7.Febbraio 2022

Il tempo sembrò rallentare, poi addirittura fermarsi per Mia quando vide una ragazza dai capelli corvini camminare a passo deciso per i corridoi della scuola.
L'ispanica la squadrò dalla testa ai piedi: indossava una gonna a scacchi neri e blu, delle parigine degli stessi colori e calzava stivaletti scuri.
Il maglioncino attillato color notte metteva in risalto il seno alto e i fianchi snelli.
Mia spalancò la bocca mentre Eva le passò a fianco senza neanche degnarla di uno sguardo.
Tutto le sembrò uno strano incubo e si sentì una fitta all'altezza del cuore.

Eva si portò la mano al capo, imitando un saluto militare, e si rivolse a Ethan.

«Bonjour mon capitaine!» lo salutò facendogli un occhiolino, ignorando Skylar che era di fianco a lui.

«Non ci credo, sei tornata?» esclamò il giovane entusiasta. Era rimasto molto sorpreso di rivederla dopo così tanti mesi di assenza.

La mora alzò il pollice all'insù, l'atleta sorrise radioso sotto lo sguardo truce della fidanzata.

«Ma che cazzo...» brontolò infastidita per poi levare le tende in un batter d'occhio.

Il capitano dei Reapers la guardò andare via allargando le braccia.

«Ma dai... » protestò inutilmente.

Eva sorrise innocente e poi si scusò alzando le spalle.

«Au revoir, mon capitaine!»

La cheerleader proseguì la sua camminata trionfale mandandogli un bacio volante.

Qualcuno arrivò alle spalle del ragazzo e lui si voltò a pena.

«Anche quella ragazza è francese?» domandò Amelie curiosa.

Ethan la guardò e alzò un angolo della bocca scuotendo la testa.

«No, è italoamericana... come me!»

La bionda rimase in silenzio e poi ricambiò il sorriso.

«Bella la giacca! La si può comprare?» chiese indicando il giubbotto dei Reapers che tutti i membri della squadra portavano sempre.

Ethan rimase interdetto per qualche istante, scrutando gli occhi celesti della giovane.

«Ehm! Certo! Sul sito della Darkvylle High School!» mormorò tornando in sé dopo un attimo si smarrimento.

Ethan tirò fuori lo smartphone dalla tuta grigia e maneggiò sul touchscreen.

La ragazza si avvicinò a lui per vedere meglio sullo schermo.

«Pensavo ti piacessi io, hai ferito i miei sentimenti!» esordì improvvisamente Xavier, appoggiandosi con la spalla al grande muro indaco del corridoio.

Amelie e Ethan alzarono lo sguardo sorpresi, poi risero divertiti.

«Ho già problemi con la mia donna, non ho tempo per rubarti la tua!» ironizzò il moro.

«Che peccato, avevo già pensato di portarti nei bagni della scuola!» mormorò fintamente dispiaciuta la francese.

Xavier le passò un braccio attorno al collo e la baciò sulla tempia.

«Ti accontento io allora!»

« Connard!» sbottò la giovane ridendo e colpendolo a un braccio con uno schiaffo.

Ethan li osservò, pensando fossero una bella coppia.
Il fisico possente di Xavier s' intravedeva bene sotto la maglia attillata a collo alto e dal color panna che indossava, mettendo in risalto la pelle bronzea.
Gli occhi smeraldini di lei, risaltavano bene grazie al top verde scuro che le calzava a pennello.

I due sì incamminarono nel corridoio mentre erano abbracciati, congedandosi da Ethan con un rapido saluto.

«Segui la pagina della squadra su Instagram e compra la giacca!» gridò infine indicando lo smartphone.

Amelie prese il suo, e lo alzò come a indicare che avrebbe provveduto subito.

L'atleta notò che un nuovo profilo lo seguiva sul famoso social e ricambiò sorridendo compiaciuto.

Yuna rimase impassibile mentre Eva le si avvicinava con la sua solita camminata, quella di una fotomodella durante una sfilata in passerella.

«Cosa vuoi?» sibilò a denti stretti mentre sistemava i libri nell'armadietto metallico.

«Sei l'unica persona che non è felice di vedermi, tolte quelle sfigate a cui ho spezzato il cuore e le tizie invidiose di me. Come si dice? Haters gonna Hate!»

L'italoamericana gesticolò, fingendo di presentare lo slogan con le mani davanti a un pubblico invisibile.

Yuna quasi perse il controllo: immagino di sbatterle più volte la testa contro l'armadietto, ma si trattenne a stento.

«Scoprirò cosa nascondi, e quando riuscirò a mettere insieme tutti i pezzi del puzzle tu e la tua fidanzatina pagherete per quello che state nascondendo sulla morte Noah» sputò velenosa in in faccia alla vecchia compagna di squadra.

Eva rimase impassibile, seria e indecifrabile come poche volte l'ex amica l'aveva vista.

«Finiscila con questa storia, sai bene che... »

La mora s'interruppe e abbassò la voce, indicando con il capo Chazz, il quale stava passando di lì armeggiando con il suo cellulare.

«Sua sorella è la vera colpevole» concluse, in un flebile sussurro.

Il ragazzo si tolse le cuffie dalla testa e poi salutò Yuna con la mano.

«I tuoi genitori mafiosi ti hanno mandata qui a sondare il terreno per il loro trionfale ritorno? Bentornata, comunque, adoro vederti sculettare con quell'uniforme da cheerleader, è l'unica cosa che fa venire voglia di guardare una persona irritante come te» affermò rivolgendosi a Eva con un ampio sorriso falso, che ricordava quelli che spesso era lei a rivolgere agli altri.

Ci fu un lungo silenzio, Chazz fu scaltro a riprendere subito la parola.

«Credo sia merito della vostra Capo Cheerleader, però, se le coereografie vi vengono così bene, non dovrebbe mollare dopo anni di sacrificio» disse serio, fissando Yuna.

Non riusciva a capire perché, ma si preoccupava continuamente per lei, ormai era una malsana abitudine. Questa cosa in fondo, non gli piaceva per niente. Ma era più forte i lui.

«Ma fammi il favore! Fatti i cazzi tuoi, sei solo un altro sfigato che vuole vedermi con quell'uniforme da hentai perché ha un fetish per le ragazze asiatiche» sbottò irritata la ragazza.

Un nodo alla gola e una fitta di dolore allo stomaco la fecero quasi sbottare.

Il giovane la guardò dispiaciuto e scosse la testa, si rimise le cuffie sulle orecchie e camminò oltre senza aggiungere altro.

«Che manzo!» ammise Eva, una volta che lui fu lontano.

Yuna sbuffò e poi si ricompose, quasi ringhiando di rabbia.

«Cosa cazzo stai dicendo? Non ti piacciono neanche i ragazzi, finiscila e levati di torno oppure...»

«Diciamo che è più complicato di così, ma tranquilla gli uomini non fanno per me è tutto tuo! Comunque... visto che tu lasci le Succusiss pensavo di tornare col botto e sostituirti. Però, sai, siamo amiche da tempo e voglio portare rispetto al lavoro che hai fatto, perciò vorrei prima la tua benedizione per...»

Yuna chiuse con forza l'armadietto e l'altra sobbalzò.

«Senti... non me ne frega un cazzo di te, delle cheerleader, e di tutto quello che succede in questa scuola di merda! Quindi, se non devo averti tra i piedi, hai la mia fottuta benedizione!» sbraitò, poi si voltò e andò verso l'aula in cui aveva la prossima lezione.

«Grazie! Ti voglio bene!» concluse infine Eva mandandole un bacio volante.

Mia osservò il riflesso di Eva nello specchio opaco posto sopra il lavandino dei bagni delle ragazze.

«A che gioco stai giocando?» le chiese inviperita.

La cheerleader finì di passarsi il lucidalabbra e schiocco la lingua sul palato, ma non rispose.

«Rispondimi!» gridò la bruna, ma l'altra non si scompose.

«Nessun gioco, io vado per la mia strada e tu per la tua, non voglio che mi giri intorno».

La chherleader fu glaciale, impassibile, quasi atona nel tono della voce.

Mia iniziò a veder appannato per via delle lacrime che le stavano riempiendo gli occhi castani.

«Non puoi. Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, dopo quello che abbiamo fatto, non posso sopportare questa cosa da sola, non ci sto riuscendo...»

L'ispanica singhiozzò, ma l'altra continuò a ripassarsi il trucco come se niente fosse.

«Non posso dimenticare tutto. Tu eri con me!»

Eva finalmente si voltò e la guardò in una maniera che le fece venire i brividi.

«Non so di cosa tu stia parlando e non avremo altre conversazioni a riguardo. Non farmelo ripetere. Mai più».

Mia ebbe bisogno di appoggiarsi alla porta di uno dei bagni per non svenire.

«Sei adorabile quando frigni, ma gradirei che questo teatrino termini qui, una volta per tutte!» concluse infine l'italoamericana uscendo di scena senza voltarsi.
Mia si accasciò vicino a uno dei water e vomitò tutta la colazione mentre copiose lacrime salate le rigavano il volto.

«Dobbiamo occuparci di lei, non abbiamo scelta!»

L'Ombra di Mia parlò, spuntando all'improvviso dopo tante settimane di silenzio. 

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