Sesta Parte - La Quiete Prima della Tempesta
- Non abbiamo molto tempo prima che l'Altra Genia si presenti di nuovo. Dovete venire con noi - asserì Lucifer con un tono vagamente seducente e un ghigno stampato in faccia.
- Come? Ci colpiranno un'altra volta? - chiese Zatanna, incredula.
- Esatto - confermò Xanadu. - La magia nera di Tala, combinata con i poteri divini di Eclipso, continua a viaggiare nell'aria, creando portali casuali in giro per il mondo. Già in Oregon, al Cairo, a Stoccolma e a Roma ci sono stati degli attacchi e ho mandato Martian Manhunter, Hawkman, Shazam, Raven, Donna Troy e molti altri a occuparsene.
- Sempre e solo brutte notizie. Dev'esserci un complotto... - borbottò John.
- Avanti, Constantine - lo richiamò l'indovina. - Portaci al mio salotto.
E sia - sospirò lui, schioccando le dita e teletrasportando se stesso e gli altri nel negozio di magia di Madame Xanadu.
Appena arrivati, la chiromante si accomodò al suo tavolino rotondo con sopra una tovaglia in pizzo. Ella radunò i tarocchi sparsi e fece un mazzo, per poi riporlo da un lato. Dopodiché prese una sfera di cristallo e la sfiorò più volte con gesti delicati ed eleganti.
- Come potete vedere nella sfera, l'Incantatrice sta soffrendo molto - fece notare la donna, mostrando a tutti che nel globo di cristallo era apparsa l'immagine della vecchia strega agonizzante.
- Dove si trova in questo momento? - domandò Faust.
- Durante un arduo scontro, Tala è riuscita a imprigionarla in una dimensione oscura, dove i suoi poteri sono stati temporaneamente annullati - illustrò Xanadu.
- Immagino che tu ce l'abbia a morte con la streghetta - suppose Lucifer rivolgendosi alla maga con un sorrisino sghembo.
- Onestamente, non so come mi sento - confessò lei. - Da un lato mi sento tradita e vorrei prendere l'Incantatrice a pugni... Ma dall'altro mi rendo perfettamente conto, come voi, che è inevitabile che perda il controllo senza la sua ospite.
Intanto June, sdraiata sul tappeto decorato al centro del salotto, riprese conoscenza.
- Ehi, va tutto bene, bambolina? - le chiese Constantine.
- Sì... Ho un po' di mal di testa, ma per il resto... - mormorò June, ancora stordita dall'improvvisa separazione tra lei e la strega.
- Sai che la tua cara amica magica è intrappolata in un limbo? - la informò Lucifer, mentre si apprestava a prendere da bere dal ripiano delle bevande sulla libreria di Madame Xanadu.
Al suono di quelle parole, June rimase del tutto spiazzata. Non sapeva come si sarebbe dovuta sentire in un momento del genere: era felice che la creatura che le aveva procurato numerose sofferenze finalmente stesse "scontando la pena", ed era contenta inoltre di essere nuovamente padrona del proprio corpo e delle proprie azioni, tuttavia in un certo qual modo la sua convivenza forzata con l'Incantatrice le dava la sicurezza di potersela cavare in situazioni che per una persona normale sarebbero potute risultare fatali. Forse, nonostante tutto, il legame con la strega si era intensificato a tal punto che ormai June si era abituata alla sua presenza.
- Dobbiamo andare a liberarla - disse Xanadu. - È un'alleata preziosa.
- Me ne occupo io. Sono un esperto di oscurità - si fece avanti Lucifer - Sono il sovrano dell'Inferno, dopotutto.
- D'accordo. Noi intanto cercheremo tracce magiche che ci indichino dove si aprirà il prossimo varco dimensionale - terminò Sebastian. - Torniamo alla base.
- Otropsartelet! - esclamò Zatanna, riportando alla ACE Chemicals se stessa e gli altri.
Mentre Constantine e la maga dai capelli neri erano intenti a cercare di prevedere il luogo in cui si sarebbe manifestato l'Uomo Capovolto, Sebastian accompagnò June in un'altra stanza. I due si sedettero su dei gradini che conducevano al piano superiore dell'edificio e Faust sorrise alla giovane.
- Sai... - iniziò lui. - Tempo fa, ho affrontato l'Incantatrice.
- Davvero? - chiese June, stupita.
- Sì. Al tempo non eri tu la sua ospite, però. Penso sempre a lei come una degli avversari più potenti contro cui abbia mai combattuto - rivelò l'uomo, togliendosi gli occhiali da sole per appenderli alla giacca. - E già all'epoca avevo avuto modo di scontrarmi con esseri mistici di ogni tipo.
Faust s'interruppe un attimo, per poi riprendere il discorso.
- Dimmi... Cosa si prova a essere il suo vettore?
- Non è una bella sensazione - disse lei, volgendo lo sguardo verso il basso. - Non appena sente che la mia volontà è sul punto di cedere, lei comincia a scavare nella mia anima per uscire fuori. E il dolore che provo quando succede... È indescrivibile.
- Posso chiederti... Com'è successo? Come siete entrate in contatto l'una con l'altra? - domandò lui.
- È stato più o meno cinque anni fa...
Mi ero trasferita da poco a Gotham e avevo appena iniziato la professione di illustratrice. Con i soldi risparmiati, ero riuscita a permettermi una tavoletta grafica per cominciare a buttar giù qualcosa; avevo pubblicato già alcuni dei miei lavori sulle mie pagine social per farmi conoscere, sperando che qualche interessato mi contattasse. Un giorno mi scrisse in privato un uomo, Ryan Green... Mi chiese di andare da lui.
Viveva in una sontuosa villa poco fuori Gotham City e un paio di sere dopo io mi recai lì. Il signor Green era un uomo molto bello, con capelli castani e occhi di un verde scuro. Era davvero gentile e accomodante e mi propose di esporre dei miei lavori nella galleria finanziata da lui, che faceva pubblicità ad artisti emergenti. L'offerta mi colpì in positivo e accettai. Quando uscii dalla villa e rientrai in macchina, ripercorsi la strada del ritorno, una strada buia e circondata da un fitto bosco. Improvvisamente, dal nulla apparve un'anziana signora incappucciata... Io non feci in tempo a frenare e la investii, scaraventandola lontano. Quando mi precipitai fuori per soccorrerla, sulla strada non c'era nessuno, e a quel punto pensai di essermelo immaginato, anche se non ne ero convinta. Ripresi a guidare e nell'abitacolo cominciò a fare un freddo terribile. Poi, guardando nello specchietto retrovisore, notai terrorizzata che sul sedile posteriore era apparso un teschio umano insanguinato con inciso sopra il mio nome. Frenai di colpo e per poco non sbattei la testa sul volante. Il mio battito cardiaco accelerò, il respiro si fece via via più affannoso... Ero nel panico. Rimisi in moto e cercai di tornare il più velocemente possibile a casa mia. Parcheggiai in fretta e corsi dentro il mio condominio. Una volta messo piede nel mio appartamento, tirai un sospiro di sollievo; mi preparai un caffè caldo e mi accomodai al tavolo della cucina, pensando che da quel momento sarei stata al sicuro... Ma mi sbagliavo... Andai in bagno e mi sciacquai il viso, per poi accorgermi che il mio riflesso nello specchio era immobile, non seguiva i miei movimenti. Provai a toccarlo, ma di colpo mosse gli occhi, incrociando il mio sguardo. Sul suo volto si stampò un sorriso forzato a trentadue denti, un ghigno agghiacciante, e iniziò a parlare con un coro di voci profonde e terrificanti.
- Ciao, June - mi disse. - Finalmente ci incontriamo.
- Chi sei? - le chiesi, mentre le gambe mi tremavano.
- Subito al sodo, vedo. Nei secoli, sono stata chiamata in tanti modi diversi. Ma per te sono... l'Incantatrice! - sussurrò, mentre i suoi occhi cominciavano a emanare una luce verde. Attorno a sé volteggiava uno strano fumo nero e il suo sorriso era sempre più largo.
- C-che... Che cosa vuoi da me? - tartagliai, sentendo che il mio corpo si stava bloccando per la paura.
- Ho viaggiato fin qui alla ricerca di un involucro che potesse contenermi. E adesso ho deciso che il tuo corpo sarà il nuovo recipiente per la mia forza - mi spiegò lei.
Proprio quando tentai di allontanarmi, lei si avvicinò sempre di più e fece uscire le sue mani dallo specchio. Erano mani ossute, piene di grinze e vene, fredde come quelle di un cadavere. Mi afferrò per la nuca e mi tirò a sé, aprendomi con forza la bocca. La strega si trasformò in una coltre oscura e si infilò nella mia gola, nelle mie narici e nei miei occhi. Per lo spavento improvviso, inciampai all'indietro e persi i sensi.
- È da allora che l'Incantatrice è dentro di me - concluse June.
- E come ti senti a non averla più con te?
- È una sensazione strana. In parte sono felice di essere libera dal vincolo, però... Ormai mi sono resa conto che è parte di me. So che mi farà soffrire per sempre e io avrò paura ogni giorno della mia vita, ma credo di non avere scelta - rispose lei.
- E, dimmi, che ne è stato di questo Ryan Green? - chiese lui.
- È stato il mio fidanzato per un anno e mezzo, ma poi è dovuto trasferirsi altrove per questioni lavorative. Ricordo che una volta l'Incantatrice me l'ha quasi fatto uccidere... Per fortuna sono riuscita a oppormi.
- Questo dimostra che hai una volontà forte, June - disse l'uomo, sorridendole. - Su, torniamo dagli altri.
Faust la riaccompagnò nell'altra stanza e John catturò la loro attenzione con un cenno della mano.
- Abbiamo localizzato il possibile obiettivo del prossimo attacco - annunciò John.
- Dovrebbero colpire qui, a Park Row - affermò Zatanna, indicando il punto segnato sulla mappa di Gotham.
- Muoviamoci. Icatrop a kraP woR! - esclamò Sebastian, avvolgendo l'intera squadra in una nuvola violacea che li condusse direttamente al luogo dove si pensava ci sarebbe stato il nuovo tentativo d'invasione. Le uniche a rimanere alla
ACE Chemicals furono Xanadu e June.
Una volta arrivati lì, Constantine, Zatanna, Faust e Swamp Thing si ritrovarono davanti a un'orda di esemplari dell'Altra Genia, i quali ringhiarono malignamente prima di sferrare un attacco congiunto.
- Possiamo gestirli. Avanti! - urlò Sebastian.
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