce di Lydia.
«Gli altri?» domandò subito dopo, ma il ragazzo non fece in tempo a risponderle, che le mani di Kari la stritolarono in un abbraccio.
«Sei stata fantastica!» esclamò poi, staccandosi.
«Non sei poi così piccola e indifesa, dopotutto» scherzò Chris, scompigliandole i capelli.
«Come avete fatto voi?» chiese Lydia.
«Zane ha chiamato la ritirata non appena il palazzo accanto noi ha cominciato a crollare. Pochi minuti e saremmo finiti tutti sotto le macerie» spiegò Ilan.
«Zane...» mi lasciai sfuggire in un sussurro.
Allora non era stato solo un miraggio, quegli occhi dorati li avevo visti veramente. Ma come aveva fatto a seguirci fin laggiù?
Nessuno mi rispose, forse neanche avevano sentito le mie parole e probabilmente era stato meglio così.
«Dobbiamo andare, prima che ci circondino nuovamente» disse Chris deciso «Gomer?» aggiunse, ma nessuna di noi trovò le parole giuste per rispondere a quella domanda.
Tutto ciò che riuscii a fare fu scuotere la testa.
«Il pozzo!» disse improvvisamente Lydia, con gli occhi accesi di una strana luce, come se si fosse appena ricordata qualcosa di importante «È lì che Gomer ha detto di andare!»
«Pozzo?» chiese Chris.
«È fuori dalla città, è tutto ciò che so» ammise Lydia.
«Ce ne preoccuperemo dopo, adesso pensiamo a uscire» tagliò corto Ilan «Hika?» aggiunse in tono eloquente, rivolgendosi alla nostra compagna.
Lei senza dire nulla fece un breve cenno col capo e, allargando le braccia, sollevò tutta la polvere e la terra che, silenziosa come la neve, si stava posando a terra.
Soffocante, ma ottimo per nascondersi e fuggire.
Procedemmo a tentoni, seguendo principalmente Ilan che svoltava casualmente a destra e sinistra, senza fermarsi neanche un secondo per decidere una meta precisa.
Non ci volle molto per allontanarsi dal centro e, nel giro di pochi minuti, ci trovammo già al di fuori del raggio d'azione della nube.
Incrociammo solo un paio di passanti, ma, fortunatamente, passammo inosservati aiutati dalla fretta che sembrava pervadere ciascun abitante di quel paese e, soprattutto, dal nero manto della notte che, come un sipario, stava calando sulla scena.
Ci fermammo solo quando mettemmo piede fuori da Ynda, mentre Du e Gwin stavano già sorgendo a illuminare la volta celeste.
Decidemmo di accamparci momentaneamente accanto a quelli che, con molta probabilità, erano i resti delle antiche mura del paese.
Lydia ripeté le poche informazioni che aveva recepito da Gomer. Nessuno conosceva Ynda, quindi l'unica alternativa era perlustrarne il perimetro, sperando di trovare quel pozzo. Se fossimo stati fortunati, Ilan sarebbe riuscito a percepirne la presenza, anche se immerso nella sabbia sconnessa.
Stabilimmo i turni di guardia per riposarci un poco prima della ricerca. Il braccio di Kari fu fasciato, la ferita sulla tempia di Ilan ripulita e poi il silenzio cadde tra noi.
Mi era stato affidato il primo turno di guardia così, mentre gli altri si stendevano a terra, mi alzai e senza dire nulla mi allontanai di qualche passo, sedendomi su uno dei grossi massi crollati dalle mura.
Non passò molto tempo che udii dei passi dietro di me, ma questa volta non mi feci sorprendere.
«Lo sai che siamo a tre e dovrei ucciderti?» affermai senza voltarmi.
«È un sollievo non aver puntato il tuo arco alla gola, signorina Anderson» disse Ilan, affiancandosi.
«Non riesci a dormire?» gli domandai, senza distogliere lo sguardo dall'orizzonte color pece.
«Troppi pensieri» mi confessò.
Fece una pausa, sedendosi accanto a me.
«Non le abbiamo neanche aggiustato il carretto» aggiunse con un sorriso amaro.
«Già...» mi limitai a rispondere.
Niczia... chissà se è ancora viva.
Mi chiesi come avessero fatto lui e gli altri a vivere tutti i giorni, sin dalla loro nascita, in quel modo.
Mi chiedevo se a lungo andare ci si facesse il callo o se un'esperienza simile restasse ogni volta una picconata al cuore, una cicatrice indelebile da aggiungere alla collezione.
Volevo chiederglielo.
Volevo.
Ma sollevai un poco lo sguardo verso il cielo e invece domandai: «Qual è la storia di Du e Gwin?»
Mantenni gli occhi fissi sulle Lune: una delle due era si era ormai ridotta a una sottilissima falce di luce.
Non spostai mai lo sguardo sul ragazzo, ma ciò nonostante ero certa che stesse sorridendo.
«Quella di Du e Gwyn è la storia di due amanti» iniziò, e io chiusi gli occhi per farmi avvolgere dalle sue parole. «Le leggende narrano di un giovane dal viso angelico, con i capelli d'oro e gli occhi di giada, che fuggì dal principesco trono del padre Duw Creu per trovare la propria strada.
Era una notte senza stelle quando chiuse i suoi pochi oggetti un uno straccio di nuvola e si preparò ad affrontare l'ira di suo padre. Prima dovette combattere il vento dell'est e poi quello dell'ovest che si tramutò in tempesta. Lampi e fulmini lo circondavano e, ballando una danza assassina sulla musica dei tuoni, schivò la prima saetta e usò la seconda come varco per scendere su Ddaear Arall. Si ritrovò sfinito e ferito ai piedi di un ruscello, aveva il corpo ricoperto di melma e tanta sete.
Stava cominciando a domandarsi se quella di scappare fosse stata davvero una buona idea, quando si accorse di non essere solo.
Sull'altra sponda del ruscello c'era una ragazza dai i capelli corvini, la pelle scura e due ossidiane negli occhi che lo rapirono. Non sentiva più il dolore e la sete era sparita, voleva solo sfiorare quelle guance e baciare quelle labbra rosse. C'era solo quel piccolo frammento di acqua a separarlo dal suo più grande desiderio.
Lei lo guardava fisso negli occhi, perdendosi nel suo sguardo proprio come lui. Bramava di toccare quei fili d'angelo biondi ed essere avvolta dalle sue braccia possenti.
Era successo: il colpo di fulmine. Quello stesso fulmine che per un attimo aveva cercato di uccidere Du, adesso lo aveva condotto dalla sua metà di cuore, Gwyn. Si erano trovati, e si giurarono tacitamente di non lasciarsi più.
Rapiti dagli sguardi i loro corpi si mossero involontariamente e fu così che, in mezzo a quel ruscello, le loro labbra si incontrarono, si sfiorarono, si toccarono, si mangiarono; e si conobbero, nel modo più passionale che le leggende mai tramandarono. I loro corpi erano fusi, come se da sempre fosse stato deciso. Così opposti, così uguali, come il bianco e il nero, il bene e il male, l'amore e l'odio. Fu tanto intenso quanto fugace questo loro sogno. Furono risvegliati da un boato, il cielo si squarciò e Duw Creu scese sull'Altra Terra, maledicendo suo figlio.
"Tu, che hai osato interdire gli ordini del Padre, Tu che ti sei mescolato al popolo inferiore, non troverai più pace, né in cielo né in terra."
Poi guardò Gwyn :"E Tu, come ti sei permessa ad avvicinarti a un Celeste? La tua bramosia sarà la tua condanna!"
In un attimo, con un alito di vento, trasformò i due amanti in corpi celesti: in due lune. Condannati a vedersi senza toccarsi per l'eternità, con la paura di perdersi che li attanaglia.
Quando arriva il novilunio uno dei due viene fatto sparire. Nessuno sa dove finisce, e l'altro apre i varchi verso gli altri mondi, nella speranza che qualcuno riporti indietro il suo amore. Quelle lune si vedono ancora oggi nel cielo di Ddaear Arall, e, giuro, non hanno mai smesso di guardarsi, amarsi e inseguirsi dal primo loro incontro.»
Un colpo secco interruppe il flusso di parole di Ilan.
Riaprii gli occhi, voltandomi di scatto, ma quel che vidi fu solo il suo corpo riverso a terra, prima che una mano mi tappasse la bocca con un fazzoletto.
Un odore pungente mi pizzicò il naso.
Cercai di dimenarmi, ma l'altro braccio dell'aggressore mi teneva ben salde le mani. Era forte, sicuramente un uomo.
Urlai, ma l'unico effetto che ottenni fu quello di inalare ancora più a fondo la sostanza di cui quel fazzoletto era imbevuto.
Gridai di nuovo, ma con meno forza.
Gli occhi divennero pesanti e in fine il buio mi avvolse.
Angolo Autrice
Ed eccoci qui miei prodi, siamo finalmente arrivati alla fine del primo atto: il sipario si chiude, le luci si accendono e la gente si fionda in bagno prima degli altri per non trovare troppa fila. Un bimbo si lamenta di aver fame; la mamma gli da 5 euro per prendersi qualcosa ma gli ricorda di entrare entro la terza campanella che segnerà l'inizio imminente del secondo atto.
Se volti la testa a destra puoi notare il circolo di vecchietti indignati per la fine del primo atto: non si può bloccare la scena, non in questo modo! Perché quel ragazzo ha rapito la mora? Si è accorto di essersi sbagliato? E poi dicono a loro di essere rincitrulluliti.
E nel frattempo il regista da dietro le quinte si gode la scena. Era esattamente la reazione che voleva suscitare. È ancora incerto della sua scelta, avrà deluso le aspettative? Spera vivamente di no, e mentre si gode i mormorii della gente che cerca di capire il senso di un finale così , incrocia le dita sperando che nessuno decida di lasciare la sala e tornare a casa brontolando per aver sprecato tempo e soldi rimpiangendo di non aver visto la puntata serale di Squadra Antimafia.
Una ragazza gli tocca la spalla. La guarda, farà sicuramente parte dello staff, o almeno così recitano le scritte cubitali sulla maglia blu che indossa.
-Signore, manca ancora l'epilogo-
Il regista si dà una manata sulla fronte maledicendosi per la sua sbadataggine, accende gli altoparlanti e si prepara a narrarlo a voce. Se avrà un po' di fortuna il pubblico penserà che sia una trovata new age tutta calcolata sin dall'inizio.
Ok ragazzi, questo angolo autrice non ha molto senso, lo so... ma ho così tante cose da dirvi in questo ultimo capitolo che non so cosa scrivere, quindi lascerò parlare voi.
Se avete domande, dubbi, insulti, sono qui, pronta a rispondervi.
E prima di passare al trivia volevo innanzitutto ringraziare @Angela_eff per le meravigliose nuove copertine che ha creato (eh già, perché non ha fatto solo questa che vedete, ma anche quelle dei prossimi due libri)
Infine volevo ringraziarvi con tutto il cuore e dirvi che, dopo i ringraziamenti e le maledettissime (pardon) challenge, aggiungerò qui un capitolo in cui avviserò della pubblicazione del primo capitolo del secondo libro in modo da avvisarvi ;)
TRIVIA
La magica storia di Du e Gwin è stata scritta da @Viaggiatricedisogni, nonché mia coinquilina. Sono rimasta ammaliata mentre me la leggeva, come attratta dal canto di una sirena.
Spero vi abbia incantato quanto me.
PS. Duw Creu= Dio delle Creature (gallese)
Buona serata miei cari, un bacio grande come l'universo conosciuto e sconosciuto!
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