27. I portali dello spazio-tempo

-Ed ora? Che si fa?- domandai una volta fuori dal Bosco dell'Impiccato. Non avevo ancora capito il motivo per cui quella foresta si chiamasse così. Ci impiccavano forse le persone...? Scacciai quel pensiero macabro. Il vento faceva frusciare le fronde degli alberi e alcune foglie, staccandosi dai rami, volavano in avanti, sorpassandoci e dirigendosi verso la distesa di terra piatta che si estendeva davanti ai nostri occhi. 

Terra piatta. Solo e soltanto una pianura che si estendeva a perdita d'occhio. Dietro un bosco e davanti un'infinita spianata di terra marrone e compatta con qualche ciuffetto di erba verdolina e sparuta. Quel mondo voleva forse prendersi gioco di me? Non avrei certo camminato per altri giorni interminabili senza nemmeno sapere dove andare! 

Mentre riflettevo, il venticello proveniente dal bosco, fresco e odorante di natura, mi s'intrufolava tra i capelli scompigliandoli ed il sole che continuava ad alzarsi nel cielo mi illuminava il volto. Il magnifico canto della Creatura si era affievolito sempre più, fino a scomparire. 

Galen, alla mia sinistra, sembrava pensieroso. I suoi morbidi capelli blu svolazzavano mossi dal vento e il suo sguardo era rivolto all'orizzonte, perso in chissà quali congetture. 
Alla mia destra avevo Dylan. Dylan. Mossa da un sentimento sbucato da chissà quale remoto meandro del mio cuore gli presi una mano e la strinsi. Lui non mi guardò, ma ricambiò il gesto.

C'era qualcosa di profondamente insolito in quel momento. No, non c'entrava il fatto che stessi tenendo la mano ad un ragazzo carino e forte. La ragione per cui mi sentivo così strana era un'altra: ero tranquilla. 

Il primo momento di tranquillità dopo una serie di peripezie ed emozioni fortissime. Inspirai profondamente sentendo l'aria fredda penetrarmi nei polmoni. Quel momento era fantastico: ero con Galen, che era ormai mio amico, e stringevo la mano rassicurante del ragazzo che probabilmente mi piaceva.

Ecco. Ecco la frase che non avrei mai immaginato di pensare. Cosa provavo per Dylan? Non ci avevo mai pensato. Lui mi aveva salvato la vita... Mi ero affezionata tantissimo a lui. E sentivo che era qualcosa di più di un semplice amico. 

Continuai ad osservare la linea dell'orizzonte, perdendomi nel labirinto dei miei pensieri. Guardavo la linea un po' scura che separava la terra dal cielo azzurro e spruzzato di nuvole bianche. Guardavo, ma non vedevo. Ero troppo impegnata a non concentrarmi su una sola idea, altrimenti ne sarebbe venuto fuori un casino più grande. 

Ero anche spaventata. Dopo tutte le mie avventure sapevo di essere in grado di affrontare dei pericoli, ma avevo paura della Terra della Morte. Non mi ero mai soffermata a pensare come fosse fatta. Magari era una distesa infuocata di vulcani traboccanti di lava incandescente... non ne avevo idea. E chissà chi vi avrei trovato. 

Come se volesse dare voce ai miei pensieri, Galen parlò. La sua voce spezzò bruscamente il silenzio, ma almeno trovai qualcosa su cui concentrarmi.

-Ho pensato ad una cosa...- cominciò. -Tu hai detto che nella Terra della Morte troverai un esercito da riportare indietro. Ma questi "Cattivi" dovrebbero essere i personaggi del tuo libro no...?-

-Esatto, questo è quello che doveva essere il libro che volevo scrivere... ma non credo di riuscire a seguirti.-

-Alyson ed Elise erano personaggi del tuo libro, giusto?-

-Sì, è giusto...- dove voleva andare a parare? 

-Quindi, se i personaggi morti del tuo libro si trovano nel Dominio dei Ghiacci Eterni, magari ci saranno anche Alyson ed Elise...- 

La testa mi girò e crollai a terra. Non capii subito le sue parole ma la sorpresa fu tale che le mie gambe stanche non riuscirono a reggermi. Ma al diavolo la stanchezza! C'era una speranza che le mie due amiche fossero ancora vive... no, non vive. Però avrei potuto riportarle indietro! Galen aveva pronunciato quelle parole tentando di nascondere una forte venatura di senso di colpa, ma non ci era riuscito... gli ero incredibilmente grata, perché il ragionamento filava ed ero stata talmente accecata dal dolore delle perdite da non riuscire a ragionare. Quel ragazzo era un vero genio! 

Attirai entrambi i ragazzi in un abbraccio stritolatore e li lasciai andare prima di soffocarli o spezzarli qualche costola. Sentivo di avere sul volto un sorriso raggiante e magari sprizzavo pure scintille dalle orecchie. Inspirando come per annunciare di essere pronta, feci segno ai ragazzi di seguirmi in una corsa sfrenata verso qualche luogo davanti a noi, oltre la landa sterminata che si estendeva sotto i nostri piedi. 

Non avevo idea di dove stessimo andando ma sapevo che l'istinto mi avrebbe guidata nella giusta direzione. I miei piedi calpestavano velocemente il terreno e le mie gambe erano mosse dall'euforia, mi sentivo così piena di vita!. Però erano giorni che non mangiavo. Alla faccia dell'immortalità, la fame si faceva sentire ugualmente; il mio stomaco reclamava... e parecchio rumorosamente. Ma a meno che non avessi voluto mangiare la terra, avrei dovuto mangiare l'erba. Perciò decisi semplicemente di ignorare i brontolii del mio stomaco.

Anche le gambe iniziavano a stancarsi  ed intanto il mio cuore batteva all'impazzata, sentivo il sudore imperlarmi la fronte e le tempie mi pulsavano come se tutto il sangue del mio corpo avesse deciso di concentrarsi lì. I muscoli si ribellavano, ma io non potevo e non volevo fermarmi. Tentai di respirare in modo più regolare, ma nemmeno quello riuscì a farmi procedere molto, ormai sentivo il sangue che mi pulsava nelle orecchie e temetti che testa e petto stessero per esplodermi. Così, alla fine, cedetti. La nostra corsa rallentò man mano, finché non divenne una camminata stanca e strascinata. 

Guardando il sole mi accorsi che era pomeriggio inoltrato. Per quanto avevamo viaggiato? Ore? Così tante ore di viaggio senza neanche una pausa. Iniziavo a domandarmi se fossi davvero umana. Probabilmente la vecchia me, quella che viveva sulla Terra, non sarebbe riuscita a correre tre chilometri senza poi stramazzare a terra come un sacco di patate ammuffite. In compenso, gli effetti della corsa si facevano sentire a gran voce, il mio corpo sembrava volermi rinfacciare la pessima scelta di non fare nemmeno una pausa.

-Mi fanno male le gambeee- brontolai. 

-Sì, anche a me,- mugugnò Galen -ma ricordati che ci hai trascinati tu- mi lanciò un'occhiataccia.

Mi fermai definitivamente piegandomi con le mani sulle ginocchia, per dare un po' di tregua alla mia milza e respirare a pieni pomoni. Stufa di camminare mi sedetti a terra e incrociai le braccia al petto, sbuffando per soffiare via dagli occhi un ciuffo di capelli dorati... e anche abbastanza sporchi. Distesi le gambe in avanti per stendere i muscoli indolenziti e mi abbandonai al dolce vischio del vento nelle mie orecchie. 

All'improvviso un'esclamazione di Galen mi fece sobbalzare. Il ragazzo stava rivolgendo a Dylan un'occhiataccia, pensando di essere stato colpito dall'amico. Ma non era stato Dylan. In quel momento il ragazzo dai capelli blu sbiancò tutto d'un colpo. In aria, sospesa, dal nulla, c'era mezza gamba. Sembrava uscire da un buco invisibile nell'aria ed era a pochi centimetri dalla testa di Galen. 

Casualmente lo sguardo mi finì sulle mie, di gambe. Strillando come solo una ragazzina isterica in preda ad una crisi di nervi saprebbe fare, conclusi che la gamba che aveva colpito Galen era proprio la mia. Eh sì, la mia gamba sinistra si interrompeva al ginocchio, sbucando circa un metro più avanti a mezz'aria, totalmente a caso. 

Indietreggiai terrorizzata e la mia gamba tornò normale. Niente più gamba per aria. Guardai prima il polpaccio al suo posto e poi l'aria vicino a Galen. E poi di nuovo la mia gamba e ancora Galen. Ero letteralmente senza parole. Non avevo sentito dolore, la mia gamba non era stata strappata via. Si era semplicemente trovata in un posto che non era il suo. Che assurdità! 

-Co... Cos- nemmeno Dylan riusciva a dire qualcosa.

Rimanemmo per una decina di minuti abbondante a fissarci, uno più basito dell'altro. Che si trattasse di qualche strana sorta di portale interdimensionale?, per spararne una. Infondo lì me n'erano capitate di tutti i colori, tra streghe e molluschi mannari, perciò perché non aggiungere qualcos'altro di terrificante alla lista? 

-Ah... eh... io... hem. Sì. Che significa?- biascicai io, ancora troppo traumatizzata per poter mettere in fila più di due parole. Voglio dire, la mia gamba non era più attaccata al corpo! 

-Bene... uh. Potrei azzardare proponendo delle pieghe nello spazio tempo...- iniziò Galen.

-Sei una specie di enciclopedia umana o cosa? No, perché mi sembri tanto Hermione Granger...- scherzai io.

-Non conosco questa tua amica... ma sappi che ho tirato ad indovinare. Saremo anche nel tuo libro, ma io ho letto tanti romanzi!- 

-Libri nei libri, mi piace- commentai sorridendo. 

-Sarebbe comunque una teoria sensata: immagina un foglio di carta piegato a metà. Se lo fori con una matita troverai un passaggio attraverso il foglio. Immagina ora che la matita si divida e il foglio si riapra. Troverai allora un pezzo di matita da una parte e l'altro pezzo dall'altra- 

-Hai appena paragonato la mia gamba ad una matita- 

-Sì, ma non era questo il punto- 

-Galen potrebbe avere seriamente ragione,- intervenne Dylan  -magari qui intorno ci sono altri buchi nello spazio o come si chiamano!-

E fu per colpa di quella fatidica frase che finimmo per infilare le braccia e le gambe in immaginari "buchi nello spazio" alla ricerca di qualche piega. Andammo avanti così per quelle che mi sembrarono ore. Provate voi a figurarvi tre ragazzini (di cui uno con i capelli blu) che menano calci e bracciate all'aria nel bel mezzo del nulla. Non sarebbe comico? 

Era ormai il crepuscolo quando il mio pugno arrivò a colpirmi lo stomaco attraversando una piega. Però, alzando lo sguardo, lo spettacolo del cielo azzurro sfumato di arancione e rosa mi appagò del tutto, facendomi dimenticare il dolore per essermi tirata un pugno da sola. Le nuvole poi, loro avevano un colorito rosato a tratti ombroso così bello da avermi fatto venire voglia di stare tutta la vita a fissarle... 

-Suppongo che questo sia il campo dei portali di cui si parlava tanto...- mormorò Galen.

-Pensi che alcuni di questi portali possano condurre ad un altro mondo...?- chiesi ancora persa nelle nuvole rosate. 

-Ne sono sicuro- rispose l'amico. 

Vidi con la coda dell'occhio Galen e Dylan che si scambiavano un'occhiata d'intesa. Cosa stavano tramando qui due? Quando voltai la testa scoprii che entrambi mi stavano fissando con insistenza. 

-Portali... altri mondi... ti dice niente?- fece Galen sventolandomi una mano davanti alla faccia. 

-Eh? Cosa?- scossi la testa ritornando finalmente con i piedi per terra. Evidentemente la mia mente non si era connessa. Sapete, interferenza spazio-temporale.

-Una di queste pieghe potrebbe condurci fino alla Terra della Morte!- esclamò Dylan. 

-Oh. Ooh. OOOOHHH. ODDIO Sì, POTREBBE!- presi a strillare io saltellando. Mi misi le mani tra i capelli e iniziai a girare su me stessa, a metà tra la felicità e lo sbigottimento più assoluto. Ero finalmente così vicina! Talmente vicina che mi sarebbe probabilmente bastato allungare un braccio per giungere alla destinazione tanto desiderata...

-Però non uno di questi portali qui-  disse Galen. 

-E perché no?- domandai piuttosto disorientata.

- Non so se sia corretto definirlo "potere", ma credo che ogni portale abbia una propria energia. Infondo, le pieghe si formano a causa di elevate concentrazioni di energia magica in pochissimo spazio. Questi portali non hanno abbastanza energia per collegarci ad un altro mondo, ne hanno appena a sufficienza per formare dei passaggi in questo- 

-Mmh, capisco- annuii sforzandomi di far rimanere ben impressa nel mio cervello la spiegazione. -A questo punto non ci resta che cercare un portale abbastanza potente da condurci in un altro mondo!-

-Bisogna che siamo sicuri che sia quello giusto, prima di attraversarlo. Qui è tutto così imprevedibile... non sappiamo se il portale potrebbe richiudersi una volta attraversato- aggiunse Galen.

-Anche questo è vero. Ma credo proprio che sarò in grado di riconoscere il portale giusto, volta che ce l'avrò davanti!- 

I miei amici mi guardarono raggianti. Ce l'avevamo quasi fatta. Mancava davvero poco, e avrei rivisto Alyson ed Elise. 

Ci mettemmo allora in marcia, alla ricerca del suddetto portale, che ci avrebbe finalmente condotti alla meta.

*Angolo Scrittrice* 

EBBENE, SONO VIVA. 

Spero stiate tutti bene, minna! *cambio lingua mode-on*
Con questa orribile situazione, tra lezioni online eccetera, non sono proprio riuscita a continuare il capitolo (erano mesi che stava ancora a metà). E' stata una vera liberazione scrivere, mi ha rimesso il buonumore, perché ogni volta che parte il telegiornale mi cala la depressione °^° 

Spero che questo capitolo finalmente pubblicato dopo secoli di assenza vi sia piaciuto e spero potrete perdonarmi, I feel so sorry :( 
Il libro sta quasi per finire, ma non rivelo quanti capitoli mancano all'arrivo di E.N.D (chi la capisce ha la mia stima, mi era obbligatorio fare un'altra delle mie battutacce). Sappiate che il sequel è in progettazione e ho le idee piuttosto chiare, quindi amatemi tanto :D

Questo è quanto, buona serata a tutti, peace and love e speriamo che questa storia si sistemi al più presto! 

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