-Dobbiamo fare qualcosa per quelle mani- borbottò Dylan. Eravamo chini sul corpo accasciato a terra del tizio che avevo tramortito con una spillatrice.
-Che intendi? - domandai non avendo avendo afferrato il senso di quello che il ragazzo aveva appena detto.
-Le tue mani che sparano luce. E che tu non sai controllarle-
-Ohhh! E che dovremmo fare?-
- Non saprei, magari prova a colpire quel palazzo lì- suggerì lui guardando in direzione dell'edificio malconcio e sgretolato che s'innalzava ad una decina di metri da noi. Guardai male Dylan, poi dissi:
-La nostra priorità è trovare un modo per andarcene. Non so, un cancello? (Perché io non ho intenzione di sbattere contro una di quelle teste o spiaccicarmi a terra)- scuotendo la testa indicai la recinzione appena visibile a causa della lontananza. -Non certo capire come distruggere una città.-
-Suppongo che tu abbia ragione- "Suppongo? Ah, lui suppone! Beh, caro mio, Elena ha sempre ragione", pensai andando in modalità Elena-Maniaca-Del-Controllo. -Ma è sempre meglio ritardare una "fuga dal nulla" che trovarsi svantaggiati durante un attacco a causa di poteri incontrollati, non trovi?-
-Odio quando hai ragione- perché oltretutto va contro i miei ideali e diritti di donna di avere ragione come e comunque, avrei detto; ma mi trattenni, per il bene di tutti. -Però resta sempre il come- feci notare sfoggiando uno sguardo da saputella.
-Io dico che basterebbe che tu ti concentrassi e immaginassi di colpire il palazzo. Possibilmente senza radere al suolo mezzo mondo, grazie-
-Ah-Ah. Che ridere. Direi che è più facile a dirsi che a farsi- sbuffai.
Mi avvicinai all'edificio e lo squadrai per qualche secondo.
-Pronta?- domandò il mio amico.
-No- dichiarai divaricando appena le gambe, posizionando un piede poco più avanti dell'altro.
Chiusi gli occhi e immaginai il getto di luce colorata partire dai miei palmi fino a colpire l'obbiettivo come era successo la prima volta. Una scossa mi attraversò il braccio destro e speranzosa aprii le palpebre. Niente luci o buchi nella parete della struttura; c'era d'aspettarselo, del resto.
Guardai Dylan storcendo la bocca in una smorfia di delusione.
-Credevi che avrebbe funzionato al primo colpo? E' magia, all'inizio fa quello che vuole!- mi fece notare.
-Uff, hai ragione. Di nuovo.- tornai nella posizione che avevo assunto prima, guardando il palazzo come se le mie occhiate potessero mandarlo giù.
Provai una seconda volta, però con gli occhi aperti. Un'altra scossa, più forte della prima, mi percorse il braccio, ma il risultato fu lo stesso. Sapevo che non dovevo -non potevo- arrendermi e riprovai ancora e ancora; finché, per la stanchezza, non decisi di sedermi a terra e lasciar perdere.
Con le gambe e le braccia incrociate sbuffai dalle narici guardando Dylan. Lui si grattò la nuca, come se stesse pensando a qualcosa.
-Prova ad immaginare che quello sia il muro che ti separa dalla tua casa, dal tuo mondo... dalla tua famiglia, e che l'unico modo per ricongiungerti con loro sia abbatterlo- sembrava molto sicuro e pareva che capisse bene come mi sentivo in quel momento.
-Lo ripeto: non sono capace-
-Non dirlo mai più, o giuri che mi faccio cadere in testa quella parete solo prendendola a pugni per costringerti a svegliarti- dichiarò secco.
-Perché t'importa così tanto?- domandai inarcando un sopracciglio.
-Perché è l'unico modo per sopravvivere...- e aveva maledettamente ragione. Per la terza volta.
-Mmmhh- sbuffai. Quel ragazzi trovava sempre un modo per spronarmi e costringermi a continuare.
Decisi di seguire il suo consiglio ed immaginai il palazzo come l'unico muro a separarmi dall'unico scopo di quel viaggio. Così mi rialzai in piedi.
Non appena chiusi gli occhi, una scossa mi fece quasi cadere. Era più forte di tutte le altre messe assieme. Sentii le mani che mi pizzicavano e le dita presero a muoversi in modo frenetico come a tessere -letteralmente- un fascio di magia. Gridando, aprii di colpo gli occhi ed un getto di luce fuoriuscì dai miei palmi andando a schiantarsi contro l'edificio. Sulla parete si formò un enorme buco incavato e fumante coronato da un fitto reticolo di crepe che si diramavano sul cemento, come a formare una ragnatela gigante.
-Wow! Ci sei riuscita!- esultò Dylan correndomi in contro, entusiasta.
-Avevi qualche dubbio?-
-Tu piuttosto?- ridacchiò. Sul mio viso si allargò un sorriso a trentadue denti. Ero talmente fiera di me stessa che avrei potuto abbracciarlo ma mi sembrò sconveniente, così mi limitai a strizzargli l'occhio. -direi che siamo pronti per levare le tende-
-E come?- domandai.
-Sfondando la recinzione, ovviamente-
-Alla faccia del non radere al suolo mezzo mondo. Qua salta tutto in aria se facciamo come dici tu- commentai aggiungendo una buona dose di sarcasmo. -E comunque, secondo me, è abbastanza rischioso, non abbiamo idea di cosa ci sia oltre... a parte terra secca e altra terra secca... con una abbondante spolverata di terra secca. Sarebbe una follia- "da quand'è che sono così fifona?", pensai. "da quando si fa sul serio", mi risposi da sola.
-Oh certo, perché essere trasportati in un libro è normalissimo-
Lo guardai di sbieco. Poi però mi accorsi di una cosa a cui prima non avevo fatto caso.
-Tu mi credi?!- chiesi sbalordita. -Voglio dire, per quante volte io abbia ripetuto la stessa cosa, non potresti aver capito come sta la situazione... il mio viaggio e tutto il resto! E sembra anche che tu l'abbia presa abbastanza bene e che tu sappia quello che sto passando-
-Hem... infatti, c'è una cosa che dovrei spiegarti-
-Ti pareva-
-Io vengo da dove vieni tu- disse tutto d'un fiato dopo aver preso un bel respiro.
-Cioè... dalla Terra?-
-Sperando di non aver beccato un'aliena di un'altra Galassia, sì.- alzai gli occhi al cielo. -Credo di essere finito qui nello stesso momento in cui è successo a te,- proseguì noncurante della mia espressione a metà tra "la ragazza offesa" e "la ragazza curiosa". -Ti ho seguita e salvata quando stavi affogando.-
-Grazie, non c'era bisogno che me lo ricordas... Mi stavi stalkerando?!?- esclamai allarmata.
-Ho detto seguendo, non stalkerando. Comunque, una volta dentro il libro, era come se qualcosa (o qualcuno) mi avesse ficcato in testa tutte le informazioni necessarie per capire dov'ero, come ci ero finito e come fare a trovarti.-
-Impossibile-
-Avresti detto lo stesso se qualcuno ti avesse raccontato del suo magico viaggio all'interno del proprio non molto magico libro- Dylan faceva sembrare tutto un dato di fatto.
-Avresti dovuto dirmelo subito.- in risposta al tono stranamente deciso e secco della mia voce, lui si limitò a guardarmi con occhi colpevoli. Mi dava terribilmente fastidio quando le persone mi tenevano nascoste cose tanto importanti. Ma nessuno è perfetto, men che meno io, e sapevo che dovevo concedergli il beneficio del dubbio. Non sapevo se fosse prudente fidarmi di lui ma... il modo migliore per scoprire se ci si può fidare di qualcuno è dargli fiducia. -Ed io a cosa ti servo, esattamente?- sapevo solo che volevo più informazioni.
-All'inizio ti vedevo più come l'unica in grado di riportarmi indietro però poi, iniziando a conoscerti, ho capito che sei qualcosa di più-
-Ti prego, ora non farmi una dichiarazione d'amore!-
Lui mi guardò male. -Stavo solo dicendo che...-
-Quindi io sarei solo un modo per salvarti le chiappe?- al diavolo il contegno e le buone maniere. C'erano di mezzo il mio orgoglio e la nostra amicizia, ammesso che fossimo mai stati amici.
-Non è questo che intendevo!- mi venne vicino e solo in quel momento mi accorsi della sua altezza: a stento gli arrivavo al mento.
Ma nonostante il mio "difetto di statura" riuscii a fulminarlo con quel tipico sguardo apocalittico di cui solo una ragazza moooolto arrabbiata sarebbe capace. Strinsi i pugni e, dopo aver respirato, sputai tutto fuori.
-Sono stanca di sentirmi costantemente usata! Sono stanca di essere considerata il tramite per raggiungere i vostri obbiettivi. Ma a me qualcuno ci ha mai pensato? Hai mai pensato a come mi sento ora o in qualsiasi altro momento, mentre tu mi guardavi nascosto chissà dove? Dio, sto girando intorno allo stesso discorso. Ormai anche gli alberi dovrebbero aver afferrato il senso delle mie lamentele.- sbuffai, e per poco non mi misi a piangere. Tutti si erano sempre lamentati dicendo che ero "troppo permalosa", era vero e me ne rendevo conto anche io.
In una frazione di secondo lui mi tirò a sé e, accarezzandomi i capelli con una mano, sussurrò -Shhh, tu sei la persona più bella (sia interiormente che esteriormente) che conosca, ti voglio bene e non permetterò che ti accada qualcosa di brutto.-
E quelle parole da dove saltavano fuori? Da ragazzo egoista che pensa solo a se stesso si era ritrasformato nel principe azzurro di sempre. Stavo per dirgli una cosa tipo: lo dici solo perché vuoi tornare a casa, però mi resi conto che la vera egoista ero io. Avevo sempre pensato solo e soltanto a me stessa e al mio ritorno a casa e la mia mente non aveva nemmeno sfiorato il pensiero di come dovessero sentirsi le tre (adesso una) persone che mi avevano aiutata e fatto compagnia in quella terra dove pure i fantasmi crepavano di solitudine. Mi sarei volentieri buttata di nuovo in acqua, giusto per morire di freddo o asfissia. Stavo per guardare Dylan negli occhi e scusarmi, quando un urlo troppo familiare mi costrinse a girare la testa nella direzione opposta.
Uno strano fascio di oscurità si era innalzato nel cielo. Letteralmente. Come una tenda che si estendeva a coprire il cielo dietro ad un'ammasso di sterpaglie. Non riuscii a vedere cosa ci fosse oltre la siepe di alberelli secchi e pietre, ma un secondo urlo mi convinse a tirare Dylan per la maglietta e andare a controllare.
Mi ero spostata solo di qualche passo quando esclamai: -La spillatrice!- Dylan mi guardò alzando un sopracciglio come per dirmi "qualcuno potrebbe essere in pericolo e tu pensi alla spillatrice?" -Meglio non rischiare- specificai. Corsi verso il punto in cui avevo colpito l'uomo, anche se non ricordavo esattamente dove fosse. Lanciando sguardi frettolosi ma indagatori sul terreno e spostandomi a destra e a sinistra riuscii a scovare la mia spaventosissima arma su una zolla di terra. L'uomo non c'era più... ed io non mi ero resa conto di aver lasciato cadere l'oggetto dopo averlo colpito. Ero più sbadata di quanto pensassi.
Mi accovacciai riprendendo la mia spillatrice (e mia nuova protezione ufficiale) sotto lo sguardo leggermente esasperato di Dylan.
-Rapunzel ha una pentola, io ho una spillatrice. Problemi?- chiesi esibendo una smorfia, che in realtà avrebbe dovuto essere più uno sguardo di sfida. In risposta il ragazzo alzò le mani in segno di resa... o per l'esasperazione, probabilmente. Brandendo la spillatrice come se fosse una spada o un'ascia mi incamminai seguita da Dylan.
Non posso dire di aver sentito particolarmente caldo, fino a quel momento, però quando entrai nella zona d'ombra causata da quella specie di velo scuro sopra la mia testa, un freddo pungente mi colpì in pieno. Per poco non barcollai. Quello sbalzo spaventoso della temperatura mi aveva fatto lo stesso effetto di milioni di piccoli e sottili aghi ghiacciati che mi si ficcavano nelle braccia, gambe e nel viso. Rabbrividii e scossi la testa, come se il mio gesto servisse a scacciare quella sensazione di stare per diventare un ghiacciolo ambulante. Normalmente mi sarei voltata, senza ripensamenti, e sarei scappata. Ma in quel momento presi, probabilmente, la decisione più matura di tutta la mia vita.
Quell'urlo poteva essere di Alyson o di Elise. E anche se non fosse stato così mi sarei fatta coraggio per dare una mano... anche due. Prendendo un bel respiro e raddrizzai la schiena, portando il petto in fuori e le spalle indietro. Strinsi entrambi i pugni, sperando che quei cinque o sei minuti volutici per scalfire un muro fossero serviti a qualcosa. E girai intorno alla siepe scheletrica di alberi contorti e grigiastri (che, ad essere sinceri, prima non avevo proprio notato).
Lo spettacolo che si rivelò ai miei occhi fu notevolmente peggiore di quello che mi sarei aspettata.
Facendo un balzo cacciai un urlo, misto tra paura e sorpresa. Non mi ero accorta di avere la bocca aperta, così la richiusi prima che della saliva di troppo potesse colarmi sul mento.
I corpi semi incoscienti delle mie due compagne erano sospesi a mezz'aria avvolti in una sorta di nebbiolina violaceo-nerastra dall'aria a dir poco inquietante. Sotto di loro, a circa un paio di metri da terra, un vortice di colore indefinito si allargava ed emanava una strana luce. I vari riflessi -scarlatto, viola scuro, nero, blu, grigio e persino bianco- si alternavano a formare quello che pareva un cerchio volante. La cosa più sconcertante di tutte era il fatto che quella forma di magia (supposi fosse tale) c'era e non c'era. Sembrava solida e pericolosa, ma anche sottile e leggera... come se la sua presenza non si dovesse notare.
Accucciata in un angolo c'era una figura incappucciata di nero. Se ne stava seduta sui talloni con le mani sulle cosce e dondolava in avanti e indietro, recitando una cantilena davvero irritante. Come per dimostrare la mia spavalderia da quattordicenne sfacciata, tossicchiai in modo rumoroso e a dir poco forzato. Ma la figura incappucciata non mi degnò di uno sguardo. Così decisi di fare a modo mio. Il piccolo (ma utile) cervello che si trovava nella mia testa dedusse che, chiaramente, quel vortice nero e la nebbiolina non erano qualcosa di buono. Provai a pensare alla mia potenziale energia distruttiva come qualcosa di modellabile, che potevo controllare. Senza chiudere gli occhi, tesi le dita delle mani e -sorpresa- la luce colorata di prima si accese sui miei palmi iniziando a guizzare tra le mie dita sotto forma di agili fiammelle splendenti. Strinsi la mano destra a pugno, sentendo l'energia che s'intensificava e concentrava ancora di più, e la portai in avanti all'altezza della spalla, puntando verso la luce tenebrosa emanata dal vortice misterioso.
Stringendo i denti rilassai le dita e mi concentrai sul fascio di luce che iniziò ad allungarsi dalle mie dita. Un filo abbastanza spesso, ma delicato, che potevo comandare a mio piacimento. Irrigidii involontariamente il collo. Ero sola, lì, davanti a due ragazze ed un palese esempio di quella che doveva essere magia nera ed un tizio che stava pregando come un maniaco in preda ad una crisi epilettica. Eppure non me ne ero andata. Ero rimasta e stavo per salvarle. Più o meno... forse più meno che più considerando la mia natura di autodidatta un po' impacciata.
Tornando al punto in cui salvavo il mondo... ecco: la mia magia era stranamente appesantita. Tutto d'un tratto era come se un peso insopportabile stesse schiacciando il mio amato filo luminoso. A quanto pareva, però, ce la stavo facendo. Il luccichio tipico del mio nuovo potere si stava insinuando nella fitta trama scura del vortice. Forse stavo veramente combattendo contro qualcosa/qualcuno di serio e avevo messo in atto per la prima volta i miei poteri. Era... elettrizzante!
Come se non avessi mai pensato nulla, il tizio incappucciato si alzò in piedi e si avvicinò a me, o meglio: al mio fascio di luce. Lo toccò con un dito dall'unghia smaltata di rosso laccato e per me fu come ricevere un pugno nello stomaco. Gemetti ma non mollai. Il mio braccio rimase dov'era, stranamente. Avrei dovuto avere una più alta considerazione di me stessa... e magari non scherzare sulle cose serie. L'uomo, senza dare parvenza di movimento, esplose in una risata roca e finta. Poi disse, con voce gracchiante: -Plasma, bel trucchetto per una bambina!-
"Primo: non sono una bambina. Secondo: che cosa c'entra il plasma? Terzo: chi sei e che cosa vuoi?", pensai. Avrei voluto gridarglielo in faccia. Ma a quanto pareva non ce ne fu bisogno.
-Be', in realtà così sono quattro- precisò l'uomo. Possibile che mi avesse letto nel pensiero? -Plasma... non quello del Sole. Non esattamente almeno. Plasma: tipo potente di magia, usato solo da maghi di grandi capacità... nascoste, in alcuni casi- sembrò guardarmi storto da sotto il cappuccio calato quasi completamente sul viso, lasciando scoperto solo il mento ed una parte della gola. -Questo, tesoro, è Plasma- toccò un'altra volta la luce e mi sembrò di beccarmi un ceffone in pieno viso- Oh, ti ho fatto male?- come per ripicca alla mia appena sfoggiata smorfia di sfida, sfiorò il plasma con il dito. Se mi avessero infilzato una gamba con una lama bollente credo sarebbe stato più o meno la stessa cosa.
Caddi in ginocchio, però senza interrompere il filo di plasma che mi collegava al vortice, ora in parte splendente di una luce meno cupa. Un urlo proveniente da sopra la mia testa mi fece alzare lo sguardo. La nebbia si era stretta attorno ai corpi di Alyson ed Elise come una corda... dalle loro facce distorte dal dolore non sembrava piacevole. Tutt'altro. Quel tizio era chiaramente cattivo. "E a me non piacciono i cattivi", pensai. Oppure lo dissi ad alta voce, non lo so. Richiamai la magia anche nell'altra mano e, per colpire l'uomo fui costretta ad incrociare il braccio sinistro sotto il destro, ritrovandomi in una posizione abbastanza scomoda per quella situazione. Il plasma esplose in un secondo fascio, più potente, con l'obbiettivo di colpire l'uomo e mandarlo preferibilmente al tappeto. Ma quello, con la più totale noncuranza di questo (e anche quello) mondo alzò una mano intercettando la mia magia. Fu come se il getto di luce si solidificasse in una barra di oscurità pura. Altro che tortura cinese. Finii distesa a terra, ansimando e annaspando, le unghie che grattavano il suolo come se servisse a scacciare il peso che mi schiacciava insistentemente il petto. Anche da quel punto riuscii a vedere la luce che era arrivata al vortice disperdersi ed implodere, prima di esplodere (non vedo come abbiano fatto a succedere entrambe le cose) in una miriade di puntini neri, come un fuoco d'artificio.
Come sollevata da una mano invisibile, mi ritrovai seduta. E fui ben contenta di scoprire che quella mano invisibile erano le braccia di Dylan che mi tenevano ben salda. Con una leggera scrollata di capelli gli feci capire che volevo essere lasciata e barcollando, aiutata da non so quale misericordiosa forza divina, riuscii a rimettermi in piedi e lanciare un'occhiata sprezzante al tipo col cappuccio nero. Giurai di vederlo sorridere.
-Visto che sei così temeraria, ho deciso di darti una possibilità- esordì lui. Dylan fece per scattare in avanti, ma l'uomo lo precedette e con un gesto della mano lo fece sparire e riapparire venti metri più indietro. Io quasi (ho detto quasi) non me ne accorsi: ero troppo concentrata a guardare male il tizio incappucciato. Ma di che possibilità stava parlando? -Puoi scegliere una di loro due- piegò la testa in direzione delle mie due amiche. -Salvi una, l'altra muore. Se non scegli, muoiono entrambe-
-Ma che...?- chiesi strabuzzando gli occhi. Il concetto mi era chiaramente arrivato, e lui l'aveva capito. Dovevo decidere chi delle due sacrificare per salvare l'altra. Erano entrambe svenute completamente, la testa abbandonata da un lato e gli arti penzoloni.
-Però- grandioso, anche un però. -ti do dieci secondi per decidere. Dieci-
Fu come se il tempo avesse smesso di scorrere... o avesse raddoppiato la propria velocità. Ghiacciato o veloce come l'acqua di un torrente in discesa. Dieci secondi per decidere chi avrei avuto sulla coscienza per il resto della vita.
-Nove- dovevo scegliere, per forza. -otto- "il tempo stringe, Elena" -sette- "inspira, espira, sbrigati o sarà ancora peggio" -quattro- "come? Già a quattro?" -tre- "no, no, no! Solo un altro po'!" -due- mi resi conto che stavo pensando a tutto tranne che a decidere e non c'era tempo per escogitare un piano per salvarle entrambe. -uno- terminò con voce secca.
In un decimo di secondo, gridai un nome. Un nome preso a caso... tra loro due. E poi mi sentii sprofondare in abisso pieno di sensi di colpa e disperazione. L'unica cosa che mi venne da pensare fu che, almeno, la Morte era soddisfatta.
*Angolo Scrittrice*
OMG muchachos! Il primo vero finale tragico di questa storia!
Vi è piaciuto il capitolo? E... *domanda cruciale* secondo chi ha deciso di salvare la nostra amata Elena?
Sono abbastanza soddisfatta di come sta procedendo la storia... voi? (finalmente Elena e Dylan hanno risolto le loro divergenze e non dovrebbero esserci più altre liti tra innamorati ahah)
Questo capitolo è uscito bello lungo (cosa che accade spesso ultimamente) e spero che non vogliate ammazzarmi per questa lunga assenza... ma non sono stata molto bene e ho avuto moltissimo da studiare (però niente esami per me, meno male... dovrò aspettare il prossimo anno XD) quindi non sono riuscita ad aggiornare. Ma ora eccomi qui!
Ah! Quasi dimenticavo, oggi è un anno che sono su Wattpad! Se volete leggere un discorso strappalacrime (seeeeeh) andate sul mio profilo e leggete il messaggio in bacheca ;)
Con questo, sciau belly! *manda baci*
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