7. Aprile 2020

La brezza notturna sul piccolo promontorio di Darkvylle era ciò che Mia amava di più di quel luogo quando ci si recava la sera.
Noah lo sapeva, gli piaceva stare lì con lei.
Era una delle cose che lo facevano stare meglio in assoluto.
In quel momento nessuno dei due parlava, la luce della luna era fioca e parzialmente coperta da nuvole nere che passavano lente e solenni.
Le stelle, però, erano più luminose.
Noah e Mia le osservavano in silenzio, accompagnati dal frinire delle cicale nel boschetto alle loro spalle.

«Venirci in bicicletta era molto più faticoso, ti ricordi?» chiese la ragazza con un sorriso, senza smettere di guardare il cielo.

Il biondo batté le mani sul cofano del SUV su cui erano seduti e ridacchiò divertito.

«Ora abbiamo il potente mezzo dei miei per raggiungere queste alte vette» rispose sorridendo.

Mia respirò a pieni polmoni l'aria fresca, chiudendo gli occhi, e per qualche secondo si sentì bene.
Bene davvero, non come quando rispondeva alla classica domanda che le rivolgevano tutti i giorni.

Da quel punto si vedeva tutta la cupa cittadina di Darkvylle, compreso il misterioso e leggendario Mist Lake.
La nebbia stava iniziando a salire, ma non era ancora fitta.

«Inviterai Yuna al ballo della scuola?» incalzò la liceale, trattenendo una risata in maniera plateale.

Noah fece una smorfia e poi girò la testa verso il boschetto fissando la vegetazione scura per qualche istante.

«Pensavo di invitare una ragazza più interessante.»

Alzò le spalle e tornò a concentrarsi su Mia.

La bruna  rimase interdetta e schioccò la lingua sul palato.

«Hai una persona che ti piace e non me l'hai confessato? Noi ci diciamo tutto, puerco!» brontolò stizzita ravvivandosi i capelli e tornando con lo sguardo sulle luci della cittadina.

Una folata di vento ululò e i due vennero investiti nuovamente dalla brezza notturna.

«La verità è che è complicato...» sussurrò Noah allungando un braccio verso Mia.

«Mollami. Mi hai offesa! Io ti ho detto tutto su Skylar!» ringhiò la giovane inviperita.

Non accettava che la persona più importante per lei non fosse completamente sincera.
Si fidava ciecamente di Noah e gli raccontava sempre ogni cosa, anche le verità più scomode.
Pretendeva lo stesso da lui.
Smise di pensare perché qualcosa catturò la sua attenzione, mentre si scostava dall'amico in maniera brusca.

«Hai sentito?» domandò un po' impaurita, mentre tutto a un tratto la pacifica serata rilassante si era trasformata nella sua testa in una notte buia e inquietante.

«Credevo di essermi immaginato un rumore prima, ma a quanto pare non sono l'unico paranoico...»

Noah scese dal cofano dell'auto e prese la mano a Mia, invitandola a fare lo stesso.
Lei questa volta non si oppose, ed entrambi guardarono verso un grosso albero che spiccava tra la fitta vegetazione.

Non si mosse più nulla e i due si avvicinarono alla portiera del SUV, pronti a darsela a gambe se fosse stato necessario.

Passarono un paio di minuti, mentre Mia era abbracciata a Noah che puntava lo sguardo ceruleo verso il boschetto senza muovere un muscolo.
Era terrorizzato, ma sperava che non fosse niente di davvero pericoloso; non poteva proporre di scappare via subito e perdere l'occasione di avere Mia tra le sue braccia.

Lei era abbastanza spaventata, non voleva, però, suggerire a Noah di andare a controllare cosa avesse provocato quello strano rumore, né di fare la figura della donzella in pericolo, gridando come un'ossessa e chiudendosi in macchina.

«Sembra sia stato solo qualche animale... » mormorò il biondo abbassando il capo per guardare Mia che gli si era appiccicata addosso.

La bruna annuì e poi fece per sciogliere il suo abbraccio dall'amico.
Lui, però, rafforzò la presa e si chinò col viso verso quello di lei.
Mia sentì le labbra di lui sulle sue e il contatto fu piacevole.
Si sentì confusa. Perché la stava baciando dopo anni di semplice amicizia? E come mai tutta quella foga?
L'adrenalina e l'atmosfera notturna le diedero la risposta che la sua mente cercava.
Ricambiò e schiuse le labbra, la sua lingua si intrecciò a quella di lui in pochi secondi.
Rafforzò l'abbraccio e Noah intensificò il loro bacio con desiderio.
Si staccarono con le labbra doloranti e la lingua intorpidita e fissarono entrambi la luna, come se fossero in sintonia anche su quello.

«Ha funzionato come invito al ballo?» domandò lui baciandole i capelli.

«Pensavo dovessi chiederlo a un'altra...» scherzò lei restando stretta al biondo.

«Non credevo mi ricambiassi. Non mi sono mai fatto avanti di mio e poi...Non posso competere con Eva!»

«Sei un coglione.»

«No, cioè nel senso...siamo amici da anni, però, in realtà mi sei sempre piaciuta.»

«E Yuna?»

«Lei è una crush che può essere dimenticata.»

Dopo un lungo e significativo silenzio, Mia riprese a parlare.

«Sei la persona che mi è sempre stata vicina, nonostante le mie insicurezze, i miei disagi, le paure, le mie crisi sull'orientamento sessuale. Non te ne sei mai andato e questo vale più di ogni altra cosa al mondo per me.»

«Ci sarò sempre per te, Chica.»

La baciò di nuovo. In quei casi si finiva sempre per non essere ricambiati, ma lui aveva avuto il coraggio di prendere la situazione in mano per una volta e le cose erano andate bene.
Non voleva crederci, ma sarebbe andato al ballo con Mia.
Era tutto reale e per la prima volta nella sua vita era davvero felice.

L' Ombra li osservava da dietro quel grosso albero, era un tutt'uno con la notte e si sentiva proprio come se fosse l'oscurità stessa.
La sua presenza stava per essere rivelata, ma la calma e il sangue freddo avevano permesso che  l'identità  ne rimanesse celata.
Il cappuccio nero sulla testa, la tuta, comoda per essere agile e dello stesso colore, era l' abbigliamento perfetto per quella missione personale che aveva deciso di intraprendere.
Si allontanò a passo svelto, ma silenzioso, proprio quando Noah e Mia si baciarono nuovamente.
Non c'era più motivo di stare lì, ormai aveva scoperto tutto quello che voleva sapere.
Uscì il prima possibile dal bosco, facendo jogging verso la cittadina; non ci sarebbe voluto molto a tornare indietro.
Non aveva paura della notte e di Darkvylle, pensava che quando si aveva qualcosa di oscuro dentro, nulla ti poteva davvero spaventare.




Skylar sorrise divertita alla battuta di Eva e le due camminarono ancora per l'Elite Mall fino a raggiungere alcune panchine appartate.
Il centro commerciale era uno degli edifici più grandi della cittadina e dentro vi era proprio di tutto.
Ai ragazzi piaceva visitare i negozi o ingozzarsi ai vari fast food disseminati tra i corridoi immensi di quel posto che si sviluppava su due piani, e a Eva piaceva molto quello superiore dove adorava fare shopping con le amiche.
Il posto era parecchio affollato e il più grande e frequentato di tutta la città.

«Andrai al ballo?» chiese diretta la cheerleader.

«Non lo so ancora, e tu?» domandò curiosa Skylar, seduta con le gambe stese sulla panchina e la nuca appoggiata alla colonna alle sue spalle, mentre l'amica le era di fianco.

«Sì, ci andrò con te...» Eva scandì lentamente le parole e si avvicinò all'afroamericana, fino ad arrivarle pericolosamente vicino, appoggiando una mano sulla colonna.

«Dovrei prima dirti di sì.» Skylar alzò un sopracciglio ma non si scompose.

Eva aprì il giubbotto di pelle: sotto di esso portava una maglia a manica lunga viola scuro con un generoso scollo a V, da cui il seno alto della cheerleader spiccava alla perfezione.

«Ritieniti onorata che ho scelto te, è un'offerta che non puoi rifiutare.» Eva afferrò i capelli di Skylar e le andò incontro con il viso.
La baciò con forza facendo aderire il suo seno a quello di lei.
Cercò con foga la lingua dell'altra ragazza e la trovò, bramosa di perdersi tra le tentazioni di quella femme fatale.

Eva intensificò il bacio e Skylar le prese il viso tra le mani, consumata dal desiderio ardente che la stava guidando.
L'italiana era una droga irresistibile, pericolosa, ma che doveva assolutamente provare perché prometteva di essere l'emozione più intensa del mondo.

Skylar era l'ennesima vittima delle sue manipolazioni.
Eva collezionava amanti per pura soddisfazione personale, la faceva sentire viva e le istillava un piacere perverso all'altezza del ventre che solo il sesso più eccitante le provocava.
Yuna aveva ragione: era una dannata tentatrice saffica e ora si sarebbe goduta quel tempo con Skylar nella maniera più travolgente e passionale possibile.

Le due si divisero, le labbra luccicanti dopo quel bacio mozzafiato.

«Hai ancora dubbi?» Eva si staccò lentamente dal corpo dell'altra, ma non le fu possibile.

Skylar non parlò e cercò la sua bocca mentre le teneva con forza il viso tra le mani, come se dovesse abbeverarsi da una fonte da cui non poteva separarsi.

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