XI. Sergio Corazzini
"Ma tu chi sei...?"
Doveva vederlo meglio.
Compì qualche passo verso di lui, distaccando la schiena dalla sua zona di sicurezza.
Capì subito che era di fronte a un segreto molto pericoloso: non appena aveva percepito la sua presenza il prigioniero aveva cominciato a tremare, scuotendo tutte le catene che lo sorreggevano; dei sottili rivoli di sangue cominciarono a scendere lungo il suo corpo a partire dai fasci di cavi aggrovigliati che penetravano dritti nella schiena.
"Giusto. Non puoi parlare."
Non lo avrebbe liberato anche se ne aveva il potere: non sapeva se quel ragazzo fosse amico o nemico, ma soprattutto quanto potesse essere pericoloso per lui... tuttavia poteva fare qualcosa.
L'aura rossa avvolse il morso di ferro del giovane,comprimendolo fino a spaccarlo: l'impatto gli tagliò il labbro, ma risultò anche in un forte respiro ansioso da parte del ragazzo che per la paura e per la sensazione liberatoria inghiottì violentemente quanta più aria gli riuscisse.
"Così va meglio?" incalzò Chuuya, con tono svogliato, mentre sollevava nuovamente lo sguardo cercando di capire che effetto aveva prodotto. Improvvisamente sembrava animato da una forza che lo faceva apparire vivo, quel giovane: non più un'opera d'arte sospesa in aria.
La stanza era talmente vuota da far risuonare con violenza l'eco dei suoi respiri ansiosi, sempre più affannosi, finché non si udì finalmente il rantolo della sua voce.
Un urlo soffocato e agghiacciante.
"UCCIDIMI!"
Chuuya improntò istintivamente un passo indietro, impressionato da tutta quell'animosità improvvisa. Il prigioniero continuò a gridare finché la sua voce non si spense raschiando le corde vocali in uno sbocco di sangue.
"...ti prego... uccidimi..."
"Non posso farlo. Non so nemmeno chi sei..."
Immaginare il perché volesse morire non era difficile, motivo per cui Chuuya non fece domande.
Uccidere un uomo senza motivo però era fuori dal suo codice mafioso: non si era mai dato a ingiustificati bagni di sangue, in più non era sicuro che quella mossa gli avrebbe portato vantaggio; gli atti di pietà non facevano parte di lui.
"Sono Sergio Corazzini... l'ultimo sopravvissuto dei Crepuscolari..."
"Crepuscolari...?"
A Chuuya mancava un tassello importante e l'impossibilità di comunicare con Dazai era un grande svantaggio – tuttavia non potè non notare come il nome avesse a che fare con l'Aurora che dava il nome all'evento di Marinetti. Doveva esserci una connessione.
"Eravamo un'organizzazione... che sopravviveva tra due fuochi. Marinetti da un lato, il Vate dall'altro. Siamo stati attaccati per la mia Abilità Speciale... ma io non sono una macchina al servizio dei loro scopi! Finchè vivo la mia Abilità è nelle loro mani, non mi permetteranno mai di morire... ti prego, esaudisci la mia richiesta..."
"Perchè mi stai dicendo questo? Pensi che io non sia uno di loro?"
"..."
Il respiro che quel giovane trasse produsse quasi uno stridio metallico, quasi contemporaneo all'abbassarsi dei pistoni. Ogni volta che respirava uno dei pistoni si alzava o si abbassava regolarmente... e quando cominciava ad agitarsi le valvole cominciavano ad emettere fumo.
"Non ho molto tempo..." espirò, cercando di controllare la voce che cominciava a riformarsi, "Io so tutto, Nakahara Chuuya. Finchè siete dentro la Fortezza io posso vedere attraverso ogni fibra di metallo... sentire attraverso ogni tubo... se la tua missione prevede smantellare la Fortezza non hai che di uccidere me perché..."
"Perchè la sua abilità è Toblack: the Floating Prison."
Un dolore intensissimo gli schiantò la nuca e Chuuya si vide crollare l'orizzone fino al suolo.
Provò ad avanzare arrancando con un braccio con un grugnito di dolore mentre si rendeva conto di aver imprudentemente lasciato lo sportello aperto, ma quel tentativo si spense assieme ai suoi sensi proprio quando sui lastroni ossidati comparve il riflesso metallico del ghigno di Marinetti.
Mi dispiace, Dazai. Ho fallito...
Come aveva potuto essere così sciocco? La Fortezza, camuffata secondo un nome diverso, era senziente... non c'era mai stato alcun segreto, i Futuristi si erano divertiti a giocare con loro finché non avevano abbassato la guardia: non si sarebbe stupito del fatto che persino lo scatenarsi di Cerbero non fosse stato parte di un piano. C'era una grande differenza tra un gruppo compatto ed esperto e due agenti della Port Mafia alla loro prima missione...
E come se non bastasse, non avrebbe potuto avvertire il compagno.
Osamu Dazai era solo. Era in pericolo.
Lo scontro con Cerbero si era protratto fino al salone, dove Dazai alla fine, decisi che i giochi erano conclusi, riuscì a disabilitarlo con la sua abilità davanti ai Futuristi senza che nessuno subisse alcun danno – dentro di sé aveva sperato che il tempo che aveva guadagnato per Chuuya, lasciandosi volutamente rincorrere sin dall'inizio per evitare che il poliziotto potesse concentrarsi su di lui, fosse sufficiente. In fondo, anche se non glielo aveva mai detto, aveva grandi aspettative su di lui: non gli piaceva il suo modo di lavorare, non gli piaceva per nulla come persona, ma era senza dubbio un giovane di talento.
Folgore, riacquistata la sua forma umana, quasi cascò al suolo privo di sensi: Dazai lo trattenne appena per la collottola della giubba, tenendolo così sospeso, e poi voltandosi verso i commensali.
"Ehi, non c'è nessuno spettacolo qui! E' tutto risolto, vedete?"
Non che quell'aspetto giulivo potesse bastare, lo sapeva.
La preoccupazione si tinse persino sul volto di Palazzeschi, che in genere era sempre così calmo e gioviale. Benedetto invece gli andò incontro a grandi falcate, recuperando l'amico e scoccando al giapponese un'occhiata di fuoco che significava più o meno 'cosa gli hai fatto?!' alla quale lui alzò preventivamente le mani. La domanda che gli sussurrò però fu diversa, stranamente.
"Cosa gli è successo?"
"La sua abilità si era attivata in berserk. Sono riuscito a limitare i danni, direi che è un buon risultato. Devo dire che... quest'uomo è sorprendente, per quanto non sia più un essere umano."
"Sei riuscito a fermare Cerbero con una mano sola..."
Era ovviamente incredulo. Il brusio che si era levato alle sue spalle rispondeva della stessa preoccupazione: che abilità aveva mai un uomo che poteva fermare Folgore con una mano sola?
"Ti ringrazio. A volte non è in grado di controllare questo potere... non è semplice fermarlo quando è in questo stato. Non in modo non violento."
Dazai dovette fare uno sforzo immenso per non alzare lo sguardo di scatto oltre le volte ben costruite e mantenerlo invece fisso al pavimento lucido con quel falso sorriso di modestia: era stato incredibilmente fortunato... sembravano avergli creduto.
Non conosceva il problema che attanagliava quell'individuo ma era una caratteristica comune a chi aveva abilità legate alle bestie, a quanto sembrava, e finché giaceva privo di sensi avrebbe avuto il tempo di organizzare una contromisura ed agire. Con uno sguardo rapido alla sala notò molte sedie spoglie e in particolare l'assenza di Marinetti.
Avrebbe notato ancora altre volte quelle mancanze, l'assenza di sempre più sedie, di Marinetti, di Chuuya. Quando il tempo cominciò a dissolversi in un'interminabile e lunghissima notte, Dazai vagò ancora una volta dalla sua cuccetta vuota all'ala superiore della Fortezza, fermandosi di fronte al quadretto dei Futuristi.
"Luciano Folgore, abilità speciale Alter Ego: Cerberus..."
Sospirò Dazai, studiando il suo volto sulla foto quando qualcuno che aveva l'abitudine di completare le frasi altrui e comparire alle spalle non continuò l'elenco per lui, anticipando la sua domanda implicita. Ah. Stava diventando quasi prevedibile, ma non per questo meno inquietante.
"...Aldo Palazzeschi, abilità speciale The Codex"
Dazai non si voltò subito, attendendo che il suono dei suoi passi incedenti fosse abbastanza prossimo a lui. Lo attese con un sogghigno divertito: era davvero un tipo previdente... quasi premuroso da parte sua svelargli delle informazioni così importanti senza che gliele domandasse.
"Enzo Benedetto, abilità speciale Journey on Planet Mars"
Marinetti si fermò a un metro da lui, richiudendo le braccia spiegate.
Era venuto da solo, sempre nell'ombra, il che gli fece fare subito una similitudine con il suo soprannome: del resto tra demoni il luogo più consono per una trattativa erano le ombre.
"Ho saputo della tua prodigiosa abilità, Dazai, e sono veramente interessato: pensavo che potresti ricoprire anche tu un ruolo in quella fotografia, con No Longer Human."
"Marinetti, che sorpresa..." ridacchiò lui, con l'aria di chi sembrava lusingato da una flattery così semplice, ma allo stesso tempo stesse abilmente giocando un flirt, "Non la attendevo qui! Eppure ha proprio l'aria di chi ha intenzione di fare una proposta molto importante al sottoscritto."
Incrinò opportunamente la voce nello scandire l'ultima parola per sottolineare l'apparente insensatezza della cosa, quasi non fosse degno di una cosa del genere – e, come immaginava, non aveva sbagliato tattica. Marinetti non commentò il suo gesto ma annuì prontamente e decise, per questa volta, di saltare tutti i preamboli.
"Vuoi unirti a noi, Osamu Dazai?"
Il suo sguardo era fermo, deciso. Nessun tic questa volta aveva turbato l'occhio.
"Ti rivelerò anche la mia abilità se lo farai."
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Angolo dell'Autrice!
Ciao ragazze!
Ultimamente girano vari spoiler di Dead Apple e della novel Fifteen e pare che invalidino quasi del tutto la timeline di questa fanfiction. Qualcuno mi ha chiesto di correggerla, ma credo che vi convenga prenderla per quello che è: una What If in cui ho provato a immaginare cosa potesse esserci in quel buco di trama.
E siccome girano spoiler sia del manga che di Dead Apple, a quanto pare... ho fatto una cosa in "To die by your side" senza sapere che l'avrebbe fatta l'autore tempo dopo. E' una coincidenza bellissima!
Detto questo grazie per aver letto fin qui! Se vi fa piacere lasciatemi una stellina o un commento!
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