XII. The Hanged Man



Era proprio il caso di dirlo: la sua era una proposta che non poteva rifiutare.

Ma quale sarebbe stato il prezzo da pagare?

Dazai era intrigato sia dall'ardire di Marinetti sia dalla possibilità che sul suo accordo aleggiasse l'ombra della morte. Aveva decisamente chiesto all'uomo giusto: qualcun altro, al suo posto, avvertendo il pericolo sarebbe fuggito o avrebbe combattuto.

Lui no. Mori gli aveva insegnato presto che la violenza non era l'unica forma di potere che rendeva così forte la mafia - e sicuramente non era quello che si aspettava da lui il capo dei Futuristi.

"E' così che lo hai chiesto a Corazzini?"

Il sorriso tagliente e l'accusa out of the blue colpirono il suo interlocutore.

Anzichè rabbuiarsi, Marinetti reclinò appena la testa ricambiando un sorriso beffardo: Dazai aveva appena formalizzato la certezza che, se non l'avesse portato dalla sua parte, avrebbe dovuto ucciderlo subito.

Il breve ricordo della pietosa risposta del Crepuscolare lo aveva aiutato a lasciarsi quell'amarezza alle spalle.

"Hai intenzione di darmi la sua stessa patetica risposta?"

Mai.

L'unica, lapidaria parola con cui aveva rifiutato la sua alleanza.

Era stato davvero uno sciocco: quando gli aveva fatto quella proposta non gli aveva dato veramente una scelta, essendo già in potere di poterlo sottomettere con la forza - e così aveva fatto, soggiogando la sua abilità speciale al servizio dei Futuristi.

"Non sono uno sciocco. E non voglio passare il resto dei miei giorni in un'agonia senza fine," replicò Dazai, accorto, "Ma prima di valutare la mia scelta devo farti una domanda. Nessuno accetterebbe un patto non vantaggioso, dico bene?"

Diceva bene, ma non era sicuro di poter tollerare quell'arroganza.

Se stava facendo quelle concessioni a Dazai era per due ragioni: una sintonia istintiva nei suoi confronti e l'eccezionalità della sua abilità speciale. Lo Squalificato però non voleva conoscere il cambio repentino dal trattamento di favore a quello di nemico.

"Di che si tratta?"

"Voglio pattuire le condizioni."



L'accordo si consumò in segreto.

Ognuno dei Futuristi sapeva che quella sarebbe stata la notte.

D'Alba, l'uomo senza abilità speciali, osservava il cielo scuro da una delle vetrate della Fortezza.

Palazzeschi si intratteneva con un solitario di carte al bancone della sala vuoto, volgendo uno sguardo turbato alle uscite.

Folgore era sdraiato nella sua cuccetta, legato ad ogni arto affinchè la bestia non si risvegliasse e non lo vincesse, ed era oppresso da sogni pesanti.

Benedetto si trovava nel luogo in cui avrebbe meno voluto: la prigione di Chuuya e Corazzini.

Era abituato alla visione di Corazzini sospeso tra le travi e ogni volta che lo vedeva non poteva fare a meno di pensare che Marinetti avrebbe impiccato lui e chiunque altro al suo fianco se si fossero opposti alla sua alleanza. E Chuuya era stato talmente sciocco da farlo, dimostrandosi un sovversivo.

"Non riesco a crederci."

Anche il volto amichevole di Benedetto per Chuuya si era tramutato in quello di un nemico. Il futurista lo fissava con risentimento, quasi a volergli suggerire che Chuuya era quasi riuscito a pugnalarlo metaforicamente alle spalle.

Il giapponese invece esalò un altro sbocco di sangue.

Quando si era risvegliato si era ritrovato avvolto da un'aura nera che lo aveva portato a levitare a mezz'aria: aveva sentito chiaramente il suo potere ridursi di un terzo della potenza, per poi sfuggire al controllo.

Lo aveva esaminato Palazzeschi utilizzando la sua abilità speciale Codex, decodificando così con precisione il suo punto debole: così i Futuristi, mentre lui era incosciente e Dazai distratto alle feste dei compagni, avevano scoperto ogni dettaglio fino alla natura artificiale di Corruption. Così, per contrastarlo, avevano scelto Benedetto: era il più adatto in quanto, sebbene non un manipolatore della gravità, era in grado di ricreare per una microarea le stesse condizioni di vita di Marte.

La gravità era completamente differente e non riusciva a regolare il potere, in più gli era difficile respirare: se quella tortura non lo avesse indebolito gli avrebbe spaccato la testa a calci per la rabbia.

"...ugh! Falla finita e ammazzami! Non vedi che non mi piegherò?"

"Marinetti mi ha detto di non ucciderti. Sei parte della trattativa."

Trattativa. Quella parola procurò un rapido brivido a Chuuya: la sua vita dipendeva da una trattativa?

"Non è importante che tu capisca," continuò l'altro, duro, "Del resto se sei finito qui per te è finita. Che tu lo voglia o no, resterai al nostro servizio o morirai."

Chuuya fu sul punto di imprecare, ma dovette mordersi il labbro per il dolore perchè Benedetto, prevedendolo, lo fece nuovamente ruotare su se stesso, fermandolo a testa in giù. Il sangue affluì rapidamente alla sua testa e una sensazione di nausea fortissima lo pervase tutto.

"Perchè...? Avete tutti paura di lui... ma si fa grande usando i vostri poteri... vi state facendo usare anche voi!"

"Non sai cosa stai dicendo..."

Rise lui, con una certa amarezza, e Chuuya percepì il fastidio di essere trattato come uno stupido.

Avrebbe voluto spaccargli la testa non a calci, ma con un coltello ficcato al centro del cranio.

"E' l'ability user più potente presente su questa Prigione Fluttuante. Lo abbiamo visto con il Codex: la sua abilità completa potrebbe rivaleggiare con quella del Vate e del capo della Clock Tower... non l'ha mai usata al pieno del potenziale, nemmeno quando ha abbattuto i Crepuscolari."

Da Corazzini provenne un singulto di ribellione.

Sebbene non fosse nelle condizioni per poter combattere, il suo spirito era allineato a quello di Chuuya.

"Continuo a non capire i vostri misteri..." ringhiò il mafioso, stentando un francese appena educato, "Ma l'abilità di una sola persona non basta a coprire un'intera organizzazione... questo..."

...l'aveva imparato da Mori.

La violenza non era l'unica forma di potere che si poteva esercitare per piegare qualcuno. Tuttavia era ancora ancorato alla realtà: per quanto orgoglioso era consapevole del fatto che non avrebbe potuto resistere ad oltranza ad una tortura di quel genere; avrebbe dovuto mordersi la lingua per il bene della Port Mafia e farla finita? Poteva davvero affidarsi a Dazai?

"Dipende dal tipo di persona. E' vero, tutti lo temono, ma è riuscito a creare un gruppo unito. Inoltre, anche noi crediamo nel futuro."

"Il futuro..."

Quale futuro avrebbe mai potuto assicurare un elemento di quel genere?

E a quale futuro, d'altro canto, stavano spianando la strada loro distruggendo la Fortezza, recuperando la chiave e abbattendo i Futuristi?

"Non mi interessa... se non mi ucciderete subito sarà peggio per voi..."

Benedetto non gli diede ascolto: come avrebbe potuto dare credito a un individuo imprigionato in quelle condizioni?

"Credi che il futuro non ti riguardi? Che non toccherà il tuo paese o il tuo compagno?"

Quella domanda colpì nel segno.

Chuuya, che non era abituato a tanta filosofia, osservò il suo cappello scivolare al suolo.

Non si era fatto domande, trattandosi di un lavoro che credeva avrebbe completato alla svelta: che però potesse avere conseguenze nel bilancio di potere della Port Mafia e del Giappone era davvero possibile? Quello Stato insignificante era davvero così influente sulle sorti del mondo?

No, impossibile. Ma Marinetti e il Vate erano davvero pericolosi quanto Agatha Christie della Clock Tower? Nessuna meraviglia che il capo avesse deciso di stroncarne uno a favore del suo candidato.

"Il futuro che volete creare voi è inconcepibile"

A parlare fu Corazzini, con gran sorpresa di entrambi: aveva fatto un enorme sforzo di voce, approfittando del fatto che non vi fosse un cilindro di ferro sostitutivo per ammutolirlo.

"Spazzare via ogni traccia del passato per ricominciare da capo, strappando l'identità a tutti... non sono queste le basi di un futuro felice..."

"Che c'è di male in un futuro del genere? Tutti desiderano una possibilità. Tutti abbiamo cose che vogliamo lasciarci alle spalle."

"Io sono disposto a portarle dentro giorno per giorno, per quanto dolorose mi rendono più forte."

Chuuya continuò a guardare il cappello, quasi ipnotizzato, e così afferrò le parole di quel giovane.

Non poteva permettere che il mondo venisse resettato: Marinetti aveva davvero il potere di compiere qualcosa del genere?

E qual era invece il futuro che stava appoggiando Mori aiutando il Vate?

Domande che restarono irrisolte: il portellone si aprì ancora ed entrò Marinetti.

Benedetto mutò l'aria livida e lo salutò con un cenno del capo, poi gli lasciò campo libero: Chuuya si avvide con sconforto che anche quella volta era da solo.

Anche il tempo probabilmente era dilatato come su Marte in quella Fortezza: aveva perso il conto delle ore e delle volte in cui Marinetti era entrato in quella sala a visitarlo.

"Dov'è Dazai?!"




Il futurista fece un cenno al suo subordinato ruotando il polso con il pugno chiuso e l'indice mollemente puntato su di lui: Chuuya non ebbe tempo di prendere fiato che una nuova distorsione della gravità lo fece ruotare di nuovo su se stesso, questa volta ponendolo diritto e con la pressione sanguigna che si abbassava violentemente a causa dell'afflusso di sangue.

Quel trattamento l'aveva fiaccato, sentiva tutti gli arti intorpiditi, il che gli avrebbe fatto perdere qualche fastidioso minuto di tempo prima di permettergli di contrattaccare: ma fu proprio mentre stava completando la rivoluzione su se stesso che scorse una seconda figura in nero dietro Marinetti.

La semplice vista delle bende pulite gli permise di identificarlo.

Dazai!
Eppure c'era qualcosa di stonato.

Attese qualche istante, qualche istante interminabile come se lo avesse trascorso su Marte, e Dazai non si mosse: nessuna reazione, nessun segno da parte sua, solo quello sguardo livido e concentrato che generalmente rivolgeva agli oggetti.

Dazai, fa' qualcosa!

Gli risultava incredibile pensare che il suo collega non cogliesse l'incitazione nel suo sguardo, che per fortuna non giunse a supplica. Perchè stava esitando? Cosa aspettava?!
"Bene, Dazai"
Contro ogni sua aspettativa, a intervenire fu Marinetti.

La sua invadenza aveva seriamente innervosito Chuuya, ma anche nella sua posizione era impossibile ignorare lui e quella sensazione opprimente che cominciava ad attanagliarlo: non era riuscito ad agganciare lo sguardo di Dazai, ma gli occhi freddi dell'italiano lo avevano volontariamente intercettato. Spiegò dunque il braccio in sua direzione, rivolgendosi a Dazai, come se gli avesse appena indicato una delle inquietanti statue che decoravano la mostra.

"Dicono che voi uomini della mafia non abbiate davvero un rapporto di fratellanza. Ti offro la tua occasione: acconsenti affinchè Chuuya resti prigioniero e sarai uno dei nostri."

Dazai valutò bene le parole con cui esprimersi.

Non aveva bisogno di pensare alla decisione, quella era già scolpita in lui... ma quali parole avrebbero convinto Marinetti della purezza delle sue intenzioni? Come avrebbe potuto far presa sul suo animo?

Scoccò uno sguardo sospettoso a Chuuya, chiedendosi se fosse pronto a un salto di fede.

"La vita di questa recluta di second'ordine non è di mio interesse."

"E allora diventerai uno di noi."

"COSA?" Chuuya strepitò, agitando le catene fino a infilzare ulteriormente la carne facendola sanguinare "Bastardo! Non è vero, non lo hai detto davvero! Me la pagherai!"

"Perdonami, Chuuya" il sorriso angelico di Dazai, così naturale e qualunquista, infiammò ulteriormente la rabbia del rosso, "Nulla di personale, mi dimenticherai."

"Dimenticarti?! Ti trascinerò con me all'inferno... maledetto! Che tu sia maledetto!"

"Imbavagliatelo. Ha una voce fastidiosa quando si agita."

Suggerì il demoniaco prodigio, voltando le spalle all'ex compagno. Marinetti accettò il consiglio, facendo un cenno a Benedetto: la gravità da lui modellata compresse tanto il diaframma di Chuuya da spezzargli il fiato: il mafioso si contorse dal dolore senza emettere un suono, solo un rantolo roco di dolore mentre il sangue cominciava a scorrergli lungo la spalla sinistra e il braccio. Benedetto gli rivolse uno sguardo pieno d'orrore, sconvolto dalla crudeltà dei loro compagni: era impossibile però per il rosso accettare quelle silenziose scuse, sapeva bene a quale destino l'avevano condannato. Sarebbe stato de-umanizzato anche lui com'era accaduto a Corazzini: gli avrebbero portato via i sensi uno ad uno, privandolo prima della mobilità, poi della vista, poi della parola... anche lui sarebbe stato sospeso divenendo un nuovo ingranaggio che avrebbe alimentato la fortezza in eterno.

Non poteva credere che Dazai lo avesse sacrificato per guadagnarsi il favore di Marinetti.

"Risparmia il fiato per respirare," gli suggerì quest'ultimo, squadrandolo con un occhio socchiuso, "Avrai modo di impiegare le tue energie bellicose quando muoveremo guerra al Chiaro di Luna"

Chuuya fremette, si sforzò di smuovere le catene - mai aveva fatto uno sforzo simile in vita sua, eppure la forza di volontà lo portò a distorcere delle catene e a smuoversi. I tremori violenti che lo avevano colto nel farlo però fecero sfuggire una risata sommessa a Marinetti: gli appariva davvero come il volto della sconfitta.



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Angolo dell'Autrice


Ciao a tutte!

Ho scelto, da brava scrittrice angst, di farvi passare un bel venerdì di passione...

Scherzi a parte, spero che il capitolo vi piaccia. I forconi sono a destra se volete linciare l'autrice o direttamente Dazai, in caso ce ne fosse bisogno.

Però non preoccupatevi: questa sventura non è un momento di angst fine a se stesso per Chuuya! Ha tutto un suo perchè e poi, in fondo, Dazai agisce sempre in modo misterioso.

Non so se facendo uno status a Pasqua arriverà a tutte per cui, per chi leggesse più in là, vi faccio gli auguri in anticipo!

Spero passiate buone vacanze! Ci sentiamo presto, al prossimo capitolo e grazie per aver letto fin qui! :)

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