Falling down

Luke giurò a sé stesso che avrebbe ucciso Wedge. Era tutta colpa sua se era bloccato su quel maledetto pianeta. Quando l'Alto Comando aveva ordinato alla Rogue Squadron di investigare dei sistemi nell'Orlo Esterno alla ricerca di potenziali collocazioni per una base, era stato il suo amico alderino a suggerire Paef, un'anonima roccia piena di foreste e di corsi d'acqua, con un tasso di umidità più alto di una tanica di bacta. Luke lo odiava già.

Provenendo da un pianeta desertico, Luke era abituato al caldo, ma i soli gemelli di Tatooine producevano un calore secco e intransigente, che ti mandava a fuoco la pelle. Qua su Paef le alte temperature sembravano scioglierlo a poco a poco, come una stecca di cioccolato scaldata a bagnomaria. Luke si tolse la frangia di capelli umidi dagli occhi e sbuffò, osservando i resti infranti del suo caccia X-Wing.

È impossibile che su quella palla dimenticata dalla galassia ci siano degli imperiali, aveva detto Wedge prima di partire, quando un brutto presentimento di Luke aveva rischiato di far saltare la missione. Non troveremo un'anima viva. Certo, a parte la Death Squadron e Darth Vader in persona.

La battaglia spaziale era iniziata immediatamente all'uscita dall'iperspazio e Luke non rimpiangeva di aver intercettato il colpo di Vader – suo padre, si corresse mentalmente, cercando di non sussultare – diretto verso il suo compagno di volo. Era precipitato nell'atmosfera e si era schiantato al suolo, distruggendo il suo velivolo, ma il resto della squadra era salvo. Aveva ordinato loro di andarsene senza di lui e, nonostante le loro accorate proteste, non potevano disobbedire un comando del loro comandante.

Ora era solo, su un pianeta sconosciuto, con il polso sinistro decisamente rotto e Darth Vader alle calcagna. Luke fece un respiro profondo. Poteva farcela, si disse. Dopotutto era sopravvissuto a situazioni peggiori. Più o meno.

Stringendosi il polso ferito al petto, Luke si incamminò nella foresta nella direzione opposta rispetto a quella in cui percepiva lievemente la presenza di suo padre. Dopo tre mesi da Bespin, aveva accettato la verità, ma ancora non sapeva cosa farsene di quella consapevolezza. L'unica cosa di cui era certo era che passare al lato oscuro e unirsi ai malvagi piani dei Sith era totalmente fuori discussione.

Mentre avanzava nella vegetazione, Luke allargò i suoi sensi nella Forza e cercò di individuare una città o qualcosa di simile nelle vicinanze. Immediatamente la sua mente fu investita dalla supernova oscura che era suo padre nella Forza. Dal momento in cui Vader aveva pronunciato quelle maledette quattro parole su Bespin, si era infiammata una connessione tra di loro, che univa la mente di suo alla sua. Erano collegati, sempre, e ogni tanto potevano percepire qualche scintilla delle emozioni l'uno dell'altro. Ora che si trovavano sullo stesso pianeta, era molto più potente e Luke aveva la sensazione che suo padre gli stesse con il fiato sul collo.

Dopo aver individuato un agglomerato di forme di vita intelligenti a qualche chilometro verso nord, Luke si diresse deciso in quella direzione, facendo del suo meglio per ignorare il dolore sordo al braccio e gli insetti tropicali che gli si appiccicavano al viso. Stava camminando da circa dieci minuti quando la vegetazione si aprì e sbucò in uno spiazzo erboso dove il fiume si gettava in una cascata alta una ventina di metri.

Luke imprecò sottovoce. Si avvicinò ad osservare il dirupo e nel guardare verso il basso gli girò le testa. Barcollò all'indietro e si appoggiò ad una roccia vicina, sbattendo gli occhi e cercando di recuperare l'equilibrio. Non aveva mai avuto paura dell'altezza né dell'acqua, ma non era un nuotatore esperto e le poche lezioni che aveva ricevuto da Han e Leia non gli sarebbero servite granchè se fosse precipitato conciato così male.

Luke aguzzò la vista e cercò di pensare ad un modo per attraversare la cascata e raggiungere l'altra sponda del fiume. Non era nella condizione di nuotare, ma poteva saltare aiutandosi con la Forza. Determinato, si raddrizzò e prese mentalmente le misure, visualizzando la riva opposta. Fu in quel momento che avvertì il fruscio della flora alle sue spalle e l'allarme che gli esplose nella mente. Suo padre era vicino, molto vicino. Luke si voltò di scattò ed eccolo lì, fermo in piedi al limitare della foresta, solo. Luke si sentì il cuore martellare nel petto e un altro violento giramento di testa lo colpì. Si sentì cadere all'indietro e con orrore si vide come al rallentatore precipitare da venti metri di altezza verso il corso d'acqua sottostante.

"Luke!" La chiamata di Vader era sia fisica che mentale e Luke lo vide scattare in avanti più veloce di quanto si sarebbe mai aspettato. La mano guantata di suo padre sfiorò la sua, ma non riuscì ad afferrarla e gli scivolò via come sabbia tra le dita.

La caduta sembrò durare un'eternità. Sto per morire, fu tutto ciò a cui Luke riuscì a pensare e una strana calma si impossessò di lui. Cadi di piedi! Disse una voce nella sua mente e non avrebbe saputo dire se il pensiero fosse stato suo o di suo padre. In ogni caso, sembrava un ottimo consiglio. Luke si concentrò e cercò in qualche modo di puntare i piedi verso il basso.

L'impatto con l'acqua fu improvviso e doloroso. Luke precipitò in profondità, cercando di trattenere il respiro. Cercò disperatamente di tornare a galla, ma il suo braccio sinistro era troppo malconcio per essere utile e la corrente troppo forte per poter essere sconfitta. L'acqua salata gli bruciava le iridi e man mano che annaspava diventava sempre più difficile continuare a muoversi.

Sto per morire, pensò di nuovo e questa volta un quieto terrore si impossessò di lui. Padre, urlò istintivamente nella Forza e raddoppiò i suoi sforzi per tornare a galla. Ma era tutto inutile, la superficie era una macchia di luce lontana sopra di lui e suo padre non si vedeva da nessuna parte. Evidentemente non gli importava così tanto di suo figlio da rischiare un corto circuito per salvarlo. Un dolore sordo gli esplose nel petto e Luke si rese conto di aver respirato istintivamente dell'acqua. La mente gli si annebbiò e sentì i sensi che iniziavano ad abbandonarlo. Luke smise di dibattersi, pronto ad accettare l'inevitabile.

No! Non osare! La ferocia del comando fece spalancare di scattò gli occhi a Luke. Sto arrivando.

D'un tratto qualcosa lo afferrò ed iniziò a trascinarlo verso l'alto. Non era qualcosa di fisico e Luke intuì vagamente che doveva trattarsi della Forza. Qualcuno lo stava levitando come una roccia fuori dall'acqua. Suo padre.

Quando la sua testa infranse la superficie del fiume, Luke cercò di fare un respiro profondo e se ne pentì immediatamente. I polmoni gli stavano andando a fuoco e sembrano incapaci di accettare di nuovo l'aria. Confuso, Luke si ritrovò appoggiato delicatamente su un manto erboso. Due mani forti lo afferrarono, più gentili di quanto si sarebbe mai aspettato. Una iniziò a battergli sulla schiena e Luke iniziò a tossire tutta l'acqua che aveva inalato mentre l'altra mano misteriosa gli sosteneva la fronte.

Luke pensava di non esserti mai sentito così male in vita sua. Il dolore al petto era insopportabile e si sentiva la testa pesante, incapace di concentrarsi. Dopo un'eternità, finalmente la tosse si acquietò e Luke fece un respiro tremante sbattendo le palpebre. Quando la sua vista tornò a focalizzare ciò che gli stava intorno, Luke si ritrovò a fissare l'armatura scura di suo padre. Se fosse stato meno distrutto e spossato sarebbe saltato via immediatamente, ma in quel momento non ne aveva le forze e si limitò a notare, con un filo disperata isteria, che aveva rovesciato tutta l'acqua che aveva ingerito direttamente sulle gambe di suo padre. Evidentemente al Signore dei Sith non importava granchè.

La mano sulla fronte era sparita, ma quella sulla schiena era rimasta appoggiata al suo posto e Luke la trovava stranamente rassicurante. Lo teneva ancorato al presente e Luke cercò di non soffermarsi troppo sulle implicazioni.

"Stai bene?" Rombò la voce di Vader, vicino al suo orecchio e Luke sussultò. Non l'aveva mai sentita da distanza così ravvicinata.

Luke annuì stancamente. Suo padre sbuffò sonoramente. "Potresti essere ad un passo dalla morte e diresti la stessa cosa."

Luke alzò lentamente lo sguardo su di lui, fissandolo con occhi vacui. La verità era che non sapeva esattamente come reagire. Razionalmente sapeva che avrebbe dovuto scappare più lontano che poteva, mettere più anni-luce possibili tra lui e il Signore dei Sith, ma un istinto dentro di lui gli sussurrava di aspettare, di fermarsi e di capire. Suo padre aveva ucciso e torturato senza pietà centinaia di persone innocenti, ma Luke l'aveva chiamato e lui l'aveva salvato. Che l'avesse fatto perché voleva sfruttare il suo potere o per qualche sorta di istinto paterno era ancora da chiarire.

"Prima ti lasci cadere nel vuoto, poi intercetti un colpo di blaster con il tuo caccia. Adesso cadi giù da una cascata. Stai per caso cercando di ucciderti?!"

"Scusa se ti ho spaventato." Borbottò Luke, ma il sarcasmo si perse nella sua voce debole e suonò molto più sincero di quanto avesse voluto.

"Non sono spaventato." Ringhiò Vader. "Sono furioso."

"Ho notato."

"Ti ho quasi perso." Disse piano Vader e Luke spalancò gli occhi.

"Non mi hai perso." Sussurrò poi con voce roca, cercando di capacitarsi di come fosse possibile che si fosse ritrovato a rassicurare un Signore dei Sith.

Suo padre non rispose e Luke abbassò lo sguardo. Un folata di vento gelido soffiò sulla radura dove erano inginocchiato e Luke rabbrividì, abbracciandosi il torso con le mani. Suo padre emise un suono che sembrava un sospiro, poi gli si avvicinò e gli abbassò la cerniera del giubbotto che portava. Luke scattò immediatamente indietro. "Cosa fai?"

"Vuoi aggiungere 'morte per polmonite' alla lista dei modi in cui hai cercato di porre fine alla tua vita negli ultimi due mesi?"

Luke arricciò il naso al sarcasmo di suo padre. "No." Borbottò. "Ma faccio io." Purtroppo si rivelò un'impresa più complicata del previsto. Aveva il polso sinistro rotto e la mano destra prostetica si muoveva scatti e tremava continuamente. Dopo vari tentativi infruttuosi, Luke sbuffò frustrato, evitando accuratamente lo sguardo di suo padre che lo stava osservando con le braccia incrociate. Quando si mosse di nuovo per aiutarlo, Luke cercò di ritrarsi. "Non essere ridicolo." Protestò Vader, ignorandolo.

Gli sfilò delicatamente la giacca fradicia attento al suo braccio ferito e la gettò di lato, poi si slacciò il mantello e glielo avvolse intorno. Era molto più pesante di quanto si aspettasse e Luke vi si immerse, cercando forse un po' di calore corporeo residuo. "Grazie." Mormorò ed abbassò lo sguardo al terreno, avvertendo le guance avvampargli lievemente.

Vader si alzò all'improvviso ed estrasse un com-link dalla cintura ed iniziò ad armeggiarci.

"Cosa stai facendo?" Chiese Luke, allarmato.

"Chiamo una squadra che ci venga a prendere."

"Cosa? No!" Una gelida paura prese posto nello stomaco di Luke, che cercò inutilmente di alzarsi in piedi. Dopo qualche secondo, suo padre allungò una mano e gliela offrì come appoggio e Luke la accettò con un attimo di esitazione. Questo non significava che non avrebbe combattuto.

"Non verrò con te."

"Non sei nella posizione di fare una scelta, figlio mio." Sbottò Vader, inclinando l'elmo verso di lui e Luke ebbe l'impressione che lo stesse guardando male sotto la maschera. Cosa probabilmente vera.

"Non è vero." Ribattè Luke, alzando il mento.

"E' l'unico modo." Disse Vader con voce ancora più piatta del solito e Luke ebbe l'impressione che stesse lo ripetendo meccanicamente, come un disco rotto. Ci credeva davvero, o era solo rassegnazione la sua?

"C'è sempre un'altra possibilità."

"La tua morte non è una possibilità accettabile!" Sbraitò suo padre e Luke sussultò di sorpresa e fece un esitante passo indietro. La rabbia di suo padre volteggiava intorno a lui, una cosa viva e terribile nella Forza, ma in qualche modo non diretta a lui in particolare, quanto alla possibilità della sua morte. Luke si sentì stranamente toccato.

"L'ho già scelta prima d'ora." Rispose.

"E non avresti dovuto! Sei troppo importante... per la galassia." E per me. Le parole gli echeggiarono nella mente insieme all'immagine di sé stesso che precipitava dal condotto di Bespin prima che suo padre le richiudesse al sicuro dietro i suoi scudi.

Luke spalancò gli occhi. "Adesso stai esagerando. Non sono così importante."

Vader sbuffò. "Non hai la minima idea del potere che potresti avere con il giusto addestramento."

"Non passerò mai al lato oscuro." Disse Luke. "E se questo è l'unico motivo per cui mi vuoi al tuo fianco puoi anche andare-"

"Non mentivo quando dicevo che puoi distruggere l'Imperatore." Lo interruppe Vader e Luke si zittì. Il concetto di poter diventare così potente da poter distruggere addirittura Palpatine era totalmente alieno e destabilizzante.

"Sono solo un pilota." Mormorò alla fine.

"Sei un Jedi. Hai distrutto la Morte Nera. L'imperatore non perdona queste cose."

"Ed è per questo che Palpatine mi vuole morto?" Chiese Luke.

Suo padre parve esitare. "No," disse alla fine lentamente. "Ti vuole come suo apprendista. Per sostituirmi, immagino. Il tuo primo compito sarà quello di uccidermi." C'era dell'amarezza nella voce di suo padre e se fosse stato sensibile alla Forza, probabilmente non gli avrebbe creduto. Ma lo era, e attraverso la loro connessione percepiva tutta la genuina tristezza di suo padre.

"Io non ti ucciderei mai." Disse piano Luke. "Non importa cosa dice Obi-Wan."

"Non fingere di non essere stato addestrato per questo." Ribattè secco Vader.

"E questo cosa diavolo c'entra?! Tra quello che mi dicono di fare i miei Maestri e quello che effettivamente faccio c'è una differenza!" Si infiammò Luke, cercando di incontrare gli occhi di suo padre sotto la maschera. Non aveva idea se ci fosse riuscito. "Preferisco morire."

Suo padre strinse le mani a pugno. "Ma ce l'hai un minimo di istinto di autoconservazione?!"

Luke non riuscì ad evitarlo, sorrise. "Chissà da chi ho preso."

"Sicuramente non da me." Ribattè secco suo padre.

"Non sono uno schiavo." Disse poi piano Luke, tornando serio.

"Stai dicendo che io lo sono?" Disse Vader, un po' troppo velocemente.

"Non lo so. Forse." Accusare il Signore dei Sith di essere uno schiavo poteva non essere una grande idea e Luke si aspettava di ricevere in risposta tutta la sua rabbia. Quando suo padre rimase in silenzio e non rispose, Luke sentì la nausea salirgli in gola.

"Io non voglio ucciderti." Disse lentamente. "E tu invece?"

"Ti ho appena tirato fuori da un fiume in cui stavi affogando. Credo che basti come risposta."

Luke sorrise. "In effetti sì."

Un milione di domande ronzavano nella mente di Luke, domande su Palpatine e sul potere enorme che sembrava avere su suo padre, domande su cosa esattamente fosse successo che avesse trasformato Anakin Skywalker in Darth Vader, domande su sua madre e sui Jedi, ma fu suo padre a spezzare il silenzio. "Potrei darti la galassia intera. Perché ti ostini a rifiutarla?"

Luke raddrizzò la schiena. "Perché non voglio la galassia, voglio solo te." Si sentì arrossire nel momento esatto in cui le parole lasciarono la sua bocca, ma non si sforzò nemmeno di nascondere la verità che portavano. Sognava da tutta la vita una possibilità per conoscere suo padre, e ora ce l'aveva. Era stufo di fingere e di negare chi era, e magari, nel frattempo sarebbe anche riuscito a salvarlo dal lato oscuro. Dopo gli eventi della giornata, gli era ormai chiaro che in suo padre ci fosse ancora del buono.

Suo padre intanto aveva fatto un passo indietro come se fosse pronto a correre via. Anakin, tutto ciò che voglio è il tuo amore. Luke sentì una donna sussurrare quelle parole nella sua mente e alzò un sopracciglio. "Che cos'era?"

Vader scosse la testa. "Non avresti dovuto sentirlo." Le emozioni di suo padre erano un turbinio indistinto che Luke non aveva speranza di poter decifrare, ma nonostante ciò gli si avvicinò.

"Combatterò al tuo fianco e ti aiuterò ad uccidere Palpatine." Dichiarò e percepì gli occhi di suo padre scattare su di lui. "Ma non passerò al lato oscuro e non accetterò che continui l'Impero. Voglio la restaurazione della Repubblica."

"Ne riparleremo dopo." Disse sbrigativamente suo padre e Luke percepì la gioia dentro che cercava malamente di tenergli nascosta.

Luke aggrottò la fronte. "Non cambierò idea. Se non lo accetti, sarò costretto a fuggire contro la tua volontà. E sono sicuro che ci riuscirò."

Luke percepì gli occhi di suo padre sul suo viso ed ebbe la strana impressione che stesse sorridendo. Alzò una mano e gli passò il dorso dolcemente contro la guancia. "Non ne dubito."

Luke sorrise ed ebbe il buffo presentimento che tutto sarebbe andato bene. 

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