Lettera a mio padre
Non è mai semplice
Accettare di riconoscerti
Tra le mie rughe che
Assomigliano sempre di più alle tue
E questo sangue che
Sa un po' di mostro e anche un po' di me
Mi fa pensare che vorrei dirti grazie
Perché non ci sei
Poche rughe
Di espressione
Più nient'altro di te
Sopravvive in me
Un cognome da portare
Solo questo sarai
E mai più mi vedrai
Luke rilesse le poche righe scarabocchiate sul foglietto di carta mezzo stracciato con sentimenti contrastanti. Anche a distanza di anni, certe ferite faticavano a rimarginarsi. Ricordava quando aveva scritto quelle parole, durante forse il periodo più buio della sua vita, nel lasso di tempo da Bespin ad Endor. In quei mesi aveva faticato ad accettare il fatto che suo padre fosse davvero Darth Vader e che Ben e Yoda gli avevano mentito per tutto il tempo. Aveva passato notti insonni a cercare di conciliare l'Anakin Skywalker Cavaliere Jedi, eroe delle Guerre dei Cloni che tutti avevano ammirato, con il malvagio Signore dei Sith che gli aveva amputato senza pietà la mano destra nella Città delle Nuvole. Come poteva qualcuno di così integro, diventare così irrimediabilmente corrotto?
Stava lavorando al suo caccia quando la canzone era uscita soffice dalla radio, il suo significato più vicino e scottante di quanto gli fosse grato. Ricordava di aver scagliato l'aggeggio contro la parete dell'hangar con la Forza, collassando poi a terra con la testa fra le mani. Sicuro della propria solitudine, non si era preoccupato di trattenere le lacrime amare che gli bruciavano gli occhi. Un impulso implacabile gli aveva fatto riportare il testo su un foglietto, in modo da non dimenticarselo mai.
Luke rabbrividì, ripensando a come era stato vicino al Lato Oscuro in quel periodo. Disperazione, tradimento, indignazione, rabbia, tristezza, confusione, senso di perdita, smarrimento, terrore, risentimento. Queste emozioni avevano imperversato dentro di lui, spegnendo quasi del tutto la luce della speranza.
Aveva pianto come non piangeva da anni, scaricando mesi di tensione e sofferenza. Poi all'improvviso aveva sentito qualcosa, solo un sussurro all'inizio, che aveva scambiato per un rivolo di vento. Poi il suono si era intensificato e aveva preso i connotati della voce di una donna. Una voce stanca e sofferente, che sembrava in procinto di esalare il suo ultimo respiro, ma che con poche e semplici parole trasmetteva una sicurezza e una determinazione immani.
In lui c'è del buono. Io lo so, lo so che c'è ancora.
Con due semplici frasi aveva innescato la catena che avrebbe portato la luce a trionfare su Endor e sulla Seconda Morte Nera.
Luke sospirò e spostò la pila di cartacce che aveva riportato alla luce dal suo zaino. Ponderò per qualche secondo il banale foglio di carta appoggiato sul suo comodino, poi lo appallottolò deciso e lo gettò nella spazzatura. Al suo posto, posizionò una fotografia che R2 aveva ripescato dalla sua memoria.
Anakin e Padmè Skywalker gli sorrisero dall'holo del loro matrimonio.
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