1. Dicembre 2021

La quantità di messaggi senza risposta nella chat tra Mia e Eva erano sempre più numerosi, l'ispanica aveva fatto l'ennesimo tentativo di contattarla ma era stato tutto inutile.
Osservò lo smartphone con intensità, quasi come se potesse far magicamente comparire una replica in quel modo.
Ottenne le ennesime spunte blu.
Si rassegnò affranta e ripose il cellulare nella tasca dei jeans sbiaditi e poi sospirò affranta.
Le mancava.
Dopo quello che era successo nel bosco, Eva era l'unica persona che poteva davvero comprenderla, lei sapeva che non voleva davvero fare del male a Noah.
La giovane spostò lo sguardo verso destra, la sua Ombra la fissò, era ferma nel largo corridoio al centro della scuola.
Se ne stava lì immobile sorridendole malignamente, quasi come se volesse tacitamente contraddirla.
Lei sapeva che non era reale, avendone la consapevolezza poteva evitare di vederla spesso e darle spazio nella sua già complicata esistenza.

«Sembra tu abbia visto un fantasma, tutto bene?» le chiese Izan, poggiandole una mano sulla spalla, la pelle ambrata del giovane andò in contrasto con il maglione rosa che lei indossava.

Mia scosse la testa e sorrise amaramente.

«Sto bene, e tu?» domandò a sua volta voltandosi, osservando così il viso del ragazzo e i suoi occhi scuri.

Izan si tirò su la lampo della tuta da ginnastica blu scuro e annuì, scacciando via i brutti pensieri.

L'atleta aveva passato parecchi mesi combattendo la depressione causatagli dalla morte di Noah, aveva perso il suo migliore amico, era da poco che stava riprendendo in mano la sua vita.
La ragazza era lieta che le fosse rimasto amico, Yuna aveva provato a coinvolgerlo nella crociata contro di lei.
L'asiatica era convinta che lei ed Eva fossero coinvolte in qualche modo nella morte del suo fidanzato.
Mia sapeva che quella era la verità, ma doveva rifiutarla con ogni fibra del suo essere.
Alcune persone a scuola la consideravano una sospettata o addirittura colpevole, altri credevano nella sua innocenza e pensavano che Yuna fosse ossessionata e in stato di negazione per la dipartita del fidanzato.
Ufficialmente, Sally Gravestone era scappata dall'istituto d' igiene mentale e aveva ucciso Noah nel bosco a causa di un delirio psicotico. Poi era stata fermata e riportata da dove era fuggita e una volta nella sua stanza poi si era tolta la vita per il senso di colpa.

Izan preferiva credere al fatto che tutto fosse stato una disgrazia causata da una persona mentalmente malata e instabile. Non voleva neanche pensare al fatto che il suo migliore amico potesse essere stato ammazzato da chi gli voleva bene.

«Sto leggermente meglio, ma non posso dire di stare bene, forse riprenderò a giocare a football. A Noah non piaceva e non mi fa pensare a lui...»

Il giovane sospirò e distolse lo sguardo, puntandolo verso il pavimento di linoleum lucido che luccicava la luce al neon sopra di loro.

Mia gli accarezzò la mano e i suoi occhi color nocciola divennero lucidi.

«Credo sia un'ottima idea, so che hai anche riallacciato un po' i rapporti con Ethan, ti troverà sicuramente un posto nei Reapers».

I due volsero lo sguardo verso l'altra parte del corridoio scolastico.
Tutto era pieno di varie decorazioni natalizie, poste su ogni superficie disponibile, le quali coloravano l'ambiente di rosso, oro e verde scuro.
Riuscirono a vedere il capitano della squadra di football intento a parlare con la sua fidanzata.



«Va bene, ti passo a prendere alle 20.00 e andiamo al drive-in, mi hai convinto!» disse Ethan, sistemandosi lo zaino nero sulle spalle larghe, coperte dall'immancabile giubbotto dei Reapers.

«Non pensavo di riuscire a scamparla, non ti facevo tipo da film natalizi!» ribatté Skylar avvicinandosi a lui.

«Non lo sono, ma sei un'ottima oratrice e diplomatica, hai notevoli capacità coercitive!» ammise serafico il quarterback.

Il moro baciò la ragazza sulle labbra e lei ricambiò sorridendogli, toccandogli le braccia muscolose.

«Tu continua a essere il corpo, che la mente la faccio io...»

«Non so se sia un'offesa al mio intelletto o un complimento al mio fisico»

Skylar alzò le mani in segno di resa e fece finta di chiudersi la bocca con una zip immaginaria, per poi congedarsi ridendo.

Ethan la guardò allontanarsi ricambiando il sorriso, pensò che fosse adorabile con quel piumino giallo di una taglia più grande.

Era contento della sua relazione con lei, poteva ritenersi soddisfatto dopo le storie travagliate avute in precedenza, vedeva in Skylar la persona giusta per lui.
Non era stato semplice tra loro, uscivano da situazioni complicate quando si erano conosciuti, ma era davvero felice di averla accanto.



Yuna fissò la scena tra i due da lontano e poi si voltò schifata.
Tutti stavano continuando la loro esistenza normalmente, la cosa la irritava molto perché la vita di Noah era finita e la sua rovinata perché aveva perso il ragazzo che amava in maniera ingiusta e tragica.
Il suo ex continuava a essere felice, le persone coinvolte nella morte del suo fidanzato non avevano pagato per quello che avevano fatto, era tutto uno schifo e non ne poteva più.
Cercava di tirare avanti, senza mai smettere di trovare un modo per provare che Mia ed Eva erano state in qualche modo responsabili di ciò era successo a Noah.
Yuna chiuse con forza l'anta del suo armadietto per scaricare la rabbia che la stava divorando dall'interno.

«Ma che cazzo! Mi hai fatto prendere un colpo!» esclamò una voce maschile alle sue spalle.

Un tale con i capelli neri e scompigliati la fissava infastidito, si sentiva a disagio sotto la vista vigile di quegli occhi scuri.
Era alto e slanciato e la mora sollevò un po' il capo per fissarlo meglio.

«Vuoi che sbatto la tua testolina al muro al posto di questa?» ribatté con tono grave indicando la porticina metallica.

Il tizio la guardò ancora per qualche istante e poi schioccò la lingua sul palato, la carnagione chiara faceva ancora di più risultare i suoi abiti neri, in contrasto con il lungo cappotto scarlatto della ex cheerleader.
Le sue labbra sottili e rosse sembravano tinte talmente vivide e Yuna le guardò mentre lui parlava.

«Dovresti capire che non sei al centro dell'universo. So cosa ti è successo, è una merda ma... lo show deve continuare, purtroppo per noi questo cazzo di show è la vita al liceo» affermò sardonico, passandosi una mano tra i capelli corvini e scompigliati.

Incrociò le braccia sul petto e si tenne il mento tra il pollice e l'indice, curioso di cosa la giovane gli avrebbe risposto.

La cheerleader osservò i numerosi anelli alle dita del ragazzo, i suoi pantaloni larghi e strappati e la sua felpa con di logo di qualche rock band di cui ignorava l'esistenza, lei non sopportava quella robaccia.
Il suo look e il modo di fare saccente non le piacevano per niente, inoltre l'aveva infastidita davvero in un pessimo momento.

«Risparmiami queste stronzate filosofiche e levati di torno, lo dico per il tuo bene».

Pensò di essere stata piuttosto chiara, ma lui ribatté a tono.

«Tutti abbiamo vissuto qualcosa di brutto nella nostra vita, ma agli altri non frega un cazzo. Siamo tutti egoisti in fondo, è l'unico modo per sopravvivere».

Yuna notò un cambio nel tono della voce del giovane, si limitò a squadrarlo per poi voltarsi senza degnarlo di una risposta.

Il moro alzò le spalle stizzito e la imitò, deciso ad andarsene in classe.

«Qual è il tuo dramma attuale, quindi?» domandò infine curiosa  per punzecchiarlo.

Il ragazzo si fermò e sospirò, facendo passare qualche istante, però non si voltò per rispondere alla sua domanda.

«In teoria, mia sorella, dopo aver ucciso mia madre anni fa è finita in un manicomio. Poi è scappata e ha ammazzato il tuo fidanzato. L'hanno riportata indietro e poi si è impiccata».

Nuove Ombre fecero capolino all'interno della scuola, bramose di essere finalmente libere, perché Darkvylle era il posto perfetto per loro, il luogo dove si sentivano a casa.

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