1. Gennaio 2020
Mia stava osservando i libri nel suo armadietto; non ricordava bene quali dovesse prendere così posò lo zaino e ci frugò dentro alla ricerca del diario per dare uno sguardo all'orario giornaliero.
Per qualche secondo osservò il suo riflesso nel piccolo specchietto posto all'interno dell'anta metallica blu elettrico .
I capelli neri, lunghi e ricci le ricadevano un po' crespi sulle spalle, coperte da un maglioncino pesante color panna che andava in netto contrasto con la pelle ambrata, retaggio delle sue origini ispaniche.
Non pensava di avere una bellezza particolare e questo si rifletteva sul suo carattere: era impacciata, molto timida e pacata.
Mia certe volte avrebbe voluto essere invisibile e proseguire per la sua strada, limitando i contatti sociali al minimo sindacale.
«Dovresti fare qualcosa per quei capelli da Cocker!» la canzonò Yuna, ponendo fine al suo momento di riflessione.
La giovane asiatica era una cheerleader minuta, dal fisico atletico, mantenuto grazie alla sua fissazione con il fitness e le diete.
Mia la osservò con i suoi grandi occhi castani, pensando che fosse proprio il suo opposto: arrogante, presuntuosa e che non sprecava mai l'occasione per deridere il prossimo.
Yuna la squadrò con commiserazione: era convinta che la perfezione di una persona fosse nella sua forma fisica e nel suo aspetto, perciò la sua compagna meritava di essere derisa perché il suo corpo era "troppo normale" e non faceva nulla per migliorarsi.
Mia passò i palmi sui suoi jeans chiari e poco dopo si soffermò con lo sguardo sulla ragazza alla sua destra, Eva Valenti.
L'altra cheerleader la guardava con superiorità.
I capelli mossi e neri, dai riflessi blu notte, gli occhi felini color miele, dorati come quelli di un gatto e il sorriso malizioso della giovane di origini italiane facevano sempre effetto su Mia.
La teenager chiuse l'armadietto e non rispose alla provocazione, correndo a rifugiarsi nella prima aula disponibile.
I suoi passi sembravano rimbombare sul linoleum luccicante del pavimento che si estendeva per tutto il corridoio principale della Darkvylle High School.
«Mi devi ancora cinquanta dollari per quella scommessa» mormorò Eva con le braccia incrociate sotto il seno alto e prosperoso, fasciato da un top nero che lasciava scoperto l'addome sinuoso.
«Ne hai avuto di coraggio ...» brontolò l'altra amica che era lì con loro.
Jennifer incarnava la cheerleader perfetta: bionda, con gli occhi celesti, un visino carino, magra e tonica.
Yuna pensava fosse uscita da una classica commedia e fatta con lo stampino in qualche fabbrica di "americane prototipo".
Tuttavia una del genere era un'ottima pubblicità per le sue SuccuSis, le cheerleader della squadra di football.
«Tutti hanno un prezzo» ribatté Eva, leccandosi le labbra e facendole un occhiolino.
Jennifer quasi arrossì mentre guardava dall'altra parte roteando gli occhi.
«Pagherò il mio debito, dannata tentatrice saffica» tagliò corto Yuna con tono ironico incamminandosi poi per il corridoio, scortata dalle altre due cheerleader.
I leggins neri parevano una seconda pelle sul suo corpo e la sua camminata non faceva altro che evidenziare la tonicità dei glutei e delle gambe.
Adorava farsi guardare: i capelli erano lunghissimi e parevano seta dal color carbone, gli occhi marroni a mandorla e i lineamenti delicati le donavano un'aria innocente, ma lei odiava il buonismo e la compassione.
«Guarda dove vai, coglione!» gridò Ethan prima di spintonare Noah e fargli cadere tutti i libri per terra.
Il giovane colpito restò fermo nel corridoio e strinse forte i pugni, prima di respirare più volte e chinarsi in silenzio a raccogliere i suoi oggetti.
Era stufo di subire sempre quelle angherie.
Pensava che se avesse avuto i lineamenti più da duro, diversi dai suoi piuttosto comuni, e il fisico definito e muscoloso invece che esile, sarebbe stato sicuramente il belloccio della scuola al posto di quello stronzo di Ethan.
Noah si vedeva come uno dei tanti, non trovava nulla di speciale in se stesso e per questo spesso era schivo e si sentiva fuori dal mondo.
«Non ti scocci mai di fare lo stronzo?» chiese Izan ad alta voce dopo aver visto la scena.
La pelle olivastra, il fisico prestante e muscoloso, il viso dai tratti mascolini con la mascella definita gli donavano davvero un' aura da eroe degli indifesi in quel momento.
I suoi occhi nero pece si inchiodarono in quelli dell'altro ragazzo in piedi a pochi passi da lui.
Ethan fissò l'altro per un lungo istante e poi schioccò la lingua sul palato.
I due erano fisicamente molto simili, nonostante le etnie diverse, a un occhio poco attento potevano sembrare fratelli, ma nell'animo erano uno l'opposto dell'altro.
Solo l'amore per lo sport li accomunava.
«Stai al tuo posto se vuoi che il tuo ruolo nella squadra non venga preso da qualcun altro» sibilò Ethan a denti stretti.
«Fuori dal campo non hai nessun potere su di me, qui non sei il mio capitano» ribatté fiero Izan indicando il pavimento.
«Il mio potere lo vedremo all'allenamento di questa sera...» concluse il leader dei Reapers, la squadra di football di Darkvylle, puntando il dito sul giubbotto dell'altro atleta.
Izan osservò la propria giacca; era nera con delle scritte blu scuro e dietro aveva il disegno di un mietitore scheletrico con falce e cappuccio.
Poi mise le mani nella tasca dei jeans scuri.
«Ci penserò io a lui» mormorò Tyler Bryce, il braccio destro di Ethan.
Egli lo trattava come un galoppino e a lui stava bene così, l'importante era stare dalla parte del più popolare della scuola.
«Puoi provarci quanto vuoi, ragazzone, ma finirai con il culo per terra» rispose con un ghigno divertito sbeffeggiando l'imponente atleta dai capelli fulvi.
Ethan tirò per il braccio il suo compagno di squadra e lo fece portare via da Jamie, il suo altro tirapiedi, un possente gigante dalla pelle d'ebano.
«Hai i giorni contati, sappilo!» minacciò infine il Capitano, mentre la sfida di sguardi non cessava neanche per un secondo.
Si allontanò poco dopo, con la sua solita espressione sfacciata e irritante
Noah, intanto, aveva raccolto i suoi libri; sospirò aggiustandosi la felpa grigia che portava sopra dei jeans classici.
«Grazie, ma non devi sempre difendermi» mormorò dispiaciuto.
«L'ho fatto perché mi piace quando Ethan mi scaglia contro Jamie in allenamento. Un bel ragazzo nero, muscoloso e sudato che è arrabbiato con te è un toccasana per gli ormoni» scherzò Izan, dando una pacca sulla spalla al suo amico.
«Cazzo! Ne abbiamo parlato mille volte, niente dettagli su uomini nudi e prestanti!» protestò il biondo.
Accettava che il suo amico fosse gay, ma certe cose non era pronto a volerle sentire.
«Disse il bianco, etero, americano modello» ribatté Izan.
«Questo è un colpo basso!» sbuffò il biondo.
«Dai, è vero; sei il classico protagonista di una serie TV, una commedia o un libro sui teenager americani.»
Il giovane non riuscì a trattenere un sorriso.
«Ora stai andando sul pesante!»
«Ci vediamo dopo in mensa! Ah, e cerca di non farti bullizzare di nuovo. Non posso sempre fare il tuo cavaliere, poi la gente penserà che scopiamo. Ho una reputazione da difendere io, esco solo con quelli fighi!»
Noah non rispose per qualche istante, e l'amico lo beccò a guardare il sedere di Yuna che stava sfilando per i corridoi, ancheggiando come al suo solito.
«Ma che cazzo... sei proprio mainstream! La capitana delle cheerleader, tra tutte le belle ragazze della scuola?» domandò l'atleta indispettito.
«Ma che cazzo ne sai tu di ragazze?» ribatté offeso il biondo.
«Touchè...» concluse Izan con un inchino, per poi allontanarsi con il medio alzato.
Noah fece lo stesso ridendo e poi si incamminò verso la classe che doveva frequentare.
Mia era all'ultimo banco, assorta nei suoi pensieri nell'aula vuota. In quel momento fece capolino Noah, erano quasi sempre i primi a entrare in aula, la puntualità era una loro caratteristica comune.
«Ehy, Chica, tutto bene?» domandò il giovane all'amica.
«Sono stata una stupida... »
«Cosa è successo?»
«Conosci Eva?»
«L'amica di Yuna, no?»
«Non gira tutto intorno alla Hentai Cheerleader, sai?» sbottò Mia infastidita.
Noah balbettò qualcosa e alzò gli occhi al cielo, invitando l'amica a proseguire.
«Durante le vacanze di Natale ci siamo frequentate, ma è saltato fuori che era solo per una scommessa fatta per vedere se mi piacevano le ragazze» confessò sconfitta.
«Che stronza! Beh, ma Eva è lesbica, lo sanno tutti, non era uno scandalo andare con una donna per lei!»
«Io non ero pronta a dichiarare la mia bisessualità, anzi, non sono ancora sicura di esserlo. Ma lei ha detto a tutti quello che è successo tra noi.»
«Suvvia siamo nel 2020! Non è un tabù poi così grave! Non saresti totalmente lesbica dopotutto!»
«Seriamente l'hai detto? Il maschio bianco, etero, americano ne ha sparata un'altra delle sue...»
«Tu e Izan vi siete messi d'accordo?»
«Eh? In ogni caso in questa scuola devi essere nelle condizioni sociali giuste per poter essere te stessa. Sei un atleta muscoloso, figo e popolare? Se sei gay non c'è nulla di male. Sei una cheerleader che eccita qualsiasi organismo vivente nel raggio di dieci kilometri? Puoi essere una grande lesbica, i ragazzi devono starti lontani e risulti ancora più gnocca e inarrivabile. Ma le persone ai margini, come noi, beh, a noi non è concesso nulla...» Mia parlò con un grande nodo alla gola come se volesse piangere.
«Ho capito quello che vuoi dire. Se uno come me ci prova con una ragazza in un locale sono un maniaco molesto. Se lo fa uno con il macchinone, pieno di soldi e con il six pack allora è un cortese approccio» ribatté Noah indispettito per poi venire interrotto dalla campanella.
Mia annuì tristemente e nascose il viso tra le braccia quando vide Eva al seguito di Yuna sedersi poco più in là, una volta arrivata in classe.
Dopo qualche minuto di brusio l'insegnante entrò accompagnata da una nuova studentessa.
«Vi presento la vostra nuova compagna: Skylar Woods farà con noi la seconda parte dell'anno scolastico» annunciò la professoressa Stine.
Mia alzò lo sguardo e scrutò la nuova arrivata.
Era una ragazza afroamericana molto graziosa, i suoi occhi erano grandi e scuri come la pece, i lineamenti dolci e le labbra piene.
I capelli alti e cotonati dal colore castano facevano un po' troppo anni' 80, ma Mia pensava avesse un certo stile.
«Piacere di conoscervi, sono Skylar, vi auguro una buona giornata» affermò cordiale la nuova arrivata, poi si andò a sedere dietro a Mia.
Eva incrociò lo sguardo della giovane ispanica, ma poi fu lei a distoglierlo per prima, una cosa che non era mai capitata.
«Scusami, posso seguire con il tuo libro? Il mio deve ancora arrivare!» chiese Skylar alla riccia.
Lei si limitò ad annuire dolcemente e la professoressa fece iniziare la lezione.
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