26. Ethan
Il dottor Gary si tolse i guanti in lattice blu elettrico e li gettò nel cestino vicino, poi alzò il capo scuotendo la testa dispiaciuto.
«Non è possibile, tutte queste giovani vite stroncate così in fretta. Il tutto solo nell'arco di un anno e qualche mese» sospirò accostandosi a Balver, appoggiato a uno dei tavoli operatori vuoti e freddi lì nell'obitorio. Il luogo in cui si trovava rispecchiava in maniera perfetto il suo stato emotivo: triste, spoglio e asettico.
Lo sceriffo deglutì tristemente e poi indicò il ragazzo steso sul lettino di fronte al dottore.
«Cosa... puoi dirmi di lui?» parlò a fatica con un nodo in gola e quindi dovette fare una pausa dopo la prima parola proferita.
Conosceva la vittima.
Ormai era stato più volte a colloquio con diversi ragazzi del liceo di Darkvylle, anche se avrebbe preferito avere a che fare con loro per crimini più leggeri che omicidi e misteriose sparizioni.
«Ha due forti traumi cranici, ma la causa della morte è stata la frattura dell'osso del collo» iniziò a illustrare il medico, sistemandosi gli occhiali sul naso aquilino.
Balver lo invitò tacitamente a continuare mentre faceva pochi passi verso il cadavere di Ethan.
Quasi non riusciva a guardarlo così freddo e privo di vita steso su quel pezzo di metallo.
Lo ricordava pieno di vita, solare e sempre con un carattere forte e deciso.
«Il Corpo è stato spostato, ma non di tanto. Dev' essere comunque morto nel bosco e poi trascinato per pochi metri. L'ora del decesso è confermata intorno alle due del mattino».
«Gli è stato spezzato il collo?»
Il dottor Gary scosse la testa.
«No, deve aver subito un colpo alla testa, poi è caduto rotolando per diversi metri e ha sbattuto con violenza una seconda volta rompendosi l'osso del collo. Potrebbe essere stato un masso, un albero o qualcosa di smile, però nulla di artificiale»
Lo sceriffo alzò appena un braccio, facendo cenno di non proseguire, perché aveva capito la dinamica. Ne aveva avuto abbastanza per quel giorno, era stato provante.
I suoi occhi si riempirono di lacrime ripensando a quel giovane così attivo e gioviale sempre sorridente, morto troppo in fretta. Gli vennero in mente anche Noah, Leah e Sally.
«Io ... non ce la faccio più ...» mormorò sconfitto, lasciandosi andare in un pianto liberatorio per poi accasciarsi sfinito su una sedia poco lontana.
Il dottore coprì Ethan con un lenzuolo bianco e poi si accostò a Balver sedendosi di fronte a lui.
«Non mi abituo mai a vedere questi giovani freddi e privi di vita. Faccio questo lavoro da vent'anni ,eppure, è sempre un colpo al cuore, ti capisco amico mio. Ma a differenza mia tu puoi aiutare le persone quando sono ancora in vita. Se c'è qualcuno che può migliorare questa cittadina quello sei proprio tu».
Gli diede due sonore pacche sulle spalle per rincuorarlo. Dopo attimi interminabili di silenzio, lo sceriffo afferrò la sua mano e lo ringraziò con un cenno del capo.
Balver restò coi suoi pensieri per un po' e poi parlò. Lo fece quando riuscì nuovamente a trovare la voce, fino a quel momento rotta dal dolore.
«Grazie... conta molto per me quello che hai detto oggi» sentenziò l'uomo alzandosi e asciugandosi le lacrime con la manica della divisa.
«Di nulla! Ho fiducia in te, sceriffo!»
«Non ti deluderò, te lo prometto» concluse infine Balver alzandosi dalla sedia e lasciando l'obitorio determinato a trovare il colpevole, quello vero, a differenza di quanto successo con il caso di Noah l'anno prima.!!
Non si sarebbe fermato per nessuna ragione, avrebbe scovato la verità, a costo che quello sarebbe stato l'ultimo caso della sua carriera.
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