V. Let's kill the moonlight!


Fortezza di Tobruk | Quattro anni prima




Tic... tic... tic...

Ma quanto ci mette Dazai?!
Chuuya non poteva fare a meno di ticchettare le sue dita guantate sul bordo del calice di vetro, in assenza del quadrante dell'orologio: la presentazione stava per iniziare e Dazai non si era ancora fatto vivo, abbandonandolo ad attendere in eterno. I commensali al tavolo erano aumentati con l'aggiunta di un individuo silenzioso che indossava una lunga divisa militare nera: il suo nome era Folgore, ma non era riuscito a carpire altro da lui. Ogni tanto il suo sguardo scuro si soffermava su di lui con sospetto, quasi credesse che i suoi ticchettii fossero un codice morse.

"E' in ritardo..."

Borbottò con disappunto, mentre si versava un buon Chianti per consolazione. Subito attirò un'occhiata sconcertata da tutti i presenti, dimenticatosi che nessuno comprendeva il giapponese.

"Eh? Cosa?"

"E' in ritardo," spiegò a Benedetto in francese, sventolando una mano infastidito.

L'altro potè rilassarsi e, sorprendentemente, annuì - innescando un sospetto sopracciglio alzato in Chuuya. Ogni tanto aveva l'impressione che tutti capissero molto meglio di quanto sembrasse la situazione, possibile che anche quell'artista...

"Pazientiamo un po'," gli sorrise, stringendosi nelle spalle, "Marinetti è sempre in ritardo."

Oh, giusto. Marinetti!

Per fortuna non aveva capito. Così gli versò il Chianti, ringraziando mentalmente la sua fortuna. Non capì che tra i due ritardi ci fosse un nesso finché un boato di acclamazioni non esplose nella sala: Chuuya sorseggiò con noncuranza dal suo bicchiere e volse pigramente uno sguardo incuriosito al tronco... ma quando vide Dazai fare il suo ingresso al fianco di Marinetti per poco non gli andò tutto di traverso. Gli applausi coprirono i suoi colpi di tosse strozzati ma non lo salvarono da una poderosa pacca sulla schiena da parte di Benedetto, che per poco non gli rivoltò pure il gilet: quando rialzò il busto ebbe l'impressione che il Chianti gli avesse dato subito alla testa.

"Non è possibile...!"

Cosa ci faceva Dazai lì?! Non erano quelli i patti!

E tuttavia dovette accomodarsi, afflosciandosi sullo schienale della sedia con tanto di mano alla tempia sinistra, poiché cominciava a vedere doppio. Magari era semplicemente un'allucinazione dettata dall'ebbrezza... sì, doveva essere così, il demoniaco prodigio non poteva essere così stupido da mandare all'aria l'intero piano ed esporsi in modo così plateale!

"Il ragazzo ha la sindrome di Firenze."

"La che...?!"

Ah, maledetto italiano. Si sentiva tagliato da ogni conversazione: a parte quell'uomo, Benedetto, al quale aveva dovuto appigliarsi in quanto unico che masticasse un po' di francese, aveva la sensazione che tutti i presenti si stessero bonariamente prendendo gioco di lui.

"Dice che hai un animo sensibile," gli spiegò il suo interprete fai-da-te, "Ti sei emozionato alla vista del calare del sipario, non è vero?"

Chuuya premette la mano contro la tempia, sperando di trovare sollievo a un crescente e martellante mal di testa. Ma di cosa stavano parlando? Perchè parlavano così tanto?! Solo grazie a lui però si accorse che la tenda che troneggiava al di sotto dell'orologio era cascata, rivelando un lungo manifesto: avrebbe voluto osservarlo, ma mentre cercava di focalizzare i suoi dettagli Dazai gli rimandava un sorriso beffardo dalla sua privilegiata posizione o tintinnava le dita in un ironico saluto. Poteva essere più idiota di così?

"Quello chi è?"

"Sembra uno degli ospiti internazionali."

Chuuya trattenne un ringhio per la vergogna. Ora che tutti l'avevano visto non c'era più niente da fare - per quanto fosse riuscito a metterlo in imbarazzo non gli restava che portare da solo a testa alta il nome della Port Mafia e la sua missione. Si sfilò il cappello emettendo un sospiro e voltò lo sguardo.

"Ah, lui... è il mio compagno."



La prima cosa che fece quando lo vide avvicinarsi al tavolo con quella faccia da schiaffi fu andargli incontro, prenderlo per un braccio e trascinarlo con lui oltre il buffet, dietro una delle colonne semoventi dove non li avrebbe potuti vedere nessuno, per poi afferrarlo per la giacca e strattonarlo violentemente.

"Dove diavolo ti eri cacciato?!"
Dazai sollevò in tempo le braccia, intuendo che altrimenti sarebbe giunto un pugno. Si aspettava quella furia fiammeggiante da parte del suo compagno -peccato avesse già dimenticato la promessa che si erano fatti in volo- ma non aveva reagito volontariamente, lasciandosi arruffare i capelli e sgualcire la camicia.

"Era tutto calcolato! Non ti arrabbiare, non ti fa bene."
"Cosa ti è saltato in mente?! Andare a braccetto col nemico?! Se fai ancora azioni imprevedibili come questa potrebbe saltare l'intera operazione!"
"Fidati di me, Chuuya. So quello che faccio."
Risposta sbagliata.

Un pugno gli spaccò il labbro inferiore, procurandogli un taglio sanguinante sulla gengiva. Non ci aveva messo alcun impegno, questo lo sapeva, ma dovette comunque ingoiare una saliva ferrosa: la prossima volta avrebbe fatto più attenzione. Senza alcuna gentilezza, Chuuya mollò la presa, facendolo cascare seduto su un tavolo, le mani appoggiate malamente su un vassoio pieno di tartine salsate. I polpastrelli si sporcarono e così Dazai avvicinò l'indice alle labbra, scoprendo che poi questa salsa non aveva un brutto sapore.

"Potresti almeno sforzarti di fare lavoro di squadra!" tuonò l'altro, che gli sembrava più immerso nei festeggiamenti che nel loro vero obiettivo, "E non dimenticarti il motivo per cui siamo qui!"

"Non l'ho dimenticato, Chuuya... ah, dovresti assolutamente provare queste tartine con ananas e tonno!"

"No, grazie: hanno un aspetto terribile e io non ho appetito. Piuttosto, dovremmo guardarci intor-..."

"Rilassati!" una pacca sulla spalla "Siamo a una festa! Non è questo lo spirito giusto?"

"Dazai!" per la rabbia Chuuya afferrò il vassoio, prima ancora di riflettere su cosa volesse farne: l'aveva impugnato come un'arma contundente ma, prima che potesse agire, l'intera sala piombò nel buio. La luce di un riflettore illuminò l'orologio meccanico e scintillò sino a loro.

Una pedana al di sotto di esso si animò ed innalzò Marinetti, indecentemente spettinato e in disordine, che si stava schiarendo la voce.

Stava per cominciare!

Costretti a rimandare il loro battibecco, i due complici si scambiarono un'occhiata d'intesa e si adeguarono al silenzio che cominciò a calare sulla sala. Un microfono insolito stridette, ma poi finalmente tutto ebbe inizio.



"Ave grandi poeti incendiari, fratelli miei futuristi!"

Con queste parole Marinetti aveva aperto un illuminante discorso - ripetendolo appositamente in giapponese per i due ospiti stranieri, leggendo da un foglio pieno di annotazioni confuse. Si trattava chiaramente di uno sforzo e non di un giapponese impeccabile: Chuuya sfortunatamente non aveva potuto capire granchè di ciò che diceva, ma aveva potuto ben osservare l'esaltazione che aveva procurato nei suoi ospiti durante la prima enunciazione e la gestualità scattante dell'interlocutore animato da una strana furia.

"Per ora ci accontenteremo di far saltare tutte le vecchie tradizioni. La guerra? E' la nostra unica opzione. Come ben sapete in molti non aspettano altro che l'occasione di farci saltare in aria: abbiamo dei nemici molto potenti... Clock Tower, Rats in the House of the Dead, Mimic e gli altri amici del poeta Vate, per il quale noi costituiamo l'unica forma di resistenza. Siamo pazzi? Non importa! Ora che possediamo la Fortezza Mobile di Tobruk siamo forti tanto quanto loro, e siamo pronti! Con la mostra Daybreak festeggeremo l'inizio dei nostri attacchi... poi bruceremo tutte le biblioteche, uccideremo il chiaro di luna e una volta che avremo sistemato il Vate distruggeremo finalmente il Passato che continua a derubarci del nostro futuro. Vivremo finalmente in un paese migliore!"

Chuuya aggrottò la fronte. Clock Tower? Rats in the House of the Dead? Mimic? Di questo non erano stati avvertiti... riuscì inoltre a carpire il nome del Vate, trovando conferma nello sguardo di Dazai che lui aveva compreso altrettanto. Infine, Tobruk... ogni cosa non era casuale.

"Ha detto nulla della Chiave?" intervenne quindi, cercando di scuotere il compagno.

"Sembra di no" accennò Dazai, scanzonato ma molto concentrato, "Dovremmo chiedere a lui."

"Che razza di idea. Pensi che ci dirà tutto quanto?"

Domanda retorica. Come poteva esserne certo?

Ed era altrettanto certo che stesse facendo delle accuse molto gravi, a giudicare dal tono con cui parlava. Lui e Chuuya conoscevano solo una parte della verità... e in quel momento Dazai comprese che la loro versione non bastava. Certo, lui si era recato fin lì per eseguire gli ordini criptici di Mori, non provava alcuna compassione per i deboli e i folli in procinto di essere schiacciati da situazioni più grandi di loro, ma doveva esserci una buona ragione per spingere con tanto ardente entusiasmo un'intera prigione fluttuante verso la guerra con ogni organizzazione dotata di poteri.
"Lascia fare a me," gli sorrise lui, con un che di sinistro, "Lo farò parlare io."
Nessuno, dopotutto, si era mai salvato da un suo interrogatorio.



+++

Angolo dell'Autrice


Ciao a tutte!

Sto continuando l'esperimento dei capitoli corti e... spero stia andando bene! A me ci vorrà del tempo per abituarmi, perchè da una parte ho una gran voglia di darvi subito tante informazioni per i colpi di scena, dall'altra vi sto presentando molto più lentamente i personaggi. Sono curiosa però di sapere le vostre ipotesi se leggendo vi state facendo una vostra idea - anche se è prestino.

Probabilmente modificherò i primi due capitoli per spostare la parte con Atsushi e rendere meno confusionaria la storia. Come in To Die By Your Side, il finale è già scritto e il resto della storia è deciso salvo ripensamenti, spero di avervi con voi fino ad allora!

Un'ultima cosa prima di lasciarvi: il titolo di questo capitolo -e alcune citazioni che ho sparso qua e là- fanno riferimento a uno scritto di Marinetti, "Uccidiamo il chiaro di luna!", in cui invitava i poeti a essere energici e propositivi e smetterla con le poesie languide e deprimenti ispirate dalla luna. Beh, oltre che a guerreggiare...

Grazie per aver letto fin qui, se vi fa piacere lasciatemi un commento, alla prossima!

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