10.Sussurri (parte 2)
I capelli appiccicati al viso. Rannicchiata sotto un mantello. Infreddolita. Affamata. Un mal di testa che mi divorava da dentro. Probabilmente erano ore che ripetevo la stessa parola: Toglietemeli. Nessuna delle due mi aveva ancora risposto. Se ne stavano imbronciate a guardarmi mentre sussurravo e agonizzavo. Poi fu la goccia che fece traboccare il vaso. Troppo dolore. Urlando come una maniaca saltai in piedi, tenendomi la testa tra le mani e le guardai dritte negli occhi.
- Vi prego, toglietemeli dalla testa... Non ce la faccio più...- mugugnai quasi piangendo.
- Un modo ci sarebbe... - mormorò Regina - ma è rischioso. -
- E chi se ne frega! Basta che mi liberiate da questi ricordi - gridai con una smorfia.
- Sei stata avvisata. -
Io neanche risposi. La guardai in attesa che aggiungesse qualcosa.
- Camminare fino alla fine della foresta nella speranza di trovare qualcuno in grado di aiutarti. Secondo la mappa, dopo la foresta c'è una zona dove vivono persone molto potenti-
Se inizialmente una scintilla di speranza si era accesa dentro di me, la frase di Regina fu come una secchiata d'acqua. Quindi non potevo far altro che camminare e resistere per non impazzire? Sì. Mezza appoggiata a Malefica iniziai a camminare. Non si riusciva a scorgere la fine della Foresta, intanto il vento ululava impazzito, sferzandomi il viso con le sue lame agghiaccianti. Gli alberi sbatacchiavano con i rami che si piegavano verso di noi. I nostri passi si udivano appena sul terreno umido e ricoperto di foglie e erba secca.
Presto si mise persino a piovere. Le fredde gocce d'acqua mi cadevano in viso, bagnandomi i capelli e il mantello. Il cielo, per quel poco che era visibile, si scurì e si riempì di nuvole. Il fogliame mi solleticava le caviglie e le ombre circostanti erano le più nere che avessi mai visto, per niente rassicuranti. La luna era comparsa in cielo, si vedeva sprazzi. Potevo scorgerla da dietro una coltre di nuvole grigiastre, che parevano soffici come zucchero filato.
La pioggia batteva freneticamente sul terreno, lasciando un odore fresco di terra ed erba bagnata. L'umido dell'aria ci circondava, avvolgendoci in un abbraccio di tensione e paura. La quantità d'acqua che cadeva dal cielo era decisamente aumentata, si sentiva lo scroscio della pioggia e alcuni fulmini si potevano scorgere oltre le cime degli alberi rinsecchiti. Saette biancastre su un cielo blu scuro. Niente stelle, solo una pallida luna che prima non si riusciva a scorgere. Ormai anche lei stava calando.
Dopo quelli che mi parvero secoli passati a camminare, poche goccioline cadevano dai rami degli alberi, il loro profili si stagliavano contro il cielo giallino dell'aurora, lanciando ombre sinistre sul terreno. Con mia stragrande sorpresa, la boscaglia stava acquisendo un colorito verde sempre più normale man mano che avanzavamo. Completamente fradicia e grondante d'acqua dalla testa ai piedi arrancavo con le gambe che urlavano di dolore e fatica. Per non parlare del mal di testa... Il quale mi provocò un conato di vomito. Mi piegai di lato e vomitai acido. Non avevo niente nello stomaco.
Con un bruciore alla gola e la testa che sembrava stesse per scoppiarmi continuai a camminare. Un silenzio quasi surreale si era impadronito di quel luogo spoglio e morto. Non un soffio di vento o altro rumore, non si udivano neppure i nostri passi. Quel silenzio aveva creato un vuoto intorno a noi, come per isolarci dal resto. Mi faceva scoppiare le orecchie, oltre alla testa.
Mi chiesi se avremmo mai trovato qualcuno in grado di aiutarmi... Come in risposta al mio pensiero del fumo iniziò a fare capolino da dietro gli alberi. Non molto più tardi si poteva il profilo sfocato e indistinto di... una capanna? Sì, proprio una capanna.
Probabilmente i miei occhi brillarono di felicità. O forse no. Mi sembrava impossibile essere felice, dopo tutte quelle sofferenze. Anche lo sguardo di Malefica e Regina si addolcì. Stranamente. Sembrava che dovessero dirmi qualcosa... Poi però tornarono inevitabilmente serie.
Circa un'ora dopo, dato che procedevamo a rilento, ci ritrovammo a bussare alla porta. Era una capanna abbastanza grande, da fuori; apparentemente senza finestre con un le pareti e il tetto di legno.
Trascinandomi per un braccio (e dandomi l'impressione che si sarebbe staccato), Malefica mi trascinò verso la porta e prese a bussare a più non posso. Dopo innumerevoli colpi di pugno, venne ad aprirci un uomo basso e con una barba che avrebbe fatto invidia a Gandalf e Silente. Vestito di nero con dei ciuffetti di capelli bianchi sparsi qua e la sulla pelata ci fece segno di entrare. Non disse una parola. Mi prese per un polso, facendomi attraversare la stanza piena di scaffali. Mi fece sedere a terra su un tappeto sottile e bianco. Malefica e Regina attesero sulla soglia. Come facesse a sapere che ero io ad avere bisogno d'aiuto e qual era il mio problema rimase u mistero.
Non avevo idea di cosa mi avrebbe fatto, ma di una cosa ero certa: avrebbe fatto tanto male. Intanto il vecchietto prese a trafficare con vasi e ampolle, ciotoline e mazzetti d'erba. In una coppa versò del liquido argentato e fumante e vi sbriciolò dentro dell'erbetta che pareva neve. Aprii bocca per parlare e descrivere il mio problema, non ancora convinta che lui già lo sapesse, ma lui mi zittì portandosi il dito sulle labbra. Dopo aver pestato per bene l'impasto lo travasò in una provetta e, dopo averla chiusa, la immerse in una pentola di ferro contenente acqua. Provai a sollevarmi un po' per sbirciare ma lui mi fulminò con uno sguardo assassino costringendomi a rimettermi buona e calma. Impresa titanica, per una che ha la sensazione che le stia per scoppiare la testa.
Dopo tanti intrugli e pozioni inquietanti il tipo mi si avvicinò e mi fece segno di aprire la bocca... In realtà provai ad intuire che voleva che aprissi la bocca, non ho idea di come si possa fare un segno del genere... Fatto sta che azzeccai le sue intenzioni.
Mi versò in gola quel liquido, che mi fece bruciare lo stomaco come se avessi ingoiato un superalcolico... non che abbia mai bevuto un superalcolico. Mi piantai le unghie nei palmi delle mani, trattenendo a stento l'impulso di urlare. Poi il tipo ingoiò il liquido restante.
Fu come se i nostri pensieri si fossero collegati. Eravamo in una stanza buia (come al solito) e io avevo stretto nel pugno una specie di foglio di pergamena. La srotolai. Era lunga un paio di metri e cadeva nel vuoto, sotto di me. Iniziai a leggere la lista e mi venne un giramento di testa. Rimasi shockata. Quella era la lista dei ricordi, miei e non.
In lontananza vidi il vecchio, seduto ad una scrivania... Vestito di bianco che tamburellava con le dita sul legno. Mi avvicinai a lui camminando su un pavimento invisibile, o addirittura inesistente.
Mi parlò nella mente. "Ora cancelleremo tutti i ricordi intrusi".
"Oh, finalmente." Risposi io, non sapendo neanche come ci fossi riuscita.
"Farà molto male". Riprese lui.
"Iniziamo. Siediti davanti a me poggia la pergamena sul tavolo. Ti mostrerò come fare, poi continuerai da sola."
"Perfetto."
Tirò fuori da un cassetto una piuma d'oca, bianca e sottile. Solo che al posto di intingerla nell'inchiostro normale, inzuppò la punta in un liquido argentato-semitrasparente. Me la porse e mi indicò la pergamena, più precisamente la prima frase. Era scritta con una calligrafia piccolissima e minuziosa, precisa e senza neanche una sbavatura dell'inchiostro nero.
Vi tracciai sopra una linea con la piuma. Nessun segno nero. Nei punti esatti in cui era passata la punta era sparita la frase, come cancellata.
Terminai l'opera di "sbianchettamento" per quella prima frase e proseguii con la seconda e la terza. Più cancellavo più faceva male, come se mi stessero strappando via dal corpo un braccio o una gamba... Sembrava che quei ricordi fossero diventati una parte di me. Quella penna avrebbe dovuto rimuovere i ricordi intrusi (come li aveva chiamati lui) dalla mia testa semplicemente cancellandoli da quel foglio? A quanto pareva sì.
Tre ore dopo ero ancora a metà della lista. Tagli e graffi mi ricoprivano il corpo, il prezzo per aver cancellato tutti quei ricordi. Metà della piuma era nera, non più bianca, come se avesse assorbito l'inchiostro. Riuscivo a stento a muovere il polso, per via del bruciore provocato da tutte quelle feritine aperte. Non potevo continuare. Non avevo la forza. Probabilmente cancellare ogni singola parola mi stava costando tutta l'energia.
Un rumore di sedia spostata mi fece alzare lo sguardo dal foglio. Una figura incappucciata era seduta davanti a me. Nessuna traccia del vecchietto.
"Sicura di star facendo la cosa giusta? Non avrebbero dovuto costringerti. Una volta libera dai quei ricordi, puoi venire con me. Ti porterò al sicuro"
Smisi di cancellare, anche se mi mancava poco più di una ventina di righi. Non riuscii a trattenermi e risposi: "Al sicuro ma non a casa"
Probabilmente lasciai il tipo sotto il mantello senza parole, perché non aggiunse altro. Dopo aver aspettato vari secondi, ripresi a cancellare. Non ebbi nemmeno il tempo di dire "finito" e lanciare un'occhiata di sfida all'uomo sotto al mantello che mi sentii risucchiata dal qualcosa. Spalancai gli occhi, terrorizzata, e mi ritrovai ad essere trascinata da Malefica e Regina. Mi stavano portando fuori da una specie di cerchio di fumo. Oltre a me, però, stava comparendo un pezzo del corpo dell'Uomo Incappucciato. Era attaccato alla mia caviglia, cingendomela con le mani. Con uno strattone brusco me ne liberai e uscii definitivamente dalla cortina di fumo.
In una mano stringevo la penna d'oca. Non ne ero certa, ma dovevo romperla.
Presi in mani le due estremità, stranamente rigide, e le piegai verso il basso. Ma sembrava fatta di titanio. Allora ci misi più forza, come a dimostrare che, anche se l'uomo incappucciato mi aveva promesso sicurezza se fossi andata con lui, avevo detto no. Avevo tenuto fede al giuramento interiore e mai esplicitato che avevo fatto. Avevo giurato di portare a termine una missione da fuori di testa. Ma forse anche io ero un po' fuori di testa. E dovevo mantenere il giuramento.
Sembrava che fossi entrata in contatto con la piuma, costringendola a spezzarsi. Un lieve crac mi diede la conferma che ce l'avevo fatta. La piuma era a terra, spezzata a metà. Del fumo nero usciva dalle due estremità che prima erano in contatto.
Balzai fuori dalla porta di quella capanna, seguita da Malefica e Regina.
Quest'ultima disse:
- Elena... sai cosa stiamo per affrontare? -
Annuii.
- devi essere in forze per... -
- ho iniziato questo libro. Arriverò al finale. Sono pronta. -
*Angolo Scrittrice + AVVISO DAL QUALE DIPENDE LA SOPRAVVIVENZA DI NOI FANGIRL!*
Ciao a tutti! Com'era il capitolo? Ho deciso di sbizzarrirmi un po'! E la storia sta finalmente prendendo forma
AVVISO PER FANGIRL DA LEGGERE!
Ho scoperto un nuovo gioco per il cellulare. Sarebbe un' "espansione" Di Minecraft. (per chi non conoscesse questo gioco: è un mondo fatto a cubetti dove puoi costruire quello che ti pare. Ci sono due possibilità: Creativa, dove costruisci e non puoi morire e Sopravvivenza, dove ci sono zombie e scheletri in agguato che ti ammazzano [poi si rinasce] una volta installato e capito come si usa ci si innamora di Minecraft. ) Quest'app si chiama "MCPE Master". Per usarla bisogna avere già Minecraft.
Perché ve lo sto dicendo? Perché contiene mondi già costruiti, tra cui HOGWARTS ( in cui mi sono persa e non sapevo più in che parte del castello era finita. In più ho trovato solo la sala comune di Corvonero che ho convertito a Grifondoro, dato che I am a Griffyndor (?)) E il LABIRINTO con tanto di Radura... (ci ho messo una buona mezz'oretta a trovare quella maledetta uscita e mi è salita l'ansia quando sono arrivata ad una struttura bianca, credo che fosse della wicked. Però il labirinto che ho scelto io era lineare non faceva il giro della radura. Era carino e in Creativa, in Sopravvivenza muoio subitoXD )
Comunqueeee...
IL PROLOGO HA RAGGIUNTO 10 VOTI!
STO SALTANDO DI GIOIAAAA!
GRAZIE A TUTTIIIIIIII ❤️❤️❤️
Detto ciò, ciao❤️
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