Non piangere

La prima cosa di cui fu consapevole una volta ripresi i sensi fu il rumore. Un fastidiosissimo sibilo gli risuonava nelle orecchie unito a dei suoni intermittenti di aria raschiante. Gli ci vollero alcuni secondi per realizzare che si trattava del suo stesso respiro affannoso.

Ma non aveva senso, il suo respiro era regolato perennemente dal supporto vitale, non poteva essere affannoso.

Vader sbattè un paio di volte le palpebre e mise a fuoco il viso preoccupato di Luke. All'improvviso gli tornarono in mente tutti gli eventi delle ultime ore, Endor e le sue foreste, gli occhi splendenti di Luke, la voce perfida dell'imperatore, il bagliore blu dell'elettricità, il dolore di Luke che percepiva come qualcosa di fisico dentro di lui, la disperazione ed il terrore, Palpatine che precipitava, Luke che lo stringeva, Luke che lo trascinava, Luke che lo guardava con gli occhi pieni di lacrime, non voglio lasciarti, e poi il buio.

Un groppo gli si formò in gola e mandò un silenzioso ringraziamento alla Forza per il fatto che era tutto vero, che non era solo un sogno.

"Luke." Mormorò e sussultò al suono della sua voce così stanca e debole.

Luke annuì e Vader si sentì all'improvviso molto sollevato. La Forza ribolliva calma intorno a lui e Vader costrinse i suoi sensi ad espandersi per individuare cosa avesse intorno. La Forza sembrava sabbia che gli scivolava tra le dita e le poche sensazioni tattili che gli rimanevano nel corpo lo informarono che si trovava sdraiato su una specie di branda, probabilmente di una nave, che vibrava leggermente come se stesse viaggiando a velocità luce e percepiva i bordi di una mascherina conficcati nelle guance. Vader sbuffò, o almeno tentò di sbuffare, perché dalle sue labbra uscì solo un patetico filo d'aria molto più simile ad un sospiro.

Tentò di mettersi a sedere, ma le mani di Luke sulle sue spalle lo spinsero di nuovo a sdraiarsi. "Ehi, cosa fai? Stai giù." Vader cedette cercando di scacciare il disagio che provava ad essere in una posizione così vulnerabile davanti ad un altro essere umano. Per vent'anni, solo droidi si erano occupati della sua salute, ma Luke sembrava preoccupato e forse non avrebbe dovuto vergognarsi troppo del relitto di persona che era diventato.

Sapeva che Luke non voleva approfittarsi della sua debolezza, ma abitudini vecchie di decenni erano dure a morire.

"Tra qualche ora arriveremo su Polis Massa." Luke dovette percepire la sua confusione perché aggiunse, "C'è un centro medico molto discreto. Era un punto di appoggio sicuro dell'Alleanza in caso avessimo bisogno di assistenza medica immediata. Non preoccuparti, ti cureranno."

A Vader venne voglia di sorridere e l'avrebbe fatto se i muscoli del suo viso avessero ricordato come farlo per bene. Suo figlio sperava ancora di poterlo salvare, nonostante tutto. "Non sono preoccupato." Mormorò e Luke gli lanciò un'occhiata obliqua.

"Sei abbastanza comodo?" Chiese Luke, incombendo su di lui con uno sguardo inquisitorio. "Hai freddo? Posso cercare una coperta-"

"Luke." Vader avrebbe riso se l'azione non avesse minacciato di innescare un attacco di tosse. Il comportamento di suo figlio era ridicolo. Che motivo aveva di comportarsi in quel modo così angosciato? Di certo non valeva la pena che sprecasse la sua tranquillità per lui, che, guardando i fatti, si meritava tutto ciò che gli era successo. Vader sapeva tutto questo, ma nonostante ciò si ritrovò comunque stranamente grato per le attenzioni di Luke. Non che le avrebbe tollerate. "Sto bene." Assicurò a suo figlio con un filo di voce e Luke cadde in silenzio, abbassando lo sguardo e sembrando d'improvviso molto triste. "Scusa." Mormorò.

Vader aggrottò le sopracciglia e cercò di fare qualche respiro profondo, ma tutto ciò che ottenne fu l'interno della navicella che iniziò a vorticare intorno a lui. "Non-la nave non sta girando, vero?" Chiese debolmente chiudendo gli occhi di scatto.

"Mmh, no." Rispose Luke e Vader si voltò a guardarlo cercando di fargli un sorriso autoironico. Sperò non assomigliasse troppo ad una smorfia. "Magnifico."

Luke esalò una risatina e a quel suono che probabilmente era più isterico che altro, il sorriso di Vader divenne un po' più genuino.

"Come ti senti?" Chiese di nuovo Luke, mordendosi il labbro come se temesse di aver detto qualcosa di sbagliato.

Vader non ricordava nemmeno l'ultima volta che qualcuno gli aveva fatto quella domanda. Ci riflettè prima di rispondere, spostando lo sguardo dal soffitto d'acciaio al viso esausto di Luke.

"Una meraviglia."

Luke ridacchiò di nuovo, e Vader si sentì di colpo molto fortunato per poter assistere a quell'evento. Suo figlio era lì con lui e stava ridendo. Non aveva bisogno di altro per essere felice.

Ma Luke non aveva capito esattamente cosa intendesse. "Non ero sarcastico." Sussurrò Vader e Luke spalancò gli occhi confuso. "Hai una strana concezione della meraviglia." 

Vader fece un debole sorriso, guardando suo figlio negli occhi. "Sono qui con te." Disse semplicemente e a Luke si mozzò il fiato in gola. Il ragazzo sbattè gli occhi e Vader sperò ciecamente di non averlo turbato. "Luke stai-"

"Sto bene." Lo interruppe Luke, osservandolo con un sorriso. "Sono qui con te." Aggiunse alzando le sopracciglia e cercando anche di fare un debole tentavo di sogghigno.

Vader ebbe la sensazione improvvisa che qualcosa gli avesse appena risucchiato tutta l'aria dai polmoni. Desiderava ardentemente potersi avvicinare a Luke, stringerlo a sé, ma il suo corpo distrutto non glielo permetteva. Luke parve percepire il suo desiderio, perché si avvicinò e allungò esitante un mano. "Posso...?"

Vader annuì e Luke gli passò esitante le dita sulla guancia. Vader rabbrividì e chiuse gli occhi. Era il primo essere umano a toccarlo non per prestargli cure mediche o per infliggergli dolore, ma per il solo affetto, esclusivamente per farlo sentire bene. Avrebbe potuto rimanere lì per il resto dei suoi giorni.

"I tuoi occhi." Sussurrò Luke, con voce quasi sognante, passandogli piano il pollice sulle palpebre. "Sono proprio come i miei."

Vader guardò Luke con affetto, si limitò a sorridere e cercò di alzare la mano che gli rimaneva. Voleva sfiorare la fossetta sul mento di Luke per indicare che aveva ereditato anche quella da suo padre, ma i circuiti della sua protesi erano troppo danneggiati anche per quel semplice movimento. Il braccio gli cedette a metà percorso e finì appoggiato inerme alla spalla di Luke.

Vader ricacciò indietro la vergogna e gracchiò, "Aiutami."

Luke sorrise e gli prese la mano sostenendogliela per i restanti centimetri. Vader aprì le dita che se fossero state umane avrebbero tremato, e le lasciò scivolare sulla guancia di Luke, umida per un misto di sudore e lacrime. Non aveva la minima sensazione nel suo arto meccanico, ma la reazione di Luke rese comunque valido il tentativo. Suo figlio al suo tocco chiuse gli occhi e rabbrividì, stringendosi la sua mano contro il viso.

Sembrava così in pace, così sereno, come se il suo più grande sogno si fosse appena realizzato, che Vader per un attimo si stupì del fatto che un gesto così piccolo potesse avere un effetto così intenso su di lui. Era un vero miracolo il fatto che suo figlio non si ritraesse con orrore, ma anzi provasse piacere a stare in sua compagnia. Aveva davvero il cuore di sua madre.

"Grazie." Sussurrò aprendo gli occhi e stringendo la mano d suo padre tra entrambe le sue.

Vader si accigliò. "Non hai proprio nessun motivo per ringraziarmi." Affermò, con voce amara.

"Mi hai salvato." Protestò Luke.

"No." Replicò Vader piano. "Tu hai salvato me."

"Ci siamo salvati a vicenda." Concesse Luke diplomaticamente e Vader esalò un sospiro. Il ragazzo era testardo come pochi individui avesse mai incontrato. Aveva sicuramente preso da sua madre.

Calò un breve silenzio, in cui padre e figlio rimasero semplicemente fermi a godere della compagnia reciproca. Vader cercò di concentrarsi sul proprio respiro affaticato, sforzandosi di regolarlo e di ignorare il bruciore costante nel suo petto e il fatto che non riuscisse a sentirsi le gambe. Luke sperava di poterlo salvare, ma ormai sentiva la morte che incombeva come una nuvola nera ai confini della sua coscienza. Sarebbe stata un sollievo dopo una vita piena di dolore e l'avrebbe accolta con piacere se non fosse stato per le conseguenze che avrebbe avuto su suo figlio. Per quanto inadeguato, Luke aveva bisogno di suo padre.

Un suono strozzato interruppe i suoi pensieri e lo riportò alla realtà. Luke si stava stringendo la sua mano contro le labbra e aveva il viso rigato di lacrime. Vader si accorse con orrore di essersi completamente dimenticato dei suoi scudi mentali e che probabilmente Luke aveva percepito ogni suo lugubre pensiero.

"Non piangere. Non merito le tue lacrime." Disse con voce rauca.

"Non mi importa di cosa ti meriti e cosa no." Esclamò Luke. "Ti ho appena ritrovato, non voglio perderti di nuovo."

Vader percepiva distintamente la disperazione di Luke e in quel momento si odiò con tutto il cuore per esserne la causa. Ancora una volta era riuscito solo a far soffrire una persona che amava. Sbattè le palpebre e scacciò via immagini di Padmè in lacrime su Mustafar e si concentrò invece sul alleviare il dolore di loro figlio.

"Non mi perderai. Qualunque cosa succeda." Sussurrò, muovendo le dita quanto più gli riusciva, cercando di asciugare qualche lacrima di Luke.

"Non è la stessa cosa." Protestò Luke indignato.

"Lo so. Oh lo so. Ma, Luke, non avere paura, non arrabbiarti." Si trattenne dal dire che non era da Jedi. Sarebbe stato molto ipocrita da parte sua e comunque Luke era un jedi migliore di quanto lui non fosse mai stato.

"Sono terrorizzato e molto arrabbiato. Ti voglio bene." Mormorò Luke così piano che Vader non era nemmeno sicuro di averlo sentito davvero. Sentiva il cuore martellargli nel petto come mai negli ultimi vent'anni, la mente completamente annebbiata. Era totalmente a corto di parole, adeguate e non. Come poteva Luke, dopo tutto quello che gli aveva fatto passare, provare per lui qualcosa che non fosse disgusto?

Eppure l'affetto di Luke era sincero, poteva percepirlo come una cosa viva che legava le loro menti nella Forza, là dove la loro connessione di sangue era giaciuta dormiente per anni. Vader non si era mai sentito più indegno di suo figlio come in quel momento. Luke perdonava e amava incondizionatamente, senza indugio e senza rancore, anche chi, come suo padre, era ben lontano dal meritarselo. Proprio come una persona che una volta aveva conosciuto bene.

Vader si concentrò con tutto sé stesso e levitò la sua mano sinistra con la Forza. Tremava leggermente, ma riuscì ad appoggiarla al viso di Luke e ad asciugargli le lacrime per davvero. Luke lo fissava con i suoi enormi occhi azzurri pieni di devozione e di fiducia e Vader fece un ulteriore sforzo alzando la mano fino alla sua fronte, spostandogli il più dolcemente possibile i capelli dagli occhi. Luke chiuse gli occhi e parve rilassarsi, così Vader non si fermò e, appoggiandogli la mano sulla nuca, continuò a passargli le dita tra le ciocche bionde alla base del collo. Gli richiedeva una fatica enorme, ma se serviva a far sentire meglio Luke, l'avrebbe sopportato.

"Sei tutto tua madre." Sussurrò piano nella sua mente.

Luke chiuse gli occhi e gli lasciò cadere la testa sul petto. La mano di Vader era ancora sulla sua nuca e finì per scivolare tra i suoi capelli. Le spalle di Luke tremavano scosse da soffocati singhiozzi e Vader gli accarezzò piano i capelli nella cosa più simile ad un abbraccio che potesse dare a suo figlio.

"Papà." Mormorò Luke. "Raccontami di lei. Raccontami di mia madre."

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