5. Fiori di Chernobyl
📌 Mr. Rain
Anche se ci hanno spezzato le ali
Cammineremo sopra queste nuvole
Riapparendo nella stanza del pilota, Camille non esitò nemmeno per un istante. Lo afferrò per il braccio e lo costrinse ad alzarsi, avendolo trovato fermo nella stessa identica posizione in cui l'aveva lasciato.
<<Che stai facendo?>>
<<Voglio mostrarti quello che tu non riesci a capire>> rispose bruscamente l'Angelo, lasciando le sue piume libere. Poggiò la fronte contro quella di Charles chiudendo gli occhi, mentre lui non capiva che cosa stesse succedendo.
Le ali di Cami li racchiusero entrambi e fu in quel momento che iniziò il loro viaggio. Quello era l'unico modo per permettere al monegasco di vedere: la guardiana aveva connesso la sua mente a quella del suo protetto e gli stava trasmettendo i suoi ricordi.
Si ritrovarono in Paradiso.
Il pilota si guardava intorno a bocca aperta. Non aveva ancora ben capito che cosa Cami gli avesse fatto, ma se quello era davvero il Paradiso ci sarebbe rimasto volentieri. Era un posto incredibilmente bello, luminoso. Solare.
<<Che ci facciamo qui?>> chiese Charles, voltandosi e trovando la ragazza ancora con l'espressione fredda e persa. Iniziava a preoccuparsi: Camille non aveva ancora fatto una battuta. E non l'avrebbe fatta tanto presto. Anzi, sembrava aver perso la voglia di ridere.
<<Te l'ho detto, ti mostro che anche le altre persone soffrono>> rispose, meccanicamente. Poi gli indicò un punto davanti a sé, in cui comparvero almeno sette persone, sette Angeli. Charles non ebbe problemi a capire di chi si trattasse: i genitori di Cami erano esattamente uguali a lei, se non per...
La signora De Clairment era distesa sopra il letto, con in braccio sua figlia <<Forza tesoro, apri gli occhi. Voglio vedere quel bell'azzurro!>> era tutta felice e contenta.
Il monegasco lanciò un'occhiata a Camille, come a voler assicurarsi che stesse bene. Capì di aver esagerato nelle parole solo quando la vide così ferita e triste. Se aveva scelto di mostrargli quelle immagini, un motivo c'era. E lui avrebbe fatto di tutto per carpirne il significato.
Non avrebbe sprecato la sofferenza di Cami.
Solo dopo qualche minuto la bambina spalancò le palpebre e delle grida di disperazione si levarono. Qualche Angelo quasi svenne, qualcuno pianse di dolore. E Camille continuava a non parlare.
<<Ma è... è impossibile! Quest'abominio non può essere nostra figlia!>> Charles non riusciva a credere alle sue stesse orecchie. Non era stato uno qualsiasi a parlare, ma proprio il padre della sua custode.
<<Cami...>> le sussurrò, cercando di sporgersi per afferrarle la mano. Lei, però, si spostò, non distogliendo lo sguardo.
<<Continua a guardare>> disse, con il tono piatto <<Non abbiamo nemmeno visto il meglio>>
La scena proseguì con tutti i parenti e i loro commenti negativi sulla bambina. La piccola Camille era bellissima, constatò Charles, ma quel colore degli occhi sembrava aver acciecato completamente la famiglia.
<<Gli Angeli sono dotati di super memoria, se te lo stai chiedendo. Questi sono i miei ricordi. Questa è la prima cosa che ho fatto ed è la prima che ricordo>> gli spiegò Cami <<Il mio primo ricordo in assoluto...>>
Il monegasco sentì un groppo in gola.
<<Io non la voglio!>> fu l'ultima frase che sentì, prima che i contorni delle figure sbiadissero, venendo sostituiti da quelli di altre persone.
Camille pareva aver appena iniziato a camminare, dato che la mini lei si muoveva sgangheratamente e ciondolando di qua e di là. Camminava verso sua mamma, ma la donna la evitava, seppur ogni tanto buttasse un occhio su di lei. Poi andava da suo padre, ed era ancora peggio.
<<Mhmh>> mugugnò la bambina, allungando le mani davanti a sé.
<<Hai fame, mocciosa?>> ringhiò suo padre, sollevandola per un braccio. Charles provò dolore per Cami, doveva far molto male essere sospesi in aria così. Poi la scagliò contro la donna <<Marguerite, dalle da mangiare e poi mandala via>>
<<Sì>>
La Cami adulta chiuse gli occhi per qualche istante, stringendo forte i pugni.
Ora Charles capiva. Ora sapeva.
Un nuovo salto temporale, un nuovo luogo. Sembrava... una scuola?
Stavolta Camille non dimostrava più di cinque anni. I capelli biondi erano raccolti in due codini scomposti e gli occhietti vispi che Charles conosceva bene erano costantemente rivolti verso il pavimento. Anche dalla piccola Cami nessuna parola.
Rimase sconvolto quando vide due bambini afferrare, durante la ricreazione, Camille per le braccia e tenerla ferma. Uno le scrisse "Abominio" sul braccio, l'altro le tagliò delle ciocche di capelli dalla nuca e gliele sventolò davanti.
Poi la lasciarono e lei cadde con le ginocchia per terra. Circondata da tante persone, ma da sola. Non pianse.
Le immagini proseguirono.
Cami era un po' più grande, aveva circa sette/otto anni. L'acconciatura era scomposta e i tratti del suo viso leggermente più marcati. Da quanto ricordava, gli Angeli raggiungevano la maturità a dieci anni, quindi non doveva mancarle molto.
<<De Clairment, seguimi>> una donna irruppe durante la lezione e fece alzare la ragazza. Una bambina, in prima fila, le fece uno sgambetto mentre passava e Cami cadde. Ancora una volta. Sempre più in basso, sempre più nell'oscurità.
<<Che succede?>> quelle furono le prime parole che Charles sentì pronunciare da Camille.
<<Il tuo protetto ha avuto un piccolo incidente sulla Terra e dovevamo obbligatoriamente informarti di ciò>>
<<Si è fatto male?>>
<<Niente di troppo grave>>
<<Posso scendere sulla Terra a guardarlo?>>
<<No>> la donna voltò brusca la spalle a Camille <<Gli abomini non sono Angeli>>
Ancora una volta, la bambina rimase da sola. Persa nel suo vuoto. Charles si sentiva morire mano a mano che le immagini andavano avanti e non riusciva a trovare una singola motivazione per la quale Camille avesse cominciato a lottare. La sua vita faceva schifo, in quel momento preciso.
Fece un passo avanti, per andare dalla piccola Cami e porgerle la mano, ma il braccio ossuto della versione adulta lo bloccò.
<<Non puoi interagire>> gli disse. Nemmeno in quell'occasione lo guardò.
Le immagini sfumarono.
Un altro ricordo di scuola.
<<Avevo dieci anni, giusto perché tu capisca>> aggiunse la sua custode. Lui annuì, silenzioso.
Mini-Cami era seduta al suo banco, zitta zitta a prendere appunti. Il compagno che le stava dietro le afferrò la coda e la strattonò con forza <<Abominio, dimmi la risposta alla domanda della Maestra>>
<<La b>> sussurrò sottovoce la bambina.
<<Mh>> mugugnò l'altro, in risposta <<Adesso, vattene pure al Diavolo>>
Persino Charles, che si trovava in quel contesto per la prima volta, capì la gravità di quello che quel ragazzino aveva pronunciato. Un Angelo aveva appena detto ad un altro di fare la stessa fine del primo traditore della storia. Non doveva essere per niente bello.
Camille stette zitta. Il suo protetto era certo che se fosse stata la Cami che lui conosceva ad essere appellata in quel modo allora avrebbe scatenato mari e monti.
Nessuno sembrò sentire niente e le bocche di tutti si coprirono di risolini e pettegolezzi.
<<Si dice che nemmeno sua madre la guardi negli occhi>> bisbigliava qualcuno nei corridoi della scuola <<Non la vogliono neppure a casa sua. E se non la vogliono loro, perché dovremmo farlo noi?>>
La scena saltò ancora.
Charles si voltò istintivamente verso Cami <<Io...>>
<<Zitto>>
<<Ma...>>
<<Zitto e guarda>>
Stavolta si trovavano in una stanza che sembrava lo sgabuzzino di Harry Potter per quanto era piccolo e trasandato. In compenso, tutto quello che c'era dentro in fatto di mobili era perfetto.
La porticina lignea si spalancò e la Camille di dieci anni apparve, con gli occhioni lucidi e gonfi. Lasciò cadere la borsa sul letto e corse subito all'angolo della parete, gettandosi per terra e cominciando a respirare affannosamente.
Si strinse la maglietta nei pugni con forza e sembrava star facendo di tutto per non versare lacrime. Fallì e così dovette premersi violentemente le mani sulla bocca per evitare che gemiti strozzati di pianto venissero uditi dal resto della sua famiglia. Il suo corpicino esile era scosso dai tremiti.
<<B-basta>> mormorò la bambina, passandosi le dita sotto gli occhi e asciugandosi le lacrime. Si tirò su a fatica, ancora troppo scossa. Si guardò allo specchio, trovandosi orribile.
<<Non vedevo l'ora di ricevere la mia maturità angelica a quel tempo>> fece la Camille odierna <<Volevo che tutto quel dolore finisse>>
<<Poi cos'è successo?>> si azzardò a chiedere il pilota, con il cuore che batteva velocemente.
<<Guarda tu stesso>>
La bambina fece apparire le sue ali e chiuse i pugni, facendo combaciare le nocche. Solo allora scomparve.
<<Ti sei smaterializzata?>>
<<Sì. A scuola insegnano quel metodo per concentrarsi, è più comodo come faccio ora, comunque...>> commentò Cami <<Ma non distrarti e continua a guardare>>
Charles spalancò la bocca quando riconobbe il sé stesso bambino. Il primo pensiero che gli attraversò la mente fu, però, "Avevo davvero dei capelli a scodella orrendi!". Non riuscì a trattenersi e gli scappò un leggero sorriso. Lo cancellò subito quando si accorse dell'occhiataccia che il suo Angelo gli aveva rivolto.
La mini si fermò davanti allo Charles dell'epoca, che ancora non poteva vederla e parlarle. Lo osservava muoversi, correre in giro e ridere. In alcune immagini che scorrevano c'erano persino Lorenzo e Jules.
Camille rimaneva sempre ferma, non diceva niente e guardava.
Il tempo passava e lei sembrava sempre più luminosa, Charles se ne accorse. Un giorno, mentre lo osservava, sorrideva pure. Era successo tutto dopo dei piccoli incidenti che lui aveva avuto, sia che fossero per colpa sua che non.
<<Sai Charles...>> Mini-Cami gli parlò, pur sapendo che lui non potesse sentirla <<Mi stai salvando la vita>>
L'adulto si lasciò scappare un respiro tirato e gli vennero gli occhi lucidi. Era riuscito davvero a comprendere ciò che Camille voleva fargli capire e poteva ritenersi fiero di sé stesso. Tuttavia, voleva continuare a guardare.
Quando la scena ritornò ad essere la scuola, rimase sorpreso.
Cami aveva fatto un glow-up assurdo, come avrebbe detto Charlotte. Non era più vestita per proteggersi e i capelli erano lasciati sciolti e liberi. Sul suo viso, nemmeno un alone di tristezza.
<<Hey, Abominio, fai sempre più schifo>> le disse un ragazzino, guardandola con disprezzo.
<<Fai tanto schifo anche tu, Vyel, ma nessuno ti dice niente. Allora perché non fai un favore a tutto il genere angelico e te ne stai zitto?>> replicò lei, senza nemmeno guardarlo.
Lui, evidentemente inviperito, la afferrò per le spalle e la costrinse a girarsi a guardarlo <<A me queste cose non le dici, schifezza>>
Camille sorrise ironicamente <<E tu a me non dici lo stesso. Ora ti è chiaro?>>
<<Perché non dovrei?>>
<<Perché adesso non ho problemi a prenderti a schiaffi e a farmi due risate>> sibilò acidamente Camille, ripetendo le battute insieme alla sé in miniatura. Neanche mezzo secondo dopo, il rumore di una sberla squarciò l'aria a metà. Il ragazzetto spavaldo se ne andò con la coda tra le gambe, seguito dal suo gruppetto e Cami sorrise, fiera.
Più i secondi passavano e più le immagini dei commenti della ragazza si facevano frequenti, alternandosi con le visite di lei al suo protetto.
L'ultima cosa che videro insieme Charles e Camille adulti furono le parole che la signora e il signor De Clairment rivolsero a Cami poco dopo la sua maturità angelica <<Sei libera, ragazzina. Fa quello che ti pare ma sta lontana il più possibile da noi, o ci creerai imbarazzo>>
<<Come se io volessi stare vicina a voi...>>
<<Ti abbiamo dato tutto, smorfiosa>>
<<Sì, certo. Tranne che l'affetto>>
E poi la connessione mentale tra i due ragazzi finì. Si ritrovarono nel soggiorno, con le ali di Cami ancora a circondarli.
<<Adesso capisci perché ti dico che non sei l'unico al mondo?>>
Charles non rispose, piuttosto afferrò Cami per il braccio e la strinse in un abbraccio. Una stretta carica di affetto, di scuse e di compassione.
<<Non volevo vantarmi del mio dolore>> aggiunse la creatura celeste <<Ma solo mostrartelo>>
<<Ho capito>> bisbigliò lui <<E ti prego, ti prego... anche se ti faccio arrabbiare, anche se non vorrai mai più parlare con me, non cadere di nuovo in quella desolazione. Ti prego. Odio vederti triste e non sentirti nemmeno ridere... è come una pugnalata. Mi si spezza il cuore>>
Il battito di Camille si fermò. E lei si ritrovò a pensare "Il mio, invece, di cuore si è perso per te".
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