20. Se non mi trovi

📌 Kaima


Avrei dato tutto sì, pur di averti

Prima mi specchiavo nei tuoi occhi verdi

Ora cammino per la strada e ovunque io vada

Mi dicono: "Sei sempre con questi occhi spenti"





Charles Leclerc aveva ritrovato tutto. La sua amata Formula 1, i suoi cari amici, gran parte della sua famiglia, la sua ragazza.

Appena rientrato in camera con il trofeo tra le mani e un'aria così felice da far invidia ad un quokka, si era accorto di una presenza. Della sua presenza. E non aveva potuto far altro che sorridere.

Camille era seduta sul suo letto e lo stava aspettando, gioiosa ed euforica. I capelli biondi erano tenuti in alto sulla nuca da una pinza e gli abiti erano bianchissimi e puri, Charles sospettò che il non rispondere di Malakhin alle sue richieste avesse a che fare anche un po' con quello.

Il pilota le rivolse uno sguardo carico d'amore, posando la coppa accanto a sé, ed avanzando. Le prese il viso tra le mani, sovrastandola con la sua altezza e baciandola. La strinse in un abbraccio, che lei ricambiò subito.

<<Ce l'abbiamo fatta, amore mio>> le sussurrò all'orecchio, posando poi la fronte contro la sua <<Ce l'abbiamo fatta>>

<<No, ce l'HAI fatta>> lo corresse Camille, carezzandogli la guancia con la mano e puntando gli occhi nei suoi <<Sei stato incredibile, lo sai?>>

<<Sì, lo so>>

<<Ugh, la modestia ti ha abbandonato!>>

<<Senti chi parla, è arrivata la regina!>>

Cami ridacchiò, muovendosi in una serie di passi indietro. Fece per attraversare il muro come al suo solito, però non si ricordò di un minuscolo, ma proprio minuscolo eh, dettaglio. Era umana ora. E gli umani non avevano quel dono.

Cozzò contro la parete, tirando una testata clamorosa così forte da far tremare tutto il cartongesso. Il pilota scoppiò a ridere, preoccupandosi poi di un eventuale buco nel muro. Si sporse per controllare, venendo conseguentemente fulminato da Camille.

La ragazza si strofinò la mano sulla nuca <<Accidenti, non pensavo facesse così male!>>

<<Hai scelto tu di diventare umana...>> Charles alzò le spalle <<Ora ti toccherà conviverci>>

<<Oh, bajingan!>>

<<In che lingua mi hai insultato, ora?>> le domandò, con un accenno di sorriso in volto, stringendola da dietro in un abbraccio e baciandole la guancia <<Giusto per sapere, eh>>

<<Sundanese>>

<<E si parla in...>>

<<Indonesia>>

<<Che bello sapere che ancora ricordi tutte queste lingue...>>

<<Ti sorprenderà sapere che ne conosco perfettamente circa 7000>>

<<Settemila?! Ma non ne esistono così tante!>>

<<Lo dici tu, tesoro!>> ribatté Camille <<Ovviamente incluse anche latino e greco, e l'aramaico>>

<<Chi è che parla l'aramaico al giorno d'oggi?>>

<<Sicuramente non qualcuno intelligente come te >>

Charles la strinse più forte, gli era mancato da morire quel sarcasmo pungente. Aveva intenzione di sentirlo per tutta la vita <<Hai ragione>> le bisbigliò, annusando il suo profumo.

Da umana aveva perso un po' di quella luce strana che lui non riusciva a descrivere, quell'alone particolare, probabilmente una caratteristica unicamente angelica. Rimaneva comunque bellissima e incredibile, ma quella cosa la rendeva... divina.

<<So che stai pensando>> gli disse <<Ricordi? Legame guardiana-protetto>>

<<Sentiamo, guardiana, a che sto pensando?>>

<<Al mio alone divino. So che quell'affare rende bello persino un roito, quindi è normale che io ti sembri diversa in fatto di aspetto>> gli spiegò, sorprendendolo ancora una volta per la sua capacità di capirlo sempre e comunque.

<<Ma come diamine fai?!>>

Cami sorrise <<È semplice capirti, o almeno per me. Quando non vuoi dire qualcosa, lo fanno i tuoi occhi per te>> si voltò a guardarlo <<Ma più che altro credo che si tratti di tutto il tempo che ho passato con te senza che tu lo sapessi, prima di conoscermi. Ho imparato le tue espressioni, le tue occhiate. Non hai segreti per me, ragazzino>>

<<Ragazzino? Chi sei, mia nonna?>>

<<Fammi una qualsiasi domanda, Charles, una qualsiasi, ed io risponderò. Se azzeccherò, appena torniamo a Monaco mi regali un armadio di vestiti, che non ne ho mezzo oltre questa veste un po' troppo bianca per essere reale>>

<<Ci sto>> Charles ci pensò su <<Quando ero piccolo avevo due giocattoli che mi piacevano tantissimo, ci passavo intere serate e non mi stancavo mai. Ci ero proprio affezionato. Che giocattoli erano e quali erano i loro nomi?>>

<<Mh, troppo facile!>> esultò Cami, già vittoriosa, battendo le mani <<Erano due soldatini di plastica, assomigliavano tanto al soldatino della storia di Hans Christian Andersen. Si chiamavano Bubu e Bibi, perché punto uno, non avevi fantasia, e punto due, non riuscivi a pronunciare bene le lettere perché ti faceva male un dente, precisamente uno dei molari>>

<<Ma Dio mio, Cami, ti ricordi persino quante volte ho cagato il 15 dicembre del '99?>>

<<Ehm...>>

<<Non dirmi che te lo ricordi sul serio!>>

<<No, no. Però hai scelto una data un po' speciale...>>

<<Il 15 dicembre 1999?>>

<<No, solo il 15 dicembre. È il giorno in cui ci siamo conosciuti ufficialmente>> mormorò la bionda, aprendosi in un sorriso radioso <<Quello in cui è iniziato tutto>>

Charles si diede mentalmente dello stupido mentre le si avvicinava ancora una volta e la abbracciava. Le stampò un bacio sulla tempia, dondolando amorevolmente insieme a lei.

<<Oh oh>>

<<Che c'è ora?>>

<<Penso che la mia vagina abbia appena sanguinato>>

Charles aprì la bocca per parlare ma decise di richiuderla esterrefatto <<Avrei dovuto sapere che non era l'angelicità a renderti una pazza scatenata. Come fai a dirlo se non vai a vedere?>>

<<Avrei dovuto sapere che non era la mortalità a renderti così stupido!>> ribatté Camille, precipitandosi verso il bagno <<E per la cronaca... sono io la donna qui, non tu!>> poi sparì dietro la porta lignea.

Leclerc scosse la testa, sospirando e mormorando un <<Mi sei mancata da morire>>


Erano passate ormai tre settimane e Camille faceva ancora fatica ad adattarsi alla vita umana. Il suo primo ciclo era stato il primo segnale, ma a Charles non bastavano le dita né delle mani né dei piedi per contare tutte le volte in cui lei aveva commesso una gaffe, convinta di essere ancora un Angelo.

Un esempio schiacciante era stato quello quando aveva tentato di chiamare Malakhin (divenuta la sua guardiana dato che il suo vecchio protetto era già bello che morto) e lei era apparsa. Cami aveva continuato a guardarsi intorno e non la vedeva e pensava si trattasse di uno scherzo il non notarla.

Charles l'aveva vista rabbuiarsi per un singolo secondo e solo dopo era corsa a prendere la piuma lasciatale dalla sorella dopo la loro ultima separazione. (Normalmente Camille non avrebbe avuto bisogno della piuma, ma lì si trattava di un'invocazione e non di un vero e proprio intervento angelico).

Stando a quello che lei gli aveva raccontato, Camille aveva conquistato dei legami con la sua famiglia, in particolare con sua sorella Remiel e sua madre. La famiglia aveva deciso di comune accordo di allontanare il padre dell'Anno, essendosi resa conto di aver a che fare con qualcuno di troppo tossico. L'ex Angelo non poteva che esserne felice.

Parlando di Malakhin, il suo matrimonio con Bryaxin si sarebbe svolto l'anno successivo, nel giorno esatto dell'anniversario dalla materializzazione ufficiale di Camille. Mikh stava ancora facendo di tutto per cercare di rendere meno miserabile l'arrivo di quel momento.

Cami pensava che fossero una coppia adorabile quei due, ma non aveva avuto il coraggio di dirlo a qualcuno che non fosse Charles. Aveva scoperto la verità sulle nozze della sorella e ne era rimasta totalmente ferita, ritenendosi responsabile del sacrificio di Malakhin - in più aveva saputo da Kadhija (altra sua sorella) di Alec Bane. Ogni volta che Khin si trovava insieme a lei, dunque, Cami si sentiva in estremo imbarazzo.

<<Amore, come si dice cucciolo in russo?>> le chiese Charles, distraendola dai suoi pensieri, con gli occhiali calati in viso e seduto sul divano con in mano un cruciverba.

<<Si dice...>> la ragazza esitò, fermandosi di colpo <<Ma io non so parlare russo>> esclamò.

Il monegasco alzò gli occhi dal giornale, posandoli su di lei perplesso <<Ma che stai dicendo? Tu sai parlare tutte le lingue del mondo!>>

<<Sì, stavo scherzando...>> Camille finse di ridere, digitando velocemente sul suo nuovo cellulare la parola e non permettendo a Charles di vederlo <<Si dice Sobachka>>

Erano alcuni giorni, aveva notato l'ex Angelo, che le sembrava di dimenticare qualcosa. Lentamente, istante dopo istante, la sua memoria stava cedendo - Cami era convinta che si trattasse di un riflesso involontario del suo cervello, non più fisicamente portato per reggere così tante informazioni, ma ormai era diventato troppo strano.


Era passata un'altra settimana e Camille era seduta sul divano di casa Leclerc assieme a Lorenzo, Arthur e Pascale a guardare il Gran Premio di Charles. Era domenica ed il monegasco era in gran forma: stava conducendo la gara da almeno venticinque giri, dopo aver sorpassato Perez in una mossa straordinaria.

<<Sai, Cami>> iniziò a dirle il maggiore dei fratelli, attirando la sua attenzione <<Credo che ultimamente Charlie guidi così bene solo per merito tuo>>

Le sue guance si imporporarono <<Ma che vai blaterando, Lore!>> rispose lei, agitando la mano in aria e negando con forza <<Ha fatto tutto da solo>>

Arthur si aggiunse al discorso <<No, non l'ho mai visto così felice. Da quando sta con te, sembra che abbia sempre la voglia di volare per la gioia. E conoscendolo ci proverebbe pure solo per dimostrarti quanto ti ama>>

Cami sorrise, voltandosi verso il ragazzo <<Sono orgogliosa della persona che è>>

<<Senti... già che ci siamo, stavo pensando di fare un pranzo in famiglia, che ne pensi di invitare tua sorella Malakhin e il tuo amico Mikhail? Ne parli sempre, vorremmo conoscerli!>> le propose Pascale, sfregandole la mano sulla spalla e sorridendole <<Devono essere delle brave persone!>>

L'ex Angelo si irrigidì, impallidendo <<Ma io non conosco nessuno che si chiami così>> bisbigliò, rivolta alla donna. Lorenzo le diede un colpetto con il braccio <<No Lore, non conosco nessuna Malakhin e nessun Mikhail... chi sono?>>

<<Cami...>> bisbigliò il maggiore <<Mi dici qualcosa in coreano?>>

<<Lo sai che non parlo il coreano, Lore! Ma che vi prende oggi?>> chiese la bionda, ridacchiando e tornando del suo colorito normale <<Forse mi state facendo uno scherzo?>>

Pascale, Arthur e Lorenzo si scambiarono un'occhiata confusa e poi quest'ultimo si alzò, con la scusa di dover andare a fare una telefonata. Si chiuse in camera e sfilò la propria piuma angelica <<Mikh, dove sei?>>

<<Che succede, my dear?>> l'Angelo apparve di colpo, facendolo saltare per lo spavento.

<<Sta succedendo qualcosa a Camille>>

<<Cosa?>> domandò subito preoccupato Mikhail <<Sta bene? È ferita?>>

<<No, non è ferita. Però... però non si ricorda di saper parlare coreano. Né tantomeno si ricorda di te e Malakhin>>

A quelle parole, l'Angelo sgranò gli occhi <<Che cosa?!>>

Lorenzo annuì, per confermare le sue parole <<Credo che stia iniziando a dimenticare la sua vita passata...>>

<<Oh cielo... il cervello umano è molto fragile, quindi è possibile che la motivazione sia una qualsiasi forma di debolezza. Ti faccio un esempio. Normalmente voi umani non dovreste continuare a vederci o sentirci una volta completata la missione, però tu puoi farlo e lo stesso Charles perché vi fidate di me e Camille o Malakhin in modo incredibile e ci invocate. Penso che dipenda moltissimo dal tipo di legame. Ma comunque è molto, molto strano che le succeda ciò. Le prime settimane conservava perfettamente la sua memoria>>

<<Posso chiederti di indagare?>>

<<Certo, lo farò senza problemi>>

<<Grazie di cuore, Mikh>>

Con un inchino semi-galante, Mikhail sparì e con sé portò anche la speranza di Lorenzo di vedere il fratello felice.


Due settimane dopo ancora, Camille riusciva a malapena a ricordarsi il suo nome.

Charles era distrutto. Aveva fatto così tanta fatica per salvare la sua anima gemella ed ora si ritrovavano così, in una situazione di stallo tra l'essere coscienti e non.

Ogni dieci minuti, doveva ricordarle come si chiamasse, dove viveva e...

E chi fosse lui.

Quella era la cosa peggiore.

L'unica magra consolazione (che poi era anche una sconfitta) era che Camille non ricordava nemmeno la sua famiglia, lo faceva sentire meno solo.

Mikhail aveva cercato una motivazione per ore e ore, passando nottate intere nella Biblioteca Sacra in Paradiso assieme a Malakhin, ma non era riuscito a capire come mai stesse succedendo quello. Non c'erano documentazioni al riguardo, era successo una volta soltanto che un Angelo divenisse umano prima di Camille stessa.

I due Guardiani erano stressati, irrequieti, furibondi nella speranza di trovare una risposta che potesse aiutare quella che era diventata solo un ricordo della spumeggiante biondina peperina.

Charles carezzò i capelli della sua dolce ragazza, che si era addormentata sopra il letto da qualche minuto, e contemplò il suo viso, lasciandole un bacio delicato sulla fronte. Concesse solo per un momento ai propri occhi di diventare lucidi e deglutì: il suo linguaggio del corpo diceva tutto.

Era lui quello ad aver capito.

E stranamente aveva battuto sul tempo quelli che erano considerati due dei più intelligenti Angeli che si fossero mai visti.

Era quella la punizione di Camille. Non l'aver passato del tempo in una cella misera, ma dimenticare ciò che per lei contava davvero.

Gli Angeli Superiori non l'avrebbero mai piegata né spezzata, perché la sua forza di volontà e il suo coraggio erano immensi, quindi avevano scelto qualcosa di lento, doloroso. Doveva essere stato terribile per lei iniziare ad accorgersi di aver perso parte dei suoi ricordi.

Un soffio di vento.

Lentamente, Charles sfilò il braccialetto dal polso della sua signora: l'aveva "progettato" lei stessa; era un normale bracciale ma nel ciondolo conteneva la piuma di Malakhin sbriciolata. Serviva più che altro per quando il pilota voleva parlare con la De Clairment senior.

<<Hey>> la salutò, debolmente, alzandosi dal letto e facendole cenno di spostarsi a parlare da un'altra parte.

<<Come stai?>>

<<Giù di morale...>> confidò, alzando le spalle e lasciando a Malakhin il tempo di vedere i pesanti cerchi neri che aveva sotto gli occhi <<Che notizie mi porti?>>

<<Avevi ragione tu, Charles... è proprio così, è questa la punizione di Camille. Vivere da umana ma senza i ricordi di chi siamo stati noi per lei>>

<<Non c'è niente che possiamo fare per aiutarla a tenere la memoria?>>

Il silenzio dell'Angelo lo fece gelare sul posto <<Niente. È questo il corso del destino che gli Angeli hanno tessuto. Dobbiamo lasciare che succeda>>

<<Cosa? Ma Khin, dobbiamo fare qualcosa!>>

<<Credi che io non lo voglia, Charles? È mia sorella quella di cui stiamo parlando, è mia sorella che è voluta diventare umana, è mia sorella quella che prima o poi morirà, è mia sorella la mia preferita tra tutti i miei fratelli, è mia sorella la mia protetta, è mia sorella la mia persona. Ed io vorrei tanto salvarla, ma non possiamo intervenire>>

<<Nemmeno con un favore divino?>>

<<Charles...>> sussurrò l'Angelo, chinandosi e posandogli la mano sulla spalla <<Il favore divino è qualcosa di troppo importante per essere usato in questo modo. Credimi, io lo farei ma...>>

<<Ma cosa? Ma anche tu hai paura di non averlo più a disposizione?>>

Malakhin non si offese, anzi, iniziò a guardarlo con ancora più compassione <<No... è che io ho... io ho sprecato il mio>>

<<Che vuoi dire?>>

<<Che l'ho usato per tentare di riportare indietro Alec, Charles. Ma non ha funzionato ed è andato sprecato. Per questo ti dico che non funziona così facilmente! Non troverai mai un Angelo disposto ad usarlo per un altro, se non con poche eccezioni>>

<<E allora che devo...?>> della lacrime calarono per il viso del monegasco, che venne accolto tra le braccia della cognata <<Che devo..., oh, Khin, non lo so. Non voglio lasciarla andare, non ora che l'ho ritrovata!>>

<<Ti capisco, fidati. Ti capisco più di chiunque altro... ma se ora non la lasci libera, finirà per impazzire nei suoi stessi ricordi. Non dico per tutta la vita, ma per un periodo sufficientemente lungo. La sua memoria tornerà, prima o poi. Però lei dovrà scontare la sua pena per poterla riavere...>>

<<Capisco cosa vuoi dire...>> annuì il monegasco, debolmente, ruotando la testa e posando gli occhi sulla figura dolce della ragazza dormiente <<La lascerò andare. Ma promettimi di proteggerla, Malakhin. Tienila al sicuro da qualsiasi cosa>>

<<Te lo prometto>>

<<Grazie>> le rispose velocemente <<Fallo ora, fallo adesso. O non troverò più il coraggio>>

<<Sei sicuro di non volerla salutare?>>

<<Sono sicuro>>

<<Charles...>>

<<Fallo in fretta, ti prego>> la supplicò. L'Angelo annuì e si voltò verso il letto.

Con uno schiocco di dita di Malakhin, Camille non c'era più.

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