8. Amelie
La ragazza si mordicchiava nervosamente un labbro mentre il vicesceriffo Kovaski entrò nella stanza, le scarpe nere lucide fecero riecheggiare i suoi passi nella piccola stanza angusta.
L'uomo in divisa le fece un cordiale sorriso, ma la giovane notò che era un semplice convenevole e non era sincero, nonostante questo ricambiò.
«Mi dispiace che il tuo primo anno qui si sia dovuto concludere con questa brutta situazione» disse il poliziotto, prendendo posto davanti alla bionda.
Amelie si spostò i capelli dietro l'orecchio e abbassò timida lo sguardo.
«Non si preoccupi, queste cose capitano ovunque, siamo solo stati sfortunati».
Non sapeva bene come comportarsi e cosa dire, temeva che qualsiasi parola potesse essere male interpretata.
Kovaski si sistemò sulla sedia di metallo e si lisciò la cravatta sul petto con le dita.
«Con "noi "Intendi tu e Xavier?» chiese mimando le virgolette con l'indice e il medio.
Lei si limitò ad annuire, poi, fece sparire le piccole mani nelle maniche della maglia a manica lunga color turchese.
«Conoscevate bene la persona che...»
L'improvvisa interruzione fece inarcare le sopracciglia del vice.
«Non proprio».
La francese sospirò e poi si ammutolì, pentendosi di essere stata precipotosa.
«A noi risulta che andaste molto d'accordo».
Kovaski fu glaciale, i suoi occhi chiari parevano di ghiaccio, come il tono che a volte aveva quando parlava.
Amelie riprese a torturarsi il labbro con i denti, le iridi smeraldine luccicarono, colpite dalla luce al neon attaccato al soffitto color indaco.
«Siamo andati d'accordo con tutti nel corso dell'anno scolastico, abbiamo cercato di integrarci al meglio ... »
«I rapporti possono cambiare; chi ci andava a genio può diventare nostro nemico e magari, chi non ci piaceva può diventare nostro amico. I legami tra le persone sono sempre molto volubili, specialmente tra voi adolescenti» affermò il vice di Balver, il suo tono era molto particolare, forse alludeva ad un accusa di qualche tipo?
Una lacrima rigò la guancia della francese, ma non scoppiò a piangere.
«Mi sono legata a tanti studenti di Darkvylle, prima che succedesse tutto questo, io stavo bene qui!»
La giovane deglutì a fatica e sospirò, come se le mancasse improvvisamente l'aria.
Era molto provata.
L'uomo si schiarì la voce e poi riprese a parlare, approfittando di questo momento per ottenere utili informazioni.
«Vedi, sto valutando tutte le piste possibili. Come ben sai la vittima era amata da tanti, ma non da tutti e a volte si fa del male a chi vogliamo bene. Però possiamo anche fare del male a chi odiamo, quindi nessuno è escluso dalla lista dei sospettati, mi capisci?»
Amelie si sentiva a disagio, ora che il poliziotto stava usando ancora quel tono così inquietante.
Le iniziò a tremare la gamba involontariamente e si conficcò le unghie nei palmi della mano per cacciare via la tensione.
Kovaski notò tutto, quasi gli scappò un sorrisetto, la sua tecnica subdola stava funzionando.
«Come posso aiutarla, quindi?»
«Quando sono cambiati certi equilibri tra te e Xavier?»
La ragazza parve molto confusa e la sua espressione si corrucciò.
«Cosa intende dire? Noi stiamo ancora insieme».
Il vicesceriffo si chinò leggermente in avanti, unendo le mani e poggiandovi sopra il mento a punta , guardando la giovane negli occhi.
«Alcuni compagni di scuola ci hanno riferito che avete avuto alcuni problemi, ci sono state diverse complicazioni nel vostro rapporto ... »
Lasciò la frase in sospeso, quasi sorrise in maniera sinistra.
Amelie rimase particoralmente scioccata e spalancò la bocca, era davvero incredula.
«Con tutto il rispetto, non vedo come la nostra vita sentimentale possa ... »
«Questa è solo una delle tante piste!» taglio corto il vicesceriffo tornando rilassato sulla sedia.
«Lo capisco, ma vede alcune faccende sono private».
Kowaski rimase in silenzio per un lungo istante e poi sospirò.
«Cosa puoi dirmi di San Valentino? Non mi sembrava tanto privata la vostra situazione...»
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