X. Howling


"Qual è il nome del giovane?"
"Sergio Corazzini."

Il nome si perse in un fischio del vento.

Corazzini... il mafioso cercò di riportare qualcosa alla memoria. Corazzini, i Crepuscolari, la Fortezza... doveva avere un significato molto importante, ma al momento aveva un problema più urgente da risolvere.

"Che gentile. Non mi aspettavo mi rivelassi tutto con tanta facilità."
"Pensi che ti lascerò in vita per raccontarlo?"

Folgore si voltò di scatto e sparò: Dazai si ritrasse appena in tempo, ma un proiettile sfiorò le bende alla tempia destra, provocando un istantaneo sanguinamento. La macchia che si diffuse però non seguì un corso naturale, rivelando la natura anomala di Dazai e del suo potere.

Un sogghigno comparve sul volto del mafioso: cortese e preparato, ora aveva un'idea chiara del suo nemico. Aveva anche straordinariamente ribaltato le posizioni e adesso era lui quello in svantaggio: il più veloce a sparare sarebbe stato quello che sarebbe sopravvissuto.

Fu Folgore.

Cinque colpi fulminei che gli avrebbero trapassato certamente il cranio, se fosse stato un uomo normale. Ma lui era un ability user... e soprattutto non era solo.
Il poliziotto abbassò leggermente l'arma scarica per nascondere il tremore del braccio per lo sforzo: i proiettili che aveva sparato erano tutti e cinque presenti, sospesi in aria a pochi centimetri dal volto di Dazai e avvolti da un'aura rossastra.

"Forse non hai capito in che posizione ti trovi."
Suggerì il demoniaco prodigio, sempre con calma serafica e un sorriso sardonico pur essendo ora rivolto con le spalle al vuoto. Alle spalle di Folgore infatti era comparso Chuuya, tempestivamente e al momento giusto.

In poche parole ora era nuovamente Folgore ad essere in svantaggio.

"C'è ancora una cosa che voglio sapere da te," la voce incedente del giapponese non lasciava presagire nulla di buono, così come lo sguardo intrigante ma fosco, "Ossia la verità sulla parte del discorso su cui mi hai mentito."

Folgore fremette per il nervosismo: non era in una buona posizione, non era neppure considerabile uno stallo alla messicana, ma non era la prima volta che si trovava a reagire di fronte al pericolo. Aveva ancora una carta da giocare e non si sarebbe lasciato sfuggire da due ragazzini stranieri.

"Vuoi la mia risposta?"

"..."
"Va all'inferno! Alter Ego: Cerberus!"

Il cielo si infestò di lampi, perdendo di luminosità rapidamente: l'elettricità cominciò ad accumularsi sulle guglie metalliche e frastagliate della struttura; il poliziotto cadde in ginocchio come fulminato, le mani a terra molli e il corpo appena ciondolante...

"Dazai, spara!"

Lo fece, ma non fu abbastanza rapido.

Un tornado di vento e detriti avvolse la sagoma di Folgore rendendogli impossibile mirare: il proiettile si conficcò nel pavimento, che per un attimo mostrò un bagliore traslucido. Presto entrambi ebbero la sensazione che il pavimento non vibrasse più solo a causa della pioggia improvvisa o del rombo dei tuoni... e la loro impressione fu confermata dal battere di possenti zampe. Il poliziotto aveva mutato forma: si era accresciuto nelle dimensioni, ingrossato negli arti e, prima di perdere completamente la forma umana, la sua testa si era divisa in tre.

Avevano di fronte a loro la rappresentazione fisica di un mostro mitologico.

"Dovevo aspettarmelo. Una trasformazione-..."
"Cretino, non startene imbambolato a fissarlo!"

La bestia attaccò subito: Dazai riuscì a schivare una poderosa zampata con un salto, ma lo spostamento dell'aria lo portò a sbattere di reni contro la ringhiera del parapetto.

Si accasciò a terra con un gemito di dolore e quando risollevò la testa trovò le fauci della belva spalancate su di lui...



Poi i denti si tinsero di rosso, e non per il suo sangue.

Qualcosa lo stava trattenendo dal serrare la mascella con tutta la sua forza: dietro di lui Chuuya con la fronte appena imperlata di sudore avvolto dalla stessa aura rossa che aveva costretto il mostro.

"Scappa! Io lo trattengo!"

La botta che aveva preso non conferì la giusta lucidità a Dazai, che sul momento fu costretto a rimettersi in piedi barcollando e allontanarsi zoppicando con una mano che si reggeva il ventre. Riuscì a trascinarsi fino alla porta della cabina mentre Chuuya lottava con il mostro e la forza di gravità: nel momento in cui la mano sfiorò lo stipite ferroso della porta però ebbe un'idea.

"Chuuya..." mormorò, appena percettibile tra i ringhi, "Rilascialo..."
Questa volta il mafioso non obiettò quanto stupida fosse l'idea: lo fece e basta.

Non sapeva quanto ancora sarebbe riuscito a trattenerlo e così si augurò che Dazai avesse un piano. Ma certo che aveva un piano, lui aveva sempre un piano... un piano pessimo in quel caso.

Prevedeva il solito semplice trucco su cui si erano esercitati sin da bambini: Dazai faceva da esca, lui faceva il lavoro sporco; non gli restò che seguire la corsa di entrambi nei corridoi sempre più stretti della fortezza labirintica. L'intenzione di Dazai di incastrare la belva, o comunque costringerla in un ambiente ad essa sfavorevole, fu subito chiaro per lui: dal suo canto quando riusciva ad afferrare un suo arto lo comprimeva al massimo con la gravità.

Non era riuscito a catturare l'intera belva, ma una zampa inferiore sì: questa esplose in un latrato straziante e uno spruzzo di sangue che imbrattò ben tre opere d'arte finemente esposte, ma non arrestò la sua corsa.

La sua rigenerazione fu pressochè istantanea.

"Dannazione... dobbiamo trovare un punto debole!"
"La testa...!" boccheggiò Dazai mentre si appiattiva contro uno sbagliatissimo vicolo cieco "Mira alla testa!"
"Quale?!"
Come quale?!
Ah, non era possibile che avrebbe dovuto suggerire persino quello!
Quella centrale in compenso era a un centimetro da lui - e divenne così la scelta di Chuuya. L'emicrania fortissima che colpì la bestia la paralizzò sul posto, ma anche far saltare in aria una testa non servì: un istante dopo la testa si rigenerò e fu di nuovo sulle loro tracce, concedendogli pochi metri di vantaggio.

Dazai e Chuuya si stavano intrappolando nei sotterranei, scendendo vertiginosamente tutta la struttura. I ticchettii metallici dei loro passi frenetici sulle scale avrebbero presto attirato lì quella belva - lo sapevano entrambi. Non potevano nemmeno fermarsi per riprendere fiato.

"Dividiamoci...!"
"Come?"
"Ha tre teste, ma non può seguirci entrambi... io andrò nella sala d'esposizione! Tu dall'altra parte! Buona fortuna, Chuuya!"

"Sei pazzo..."

Ma anche questa volta nulla da obiettare.

Quando la belva sfondò un portellone, uscendo prima con una zampa che provò a catturarli e che gli strappò il cappotto e poi con l'intero corpo canino massiccio decise di inseguire Dazai, il suo obiettivo iniziale: Chuuya osservò con la coda dell'occhio mentre si inoltrava nel buio.

Senza riconoscere il luogo che aveva percorso da ubriaco qualche tempo prima attraversò un lungo corridoio e, sfruttando Tainted Sorrow, fece saltare in aria una porticina metallica.



Produsse un rumore frastornante e un sacco di fumo, ma non oppose nessuna resistenza: senza pensarci due volte entrò dentro e la serrò risollevandola col potere, appoggiandosi poi di spalle ad una parete. Respirava ancora affannosamente e inalava più vapore di quanto avrebbe voluto: doveva riprendere fiato.

Chissà se Dazai se l'era cavata.

Si asciugò la fronte dal sudore, riconoscendo che i latrati di Cerbero erano ormai lontani. Tuttavia il sollievo fu solo momentaneo: quando il vapore smise di seccargli gli occhi e riuscì a vedere attraverso mise a fuoco un'enorme sala macchine - immensa, altissima, delle dimensioni di una cattedrale romanica. Pistoni, ingranaggi, bocchette di fumo, ciminiere... ogni cosa era in movimento e viveva di vita propria, ma non era collegata a nessuna centrale di comando.

Quella non era una sala controllo.

Ogni filo invece si radunava al centro della stanza, dove poi risaliva verso un unico punto... la figura antropomorfa di quel che Chuuya inizialmente aveva scambiato per un manichino, trafitto alla schiena dai lunghi cavi d'acciaio.

"Un... un essere umano?"
Sbattè le palpebre, ma l'immagine sfocata non cambiò ai suoi occhi.

C'era un prigioniero in quella stanza: deumanizzato, sospeso per aria tramite un particolare sistema di catene e cavi, ricordava molto una delle installazioni angeliche della mostra futurista... con la differenza che questo non era fatto di plastica raffreddata e derivati petroliferi.

Anche con quell'umiliante briglia che gli soffocava il respiro poteva avvertire il suo fiato.

"Ma tu chi sei...?"



+++

Angolo dell'Autrice!


Ciao a tutte!

Questa volta vi ho davvero fatte aspettare per il capitolo, mi dispiace davvero tanto! Purtroppo mi trovo sotto esame e togliere tempo allo studio per dedicarne alla scrittura purtroppo non è sempre possibile. I prossimi due capitoli però sono scritti, devo solo revisionarli, mi farò perdonare!

E... volevo ringraziare chi mi legge nonostante tutti questi ritardi! So che alcune di voi hanno consigliato questa storia ad altre fan della Soukoku e la cosa mi rende orgogliosissima >\\\\<

So che sono molto lenta ma non temete: la storia ha già il finale scritto, quindi anche se sono lenta non la lascerò sicuramente inconclusa! Detto questo, grazie ancora per averla letta e se vi fa piacere lasciatemi un commento o una stellina!

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