26. Il Mistero delle Antiche Creature
Sotto l'ombra fresca degli alberi, concentrata sui motivi simpatici che il sole produceva sul terreno filtrando attraverso le fronde ribelli, era più facile non pensare a nulla.
Di sicuro i miei compagni seduti accanto a me, vedevano una ragazza con lo sguardo perso a contemplare il movimento di un ciuffo d'erba, senza dar segni di voler proseguire il cammino.
Dylan e Galen non mi toccarono nemmeno con un dito, non cercarono in nessun modo di riportarmi alla realtà. Ma per quanto tentassi di spostare la mia attenzione sulle piccole cose che mi circondavano, un filo d'erba, una foglia caduta, una coccinella solitaria, i miei pensieri tornavano sempre ad Alyson.
Alyson. La mia amica. L'unica persona, assieme ad Elise, ad avermi veramente aiutata in quella situazione tremenda e frustrante. E tutte e due se n'erano andate. E perché? Perché non ero stata abbastanza forte da proteggerle? Se era così, sarei dovuta diventare più forte, avrei preso lezioni da Galen fino a stabilizzare il plasma. Oppure era stato il destino, era già tutto scritto? In quel caso sarei diventata così forte da ridurre a pezzetti il destino stesso.
Ma no, non dovevo lasciare che la rabbia prendesse il controllo su di me. Potevo controllare le mie emozioni, perché infuriarmi non le avrebbe riportate indietro.
Chiusi gli occhi e appoggiai la testa contro il tronco dell'albero alle mie spalle, scaricando il mio peso su di esso. Spalle curve, mani abbandonate, capelli che mi accarezzavano dolcemente il viso... per un attimo credetti di addormentarmi, abbandonata ai sogni, dimentica della realtà.
Sfortunatamente, quello per me non era il momento di dormire. Da quanto tempo ero dentro il mio libro? Giorni? Settimane? E quante volte ero andata al bagno? Nessuna! Nemmeno una volta. Proprio in quel momento di relax la mia vescica decise di farsi sentire. Spalancai gli occhi facendo sussultare Galen.
-Che c'è? Va tutto bene...?-
-Sì... devo andare in bagno-
-Cosa?- fece Dylan guardandomi un po' spiazzato.
-Devo. Andare. In. Bagno.-
-Ma... cioè, certo. Sì... vai pure-
Dovevo averli lasciati abbastanza sbigottiti, perché inizialmente sembrarono non capire le mie quattro semplici parole. Mi alzai sbattendo più volte le palpebre, dopo due ore passate nella stessa posizione dovevo riacquistare un minimo di equilibrio per restare in piedi.
Raggiunsi un angolo dietro i cespugli, abbastanza lontano dai ragazzi perché non mi vedessero ma anche abbastanza vicino perché non mi perdessi. Le chiome degli alberi frusciavano tranquillamente donandomi un piacevole senso di serenità. Mentre mi apprestavo ad abbassare i pantaloni, sentii un urlo.
Fifona com'ero, levai le tende in un batter d'occhio e mi ritrovai ansimante nella radura dove io e i ragazzi ci eravamo temporaneamente accampati. Loro mi guardarono allarmati.
-Cos'è successo?- chiese Dylan saltando in piedi.
-Un urlo, agghiacciante. Proveniva dalla foresta, mi ha trapassato le membra come una lama gelata. Era un grido disperato... ma allo stesso tempo melodico. Sembrava un canto di sofferenza... era splendido e terribile insieme.-
-Ti senti particolarmente poetica in questo momento?-
-Ma stai zitto- lo guardai male. -Ero seria, sai?- lui alzò le mani in segno di scuse, ma io colsi un sorrisetto.
In quel momento Galen ci interruppe: -Da quello che hai detto sembra che tu abbia udito il canto della Creatura. Secondo me dovremmo proseguire in quella direzione-
-Intendi la direzione da cui proveniva il canto?- domandai
-Precisamente.- Lo guardai un po' allarmata. Allora lui aggiunse: -le Creature sono esseri imprevedibili. Come ho già spiegato, non si sa se sono portatrici di vita o morte, ma non sono ingiuste. Sono come i draghi: se chi gli si para davanti merita la morte, loro non esiteranno ad infliggere un colpo mortale. Se invece è il contrario, se il tuo cuore è puro, sarebbe un po' come se ricevessi una benedizione, incontrando un drago. Se non hai il cuore macchiato, la Creatura non ti farà del male.-
-Ci sono i draghi?!- esclamai. Probabilmente avevo udito solo metà del discorso, perché la mia attenzione era saettata ai draghi.
-Non lo so se sono qui in questo mondo, il libro è tuo- ripose Galen facendo spallucce.
-Ah. Ok. Bene, allora andiamo! Troviamo questa Creatura allora!-
-Siete sicuri?- chiese Dylan guardando prima me e poi Galen.
-Tu hai il cuore macchiato? Non mi pare,- feci finta di guardargli il cuore -perciò andiamo!- afferrati i polsi di entrambi i miei amici, iniziai a tirarli verso la direzione in cui avevo udito il verso della Creatura. Magari c'era anche un drago!
Cammina cammina, non arrivammo da nessuna parte. Continuavamo a procedere dritti in quella che secondo me era la direzione giusta. Ormai il sole era basso nel cielo e i suoi raggi rossastri illuminavano il terreno tra gli arbusti.
Ben presto iniziò a fare buio . Avevo un brutto rapporto con i buio. In realtà, non mi aveva mai spaventata; però dopo l'esperienza con quei mostri e il libro... rabbrividii. Le ombre si estesero fino a ricoprire ogni centimetro di terra. Nulla più si muoveva tra le forme scure degli alberi. Sembrava che anche il vento stesso fosse restio a posarsi sui rami.
-Se ti senti inquieta puoi accendere la luce- disse una voce che identificai come quella di Galen. Avrei tanto voluto fulminarlo con un'occhiataccia assassina, ma i miei occhi avrebbero potuto commettere ben pochi omicidi con tutto quel buio. Infatti, il mio piede incontrò una pietra e finii con la faccia a terra. Mi rialzai massaggiandomi il naso e rimasi ferma nel punto in cui mi trovavo, non volevo cadere ancora.
-Con "accendere la luce" intendevo questo- disse ancora Galen.
Una fiammella azzurra si accese fluttuante nell'oscurità e, diventando sempre più splendente illuminò l'area circostante. Scoprii che non era per niente fluttuante, bensì scaturiva dal palmo della mano sinistra di Galen.
-Aspetta, provo anche io-
-Cos'è, la setta delle fiammelle?- ridacchiò Dylan dopo che una palla lucente iniziò a splendere sul mio palmo. Be'... forse non era proprio una palla.
-Ah ah ah. Tu e le tue battute- feci finta di sbuffare, ma in realtà stavo ridendo di nascosto. Dopo circa dieci minuti che tenni accesa la mia "luce", iniziai a sentire una strana stanchezza improvvisa. Le forze iniziarono a mancarmi e avevo tanta voglia di sedermi e riposare.
-Lascia, ci penso io- Galen mi chiuse la mano spegnendo la mia fiammella. Il buio tornò a farsi avanti, ma improvvisamente sei o sette fiammelle si accesero per aria, e questa volta fluttuavano davvero.
-Quando si usa la propria magia per illuminare è sempre energia risucchiata via e per qualcuno non allenato come te è un grande sforzo- Galen mi fece l'occhiolino.
-Tu invece sei allenato- avrebbe dovuto suonare come una battuta sarcastica ma non ero certa di aver fatto centro.
-Il mio plasma è stabile e il mio potere magico, pur non essendo minimamente ai livelli dell'Incantatrice, è comunque superiore al tuo- il ragazzo mi guardò il stile "sei sicura di volermi sfidare?".
-Sarà...- sbuffai. E poi chi era l'Incantatrice? Era davvero così forte? Era più forte anche di Violetta? Mi astenni dal chiederglielo per evitare altri monologhi noiosi.
***
La notte passo molto in fretta, grazie anche alla luce azzurrina delle fiammelle di Galen. I primi bagliori dell'alba, però, furono una vera e propria consolazione. Nemmeno le lucine fluttuanti potevano eguagliare il rassicurante calore della luce solare.
Non era ancora giorno, nonostante il sole stesse iniziando a fare capolino da sotto l'orizzonte, e ci trovavamo avvolti dalla penombra di piante secolari. Alcuni piccoli sentieri naturali si snodavano tra alberi capricciosi e contorti o lisci e lineari. Il ragazzo fece scomparire le fiammelle e l'unica luce era ormai quella calda del sole.
D'improvviso udimmo quel canto. Mentre tutto taceva, il verso della Creatura si levò maestoso e irraggiungibile. Il fischio di una bestia che non sembrava di questo mondo, si alzò nel silenzio dell'aurora. Di colpo si alzò il vento e cominciò a sibilare tra gli alberi. Afferrai la mano di Dylan, terrorizzata. C'era un non so che di intimidatorio in quel canto. Dal folto della foresta giungeva l'eco di una musica d'altri tempi.
Correndo, iniziammo a seguirla. Tutti sentivamo che quella era la direzione giusta da seguire. Ansimanti, giungemmo sul ciglio di uno strapiombo. Io ero lì lì per cadere, ma i ragazzi mi afferrarono per le spalle evitando che cadessi di sotto riducendomi ad una polpetta. Il vento si era calmato ed ora una brezza fresca e tranquilla ci accarezzava gentilmente.
Ci trovavamo sull'orlo di una sorta di voragine nel terreno, profonda almeno quindici metri. Aveva l'aria di essere molto vecchia: le pareti ripide e scoscese erano ricoperte di erba, muschi laddove vi erano delle rocce, lisce e splendenti sotto il chiarore mattutino. Qualche arbusto spuntava qua e là dalla terra, ma era come se gli alberi volessero tenersi il più possibile lontani dalla voragine. Guardando giù, vidi un laghetto dall'acqua cristallina e luccicante, come se sul fondo, al posto di sabbia e pietre, ci fossero stati diamanti e zaffiri. Poi un altro luccichio attirò la nostra attenzione.
Una splendida forma bianca si gettò in picchiata tra i ripidi crepacci e un verso agghiacciante raggiunse le nostre orecchie.
La creatura risalì dalla voragine dispiegando le ali bianche. Era uno spettacolo mozzafiato. Una miriade di goccioline d'acqua si staccò dalle sue ali di membrana, vorticandole attorno. Assomigliava incredibilmente ad un drago. Le sue ali ed il suo corpo seguivano curve morbide ed aerodinamiche, le zampe erano delicate ma gli artigli parevano in grado di tranciare a metà un umano. La coda era lunga e terminava con delle alucce molto simili alle sue ali, però in miniatura. L'intero corpo, comprese le ali, era circondato da un'aurea candida semi-trasparente. Le sue squame omogenee e quasi indistinguibili l'una dalle altre facevano risultare la sua figura liscia e luccicante. Aveva un muso affusolato, con delle corna argentate attorcigliate e sporgenti ai lati della testa, puntanti verso l'alto; degli scintillanti occhi di un colore un poco più chiaro degli zaffiri ci scrutavano con superiorità e severità, ma anche con gentilezza e curiosità.
Poi la Creatura batté le ali e si rituffò verso il basso planando sul laghetto, facendone increspare la superficie in piccole ondine a causa dello spostamento d'aria. Dopodiché atterrò sull'erba e si sedette, fissandoci.
Galen mormorò qualcosa, qualcosa che non riuscii a capire subito, così gli dissi di parlare più forte.
-Le Antiche e maestose Creature sbucheranno da una tempesta - ripeté allora lui.
-Che cosa?- proprio non lo capivo.
-E' il verso di una poesia:
Quando il respiro della natura
Tra i grovigli dei rami spogli
Con l'argento dell'antica altura
Segneranno i nuovi giorni
Le Antiche e maestose Creature
Sbucheranno da una tempesta
Avvolgendo nelle loro spire
Ogni uomo che al destino resista.
-Per me non ha molto senso- annunciai soppesando le parole di Galen.
-E' una poesia che recitavano sempre i saggi del paese... forse aveva a che fare con un'antica profezia, ma ormai le Creature sono quasi tutte estinte e dubito che riuscirebbero ad avvolgere gli umani anche se lo volessero- spiegò annuendo da solo.
Improvvisamente, il terreno franò sotto i nostri piedi. Per poco non mi venne un infarto e, mentre ruzzolavo tra le pietre e le zolle di terra alzando un gran polverone, urtai parecchie volte la testa contro quella di uno dei miei compagni, che in seguito scoprii essere Dylan visto che si massaggiava il capo.
Una volta che la nostra caduta dolorosa si fu arrestata, ci risollevammo in piedi spolverandoci la polvere via dai vestiti già abbastanza malridotti. La Creatura ci stava ancora osservando da lontano, con i suoi occhi penetranti. Un tremito di paura mi attraversò il corpo: aveva dispiegato le ali e si era alzata, mostrandosi grossa il doppio di una tigre adulta con un'apertura alare di circa otto metri. Era maestosa e intimidatoria.
Indietreggiai involontariamente pestando il piedi a Dylan, che cacciò un urlo di sorpresa. La Creatura sbatté le ali e, con un balzo, fu a meno di un metro da noi. Avrei voluto scappare, o indietreggiare ancora, oppure usare i miei poteri, ma gli occhi della Creatura mi tenevano inchiodata lì dov'ero. Allungò il collo fino a sfiorare il mio naso con il suo. Potevo vedere le piccole squame bianche e lucide, perfette e immacolate. Le sue zanne erano nascoste nella bocca, ma potevo lo stesso intravvederle, affilate e mortali. Il suo sguardo era piantato nei miei occhi. Poi girò la testa di scatto e fissò Galen. Nella frazione di secondo prima che balzasse via scorsi una cicatrice sul suo collo. Stranamente, non aveva proprio considerato Dylan.
Galen ancora tremava e il suo tatuaggio blu era più nitido, più lucente... che fosse stata la Creatura a provocare ciò? Poi sentii una voce nella testa:
Il mio nome è Aryas. Non abbiate paura, non sono qui per farvi del male. Le Antiche Creature sono esseri saggi, sappiamo riconoscere quando coloro che incrociano la nostra strada sono di cuore puro. Ma dovete stare attenti, percorrere una strada invece che un'altra può essere fatale. Dipenderà dalla vostra scelta. Se e quando avrete sbagliato, scoprirete come rimediare. Non è compito mio o delle mie sorelle guidarvi, ma abbiamo il potere di consigliare che la strada del cuore è la più giusta, per quel che giusto possa significare.
Giusto e sbagliato, bianco e nero, buono e cattivo... le differenze non sono poi così nette. Non credo che ci rivedremo più, giovani maghi e giovane umano. Però sappiate che verrà un giorno in cui gli Esseri Celesti, Creature e Draghi, torneranno su questa Terra. State attenti al sentiero davanti a voi.
La creatura spalancò le ali e con un solo battito ed uno schiocco della coda spiccò il volo. Ci lanciò un ultimo sguardo azzurrino per poi volare via verso un luogo segreto.
Dopo dei minuti abbondanti di silenzio mi decisi a parlare.
-Non credo di aver capito- esordii lambiccandomi il cervello alla ricerca di un senso a ciò che la Creatura aveva detto.
-Capito cosa?- chiese Dylan.
-Come, non hai sentito?- domandai io a mia volta.
-Sentito cosa?-
-Il discorso... oh. Forse ho capito. Il motivo per cui non ha annusato anche te. Forse perché sei umano...-
-Probabile. Ma cosa ha detto?- non sembrava offeso per non essere stato ammesso al discorso della Creatura. Era più che altro curioso.
-Ha detto qualcosa riguardo alla sua saggezza e ai nostri cuori puri, ad una scelta che stiamo per fare e al fatto che se sbaglieremo scopriremo come rimediare eccetera eccetera. Ah, poi ha aggiunto qualcosa della serie: tra il bianco e il nero c'è anche il grigio e ha detto che verrà un giorno in cui Creature e Draghi torneranno sulla Terra. Cose così. Ma non ho capito...-
-Io invece credo di aver colto il senso... almeno in parte. Sono solo congetture, ma mi sono fatto un'idea.-
-E allora illuminaci, saggio dal karma blu!- stuzzicai Galen, che pareva l'unico del gruppo a comprendere le strane cose che ci accadevano.
-Penso che con la scelta si riferisse alla nostra decisione di raggiungere la Terra della Morte. Anche la ragazza contro cui abbiamo combattuto ci ha ammoniti.- Soffocai il ricordo dello scontro e il suo epilogo come si soffoca la fiammella di un fiammifero -Per quanto riguarda la storia del "Bianco e Nero", forse intendeva dire che la distinzione a cui avevi pensato tu nel tuo libro, tra i Buoni e i Cattivi, non è la realtà. Forse voleva dire che ci sono le vie di mezzo, che c'è anche il grigio.-
-Vedi come sono stata brava a creare un personaggio intelligente e sveglio come te?- mi vantai per finta. Galen mi guardò con falso disappunto e Dylan ridacchiò. Che bella squadra! -Però ora usciamo di qui- aggiunsi indicando la voragine in cui ci trovavamo.
Con parecchia fatica riuscimmo ad arrampicarci sulle pareti scoscese del crepaccio davanti a noi, ribaltandoci fuori dalla voragine con un gemito. Evitando di pensare ai lividi e alle mani scorticate, ci incamminammo in direzione dritta. Dopo meno di un chilometro raggiungemmo il confine del Bosco dell'Impiccato. Appena compiuto il passo decisivo che ci potrò fuori dalla foresta, i raggi del sole di mezzogiorno ci investirono in pieno. Una folata di vento arrivò da dietro accompagnata da un turbinio di foglie. Doveva essere la Creatura che ci salutava con il battito delle sue ali.
Dagli alberi addormentati si sentiva ancora lo stesso canto.
*Angolo Scrittrice*
Sono ancora viva genteeeee! Che cosa ve che pare del capitolo? Sinceramente, è il mio preferito. Sono successe così tante cose belle! Spero che la lettura della parte sulla Creatura abbia suscitato in voi la stessa emozione e lo stesso senso di maestosità che ho provato io nella scrittura del capitolo :D
Però oggi è anche un giorno importante! E' il compleanno di Erza Scarlet! Non l'ho ancora perdonata per essersi comportata da figlia ingrata nei confronti di Eileen ma gli auguri glieli diamo ugualmente (scherzo obv, amo Erza... ma Eileen la amo di più). Quindi: Auguri Erza! Non ho idea di quanti anni tu abbia ma auguri! (dovrebbe averne ventuno, ma tra sbalzi temporali, i sette anni di Tenroujima ecc ecc è un po' un casino)
Io mi dileguo silenziosamente dopo aver distribuito la torta alle fragole *distribuisce torta alle fragole a chiunque le capiti a tiro*. Mi raccomando, non fatevi vedere da Erza, altrimenti vi tira una spadata in testa e Mirajane dovrà usare il Satan Soul: Kyoka, perché non voglio morti proprio in questo capitolo.
*mangia di nascosto la torta* *fa il solletico a Lucy* *sparisce lasciando tracce di panna un po' ovunque*
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