13. Zoey
Kowasky era infastidito dall'atteggiamento di quella ragazzina che giocava a fare la punk, non gli piacevano i giovani sbandati come lei.
Zoey scoppiò una bolla con il suo chew-gum e sorrise in maniera sinistra, i denti bianchi erano in netto contrasto con il rossetto nero sulle sue labbra piene.
Batté più volte gli anfibi sul pavimento, fino a quando un'occhiataccia dell'uomo non la fece smettere di colpo.
«A nessuno dei due fa piacere che tu sia qui, ma eri a quella festa di Halloween, quindi potresti sapere qualcosa d' importante» disse il vicesceriffo con tono deciso.
«Non lo so, io vado a un sacco di feste con tanta gente!» ribatté cantilenante la mora alzando le spalle, aprendo poi le braccia con fare infantile.
L'uomo fu un po' inquietato dai suoi grandi occhi scuri e da quel sorriso che gli pareva maligno.
«Hai assunto degli stupefacenti prima di venire qui?»
«Oh! Non sono venuta io a sola, mi ha portato Chazz!»
«Lui è il tuo ragazzo?»
Zoey scoppiò a ridere e poi prese a sghignazzare, per poi quasi mettersi a piangere.
Kowasy alzò un sopracciglio, quella ragazza era davvero fuori di testa.
«Non lo so, cioè a volte sì e a volte no. Però credo che staremo insieme per sempre».
L'agente sospirò, passandosi una mano sul viso, era stanco di quella situazione assura.
«Immagino tu sia costantemente fatta o ubriaca ...» sbottò stizzito Kowasky, più a se stesso che a lei.
La ragazza smise di essere allegra, e sul suo viso truccato pesantemente, si palesò un velo di tristezza.
L'uomo provò a formulare qualche domanda semplice per ottenere anche solo qualche vago indizio.
«Cercavi il tuo ragazzo alla festa? Lo hai cercato nel bosco?»
«No».
«No cosa?»
«Ho detto no».
Kowasky si schiarì la voce.
«Non è più il mio ragazzo».
Il vicesceriffo si sentì parecchio confuso e alzò gli occhi al cielo sempre più esasperato.
«Il bosco. Lì c'era una ragazza. Lei mi manca molto».
«Di chi parli?» incalzò Kowasky interessato.
«La Dama del lago!»
Zoey scoppiò nuovamente a ridere senza riuscire a contenersi.
L'uomo stava iniziando a spazientirsi e fece del suo meglio per mantenere la calma, avrebbe preferito che fosse stato Balver a doversi occupare di Zoey.
Prima che potesse aprire bocca e gridarle adosso la giovane riprese a parlare.
«Non è stata lei questa volta, non può averlo fatto» brontolò la mora mettendo metà del viso dentro la la larga felpa che indossava, fino a lasciare scoperti solo gli occhi e la fronte.
«Chi è stato allora?»
«L'Ombra Bianca».
«Chi scusa?»
Lo sguardo ceruleo del vicesceriffo si assottigliò fino a formare due piccole fessure.
«Credo non sia cattiva come le altre Ombre, ma quella volta forse lo è stata» dichiarò solenne Zoey, riemergendo dalla felpa.
Kowasky fece un lungo sospirò e poi chiuse gli occhi, cercò di calmarsi perchè era sul punto di ribaltare la scrivania.
Stava solo perdendo il suo tempo dietro a quella ragazzina drogata.
L'uomo si alzò e Zoey lo imitò fissandolo dal basso, visto la differenza di altezza tra i due.
«Chazz era il fratello buono, non avrebbe mai fatto nulla di male. Anche Sally aveva un grande cuore e mi dispiace se si sia trasformata in un'assassina» sentenziò Zoey con un tono serio e severo.
«Cosa vorresti dire? Come sai che lui è innocente? Sei per caso stata a tu a...»
La giovane zittì il vicesceriffo portandosi un dito sulle labbra.
«Shhhhh! Il potere dell'amore da risposte che la logica non può dare. Io leggo il suo cuore ed è puro!»
Kowasky la guardò con pietà e poi scosse la testa indicandole la porta alle sue spalle.
«Puoi andare, o meglio ...Verrai portata in ospedale per degli accertamenti sulla tua salute» concluse infine l'uomo uscendo dalla stanza con passo svelto e deciso.
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