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Vader irruppe nel centro medico come un tornado inarrestabile e il dottore e gli infermieri presenti sobbalzarono di sorpresa. Tutti loro si bloccarono tremanti con le mani paralizzate dalla paura e Luke alzò gli occhi al cielo. Eccoci di nuovo qui

Vader gettò un'occhiata veloce a Luke, poi puntò un dito contro il dottore. "Voglio un rapporto sulla sua condizione." Tuonò, inchiodando il pover uomo con il suo sguardo fulminante. Era fenomenale come pur portando una maschera, chiunque fosse sotto gli occhi contrariati di Vader lo percepisse chiaramente.

"Padre."

"Zitto." Lo interruppe Vader, volgendo lo sguardo minaccioso verso di lui e Luke tacque all'istante. Nonostante il loro accordo e l'alleanza tentennante con cui stavano portando avanti il loro piano di colpo di stato per detronizzare l'imperatore, nonostante il loro rapporto personale fosse notevolmente migliorato dopo il disastro di Bespin, nonostante Luke vedesse la luce fuoriuscire a piccoli soffi dall'anima di suo padre senza che lui se ne accorgesse mano a mano che passavano del tempo insieme, nonostante tutto questo, Darth Vader che ti ordina di tacere non era qualcuno a cui era auspicabile dire di no. 

Così Luke sospirò, si lasciò ricadere sui cuscini e chiuse gli occhi, ascoltando stancamente il resoconto balbettante del medico, con cui spiegava come era stato ritrovato in fin di vita in mezzo alla neve di un pianeta ghiacciato.

Quando l'uomo smise di parlare, Luke percepì l'attenzione di suo padre su di lui. Aprì lentamente gli occhi e lo vide di fianco al suo letto con le braccia incrociate. 

"Spero che tu sia orgoglioso di te stesso." Commentò, il tono carico di pesante sarcasmo. 

Luke aggrottò le sopracciglia. "Molto." Lo sfidò. 

Suo padre sbuffò e si sporse in avanti. "Il tuo obiettivo era quello di finire congelato? Perché in quel caso ci sei quasi riuscito." 

"Magari." Borbottò Luke, evitando lo sguardo di suo padre. 

Stavolta suo padre gli afferrò le spalle. "Non puoi continuare a rischiare la vita così, Luke."

"Perché no?" Sbottò Luke. "C'erano delle persone che stavano morendo. Non potevo abbandonarle. Ma non mi aspetto che tu capisca."

Vader rimase in silenzio per un lungo momento e Luke rimpianse lievemente il suo scatto. 

"Tremilaquattrocentonovantadue." Disse Vader all'improvviso e Luke alzò la testa sorpreso. 

"Eh?"

"Tremilaquattrocentonovantadue." Ripetè Vader lentamente, sedendosi sul letto di fianco a Luke. "E' il numero di spie e agenti che in ogni momento monitorano la galassia per controllare che tu non sia in pericolo di vita e che in caso contrario riferiscono direttamente a me. Tremilaquattrocentonovantadue è un numero estremamente alto per qualcuno a cui non importa."

"Questo è-" Luke si interruppe. Era irritato per la violazione della sua privacy, ma dopotutto si stava parlando di Vader. Cos'altro si aspettava esattamente, dopo la taglia galattica che aveva messo sulla sua testa? E inoltre le parole danzavano intorno ad una dichiarazione di affetto che rispondeva al suo sepolto desiderio di amore e riconoscimento paterno che da sempre aveva nel cuore. 

"Questo è un modo molto buffo per dire una cosa così normale." Disse Luke con un sorriso, sbattendo gli occhi per ricacciare indietro l'umidità che gli si era formata sulle palpebre. 

Vader allungò una mano, gli tolse i capelli dalla fronte e poi gli passò le dita lentamente lungo tutta la guancia. "Cosa intendi dire?"

Luke sbuffò, ma la sua irritazione svanì brevemente, rimpiazzata da un sorriso affettuoso. "Ti voglio bene anch'io." 

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