Seconda Parte - Alleanze Sorprendenti

Una volta raggiunta la palude fuori città, il trio si guardò attorno per assicurarsi che non vi fossero piante striscianti pronte ad afferrarli.

- Stiamo facendo un errore - disse Sebastian.
- Che vuoi dire? - gli chiese Zatanna.
- Francamente, non credo che Swamp Thing ci aiuterà. Non appena capirà che anche il Verde è in pericolo, sicuramente ci dirà che è in grado di proteggerlo da solo - rispose lui.
- Hai proprio ragione, dolcezza - intervenne John. - Ed è per questo che noi lo minacceremo.
- Come, scusa? - balbettò la donna.
- Tranquilla... Non voglio mica prendere in ostaggio i suoi amici uccellini. Ho un piano.

I tre giunsero davanti a un ampio e profondo specchio d'acqua stagnante e attesero. Delle bollicine si radunarono al centro della distesa melmosa e verdastra e ne fuoriuscì un essere umanoide alto e molto robusto, la cui pelle era una vera e propria corteccia coperta da muschio, liane, foglie e persino qualche fiore. I suoi occhi erano di un rosso intenso e il suo aspetto era oltremodo minaccioso.

- Constantine... Come osi disturbare la quiete della palude? - domandò Swamp Thing con voce rauca e scura.
- Swampy, sei più affascinante del solito! - ridacchiò John. - Ascolta, bello... Un mostriciattolo piuttosto pericoloso noto come Uomo Capovolto minaccia di ridurre in cenere l'intera comunità magica, il che vuol dire che anche il Verde corre un serio pericolo. Ti va di aiutarci ad accopparlo?

Vi fu un attimo di silenzio, ma poi la voce tenebrosa di Swamp Thing lo ruppe.

- No.
- Andiamo, Alec, so che vuoi farlo... - insistette l'inglese prima di spazientirsi e ricorrere alle maniere forti. - Ok, l'hai voluto tu...

John infilò una mano nella tasca dei pantaloni e tirò fuori un accendino. Una volta acceso, egli fece spostare la fiamma nel suo palmo sinistro e la ingrandì notevolmente, trasformandola in una grossa sfera incandescente.

- Facciamo così: o tu accetti di venire con noi e batterti per la salvezza del mondo magico... O io raderò al suolo questa palude e ogni altro arbusto della città. Potrei anche bruciare quel grosso parco a Metropolis... Così tanti bersagli... - disse Constantine con tono alquanto sadico.

Swamp Thing strinse i pugni. Sapeva di poter intrappolare lo stregone con delle piante, ma sapeva anche che a questi sarebbe bastato un semplice gesto per scagliare quel globo di fuoco, la cui luce quasi accecava.

- D'accordo. Combatterò al vostro fianco - dichiarò Swamp Thing, sentendosi in un certo senso sconfitto.

Il sorriso beffardo che John si stampò in volto faceva intuire che, dentro di sé, egli si stesse vantando del fatto che il reclutamento di Alec Holland fosse stato un successo. Il gruppo fece ritorno a Gotham City attraverso un portale magico creato da Sebastian, ma una volta arrivati in città si ritrovarono coinvolti in un'apocalisse mistica. Spaventose nubi temporalesche si erano radunate nel cielo, soffocando la luna nel loro abbraccio oscuro; numerosi simboli satanici venivano incisi sull'asfalto da una forza invisibile, provocando stridii assordanti; un turbine di denti marci si unì in una gigantesca figura simile a una donna, con due luci color della giada come occhi.

- DOV'È LA MIA BELLISSIMA JUNE?! - berciò la sagoma scagliando fulmini ovunque, causando forti esplosioni.
- Porco cazzo... - mormorò Constantine.
- Ma è l'Incantatrice? Come mai non è dentro June? - domandò Sebastian.
- Credo se lo stia chiedendo anche lei... - rispose Zatanna, cercando di ripararsi dal vento con le braccia.

Per le strade vagavano dei mostri ossuti, dagli occhi verde smeraldo luccicanti, la pelle raggrinzita e gli artigli affilati.

- TROVATELA! E DIVORATE CHIUNQUE VI OSTACOLI! - ordinò la strega, furiosa come mai prima di allora. La sua potente magia nera aveva gettato l'intera Gotham nel caos più totale e lei non si sarebbe fermata... Doveva riprendersi la sua ospite a qualunque costo.
- Ehi, bellezza! - urlò John, andando incontro alla malefica fattucchiera senza indugiare.
- JOHN CONSTANTINE! TI CONVIENE LEVARTI DI TORNO SE NON VUOI CHE DIA LE TUE FETIDE CARNI IN PASTO AI MIEI DEMONI!
- Ma come sei dolce - ironizzò lui. - Senti, da quanto ho capito non riesci a ritrovare June Moone. Vuoi che ti aiuti a cercarla?
- E PER QUALE MOTIVO DOVREI ACCETTARE L'AIUTO DI UN MORTALE? - gracchiò la strega.
- Perché questo mortale sa il fatto suo, amore - disse lui facendole l'occhiolino.

John prese dalla tasca dei pantaloni un pacchetto di sigarette, ne tirò fuori una e la accese. Dopodiché la lanciò in aria e recitò sottovoce delle parole in una lingua sconosciuta, attivando un incantesimo di localizzazione. La sigaretta sfrecciò a gran velocità fino a raggiungere il posto in cui le tracce di June Moone erano più recenti.

- Caspita, è lontano... - brontolò John grattandosi la testa.
- Faccio io - lo rassicurò Zatanna. - Atrop em e enitnatsnoC allad atteragis! - declamò poi al contrario, teletrasportando se stessa e lo stregone nell'esatto punto in cui la sigaretta si era fermata.

I due si guardarono attorno in cerca di June e, dopo qualche istante, videro una fanciulla rannicchiata dietro una macchina. Aveva capelli rossi come il fuoco raccolti in una coda di cavallo, occhi verdi e sguardo gentile. Indossava una maglietta bianca con le maniche a sbuffo, un paio di jeans strappati e degli stivaletti neri in pelle. La poverina piangeva, ma cercava di farlo in silenzio, mordendosi le labbra e stringendosi nelle spalle, poggiando il capo sulle ginocchia. Nel vederla in quello stato, pur non conoscendola bene, Zatanna non poté che provare compassione per lei. Le si chinò accanto e le mise delicatamente una mano sul braccio.

- June... Hai paura, lo so. Tuttavia, dobbiamo--
- Vi supplico - singhiozzò la giovane, interrompendo la maga. - Non riportatemi da lei. È come... Come un veleno per me. Lei mi... Lei mi sopprime, mi tortura, corrompe la mia anima...
- Senti, zucchero, sappiamo che tipetto sia la tua strega, ma non possiamo permetterle di distruggere la città - disse John, infrangendo le speranze di June di un futuro migliore, un futuro di libertà e spensieratezza... Un futuro senza l'Incantatrice. - Devi venire con noi - terminò egli, perentorio.

June chiuse gli occhi. Avrebbe tanto voluto poter vivere la sua vita senza mai più doversi preoccupare che il mostro dentro di lei scavasse furiosamente per prendere il sopravvento. Era stanca di lottare con le unghie e con i denti per difendere la propria anima dalle grinfie della perfida megera. Però, dopo un'attenta riflessione e dopo essersi asciugata le lacrime, si rese conto che il suo desiderio di libertà era poco più che un capriccio in confronto alla vita di tutte quelle persone innocenti.

- Va bene... - disse, tirando su col naso. - Riunitemi alla strega.

June si sentiva sconfitta e glielo si leggeva in faccia, ma non c'era altra scelta. Zatanna agitò la mano destra in aria.

- Icatrop allad agerts! - esclamò la maga, facendo materializzare se stessa, John e la giovane fanciulla al cospetto della diabolica strega.
- FINALMENTE, MIA DOLCE METÀ. TORNA DA ME.

June aprì le braccia e si lasciò avvolgere dall'energia della maga oscura. L'Incantatrice era tornata e, fortunatamente per Gotham, la sua furia si era placata. Tutto era tornato come prima.

- È bello avere nuovamente la mia ospite - asserì la strega con rinnovata soddisfazione. Il fatto che ella avesse l'aspetto di June, seppur con abiti diversi, ma la sua voce fosse un coro di suoni agghiaccianti e demoniaci sorprese tutti.
- Bene. Noi togliamo il disturbo - mormorò Sebastian.
- Aspettate un istante, mortali... - li fermò lei. - C'è qualcosa che non va. Percepisco delle potenti energie nelle trame mistiche. Un potere che ha liberato una grande forza da tempo prigioniera, sovvertendo l'equilibrio tra me e June - spiegò con aria interrogativa.
- Ringrazia l'Altra Genia - le rispose Constantine.
- L'Altra Genia, hai detto? Questo vuol dire che corriamo tutti un grave pericolo. Neppure la mia nera maestosità può opporsi ai nefasti effetti del potere dell'Uomo Capovolto.
- Be', in questo caso... Perché non ci dai una mano? Una fattucchiera in più fa sempre comodo... - propose Sebastian.
- Se quella rivoltante mostruosità di Amanda Waller non è coinvolta, accetto - affermò l'Incantatrice, dimostrandosi sorprendentemente collaborativa.
- Molto bene. Che bel gruppetto abbiamo creato - ironizzò Zatanna. - Direi di andare. Otropsartelet! - declamò, conducendo tutti quanti in uno strano laboratorio segreto, evidentemente abbandonato.

Guardandosi attorno, gli altri realizzarono di trovarsi nel vecchio stabilimento della ACE Chemicals, la famosa industria chimica, in disuso da un paio d'anni. C'erano un tavolo lungo con varie sedie.

- Accomodatevi... - disse Zatanna.
- Bella sistemazione, Zee - si complimentò John.
- In realtà, è merito mio - puntualizzò Sebastian. - Da quando io e Zatanna lavoriamo insieme, ho sempre pensato che prima o poi avremmo formato una vera e propria squadra... Così ho deciso di allestire questo piccolo quartier generale.
- Voi umani avete dei passatempi oltremodo bizzarri - notò l'Incantatrice.
- L'importante è che sia lontano da occhi indiscreti. Eliminare la minaccia attuale è un compito che dobbiamo svolgere al meglio, non possiamo permetterci nessun tipo di errore - affermò Swamp Thing.

Il gruppo si sedette al tavolo e iniziarono a discutere.

- Come intendiamo procedere? - domandò Sebastian.
- Dobbiamo ancora scoprire chi sia il misterioso alleato dell'Uomo Capovolto. La persona che ha liberato l'Altra Genia - rispose John.
- Ammesso che si tratti di una persona... - fece notare Zatanna.
- Sarà il caso di consultare individui più saggi? Il Dottor Fate? O magari Madame Xanadu? - tentò lo stregone inglese.
- Meglio di no - negò la prestigiatrice dai capelli corvini.- Per quanto l'animo di Kent Nelson sia buono, è lo spirito di Nabu ad avere il controllo. Il suo giudizio non è attendibile, sappiamo bene come la pensa.
- E Xanadu è una mera ciarlatana... - s'intromise l'Incantatrice, mostrando il suo astio verso la secolare chiromante.
- Proviamo a ragionare - continuò Sebastian. - Chi aiuterebbe mai delle creature tanto spregevoli?

Vi fu qualche attimo di silenzio. Qualcuno si strinse nelle spalle, qualcun altro accavallò le gambe e qualcun altro ancora appoggiò i gomiti sul tavolo d'acciaio.

- Be'... Sicuramente qualcuno che potrebbe trarne dei vantaggi... - ipotizzò Zatanna.
- Magari, il nostro uomo è proprio il tuo caro papà - disse Constantine a Faust.
- Facile fare accuse prive di fondamento, eh? - ribatté subito lui con tono alterato. - Fai meno lo stronzo, John.
- Finitela con le scaramucce, siete ridicoli. Ce la fate a concentrarvi? - li rimproverò Swamp Thing.
- Comincio già a pentirmi d'essermi unità a questa combriccola di idioti - mormorò la strega malvagia, scuotendo la testa.

Improvvisamente, alcune parti del pavimento iniziarono a liquefarsi, creando grossi buchi circolari.

- Ma che diavolo succede? - esclamò Sebastian.
- Niente di buono... - rispose Zatanna.

Da quei grandi fori nel terreno fuoriuscirono delle orride creature prive di occhi ma con larghe bocche contraddistinte da file di denti affilatissimi. Prima di attaccare, emisero delle urla strazianti e graffiate, simili tanto a un pianto disperato quanto a un grido di battaglia.

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