Capitolo 16: Verso Eira
LYDIA
La sabbia nelle scarpe: una delle cose più odiose al mondo, subito dopo le ascelle sudate delle persone sugli autobus d'estate e la gente che ti parla anche quando hai le cuffiette nelle orecchie e stai ascoltando buona musica.
Stavamo camminando ormai da quasi sei ore, e già da cinque rimpiangevo con tutta me stessa le cavalcate sui tymor.
Diedi uno sguardo al grande animale, imponente e maestoso, che camminava al fianco di Chris. Ero incantata da quel manto lucido, quegli occhi di un verde intenso e quelle zampe sottili ma robuste che, senza fatica, si allungavano ad ogni passo con eleganza .
Sulla sua groppa riposava Ilan, cullato dal ritmico incedere ondulatorio del tymor. Per un attimo lo invidiai, desiderando di stare al suo posto, trasportata dall'animale, ma subito dopo mi vergognai del mio stesso pensiero. Lui era stato ferito ed aveva già perso molto sangue. Sarebbe stato già un miracolo se fosse riuscito a stare in piedi e mai avrebbe potuto camminare con noi.
Appena avevamo incontrato Ilan, Octavia ed April, eravamo dovuti scappare abbastanza in fretta per non essere raggiunti dai nostri inseguitori e da allora avevamo fatto solo una breve sosta per bere e fasciare la ferita di Ilan. Quasi tutta la porzione sinistra del petto era coperta di sangue, per lo più secco e rappreso, ma superficialmente continuavano a sgorgare rivoli viscosi di sangue appiccicoso. Il coltello era ancora conficcato nella carne, posizionato poco sotto la clavicola. Pochi centimetri più in basso e avrebbe colpito il cuore. Avevo fatto un profondo respiro, trattenendo il fiato per qualche secondo, come facevo sempre quando volevo rimuovere un brutto pensiero e, superando la mia fobia per il sangue, lo avevo aiutato a sciacquare un po' la ferita e fasciarla con delle bende che miracolosamente avevamo trovato in una delle sacche del tymor.
Non avevo ben capito il motivo, ma era stato deciso che il coltello rimanesse lì, forse per evitare, togliendolo, di far sgorgare ancora più sangue.
«Meglio arrivare a Eira e trovare un curatore, o almeno delle medicine» aveva spiegato Chris.
Guardandolo meglio, potevo vedere che anche le bende che gli avevamo messo si stavano lentamente colorando di un rosso scarlatto attorno alla spalla.
Distolsi lo sguardo velocemente ed iniziai a osservare gli altri componenti del mio gruppo: eravamo tutti stanchi morti. Tutti tranne Chris, che sembrava essere l'unico vigile e attento, continuando a muovere la testa a destra e sinistra, in cerca di quel benedetto villaggio, sebbene April gli avesse detto più volte che non vi saremmo mai giunto prima del tramonto.
Spostai lo sguardo sulle due ragazze, soffermandomi più tempo su di Octavia. Due occhiaie bluastre le contornavano gli occhi, conferendole un aspetto stremato. Non che le stessero male, anzi, abbinate alla carnagione chiara e ai suoi occhi di ghiaccio le donavano un aspetto intrigante ed affascinante.
La invidiavo tantissimo per quel motivo: dovunque fossimo e qualunque cosa stessimo affrontando, lei ne usciva sempre più bella di prima.
Parliamone, lei non solo stava camminando da sei ore sotto il sole nel deserto, ma aveva anche combattuto una battaglia!
Non aveva parlato per tutto il viaggio, non che questa fosse una cosa molto strana, ed era rimasta in coda al gruppo per tutto il tempo.
«Sembra esausta, non è così?»
La timida voce di April mi colse del tutto alla sprovvista.
Annuii, aggiungendo «Non so come facciate voi due, dopo tutto quello che avete passato, a reggere ancora questa camminata.»
«Bene o male ci sono abituata a camminare nel deserto e, soprattutto, io questa notte ho dormito» mi rispose.
Mi voltai verso di lei con sguardo interrogativo «Come, non ha dormito?»
Scosse la testa «Ieri l'ho svegliata per farle espellere le Bacche Doppie, esattamente come ho fatto con te.»
Mi ritornarono in mente alcune scene della notte precedente e, pensando a quanto ero stata male, un brivido mi percorse la spina dorsale.
Scossi le spalle dissipando il brivido e le chiesi «Sì, e allora?»
«Beh, da quel momento ha deciso di non volersi più riaddormentare, ma di voler rimanere a fare la guardia. Probabilmente non si fidava di me e, forse, anche adesso non si fida» mi rispose, mangiandosi un po' le ultime parole.
«Non ti preoccupare, Octavia è fatta così! Forse coi ragazzi è un pochino più aperta, ma comunque non le piace molto chiacchierare, ed in ogni circostanza ha quello sguardo gelido che sembra voglia fulminarti» la rassicurai dolcemente, mentre al contempo ammiravo Octavia per la sua tenacia.
Sarà pure scorbutica e fredda, ma, sotto quella corazza nasconde un gran coraggio ed una gran determinazione.
Mi sarebbe piaciuto conoscerla meglio, se solo lei me ne avesse dato la possibilità.
April, che fino a quel momento mi aveva fissata con gli occhi sgranati e la bocca leggermente aperta, un po' come bimbo a cui hanno rubato il naso, chiuse le labbra, incurvandole in un lieve sorriso e riportò lo sguardo davanti a sé.
Mi faceva un sacco di tenerezza come ragazza, mi sembrava tanto piccola e timida. Ero sollevata del fatto che stesse bene e che non le fosse successo niente. Mi chiedevo come fosse possibile. Insomma come aveva potuto resistere all'attacco fino all'arrivo di Ilan e Octavia? Forse si era nascosta. Si, quella mi sembrava l'ipotesi più plausibile.
«April... posso chiamarti April hai detto, vero?» le chiesi.
«Certo, mia nonna mi chiamava così» sorrise lei.
«Ecco, a proposito della tua famiglia, se non sono troppo indiscreta... dove sono? Come mai viaggi da sola? Insomma, sei scappata di casa?» le domandai.
Lo so, lo so, sono un'impicciona. Ma giuro che avevo provato a trattenermi, come sempre. Ma il novanta per cento delle volte la curiosità fa da padrona e mi ritrovo a fare queste domande assolutamente inopportune.
Vidi il suo sorriso spegnersi e gli occhi rabbuiarsi in un istante.
Mi pentii subito della mia domanda, ma ormai non potevo più tornare indietro.
Lei alzò gli occhi verso di me, facendo scomparire quel velo che fino a poco prima le aveva spento lo sguardo, mentre qualcosa di diverso nasceva dalla zona più profonda dei suoi occhi.
Rabbia?
«Sono nata a Dragau, una città della Nazione della Sabbia che, sin da molti anni prima della mia nascita, era stata conquistata dal Regno della Foresta, divenendo così una sua colonia.
Non è poi così male vivere nelle colonie. Basta rispettare le regole, vestire le divise del Regno, seguire le loro usanze e le loro festività, scordandosi delle proprie tradizioni. Insomma basta comportarsi come automi e tutto scorre liscio e tranquillo. I vicini sono felici e sorridenti, gli insegnanti gentili e disponibili, la guardia sicura e presente. Basta solo comportarsi come se fosse tutto normale. Ma non è tutto normale. Non è normale vedere anziane essere picchiate a sangue perché venerano ancora gli antichi culti. Non è normale vedere figli strappati dalle proprie famiglie perché ritenute "ribelli" e dunque inadeguate alla formazione dei propri bambini. Non è normale vedere case incendiate e famiglie intere sterminate,compresi donne e bambini, solo perché alcuni membri nascondono un segreto considerato "pericoloso per lo stato"» disse, guardandosi le mani per poi stringerle a pugno fino a far divenire le nocche bianche e trattenendo una lacrima che sarebbe voluta uscire ma che lei costrinse a rintanarsi nell'occhio.
«La mia» continuò «era una "famiglia ribelle". Non aveva mai ceduto al pieno potere del Regno e da anni passava informazioni agli eserciti al di fuori dei confini. Un giorno, mentre stavo tornando a casa da scuola con le mie amiche, vidi in lontananza del fumo levarsi alto sopra i tetti. Era nascosto parzialmente dalle altre case e dalle vie, non permettendomi di vedere esattamente da dove provenisse, ma dentro di me sapevo che quella era casa mia. Feci cadere lo zaino che avevo in spalla e, lasciandolo dietro di me. Arrivai giusto in tempo per vedere due guardie in divisa uscire dal portone, trascinandosi dietro un bambino in lacrime, il mio fratellino Masu, mentre mia madre, gridando, cercava di sfuggire alla presa di una terza guardia. Non aspettarono nemmeno che Masu salisse sul loro carro lontano da nostra madre. La uccisero lì, davanti a me, davanti lui e ai suoi piccoli occhi. Scappai, non seppi cos'altro fare se non scappare. Non so nemmeno dove lo abbiano portato.»
Io ero ammutolita, non sapevo assolutamente che dire, e non capitava spesso.
Non sapevo più chi avevo davanti. Era come aver indossato un nuovo paio di lenti in grado di farmi vedere una persona con occhi diversi.
Sicuramente dovevo sembrare sconvolta, perché si affrettò ad aggiungere «Ma è successo ormai molto tempo fa. E, anche se continua a bruciare come carbone ardente ogni volta che queste immagini mi ritornano in mente, ormai riesco a sopportarlo.»
Mi rivolse il suo solito sorriso dolce che, tuttavia, in quel momento mi sembrò stonare come una nota dissonante sul suo volto.
«Inoltre, ritroverò Misu. So che lo ritroverò, dovessi cercarlo cent'anni ancora.»
«Mi dispiace» furono le uniche, banalissime, parole che riuscii a formulare.
«Tranquilla, se viaggiamo insieme è giusto iniziare a conoscerci» disse.
Lei sembrava sciolta, mentre io continuavo a sentirmi più rigida di un bastoncino Findus congelato.
Un brivido di freddo mi colse impreparata. Mi guardai meglio intorno notando con stupore che il sole era finalmente tramontato. Dovevamo essere vicini a Eira.
Cercai di sciogliermi per cercare di sembrare il più naturale possibile «Siamo quasi arrivati?» chiesi, cambiando argomento.
Lei, per tutta risposta, alzò il braccio indicando una macchia luminosa non troppo distante da noi.
Case!
Ci trovavamo appena fuori il paese quando Chris si fermò di colpo.
«Allora, statemi bene a sentire. È vero che ci troviamo ancora al di fuori dei confini del Regno della Foresta, ma non a tutti fa piacere avere un morto nella propria locanda.»
«Io sarei ancora vivo» obbiettò Ilan una volta sceso dal tymor.
Era ancora molto pallido in volto, ma sembra star meglio dopo essersi riposato.
«Ah già, da morto non avresti parlato così tanto.»
Ilan stava per rispondere, ma la pazienza di Octavia finì, prima facendola intervenire «Taglia corto, allora che facciamo?»
Dovevo ammettere che per queste cose la ragazza era molto utile. Infatti, mentre Ilan richiudeva la bocca, Chris continuava dicendo «Allora è meglio che lui rimanga fuori finché non trovo un posto dove alloggiare. Hikari, vedi se riesci a rimediare una cartina e del cibo, te ne sarei infinitamente grato. Lydia, magari tu va con lei.»
Annuii. Non sapevo assolutamente da dove cominciare, ma avrei docilmente seguito April.
«Octavia, tu rimani col morto qui. Aspettatemi finché non faccio ritorno. E con voi» aggiunse, rivolto verso di noi «ci ritroviamo nella piazza principale tra un'ora. No, non so quale sia, ma c'è sempre una piazza principale nei paesi» concluse.
Non era di certo il piano migliore dell'universo, ma aveva un filo di logica e quindi, senza perdere ulteriore tempo, entrammo in città, lasciandoci alle spalle Ilan ed Octavia.
Angolo autrice:
(N.B. è l'angolo autrice più lungo che abbia mai fatto, non è relativo alla storia, quindi se non ti interessa puoi saltarlo benissimo, non nuocerà alla tua lettura successiva! )
Bene, detto ciò: Ciao a tutti! Com'è andato il week-end? Io praticamente non ho dormito perché non ne ho avuto il tempo... Mai na gioia!
Anzi rettifico: una gioia c'è: è Domenica! E finalmente mi sono ricavata del tempo per poter scrivere! (pur essendo consapevole di non star studiando, ma questi sono dettagli secondari)
Allora vorrei iniziare chiedendo scusa se per caso non ho risposto ad alcuni vostri commenti... potrei dire che wattpad non mi fa vedere le notifiche, o cose simili, il che talvolta succede. Ma la verità è che io sono una persona molto, moltissimo distratta. E quindi non lo faccio apposta, ma capita che mi salti qualche commento come una tonna. Quindi scusatemi tanto, tantissimo se succede. Voi dovete solo partire dal presupposto che io sono un piccolo caso umano ;)
Secondo punto: avrete notato che in questo capitolo si sono un po' smorzati i bollori... beh insomma non possiamo far stare i nostri eroi sempre in azione, altrimenti 1) non ci arrivano alla fine della storia, oppure ci arrivano tutti a pezzetti! 2) ricordatevi sempre che anche questi capitoli un po' di passaggio servono sempre a capire certe cose a sistemarne di altre, quindi aprite bene gli occhietti e non lasciatevi sfuggire nulla ;) 3) abbiamo scoperto qualcosa di più sulla nostra new entry: Hikari April... impressioni? (positive o negative)... diciamo che c'è già chi la odia e chi la ama
Ma soprattutto 4)riguardo a questo capitolo.... Secondo voi "come un bastoncino findus" è pubblicità occulta? Zan zan zan zaaaan
Terzo punto... la prossima settimana sarà anche peggio di questa quindi io spero vivamente di riuscire a scrivere entro domani, poiché altrimenti domenica prossima già so che non sarò in grado di pubblicare il nuovo capitolo e dovremmo tutti aspettare quella successiva. Scusatemi veramente, ma non posso fare altrimenti, cercherò di impegnarmi.. magari il prossimo capitolo sarà un po' più corto...
Quarto ed ultimo punto della serata... allora siete stati carinissimi (come sempre) perché nel capitolo precedente mi avete raccontato delle vostre esperienze rallenty (o altri mi hanno giustamente detto "ma che ti eri fumata? Io non ho mai vissuto scene rallenty") e quindi ecco a voi la mia
Aaaalllora nella mia storia ne fa da protagonista *attimo di suspance* un ragazzo che mi piaceva (partiamo dal presupposto che io NON sono una ragazza romantica, quindi io sono la prima a stupirmi del fatto che la mia unica, finora, scena rallenty sia capitata proprio con lui... ora bando alle ciancie e ciancio alle bande, riprendo la narrazione)
Ero uscita con dei miei amici a fare un aperitivo. C'era tanta, ma aiutatemi a dire tanta gente (sapete quelle situazioni di amici di amici) ed io vuoi o non vuoi mi ero ritrovata in un tavolino abbastanza lontano dal nostro eroe che per comodità chiameremo Piergesualdo. Ad un certo punto parte ad cazzum un brindisi e quindi ci alziamo tutti in piedi pronti per fare il discorso (ovviamente idiota e privo di senso). Essendoci alzati tutti la visuale verso il nostro Piergesualdo si era oscurata e neanche una sua caviglia era visibile dal punto in cui mi trovavo.
Ad un tratto succede qualcosa di strano: un po' gridando un po' ridendo si riesce finalmente a fare il discordo del brindisi, il quale inspiegabilmente non viene seguito dall'usuale sollevata di calici, ma anzi viene seguito da un tranquillo e normale chiacchiericcio tra amici (sempre in piedi)... ed ecco che in quel momento la gente sembrò essersi messa d'accordo e chiacchierando tutti iniziano a spostarsi, chi a destra chi a sinistra, ed esattamente in quel momento la scena rallenta, o almeno io lo ricordo esattamente così: la musica si abbassa arrivandomi alle orecchie grave ed ovattata, le persone che parlano tra di loro facendo movimenti lenti si spostano facendomi apparire LUI di fronte a me, coi suoi occhi verdi puntati dritti dritti verso di me. Rimaniamo per un po' fermi a fissarci per capire cosa l'altro vuole fare, ma nessuno dei due lo fa assolutamente nulla. Poi lo vedo: non dice niente, ma sempre coi suoi occhi fissi nei miei accenna un sorriso, uno di quelli belli, di quelli convinti ed alza il bicchiere facendo un'impercettibile cenno col capo (avete presente Leonardo di Caprio in Titanic alla cena? Ecco, così). Allora anche io ricambio e per un bellissimo e ahimè piccolissimo momento siamo solo io, lui e in nostri bicchieri sollevati. Il resto è buio pesto. Poi come se qualcuno avesse premuto il tasto play tutto inizia a scorrere velocemente, le parole della canzone che suonava tornano ad essere comprensibili e le voci si rialzano capitanate da quelle di una nostra amica (chiamiamola Gudelfia) che vedendomi col calice alzato pensa voglia fare cin cin ed allora anche lei alza il bicchiere seguita a ruota da tutti gli altri facendo tintinnare i bicchieri.
Ed è così, è durato un solo secondo e poi via, tutto tona come prima, e quasi viene da chiedersi: è successo veramente?
Bene ho scritto tipo due pagine, prendetelo come un supplemento alla storia piuttosto che come un angolo autrice;)
Vi avevo avvisati!
Signori miei, adesso posso finalmente andare a leggere e dedicarmi a tutte le storie che io ho malamente lasciato indietro!
Buona serata a tutti!
*corre a ficcarsi pigiama e felpozzo, a farsi una cioccolata calda e a leggere fino a che gli occhi non si rifiutano di stare aperti*
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