XV. Mafarka El Bar


"Cosa farai una volta che diventerai l'ability user più potente d'Italia?"

"Voglio restaurare l'antica gloria del nostro paese per ritornare ai fasti dell'Impero Romano."

"Eh? Che idea stupida!"

Erano i bei tempi in cui se ne stavano sotto gli alberi di limoni nel grotto a spezzare un sandwich in due. Quel cibo l'avevano scoperto quando erano solo due poveri mendicanti affamati che avevano provato ad avvicinare inconsapevolmente Andrè Gide, il capo della Mimic, e aveva un nome troppo difficile da ricordare. Non era ancora stato deciso se chiamarlo tramezzino o traidue.

"Sai, Cretino Fosforescente... dicono che esista una chiave, a Roma, che possa aprire uno scrigno con dentro il tesoro più prezioso del mondo. Un libro. Non un libro normale: un libro in cui c'è scritta tutta la storia del mondo e che ha il potere di cambiarla!"

Non gli piaceva essere chiamato con quel nome, ma aveva cominciato a sminuzzare il suo sandwich più lentamente mentre gli occhietti curiosi si assottigliavano sul suo strano amico e rivale. Un libro che poteva cambiare le sorti del mondo intero...

"Non è vero! Se esistesse non vivremmo in un paese in rovina."

"Esiste, ti dico" insistette l'altro, con un sorriso magnetico, "Io so chi la possedeva. E chi la possiede riceve il titolo di Poeta Vate..."

"..."
"E comunque, io dico che quando diventerò l'ability user più potente di Italia questo cibo divino sarà chiamato tramezzino!"



Restavano solo le chiavi della città.

Di tutti i criptici ordini del Vate solo la chiave non era stata ancora scoperta ma Dazai credeva di aver capito di cosa si trattasse finalmente.

Era tutto a un palmo dalle sue mani, gli sarebbe bastato allungare un braccio, stringere la mano e afferrare tutto... ma c'era ancora Marinetti sul suo cammino.

"Dazai?"

Quando la mano del giapponese gli afferrò una spalla il futurista si voltò non impressionato, apparentemente fiducioso.

Aveva interrotto per un attimo il contatto con i microfoni, ma aveva l'aria di chi pretendesse in cambio un buon motivo per quell'interruzione: sfortunatamente aveva a che fare con Dazai.

"Mi chiedevo..." vagheggiò lui, opportunamente noncurante della situazione, "Se dato il nostro nuovo stato di confidenza posso chiamarti Filippo."

Marinetti sollevò lo sguardo, quasi scandalizzato: la palpebra superiore dell'occhio destro tremava impercettibilmente, disfacendo la sua aria composta. Ancora una volta quel tic. Non avendo risposta, Dazai continuò innocentemente ad incalzare.

"Oh. Preferisci Tommaso?"

Per un breve blackout, Marinetti si chiese se aveva mai fornito il suo nome intero al giapponese o se fosse stato lui a scoprirlo: in quel momento non lo ricordava più. Il fastidioso deja-vu del Vate che lo chiamava Cretino Fosforescente però storse il suo savoir-faire limpido.

Si sgranchì una spalla e alla fine appoggiò il gomito alla ringhiera dell'enorme prua sul vuoto.

"Va bene, purchè tu non adotti un soprannome troppo crudele."

In cambio lui lo avrebbe chiamato Osamu, lo avvertì.

Dazai comprese un'altra cosa di lui: non aveva mai permesso a nessuno, all'infuori del Vate, di chiamarlo per nome - era la definitiva prova di fiducia, quella che lo avrebbe portato alla discesa verso l'inferno. Dicevano che per unirsi ai Futuristi bisognava accantonare ogni affetto umano e credere nella potenza assoluta e definitiva della volontà, che bisognava coltivare, intensificare, seguendo una disciplina crudele: infine, che la morte violenta coronasse la gioventù.

La scommessa di Dazai sarebbe stata ripagata?

Nel silenzio e nel buio più assoluti d'un tratto un'esplosione di fiamme di un azzurro evanescente -che non provenivano dal velivolo- avvolse in un cerchio l'area della città: gli occhi di Dazai per un istante si sgranarono di uno stupore negativo, riempendosi del violento blu luminoso, riscuotendo il suo interesse soppresso per l'imprevedibilità.

L'attacco era cominciato.

Tre velivoli, poco prima invisibili, si materializzarono nel momento in cui furono avvolti e abbattuti dalle fiamme precipitando a un suolo irriconoscibile: dove una volta era possibile tracciare nella nebbia lo sbiadito profilo delle abitazioni ora non vi era che un'immagine cristallizzata di ghiaccio, con la luce prodotta dall'incendio che metteva in luce l'invisibile - l'intero armamentario del Vate, sottoforma di un cupo cimitero di statue di marmo bianco.

Con sua sorpresa, era stata opera dell'abilità di Marinetti.

"Muori d'ebbrezza, carne dell'uomo!"
E quando pronunciò queste parole lo stesso capo dei Futuristi fu avvolto dalle sue stesse fiamme.
"Muori di voluttà!"

La metà sinistra del suo corpo si rivestì di marchi luminosi dalle forme geometriche che ne interessavano la pelle: dove queste toccavano, avveniva una metamorfosi.

L'occhio sinistro divenne di un azzurro ghiaccio, illuminato in modo innaturale, le unghie della mano sinistra si tinsero di nero, oltre la spalla spuntarono delle sottili vele di metallo distaccate dal corpo che fungevano da ali, accanto al tallone comparve un bullone che girava senza sosta.

Un potere immenso, ma solo per metà.

"Muori per mano mia quando lo splendore del mondo avrà agguagliato il tuo, Mafarka-el-Bar!"

Le fiamme lo abbandonarono e si diressero in un unico raggio abbagliante nella direzione indicata dal suo indice: la luce si rifrasse ed svelò un ultimo dettaglio nascosto.

Un gigantesco monumento funerario, che si ergeva alto come una torre fino all'altezza di volo, spiraliforme, costituito vi varie figure di marmo che raccontavano un'unica vicenda: teschi, guerrieri caduti, bandiere spezzate, angeli piangenti... e, proprio nel palmo della mano di uno di questi, sedeva l'ability user che aveva creato tutto ciò.

Un uomo dal fisico asciutto, ritornato per una seconda volta dalla sua morte.

Lunghi capelli bianchi che scendevano oltre i gomiti, ciuffi in disordine, mani elegantemente guantate di nero, un lungo cappotto che rimembrava una toga bianca e un sorriso piatto animato da una strana soddisfazione.

Gabriele D'Annunzio, il Poeta Vate.

E nel momento in cui fu finalmente visibile i cannoni caricati a gravitoni spararono all'unisono contro la statua, creando una scossa tellurica e un'onda d'urto tale da assordare tutti i presenti.

Speravano di aver almeno scalfito il suo sorriso.



No, non gli aveva detto addio.

Invece gli aveva sfiorato una guancia e gli aveva sussurrato questa parole.
"Ti rivelo come andranno le cose, Chuuya, dato che non potrai vederle. Per prima cosa sarà necessario che Marinetti attivi la sua abilità incompleta, Mafarka-el-Bar. Solo così sarà possibile individuare il Vate, che si nasconde grazie alla sua abilità speciale: questo perché il Cretino Fosforescente dispone dell'unica abilità in grado di contrastare la sua."
Si era umettato la lingua e aveva impietosamente continuato.

"Ti sarà dato l'ordine di sparare e tu non avrai scelta: farai del tuo meglio per annichilire ogni cosa che si opponga alla forza della gravità... ma non sono che specchi per le allodole, le statue di pietra. Il vero orrore si scatenerà subito dopo e Marinetti, che non è preparato ad affrontarlo, attiverà la sua abilità completa."

E qui, il sorriso crudelmente divertito che tante volte aveva dovuto trattenere di fronte a Marinetti, spuntò sulle sue labbra. Era davvero un peccato che Chuuya non potesse assistere a quel che sarebbe accaduto da quel momento in poi: il conto della rovescia era iniziato e restava solo una notte per portare a termine la missione.

"Dovrai pazientare ancora un po'."

Lasciò scivolare delicatamente la mano, quasi temendo di risvegliarlo, e per alcuni istanti nel ritrarla si era soffermato a osservarlo. No, non era così che voleva congedarsi dal suo compagno prima di rischiare tutto sulla sua personale casella nera: si sollevò sulle punte, così da potergli sussurrare all'orecchio una promessa.

"E poi tornerò a prenderti."



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Angolo dell'Autrice


Ciao a tutte!
Avete saputo che è stata confermata per Aprile la terza stagione animata di Bungou Stray Dogs?
Non vedo l'ora! Quanto a me, mi sto dedicando a uno studio intensivo e disperato di letteratura, che mi porta in argomenti un po' lontani da quelli di questa storia ma... eccoci qui!
Due piccole note:
1. Ho deciso di svelare un po' in anticipo, ma non del tutto, l'intenzione di Dazai. Mi rendo conto che vi sto tenendo sulle spine da più tempo di quanto vorrei a causa della lentezza degli aggiornamenti e... non avrete creduto veramente che Dazai fosse davvero dalla parte di Marinetti? E dovete ancora vedere fino a che livello diabolico si spingerà... non è semplice come sembra, ma ora gli elementi per indovinare li avete tutti!
2. Per il potere di Marinetti, Mafarka-el-Bar, mi sono ispirata al romanzo che l'ha fatto diventare famoso... perchè? Perchè gli è quasi costato la galera per oltraggio alla pubblica morale! E' considerato uno dei romanzi più scandalosi e offensivi del ventesimo secolo non a caso ahah! E narra di un semidio che... oh, beh, vedrete!
Detto questo grazie a chi ancora mi segue, a chi commenta la storia e a chi ha cominciato a leggerla da poco... questa volta non sono riuscita a inviare un messaggio a persona come faccio di solito e mi dispiace davvero, ma spero che leggiate questo ringraziamento ;\\\\\;
Alla prossima!

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