II. Demonic Prodigy



Yokohama, quattro anni prima



L'incarico proveniva da una figura misteriosa, il Vate.

Nessuno sapeva quale fosse il suo vero nome nè l'aveva mai incontrato di persona, eppure riscuoteva un certo fascino sulle menti. A pensarci era incredibile che un uomo come Mori Ougai avesse deciso di prendere in considerazione un'alleanza con lui - ma di questo, a Nakahara Chuuya, non importava nulla. Si era informato sui dettagli della sua missione e basta, non aveva intenzione di approfondire dettagli non necessari e che magari avrebbero rischiato di scatenare qualche sentimento umano nei loro confronti come il buon senso.

Le informazioni erano state criptiche, misteriose e apparentemente tutte scollegate tra loro.

Per prima cosa avrebbero dovuto smantellare la prigione fluttuante di Tobruk.

Secondo, loro sarebbe stato il compito di far capitolare i Futuristi.

Terzo, impadronirsi delle chiavi della città.

Dazai aveva subito intuito che dietro quei tre compiti apparentemente innocui e sconnessi si insidiava un disegno più grande ma, come Chuuya, aveva rimesso la decisione al boss: non era suo compito dibattere con lui di cosa fosse giusto e cosa fosse prudente, d'altronde il boss era solito fare scelte inizialmente di difficile comprensione che si rivelavano poi estremamente vantaggiose per la Port Mafia. In questo, forse, aveva trovato un degno avversario intellettuale nel Poeta Vate.

"Sarà un gioco da ragazzi."

Assicurò a Chuuya, mentre richiudeva la sua ingombrante valigia sul letto.

Il compagno gli apparve assente, forse assorto in qualche pensiero o forse disinteressato, mentre sostava in piedi appoggiato di schiena alla scrivania e fumava guardando fuori dalla finestra. Accidenti, nemmeno quello riusciva a scalfirlo!

"A-ha."

Fu l'unico mugugno che sentì provenire dalle sue labbra, chiaramente annoiato. A breve probabilmente gli avrebbe detto che parlava troppo, che era troppo rumoroso per i suoi gusti e che aveva bisogno di silenzio per fare chiarezza nella sua mente così Dazai giocò d'anticipo e cambiò immediatamente argomento.

"Chuuya!" quel picco canzonatorio attrasse subito la sua attenzione, e non in modo positivo "Forse non dovrei chiedertelo... ma tu sei mai stato in Italia?"

"No."

Quella risposta secca tradì una nota trasognata di vergogna.

Per quanto Chuuya si comportasse come un esperto in fatto di Europa era sempre stato prigioniero della Port Mafia e dei suoi obblighi e non aveva viaggiato se non attraverso la letteratura d'evasione. Lo irritò inoltre anche la supposizione implicita e dozzinale che aveva fatto Dazai, ossia che siccome lui era un conoscitore della Francia e l'Italia era confinante allora non doveva poi essere tanto diverso - come se fossero entrambe la stessa cosa, insomma. Ah, quanto avrebbe voluto che Mori Ougai li avesse spediti in Francia piuttosto, magari per fargli incontrare i Decadenti, quello sì che sarebbe stato interessante.

Di questi Futuristi non aveva mai sentito parlare e chi fosse questo Poeta Vate non era per lui un gioco abbastanza intrigante da valere la candela.

"E' la prima volta anche per me. Ho sentito il boss parlare di un suo contatto che mi assomiglia..."

E che aveva il nome legato a un animale, anche se non ricordava bene quale al momento. Tigri? Leopardi? Pantere?

L'elenco di nomi assurdi fece sbuffare Chuuya divertito, per poi scommettere decisamente sulle tigri.

"Ma se fosse davvero simile a te allora dovrebbe essere un cane randagio, non una tigre."

"Oh..." Dazai simulò un sospiro di lusinga "Un cane randagio? I cani sono i tuoi animali preferiti, per caso?"

"No, ti sto semplicemente dando del bastardo! E adesso muoviti, il nostro treno parte tra venti minuti!"

Fu così, in un giorno assolutamente banale, che iniziò il viaggio.

Un viaggio che per Dazai fu un viaggio di non ritorno.



Roma, quattro anni prima



Non avevano mai lavorato insieme.

Lo strano assortimento aveva lasciato ragionevolmente perplessi entrambi, ma non avevano osato obiettare.

Non andavano molto d'accordo, al contrario: tra loro serpeggiava una rivalità intrinseca che affondava le radici nel primo sguardo che si erano scambiati durante l'infanzia, quando Dazai era un poco più che un bambino che zoppicava faticosamente sulle stampelle e Chuuya il figlioccio della spietata Ozaki Koyou; Mori Ougai, il boss, doveva avere valutato quello spirito di competizione come positivo, convinto che avrebbe contribuito alla crescita individuale di ciascuno dei due - la particolare situazione li avrebbe spinti a dare sempre di più per non lasciarsi sopraffare dall'altro.

Apparentemente non avevano compiti uguali.

Chuuya era il miglior combattente in prima linea di cui la Port Mafia disponesse all'epoca: l'aspetto poteva trarre in inganno chi commetteva l'errore di sottovalutare le sue capacità, ma Chuuya era un esperto di arti marziali e la sua abilità speciale, For the Tainted Sorrow, era in grado di sbaragliare orde di nemici senza necessità di mostrarsi alla piena potenza.

Nessuno fino a quel momento aveva visto l'abilità di Chuuya scatenarsi al massimo... ed era qui che entrava in gioco Dazai.

Elemento silenzioso, custode dei più terribili segreti del boss, era il più giovane Esecutore della Port Mafia: non possedeva strabilianti capacità in battaglia, ma la sua mente acuta lo rendeva un temibile stratega - non era mai a corto di risorse. Era stato affiancato al suo collega come assicurazione sulla riuscita della missione, per proteggerlo.

L'operazione infatti verteva quasi interamente sulle abilità di Chuuya Nakahara, ma l'esito positivo dipendeva unicamente da Dazai Osamu.

E qualcuno non era contento di quella...

"... contromisura?!"

Ah! Gli veniva quasi da ridere. Mentre il dirigibile planava gentilmente sui colli di Roma, Chuuya continuava il suo soliloquio sul come si sarebbe configurato il loro rapporto e ruolo nella missione: Dazai non lo aveva contraddetto neppure per un momento, cosa che lo aveva inizialmente illuso di averci fatto presa. Anche se riconosceva che sarebbe stato troppo facile. Era bene comunque mettere le cose in chiaro.

"Non mi importa cosa ha detto il boss... e non mi interessa in cosa tu dovresti essere una contromisura per la mia abilità. Se mi sarai di intralcio, mi rallenterai o danneggerai la missione..."

"Oh! Guarda, si vede tutta la città!"

Lo sguardo apparentemente fanciullesco Dazai non si era neppure degnato di posarlo sul collega - guardando improvvisamente dal finestrino gli lanciò un messaggio chiarissimo. "Ehi! Non mi stavi neppure ascoltando!"

Anche quando il braccio di Chuuya passò rapidamente e con violenza sulla sua testa, Dazai fu abilissimo a districarsi spostandosi apparentemente in modo casuale, e a Chuuya non restò che la frustrazione di un pugno contratto nel vuoto.

"Questa collaborazione sarà più difficile del previsto..."

Sì voltò anche lui, ma non verso il finestrino: nella direzione opposta, per evitare opportunamente un confronto con l'altro. Non che Dazai lo stesse cercando.

Persino quel biglietto che aveva appena estratto dal taschino sembrava più degno d'attenzione del compagno: Dazai sorrideva tra sè e sè, sinistramente entusiasta di ciò che li aspettava - dimostrava la stessa crudeltà fanciullesca che aveva quando si dilettava nei videogiochi. C'era un secondo motivo per cui la Port Mafia aveva deciso di inviare in missione soltanto due agenti.

"Ohi, Dazai. Vedi di non stropicciarlo troppo e soprattutto non perderlo, capito?"

"Non preoccuparti. So che questi biglietti sono costati al boss più di quanto valgano le nostre vite: non sprecherò quest'occasione."

Era stato molto difficile procurare quei due inviti esclusivi.

Solo due, non era stato possibile ottenerne di più: non essendo del cerchio, Mori Ougai aveva dovuto dare a fondo ogni suo contatto estero per poterci mettere sopra le mani; ma due biglietti, uno intestato a Chuuya e l'altro a Dazai, sarebbero stati sufficienti per l'infiltrazione.

"E poi non vedo l'ora che inizi la festa. Non sei entusiasta anche tu, Chuuya?"


All'Egregio Signor Dazai Osamu.

Invito di partecipazione alla Mostra dei Futuristi.

Il Presidente del Comitato Organizzatore ha deciso di allestire un'importante manifestazione dal titolo Daybreak che si terrà il 20 febbraio presso la Fortezza Mobile di Tobruk.

Sinceramente,

F. T. MARINETTI





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Note dell'Autrice

Ciao a tutti!

Come vi avevo detto nel capitolo precedente, finchè "To die by your side" sarà in corso questa storia avrà degli aggiornamenti irregolari. Nessuno ha obiettato, quindi ho pensato di prendermela un po' comoda per curare sia l'altra storia che questa, ma non vi farò mancare i capitoli!

Qualcuno mi ha chiesto chi fosse il Vate e... è praticamente impossibile che non indoviniate! Anche se è vero che il Vate è un titolo che è spettato a diversi poeti nostrani, l'ho scelto apposta per quest'ambiguità di fondo. Spero comunque di non fare uno scempio di poeti illustri: a parte un paio che tutti senz'altro conosciamo, la maggior parte è composta di autori forse meno conosciuti - ma che secondo me meritano comunque. Nel prossimo capitolo svelerò qualche dettaglio in più!

Grazie per aver letto fin qui e, se vi fa piacere, lasciate un commento o una stellina alla storia!

PS: per questo arco flashback di quattro anni prima ho disegnato una copertina con Dazai e Marinetti, il misterioso mittente di quell'invito. Spero che vi piaccia!

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