IX. The Crepusculars Massacre


"Dobbiamo liberarci di lui."
"Di chi?"
"Di Folgore, naturalmente."
"Non temere: quello non sarà un problema."
"Hai un piano?"

"Potrà essere i suoi occhi, ma non può guardare in due direzioni contemporaneamente."

"Quindi... vuoi che ci dividiamo per disperdere la sua attenzione?"

"Precisamente."

"E chi farà da esca per il Cerbero?"

"Lo tireremo a sorte!"



Fregato.

Lo aveva fregato di nuovo, dannazione.

Quando Benedetto aveva riso della sua ennesima ingenuità in fatto di scommesse, Chuuya era avvampato dalla rabbia: e dire che per una volta il sorriso disarmante di quell'idiota aveva convinto persino lui che in fondo Dazai fosse esattamente quello, un idiota, e che non sarebbe stato possibile sollevare quella bottiglia usando una cannuccia.

Solo un idiota avrebbe potuto pensarlo.

Solo un fesso avrebbe potuto abboccare, si era dovuto ricredere.

"Quel tuo amico ne sa una più del diavolo", osservò Benedetto, ridendo mentre versava un bicchiere di vino al suo compare.

"E' per questo che lo chiamano Demoniaco Prodigio, immagino..."
"E' un soprannome?"

Chuuya annuì, risultando piuttosto convincente. Ovviamente non poteva rivelargli la vera ragione per cui chiamassero Dazai così, ma il futurista sembrò apprezzare la cosa come uno scherzo fine a se stesso. Per la disperazione aveva cominciato a frequentare il piano bar con Benedetto, in nome di quella sfida di cui avevano vaneggiato qualche giorno prima.

"Un po' come il nostro Cerbero, allora!"
"Qualcosa del genere. Ma molto, molto più fastidioso..."

Persino più dell'incombenza di quella sentinella alle loro calcagna.

Avevano perso la cognizione del tempo: da quando si trovavano nella fortezza avevano dimenticato cosa fossero il giorno e la notte e, quando si voltavano verso gli oblò scorgendo le nubi che ottenebravano il cielo stellato gli sembrava di essere avvolti in una notte senza fine.

Chuuya cominciava a essere nervoso. Cominciava a credere che non sarebbero più scesi, prigionieri non ufficiali della Fortezza: ora che avevano anche quel tipo alle calcagna poi la tensione era quasi palpabile. Dazai ne sembrava immune e il mafioso non poteva fare a meno di chiedersi se il suo compagno avesse veramente un piano o fosse semplicemente un idiota... e aveva cominciato a propendere per la seconda ipotesi quando lo aveva visto seduto ai salotti con Marinetti o teneva impegnato Folgore con le più assurde richieste - dall'accompagnarlo in giro a farsi consegnare uno dei cavi morbidi delle attrazioni, cosa che naturalmente non aveva ingenuamente eseguito. Avevano persino il vantaggio di poter parlare in giapponese senza essere compresi - Marinetti non capiva tutto quello che dicevano, o almeno così sembrava, ma non ne era stato sicuro nemmeno a loro... quanto a Folgore non potevano ignorare il fatto che fosse un interprete.

Grazie a lui avevano scoperto anche che tra Futuristi se ne intendevano di haiku.

"Sembrate molto amici," quell'osservazione surreale scosse Chuuya dai suoi pensieri, "Finora ho sentito Dazai dire le stesse cose sul tuo conto."
Era stato il bicchiere di troppo? Chi mai faceva simili discorsi sull'amicizia tra uomini? Per un momento un tremore lo colse al pensiero che Benedetto volesse sottintendere qualcosa di più pericoloso, ma si calmò quando il sorso sollevò la gola secca: eppure sentiva che quel giovane aveva qualcosa di diverso dagli altri Futuristi; mentre tutti erano stati stregati dalla personalità di Dazai -e probabilmente ingannati dalla sua propensione a mostrarsi così amichevole- lui aveva cercato la sua compagnia sin dall'inizio e si erano trovati spesso da soli anche quando intorno a loro c'era tutta la banda in festa; non doveva essere solo perché lui fosse in grado di comprendere il francese e comunicare esclusivamente con lui.

"Non è proprio così," lo corresse, aggrottando lievemente la fronte, "Ci conosciamo da quando eravamo piccoli, circa. Abbiamo imparato a tollerare la presenza l'uno dell'altro, ma non andiamo granchè d'accordo. Lavoriamo insieme, tutto qui."
"E che lavoro fate?"
Chuuya mandò giù un altro bicchiere per evitare di rispondere, rendendo il suo silenzio piuttosto eloquente – stava solo aspettando che Benedetto, chiacchierone com'era, riprendesse a parlare e così fu.

"Io non riesco a lavorare con persone di cui non ho stima" Benedetto spostò lo sguardo verso uno degli oblò, con aria vagamente distratta, "I Futuristi sono uniti da un obiettivo comune, ma prima di tutto da un'amicizia. In fondo sono grato a Marinetti per quello che ha fatto per noi. Ci ha riuniti lui, dandoci uno scopo per vivere e una nuova famiglia. E li stimo tutti come amici e come fratelli, altrimenti mi sarebbe davvero difficile sostenerli."
In quel momento Chuuya notò un particolare a cui non aveva fatto caso prima.

Benedetto era in piedi con le spalle appoggiate a una parete, a braccia conserte e sguardo distante, ma si trovava esattamente sotto un quadretto,
Dopo l'iniziale curiosità al momento della mostra, Chuuya aveva preso ad ignorare gli inquietanti quadri esposti da Marinetti nei quali non c'era una vera e propria composizione tradizionale, ma quello sotto il quale sottostava Benedetto era un'eccezione: era una grande fotografia formato poster che rappresentava i membri della gilda.

Era un riquadro verticale a grandezza d'uomo e mostrava al centro un Marinetti sicuro di sè, nell'atto di rassettarsi una manica della camicia mentre il vento scuoteva leggermente il cappotto appoggiato sulle spalle: dietro di lui i suoi collaboratori più fidati, alla sua sinistra Folgore, diritto e rigido, con lo sguardo corrucciato rivolto verso l'uscita della cornice; alla sua destra Benedetto, il cappotto quasi fluttuante nella stessa direzione, nell'atto di sistemarsi il cappello sulla testa così che non scivolasse; in avanti, come in una foto militare, Palazzeschi seduto sulle ginocchia e con un pugno ben posato a terra ma un'espressione divertita, quasi canzonatoria, e D'Alba, al contrario compunto e serio.

I magnifici cinque.

"In poche parole loro sono la mia famiglia. Finchè restiamo uniti sento che potremo davvero superare ogni ostacolo e cambiare il mondo, Chuuya."
"Sei ubriaco, Benedetto" lo ammonì lui, questa volta, con uno strano sorriso sulle labbra – uno di quelli che riservava sfacciatamente alle telecamere durante le sue imprese "Ti riaccompagno di sopra."
"No, dico sul serio. Io voglio cambiare il mondo. Voglio liberare il mondo dal Chiaro di Luna..."
Eppure nella sua voce c'era una soppressa tinta di paura.

Chuuya pensò di comprenderla: era la stessa che portava i membri della Port Mafia ad obbedire a Mori nei momenti di incertezza, la paura di venire eliminati al primo dissenso.



Il suo giro turistico aveva subito una leggera deviazione.

Mentre Chuuya -o almeno così credeva- faceva il lavoro sporco, lui sarebbe andato da Marinetti con l'intento di portarlo ad aprire per lui la camera dei segreti: sfortunatamente non lo aveva trovato da nessuna parte e neppure D'Alba e Palazzeschi sapevano dove si trovasse. Strano. Aveva ipotizzato si fosse recato di nascosto alla sala motori allora e così mentre il gruppo era distratto si era allontanato con la stessa scusa, ma era stato intercettato subito da Folgore.

"Dove vai?"

Anzichè rispondergli in modo chiaro, Dazai si era sforzato di stendere un sorriso sulle labbra: poi aveva improvvisamente cambiato piano e gli aveva teso la mano.

"Vieni con me."

Vedere Folgore deglutire, abbassando il mento con quell'aria seria e corrucciata, per un momento gli aveva procurato una sensazione di maligna soddisfazione: era riuscito a intimidirlo, anche se lo nascondeva bene. Non lo aveva condotto diritto in trappola comunque, per quella volta: la rotta inversa era diventata un giro verso le altezze della Fortezza, lontano da Marinetti e dai suoi poeti incendiari; erano soli e apparentemente isolati da tutto il resto dell'equipaggio; la sicurezza in se stesso che Folgore ancora mostrava gli fece intuire che c'era dell'altro nel programma di sorveglianza ma non se ne preoccupò e lo intrattenne quindi con delle chiacchiere innocue, a cominciare dal dove si trovava Chuuya.

"Con Benedetto, al bar."
C'era da aspettarselo dal segugio, stava facendo bene il suo lavoro: conosceva perfettamente la posizione del suo obiettivo. Poi Dazai cominciò a girare al largo e riprese quell'argomento in sospeso, nonché il motivo per cui apparentemente l'aveva invitato con lui: quel giro per la Fortezza che Marinetti gli aveva promesso in sua vece. Lo aveva condotto dove voleva lui e con la scusa di mostrargli quello strano paesaggio spaziale dalle vetrate dell'attico lo aveva fatto voltare.

Subito dopo la canna di una pistola premeva tra le scapole del Cerbero.

"..."

"Non lo farei se fossi in te. Potresti pentirti di questo gesto azzardato."
"Non lo farò se sarai disposto a continuare questa chiacchierata."
Dazai attese: poteva avvertire una certa agitazione da parte sua, benchè fosse stato sorprendentemente calmo – ci era andato preparato sull'attico allora, com'era naturale per una guardia e allo stesso tempo l'uomo più fidato di Marinetti. Doveva essere altrettanto preparato all'eventualità di venire scaraventato di sotto, dunque.

"..."

"Vedi, c'è una cosa che mi preme sapere."

"E quando la saprai mi farai precipitare?"
Magistrale. Quel tono piatto, quasi di disprezzo, compiacque Dazai: era in quei momenti che gli interrogatori cominciavano a stimolare la sua curiosità; sfortunatamente per lui nessuno era mai sfuggito a un interrogatorio condotto da lui fino a quel giorno, conosceva e disponeva di mezzi convincenti e fantasia a sufficienza per ogni occasione.

Il mafioso comunque non rispose a quell'ovvia provocazione e passò ai fatti, spiazzandolo con un'osservazione tagliente come il vento che imperversava contro le vetrate.

"Questa non è davvero la Fortezza di Tobruk, è così?"

"..."

Folgore non avrebbe voluto rispondere, ma si mostrò inequivocabilmente colto in fallo.

Sentì Dazai armare il cane e si immobilizzò: al primo movimento avrebbe sicuramente sparato, ma non lo avrebbe graziato con una morte rapida.

"L'ho capito studiando la mappa. Questa non è la stessa Fortezza di cui tutti parlano: la sua struttura, la sua piantina, la disposizione dei settori... è qualcosa di completamente diverso. Sono molto affascinato da tutto ciò. Come ne è venuto in possesso Marinetti?"

"...sorprendente" espirò alla fine, colpito, "Hai capito tutto questo guardando semplicemente una cartina?"

"Non solo una cartina. Ho fatto un paio di passeggiate, in realtà"

Aggiunse Dazai, stringendosi nelle spalle per sdrammatizzare. Naturalmente l'altro sapeva bene di cosa stesse parlando, il demoniaco prodigio lo diede per scontato: doveva essere stato allertato dal loro capo in proposito alla libertà vigilata dei loro ospiti venuti dall'altra parte del mondo.

Folgore soppesò bene il respiro, valutando quanto inutile sarebbe stata la sua resistenza. Il mafioso cercò di prevedere le sue prossime mosse: parlare e sopravvivere per poter avvisare Marinetti? Parlare e sopravvivere per poterlo attaccare? Oppure gettarsi dalla Fortezza per preservare i segreti?
No, si disse. I Futuristi sembravano non conoscere loro stessi quei segreti.

E Folgore, alla fine, prese parola.

"In via del tutto confidenziale... la Fortezza non è stata nostra sin dal principio. Della leggendaria Fortezza di Tobruk non abbiamo trovato che il relitto... quella attuale è apparsa su Roma un anno fa, quando Marinetti ha sfidato i Crepuscolari."

"Crepuscolari?"

Il nome non suggerì nulla a Dazai, se non la curiosa connessione tra il loro nome e quello della manifestazione inaugurata da Marinetti: una connessione istantanea che allacciò subito un indissolubile legame tra le due cose.

Non conosceva la realtà delle organizzazioni italiane, non era stato informato più del necessario. Eppure... doveva avere un ruolo importante.

"Erano un'importante organizzazione, ma i loro principi erano in contrasto con quelli di noi Futuristi. Si diceva che tra loro ci fosse un giovane dotato di un'abilità straordinaria."

Un ability user...

A volte dimenticava che non fosse una realtà poi così comune. Nella Port Mafia c'erano uomini dotati di abilità straordinarie, in misura molto maggiore rispetto a qualsiasi altro ente non governativo - e anche i Futuristi dovevano ricadere in una categoria del genere. Marinetti aveva proprio l'aria di chi avesse intenzione di girare ogni angolo della nazione per radunare gli ability user più potenti sotto un'unica bandiera.

"Che strano. Una fortezza immensa che compare nel momento di una battaglia... mi sembra impossibile nascondere un'opera d'arte in movimento così mastodontica anche in una città come Roma."

Nessuno si era accorto della comparsa improvvisa di una fortezza volante? Doveva pur avere un senso e una bizzarra idea cominciò a formarsi nella sua mente.

"Cosa ne è stato del ragazzo?"

"Di lui non si sa nulla. Marinetti era interessato alla sua abilità ed ha proposto al giovane di unirsi ai Futuristi."

"Ma il giovane ha rifiutato..."

"E allora ha ordinato di attaccare i Crepuscolari. Non è stato difficile abbatterli, anche se erano in possesso di un ability user. Dopodichè chiese di nuovo di arrendersi: se si fosse spontaneamente consegnato ai Futuristi avrebbe risparmiato le vite dei suoi compagni."

"Ma il giovane ha rifiutato di nuovo."

E da allora nessuno seppe più cosa ne fu di lui.



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Angolo dell'Autrice



Ciao ragazze!

Questa volta sarò brevissima, dal momento che aggiornare è stata un'impresa con gli ospiti a casa. Vi dico solo che mi sto vestendo mentre con una mano messaggio. A casa purtroppo sono molto osteggiata nella scrittura, ogni volta che sono costretta a tornare dai miei genitori per qualche festa obbligata posso dire addio al computer e ai quaderni.

...mi dimenticavo che oggi è Natale, parliamo di cose allegre!

Questo capitolo è più lungo perchè temo di non poter fare l'aggiornamento di Capodanno che volevo farvi a sorpresa, vi ho lasciato qualche indizio in più sull'intrigo che riguarda la Fortezza e mi piacerebbe sentire qualche vostra supposizione. So che la vostra attenzione è tutta per Chuuya e Dazai, ma vi assicuro che è importante anche per loro, e così... innanzitutto auguri di buon Natale, se non dovessimo sentirci auguri anche di Buon Anno Nuovo!

A presto,

Kikyo

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