6. Campo minato.
Stavamo camminando verso la porta d'ingresso del palazzo.
- Posso farvi una domanda? - chiesi. E ovviamente non ottenni alcuna risposta. Così domandai lo stesso. - Due notti fa ho avuto un incubo in cui... - e fu così che attaccai con un discorso contorto e senza fine cercando di spiegare ciò che avevo sognato. E sperando che capissero quello che avevo detto, s'intende.
- Nonostante le nostre "conoscenze" - Disse Aly... Hem Malefica, o comunque, lei. - mi sembra un normale incubo. - Fece spallucce con l'aria vagamente dispiaciuta.
- Secondo il prologo del mio libro, a te dovrebbe essere successa una cosa simile...- ritentai. Ma la ragazza scosse la testa, con l'aria dispiaciuta.
- Comunque. - dissi desiderosa di cambiare discorso, per un motivo sconosciuto anche alla sottoscritta. -Non ho ancora capito perché non ci possiamo direttamente smaterializzare al confine -
- Non siamo così brave da teletrasportare tre persone, soprattutto quando la distanza è tantissima, come in questo caso.- mi rispose Elise/Regina arricciando la bocca in una smorfia. Io non dissi niente, ma mi limitai ad annuire quasi impercettibilmente. La porta nera si aprì senza che ci fosse bisogno di sfiorarla. Sussultai. Mi sarei aspettata giardini fioriti, o viali. Invece c'era un deserto che si estendeva per... per chilometri. In tutte le direzioni, facendo il giro del palazzo. L'ansia si fece sentire nuovamente, facendomi sudare e tremare le mani. Regina preparò una sfera di fuoco, come quelle che mi avevano quasi incendiato le mani, e la scagliò contro il terreno arido e spoglio. Esplose. Dall'espressione delle due streghe capii che non doveva essere un buon segno, ma preferii non approfondire la questione. Regina fece il primo passo oltre la soglia nera. Stando attenta a dove metteva i piedi iniziò a camminare in quello che doveva essere il Campo minato. Ci fece segno di seguirla.
Tra un urletto di paura e l'altro scoprii che le mine scattavano ogni volta che venivano sfiorate.
- Perché è esplosa la sabbia? - chiesi.
- Senti ragazzina. Non ti abbiamo lasciata morire solo perché sei indispensabile per la missione. Quindi non fare domande. -
- A chi hai dato della ragazzina?! Desideri proprio morire... -
- Hai un bel caratterino. - Intervenne allegramente Malefica/Alyson. -E' un campo minato. Le mine sono state piazzate dai "buoni" per non permetterci di compiere la nostra missione. Quindi vedi di non farci saltare in aria. E, comunque, tu hai la magia, è solo molto nascosta- mi sussurrò Malefica all'orecchio.
-Davvero?- esclamai io con occhi sognanti
- Niente domande. Capisci? N-I-E-N-T-E-D-O-M-A-N-D-E. - sbottò Regina, anche se la mia era una domanda retorica. Ma forse per lei non faceva differenza.
- Capisco. Non sono scema. -
- Ho i miei dubbi... - mormorò. Dicesi anche "goccia che fa traboccare il vaso". Strinsi i pugni e strinsi i denti, mormorando offese dentro di me. Presi una manciata abbondante di sabbia e la lanciai. Tutte le mine intorno a noi nel raggio di cinque metri esplosero in un colpo solo, con uno scoppio assordante. Le due streghe si immobilizzarono. Poi Regina si girò furente.
- Potevi ucciderci! -
- E chi se ne frega! Tanto questa è una missione suicida! Mi avete costretta voi a venire! -
- Senti, se ti lasciamo qui possiamo anche sognarci di arrivare alla Terra della Morte. Se ti lasciamo qui, tu ti sogni di sopravvivere. Quel simbolo che hai sul petto è un sigillo che ti lega a questa missione. Salviamo tutti e potrai tornartene da dove sei venuta. - Io incassai il colpo senza ribattere.
Il sole era cocente, mi investiva con i suoi raggi scottandomi la pelle. Faceva un caldo torrido lì fuori. Cosa non avrei dato per un po' d'acqua... anche se non avevo particolarmente sete. Gettai il mio mantello a terra pregando che non facesse innescare nessuna mina. Per fortuna andò bene. Le nuvole che inizialmente oscuravano appena la volta azzurra che ci copriva iniziarono a diradarsi, lasciando scoperti sprazzi di cielo celeste.
Seguii le due donne facendo lo slalom tra quelli che dovevano essere i punti in cui erano posizionate le mine. Bastava passarci accanto, a meno di venti centimetri di distanza, che quella esplodeva. Fortunatamente ogni volta che ne facevo esplodere una, saltavo abbastanza lontano per non essere ridotta ad un mucchietto di polvere. Di colpo Regina accelerò il passo, seguita a ruota da Malefica. Capii ciò che stava succedendo solo quando udii quel rumore di scoppi tipico dei miniciccioli, solo moltiplicato. Mi voltai in direzione del palazzo e la bocca mi si spalancò per lo stupore. Tutte le mine, da punto in cui eravamo partite fino a metà strada e oltre, stavano esplodendo; si poteva vedere la terra giallastra e marroncina che si sollevava dal suolo in colonne alte più di sei metri. Quando mancava ormai poco prima di essere raggiunta dalle esplosioni iniziai a correre, fregandomene delle mine che innescavo mentre le calpestavo. Mi ferii le gambe e le braccia, i miei lunghi capelli biondi bruciati sulle punte.
Una strana emozione iniziò a gravarmi sul petto. Dire paura è generico, in ogni caso. Lì, in quel momento, avevo paura di scoprire cosa sarebbe successo se le esplosioni ci avessero raggiunte, paura di inciampare... Paura di morire? Troppa. Presto le mine smisero di saltare in aria. Un caldo terribile iniziò a sfiorarmi la pelle, investendomi. Quel milligrammo di coraggio che avevo covato per tutto il tempo fu appena sufficiente per riuscire a girare la testa e vedere un'onda di fuoco che stava per raggiungerci. Iniziai a muovere più velocemente le gambe, o almeno tentai di farlo. Più mi sforzavo di accelerare, più mi sembrava di rallentare. Da quel fuoco ormai si potevano distinguere delle figure umane che correvano. Tutte trappole messe lì con lo scopo di farci arrosto.
Quando credetti di stare aumentando la velocità il fuoco mi raggiunse. Non servono molte parole per descrivere il mio dolore. Il bruciore che provai era semplice come una goccia d'acqua. Era come se la pelle mi venisse strappata via e la carne scoperta mi venisse punzecchiata con tanti aghi sottili e freddi intinti nel veleno.
Poco a poco sentii il dolore abbandonare le mie membra. Era la stessa sensazione che si prova mettendo il dentifricio su una bruciatura. Aprii lentamente gli occhi, giusto in tempo per poter vedere le ultime fiamme che venivano risucchiate dal mio petto... Mi abbandonai a terra, con gli arti molli lasciati cadere lontani dal busto. Il mio respiro era affannoso e a stento riuscivo a immettere aria nei polmoni. Mi misi una mano sul cuore, ma la scostai di scatto, a causa del dolore che provavo soltanto abbassando e alzando il petto per respirare. Ogni inspirazione o pensiero sembrava consumarmi un po' della poca energia che mi era rimasta in corpo. Tutta la fatica per sopravvivere fino a quel momento mi era improvvisamente sembrata vana. Ma non volevo morire. Avevo solo il desiderio di abbandonarmi al buio e alla terra sotto di me. Come per scaricare nel suolo tutte le emozioni negative che si annidavano nella mia mente.
Ormai no ci speravo neanche più, ma da qualche parte (nei meandri più oscuri e isolati della mia testa) riuscii a trovare quel briciolo di forza necessario per poter far leva sul bacino e tirarmi a sedere. Infine, quasi stremata, tentai di raddrizzarmi in piedi. Ma caddi. Come un peso morto. Sentii il mio corpo che cozzava sul terreno polveroso. Poi però ripensai al fatto di trovarmi in un libro. Ero una protagonista e dovevo farcela. In base alla mia esperienza di lettrice sapevo che tutto dipende dal protagonista... Harry, Thomas, Clary, Katniss... Tutti ce l'avevano fatta. Un nuovo nome si sarebbe aggiunto alla lista degli eroi: il mio.
Forte di quel nuovo obbiettivo mi misi in piedi, senza neanche barcollare né avvertire un minimo dolore. Sollevai lo sguardo, ancora rivolto a terra, e guardai l'orizzonte davanti agli sguardi basiti di Regina e Malefica. Le sorpassai senza neanche guardarle incamminandomi verso... Verso dove? Ero ormai a circa tre metri dalle due streghe quando mi accorsi di una macchia scura sulla linea gialla dell'orizzonte. Strizzai gli occhi ma non riuscivo ancora a distinguere cosa fosse. Però faceva caldo. Nonostante i miei vestiti laceri stavo sudando. Il dolore era svanito del tutto e quella sensazione di pelle bruciata mi aveva abbandonata. Raccolsi i capelli in una crocchia che ressi sulla testa con una mano. Inspirando riuscii a sentire un vago ma piacevole odore. Era di pioggia. Quello strano odore di erba bagnata, suolo umido e pioggia. Ma lì non c'era neanche una delle cose elencate. Qualcosa mi bagnò il viso. Qualcosa di caldo. Ancora e ancora.
Presto un freddo opprimente prese il posto del caldo stopposo che c'era nell'aria. Sciolsi immediatamente i capelli usandoli a mo' di mantello e sbirciai in direzione dell'ombra. Era quasi sopra la mia testa e non sembrava una qualunque nuvola... Aveva un colorito tendente al rosso e anche le... gocce? Nah. Non erano gocce. Almeno non di acqua. Grosse palline viscose cadevano dal cielo, ma erano di un colore vivace: rosse. Rosse e guizzanti, quasi dotate di vita propria. Iniziarono a cadere in maggiore quantità, ed io le osservavo dal basso. Dopo alcuni minuti avvertii un leggero pizzicorio ad un braccio. Una di quelle cose mi aveva lasciato un segno di bruciatura. Presto quella sensazione appena percettibile divenne un bruciore insopportabile. Storsi la bocca in una smorfia, come se mi stessero scollando la pelle dal corpo staccandola a piccoli pezzi. Una lenta ed interminabile tortura. Al dolore si unì la paura. La ferrea morsa di un mostruoso animale che iniziava a divorarmi dall'interno. Era una cosa stranissima... come pioggia acida ma rossa.
Mi voltai a guardare Malefica e Regina, non ustionate come me, ma sempre doloranti. Si scambiarono uno sguardo d'intesa (che parvero rivolgere anche a me anche se non capii cosa volessero dire) e iniziarono a correre verso quello che pareva un cielo azzurro e senza nuvole. Rimasi indietro per pochi istanti. Mi ero soffermata a guardare la cosa più strana che qualcuno potesse vedere. Su quel terreno arido si erano formate tante pozzanghere, rosse e viscose, il cui liquido stava strisciando tutto in un punto raggruppandosi in una colonnetta che si protendeva verso l'alto formando una figura indistinta. Prese forma, anche se sembrava modificarsi di continuo, e mi guardò con i suoi occhi rossicci. Quella cosa in stile Venom fece un passo in avanti. Poi un'altro. Accelerando sempre di più si diresse verso di me lasciandosi alle spalle una scia molliccia come quella di una lumaca, solo con la bava rossiccia.
La... Ehm... Quella roba, mentre avanzava, produceva strani versetti bavosi, sputacchiando lerciume dal buco che aveva al centro della "faccia". Indietreggiai lentamente, poi mi voltai e iniziai a correre, incitando le due streghe a fare lo stesso. Non sapevo perché mi importasse di loro, ma in qualche modo erano il mezzo per poter tornare a casa mia. Però in quel momento la priorità era di non farsi prendere da quel coso rosso e molliccio. Sembrava avere come dei tentacoli che si allungavano sfiorandoci. Poi però, quei rumori viscidi e schioccanti finirono. Ora si udiva solo un fruscio leggero e dolce. Il che mi mise ancora più paura. Rivolsi uno sguardo furtivo al terreno dietro di me. Vidi una cosa che mi fece inciampare. Mi ero pestata da sola i piedi, finendo a terra con la faccia. Feci appena in tempo a girarmi per vedere quel mostro trasformato in fuoco. Più che altro, quella che era una melma rossiccia stava diventando un groviglio confuso di fiamme rosse e arancioni. Presto non ci fu più traccia della "cosa". Al suo posto vi era un tornado di fiamme che si innalzava verso il cielo. Era a pochi metri da me. Parve esitare per un momento, poi si diresse nella mia direzione. Ero terrorizzata. Iniziai a scalciare, come se il solo fatto di colpire la terra con i piedi facendola volare in aria bastasse a scacciare quel vortice infuocato.
Ciò che speravo non dovesse succedere accadde: mi sentii risucchiata dal vortice, come se una forza Divina mi stesse sollevando da terra per un piede, trascinandomi sempre più in alto. La mia pelle già ustionata, venendo a contatto con le fiamme mi sembrò prendere fuoco, costringendomi ad urlare di dolore. Mi dibattevo, ma era come se una mano invisibile mi tenesse stretta tra le sue dita, con l'intento di soffocarmi. Come se non bastasse, il vortice non era fatto solo di fuoco: era un miscuglio di sabbia e terra polverosa, sassi e rami...
Uno di questi ultimi sembrò avvertire il mio pensiero. Il fuoco del tornado eseguiva giri in senso orario, ma il rametto cambiò direzione e mi venne addosso. Un bruciore "diverso" mi tagliò il respiro. Il tornado cessò all'istante, facendomi cadere a terra. Atterrai in piedi ma mi accasciai quasi immediatamente. Avevo il ramo conficcato nel petto, proprio al centro. Un dolore quasi familiare mi invase la mente, il mio corpo urlava di disperazione. Afferrai il legnetto con una mano e tirai, tra un urlo di dolore e l'altro. Sentii le schegge che mi si conficcavano nella carne e la morte che diventava parte del mio corpo. Infine non sentii più niente. Non ero stanca e non mi faceva più male la ferita che non c'era più. Aspetta cosa!? Mi tastai il petto in cerca di uno squarcio o qualcosa... Niente. Solo pelle, liscia. Anche sulle braccia le ustioni erano sparite, così come su tutto il corpo.
Rivolsi un'occhiata interrogativa a Malefica e Regina, che mi si erano avvicinate e mi guardavano come se fossi un baule pieno d'oro o che so io. Sapevano qualcosa.
*Angolo Scrittrice*
Ma ciau a tutti! Come state? Io uccisa di compiti ma bene :) Com'era questo capitolo? Io mi emoziono sempre di più!
Mi sento in dovere (?) di darvi il permesso di tartassarmi e chiedermi: "quando arriva il prossimo capitolo!?" tutto il giorno ogni volta che volete:) sarò più che felice di rispondervi!
Perciò uccidetemi di commenti e vi risponderò♡
Ora vi shaluto! Ci si vede nel prossimo capitolo miei muchacos!
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