Two
Erano tutti così felici che Yeosang sperò quel giorno non finisse mai. Baekhyun era radioso, i suoi genitori, i suoi fratelli, i loro sorrisi splendevano così luminosamente che aveva sperato di poter fermare il tempo, e con esso la gioia che vi era intorno a loro.
<<Ehi ehi>> a richiamarlo così rumorosamente fu Jisung. Il tritone nuotò da lui così velocemente da non riuscire a fermarsi in tempo perciò gli schiantò addosso, costringendoli a vorticare per qualche secondo prima di scoppiare in una fragorosa risata.
<<Cosa c'è?>> domandò il rosa, sapendo che il minore fosse andato da lui così velocemente doveva aver visto, o sentito, qualcosa di interessante.
<<Guarda lì>> disse agitato indicando un punto ben preciso.
Yeosang allungò lo sguardo, seguendo la direzione indicatagli, e lì trovo suo fratello Changyoon impegnato a chiacchierare timidamente con Jaeyoung. Non sapeva chi dei due avesse approcciato l'altro per primo, ma sperava davvero che da quel momento ci sarebbe potuta essere una qualsiasi tipo di svolta per loro. Curioso spostò lo sguardo in tutta la grande sala alla ricerca dei suoi fratelli sparsi per essa, poi spostò nuovamente lo sguardo sulla coppia di sposi ed un pensiero gli balenò nella mente, un desiderio.
Anche lui voleva trovare una persona con cui condividere la sua vita, ed essere felici insieme.
Nel guardarsi intorno notò qualcosa di strano, o meglio qualcuno. Un tritone, dalla lunga coda di un colore verde accesso, nuotò attentamente fra le alte colonne in pietra che circondavano la sala. Il tritone sembrò guardarsi attentamente intorno, chiaramente a disagio, mentre nuotava lentamente verso la parte opposta alla sua. Il rosa spostò lo sguardo insieme ad ogni movimento dell'uomo, che nuotò fino a quando il tridente che da quel momento in avanti sarebbe stato di Baekhyun non si trovò davanti ai suoi occhi. Il tritone non si avvicinò ad esso, ma lo studiò attentamente come a volersi assicurare fosse veramente il vecchio tridente che il dio Efesto aveva forgiato per Poseidone, e che questo aveva poi lasciato ai suoi discendenti prima di svanire in un posto sconosciuto insieme agli altri dei come raccontavano le tradizioni.
<<Yeosang?>>
Yeosang ignorò il richiamo del fratello, assottigliò attentamente gli occhi, facendo attenzione a non perdere di vista il tritone, e nel momento in cui questo scattò indietro nuotando velocemente verso l'esterno della sala Yeosang sgranò gli occhi. Sentiva che c'era qualcosa che non andava e aveva bisogno di vederci chiaro prima di poterne parlare con qualcuno, non poteva allarmare gli altri per un semplice sospetto. Scattò quindi in avanti, pronto a lanciarsi all'inseguimento del tritone.
Jisung, che gli era rimasto affianco per tutto il tempo sobbalzò a quello scatto repentino e, istintivamente, gli urlò dietro prima di inseguirlo. Lanciò uno sguardo alla sala colma di tritoni e sirene alle sue spalle, poi aumentò preoccupato la velocità per affiancare l'altro.
<<Che succede?>> domandò, nel vedere lo sguardo serio e corrucciato del maggiore <<Yeosang dove stai andando?>> provò ancora, sperando di ricevere una risposta.
<<Quel tritone davanti a noi, è entrato in modo sospetto nella sala, si è fermato solo dopo aver visto il tritone e subito dopo si è dato alla fuga>> parlò Yeosang, senza distogliere lo sguardo dal tritone davanti a lui per paura di perderlo <<Non l'ho mai visto prima>>
Jisung sgranò leggermente gli occhi e portò lo sguardo sul tritone davanti a sé. Le parole del fratello lo avevano colpito.
Che significa? È impossibile.
Il popolo del mare non era poi così numeroso, perciò si conoscevano tutti, o almeno tutti coloro che vivessero ad Atlantide. Non erano sicuri di essere gli unici abitanti del mare, ma potevano dire con certezza di essere l'unico centro abitato degli abissi. Se anche quel tritone fosse stato un solitario cresciuto per qualche motivo lontano da Atlantite, il suo comportamento non avrebbe comunque avuto senso. Capiva il dubbio di Yeosang.
I tritoni avevano da poco superato la barriera ricca di coralli e anemoni di mare che faceva da confine al regno. Non era la prima volta che i due lo superavano. Era però la prima volta che lo facevano in una situazione simile. In realtà non avevano nemmeno mai inseguito qualcuno prima d'ora.
<<Non dovremmo avvisare qualcuno?>> domandò, incerto, continuando però a nuotare.
<<Non ancora>> disse Yeosang, il suo viso contorto in un'espressione di sospetto <<Non è molto lontano da noi, perciò sono sicuro che sa di essere seguito, eppure non si è mai né voltato indietro né fermato>>
Jisung dovette concordare con l'osservazione del fratello. Se avessero mosso le loro code solo leggermente più velocemente gli sarebbero stati davanti in pochi secondi. Chiunque si sarebbe accorto di essere seguito, o almeno si sarebbe voltato per essere certo di essere solo. Si trattava di un gesto spontaneo, perciò o il tritone davanti a loro era estremamente ingenuo o...
<<Vuole che lo seguiamo>> realizzò il tritone dai capelli blu.
Yeosang annuì.
<<Lo seguiremo per vedere dove è diretto, ma ci manterremo ad attenta distanza. Cercheremo di capire cosa ha in mente poi avviseremo gli altri, tutto qui>>
Jisung rimase in silenzio, facendosi leggermente più vicino al fratello e Yeosang capì che fosse il suo modo per dirgli di aver compreso le sue parole.
Più andavano avanti però più Yeosang sentiva una strana sensazione nello stomaco. Come un avvertimento. Sperò vivamente che non avesse a che fare con la sala rumorosa e piena di invitati che si era lasciato alle spalle. Nuotarono silenziosamente da quel momento in poi, l'oceano intorno a loro era silenzioso e calmo. Superarono una profonda crepa della quale era impossibile vederne il fondale e il relitto di una vecchia nave, ormai dimora di pesci, molluschi e muschio marino.
Questo posto...è familiare.
Poco dopo infatti davanti a loro notarono delle piccole isolette contornate da scogli.
<<L'isola delle sirene?>> disse fra sé e sé Yeosang.
Il popolo del mare aveva dato quel nome a quel posto poiché diverse volte si erano riuniti sedendo su quegli scogli per godersi il calore del sole sulla pelle, e la fresca brezza fra i capelli. In quel posto, data la sua conformazione composta da scogli appuntiti e la stretta vicinanza delle isolette rendeva impossibile la navigazione, si sentivano al sicuro dai cacciatori di creature marine. Il popolo in superficie utilizzava quello stesso nome poiché alcuni di loro avevano giurato di aver visto delle sirene sugli scogli e fra le acque lì intorno, e anche se non vi era alcuna prova al riguardo divenne d'uso comunque chiamare in quel modo quel complesso di isolette.
Il tritone dalla coda verde s'insinuò fra gli scogli, mantenendo la stessa velocità per poi risalire in superficie. Yeosang e Jisung si guardarono e fecero lo stesso. Nascosti dietro ad uno scoglio osservarono il tritone raggiungere la piccola baia dell'isoletta davanti a loro. Intorno a loro il cielo s'ingrigì nel momento in cui un grande nuvolone coprì il sole. Il vento soffiò intorno a loro. Jisung provò a spostarsi in avanti ma Yeosang lo fermò.
<<Va tutto bene non mi avvicinerò troppo>> disse velocemente il più piccolo <<Mi fermerò dietro a quello scoglio lì. Credo stia facendo qualcosa sulla spiaggia>>
Yeosang non fece in tempo a protestare che il polso dell'altro scivolò lungo la sua presa e in un'imprecazione silenziosa lo vide allontanarsi. Il rosa si guardò intorno. Non c'era nessuno oltre a loro, l'oceano era calmo, eppure sentiva ancora che qualcosa non andava.
Spostò nuovamente lo sguardo sul tritone sconosciuto. Si era trascinato lungo la spiaggia e lì si trovava immobile, con lo sguardo rivolto proprio nella loro direzione.
Jisung e Yeosang si guardarono confusi.
La sensazione nello stomaco del rosa si fece ancora più forte nel momento in cui sentì qualcosa rotolare giù dal promontorio dell'isoletta elle loro spalle e finire con un tonfo nell'oceano.
Guardò dietro di sé.
Qualcosa non va.
Si voltò velocemente verso il più piccolo.
<<Torniamo indie->>
Le parole gli morirono in gola nello stesso istante in cui vide una rete intrappolare il fratello. Fece giusto in tempo ad incrociare il suo sguardo sorpreso e spaventato prima che questo venisse trascinato affondo.
<<Jisung!>> urlò.
Yeosang si mosse velocemente verso di lui per liberarlo. Afferrò la rete e inserendo le dita nei suoi buchi provò a tirare per strapparla, l'unico risultato che ottenne fu quello di ferirsi le mani. Yeosang e Jisung spostarono entrambi gli occhi sulle mani del rosa, da cui uscivano piccoli rivoli di sangue che si univano all'acqua che li circondava. La rete era fatta in ferro, impossibile da distruggere a mani nude.
<<Yeosang>> arrancò Jisung, con voce tremate nel vedere le ferite.
<<Va tutto bene, ora ti tiro fuori da lì>> disse velocemente il maggiore. Nuotò verso il basso, lì dove la rete era chiusa da un gancio in metallo. Yeosang provò a tirar via l'occhiello che faceva da serratura, ma questo sembrava essere irremovibile.
Jisung sentì uno strattone e la rete cominciò ad essere tirata verso l'alto.
<<Yeosang scappa>> urlò il più piccolo, nello stesso istante in cui capì che sarebbe stato trascinato fuori dall'oceano.
<<No>> protestò Yeosang, cominciando a colpire il gancio con le mani e la cosa, in più forte possibile <<Non vado senza di te>>
Il più piccolo guardò verso l'altro, verso la superficie dell'acqua. Mancavano solo pochi centimetri per essere fuori.
Non c'è tempo.
<<Vai>> urlò ancora, disperato <<Vai o prenderanno anche te>>
<<Non impor->>
<<Yeosang!>> urlò a piena voce Jisung, costringendo l'altro a fermarsi di colpa <<Vai, avvisa gli altri io vi aspetterò >>
Yeosang sentì un peso nel petto. Non voleva abbandonare il più piccolo.
No, no...
<<Se non vai ora prenderanno anche te, e nessuno saprà nulla>> lo ammonì ancora il più piccolo <<Devi andare, ora>>
Per quanto l'altro avesse ragione il rosa non riusciva a voltarsi indietro.
<<Yeosang vai!>>
Jisung urlò ancora e Yeosang sobbalzò alla perentorietà nella voce di suo fratello minore. Jisung si fidava di lui, sapeva che non lo avrebbe abbandonato e sapeva anche che da solo non sarebbe mai riuscito a salvarlo. Nessuno li avrebbe salvati se anche lui fosse stato catturato.
Una riga solcò la guancia del rosa. <<Tornerò a prenderti>> disse, e l'ultima cosa che vide prima di voltarsi dalla parte opposta fu il sorriso di Jisung.
<<Lo so>> rispose tranquillo, prima di essere trascinato all'esterno.
Il vento freddo lo colpì all'improvviso, si sentì strattonato verso l'alto poi sbatté contro qualcosa. Aprì gli occhi e incontrò quattro paia di occhi intenti a fissarlo. Capì di essere stato trascinato su una piccola barca in legno. Vi era poco spazio al suo interno, sarebbe bastato un piccolo movimento per farli finire tutti in acqua. Non sapeva quanto le cose sarebbero andate a suo favore, era sicuro che il grande gancio in metallo non si sarebbe aperto facilmente, e non sapeva se sarebbe stato in grado di nuotare costretto in quella rete. L'opzione gli sembrava comunque migliore del restare su quella barca. Come se il ragazzo davanti a lui fosse stato in grado di leggergli nella mente gli puntò la punta di una spada contro la gola, costringendolo a spingere la testa all'indietro.
<<Sta fermo, se non vuoi che ti costringa a farlo a modo mio>> lo minacciò seriamente. Lo sguardo del ragazzo era serio e cupo. I capelli scuri lasciavano scoperta la fronte, ricadendo per la maggior parte sul lato sinistro sul viso piccolo e affilato ma dai lineamenti marcati. Il suo corpo era abbastanza piccolo e minuto, ma la sua presenta era molto più spaventosa, tanto da costringere Jisung ad ingoiare a vuoto.
<<Ci serve vivo Changbin>>
Jisung si voltò a guardare l'altro ragazzo. Era molto più grosso dell'altro. I capelli porpora erano perfettamente divisi in una riga centrale, mentre la parte sinistra era tirata indietro quella destra ricadeva sulla fronte. Il viso era più tondo e, seppur il suo sguardo non fosse spaventoso come quello del compagno questo riusciva comunque a tenere il tritone inchiodato al suo posto. Una spada era appesa al lato sinistro della cintura, mentre un pugnale pendeva dal lato destro.
<<Non lo ucciderò Chan, ma ciò non mi impedisce di inchiodarlo alla barca se solo osa muovere un muscolo>> ribatté l'altro.
<<Chi siete? Cosa volete?>> domandò Jisung, istintivamente.
Il ragazzo più grosso lo guardò, poi si voltò verso i due uomini che dietro di lui erano seduti e reggevano due remi.
<<Torniamo alla nave>>
<<Sì signore>> dissero i due in coro, prima di cominciare a remare verso la loro meta.
Jisung guardò quel complesso di isolette e scogli da cui si stavano lentamente allontanando, il pensiero andò ai suoi fratelli.
Riusciranno a trovarmi?
Scosse violentemente la testa, si fidava di loro. Era sicuro che sarebbero riusciti a liberarlo, insieme sarebbero tornati a casa e quello non sarebbe stato altro che un brutto sogno.
Quasi non si accorse fossero arrivato. La suddetta nave doveva essere più vicina di quanto immaginava. I due ragazzi salirono lungo la scaletta in corda che fu gettata lungo la fiancata della nave e, una volta arrivati sul ponte, passarono a due uomini della ciurma le funi legate alla rete che faceva da prigione a Jisung. Questi cominciarono a tirare la rete verso l'altro, mentre anche gli ultimi due uomini rimasti sulla barca si arrampicavano sulla nave.
Il tritone seppe di essere arrivato sul ponte quando sbatté nuovamente contro il duro legno del pavimento, costringendolo a lamentarsi per l'impatto. Venne poi trascinato verso il centro del ponte, si guardò intorno per qualche istante poi la rete intorno a lui sì aprì. Si prese qualche secondo per rendersi conto di essere libero, fu pronto a scattare verso il lato della nave e lanciarsi nell'oceano ma subito si ritrovò ad essere afferrato per le spalle. Venne schiacciato contro il legno da una forte presa mentre qualcun altro gli tirò indietro le mani che vennero chiuse in qualcosa di freddo, e qualcosa chiuderglisi intorno alla coda. Chiunque lo avesse costretto a terra lo lasciò andare e il tritone lanciò uno sguardo dalle sue spalle per vedere le sue mani unite da delle manette da cui partiva una catena che si univa ad un'altra grande manetta chiusa intorno alla sua coda. Ringhiò internamente, era in trappola.
Intorno a lui subito si riunirono vari uomini che lo guardarono in un misto di sorpresa, ammirazione ed anche un leggero sospetto.
Nessuno di quegli uomini aveva mai visto una sirena, né un tritone. La bellezza del ragazzo era disarmante e li aveva lasciati senza parola. I blu dei suoi capelli, dei suoi occhi, la pelle chiara e limpida, le guance e le labbra rosse. Abbellito con quegli splenditi e unici gioielli che facevano risaltare la sua eleganza. La sua coda. Non avevano parole per descriverlo. La maggior parte di loro si limitava a fissarlo a occhi e bocca aperta, qualcun altro sussurrava parole sconnesse.
Jisung si guardò attorno, cercando di inquadrare al meglio la situazione. Il ragazzo dai capelli porpora era sparito, ma seduto su dei bauli vicino al parapetto della nave riuscì a vedere il ragazzo moro che, nonostante avesse rinfoderato la spada, ancora lo osservava con sguardo omicida. Tenne il suo sguardo su di lui fino a quando un altro ragazzo non si avvicinò. Nonostante l'altro fosse seduto su dei barili la loro altezza era la stessa. Era molto magro, ma il suo corpo sembrava essere tonico. Due spade sottili e lunghe erano legate alla cintura stretta in vita. I capelli erano lunghi e di un grigio scuro, e la parte superiore era raccolta in un codino. il nuovo arrivato gli diede una pacca sulla spalla e il tritone intuì fosse un complimento per essere riuscito a catturarlo. Schioccò la lingua infastidito.
Continuò a guardarsi intorno fino a quando l'occhio non gli cadde su due ragazzi che lo fissavano attentamente parlando fra loro. Uno di questi era posato con la schiena contro le scale che portavano al ponte di comando, i capelli erano di un biondo cenere e gli ricadevano mossi sugli occhi che lo scrutavano. Il viso era delicato, ma al tempo stesso marcato. Le braccia erano chiuse sul petto promettente, ed anche le cosce sembravano essere ben allenate. Intorno ad esse vi erano dei cinturini in pelle rossa ai quali erano appesi dei coltellini ben affilati. Il ragazzo al suo fianco era di qualche centimetro più basso e magro, la grande sciabola appesa ai suoi fianchi sembrava quasi essere più grande di lui. I capelli scuri erano lisci e perfettamente pettinati verso il basso. La sua posizione era più comoda dell'altro, eppure nonostante il viso dolce sembrava poter essere il più spaventoso dei due.
Il tritone spostò ancora lo sguardo, andando questa volta verso l'alto. Lì, sul parapetto del ponte di comando vi era seduto un ragazzo. Una gamba piegata sul legno del cornicione, l'altra penzoloni. Il suo sguardo, al contrario di quello degli altri, era curioso, quasi divertito. I capelli biondi erano di un biondo acceso, lunghi fino alla nuca del ragazzo. Una feretra contenente diverse frecce era appesa alla sua schiena, insieme ad un arco che sembrava essere laccato in oro.
Jisung riguardò attentamente i cinque ragazzi studiati fino a quel momento, poi spostò lo sguardo sul resto della ciurma. Quei sette indossavano degli abiti rossi e neri, mentre la ciurma era vestita più comodamente e con colori più neutri. Le loro sembravano quasi essere un qualche tipo di uniformi, anche se ognuna di loro era unica, avendo in comune solo i colori. Ciò, ipotizzò Jisung, significava che quei ragazzi dovevano avere un ruolo ben preciso, e a ricordare che l'uomo sulla barca aveva chiamato il ragazzo che aveva dato l'ordine "signore" questi dovevano essere al di sopra della ciurma.
Qualcosa catturò l'attenzione dei ragazzi, che spostarono lo sguardo verso la cabina del ponte di comando. Jisung fece istintivamente lo stesso. La porta della cabina si aprì e da essa uscirono due figure. Riconobbe facilmente il ragazzo dai capelli porpora, ma quello che lo precedeva sembrò improvvisamente catturare la sua attenzione.
I loro occhi erano incatenati gli uni agli altri nel raggiungerlo, fino a fermarglisi davanti. Il ragazzo torreggiò sul tritone, che alzò gli occhi per guardarlo meglio.
Capelli neri contornavano un viso dolce ma stoico teso in un'espressione seria ma al tempo stesso rilassata e sicura di sé. I suoi occhi scuri lo scrutavano attentamente e un angolo delle labbra era leggermente tirato verso l'alto in una smorfia soddisfatta. Era vestito totalmente di nero, con dei pantaloni in pelle, una camicia dello stesso colore e un lungo cappotto anch'esso nero.
<<Bene bene bene>> disse questo, chinandosi per essere all'altezza del tritone <<Cos'abbiamo qui?>>
Jisung voltò istintivamente il viso di lato, ma l'altro lo afferrò per il mento e lo costrinse a guardarlo. Strinse leggermente gli occhi per la forza della presa dell'altro su di lui, ma nel momento in cui guardò attentamente il suo viso si bloccò. Il taglio degli occhi era felino, la pelle era candida e perfettamente uniforme, le labbra erano di un rosa intenso. E i suoi occhi...erano due pozzi oscuri, senza fine e tenebrosi. C'era qualcosa in lui che Jisung non riusciva ad identificare, qualcosa nel suo tocco gelido che lo agitò.
Era bellissimo, ed allo stesso tempo spaventoso.
<<Chi siete?>> provò Jisung, sperando quella volta di ricevere un qualche tipo di risposta <<Cosa volete da me>>
Il silenziò calò intorno a loro per qualche istante, prima che il ragazzo davanti a lui rilasciasse una piccola risata gutturale.
<<Io, caro il mio piccolo tritone sono Minho, re di Agon>> rispose il ragazzo, leccandosi lentamente le labbra inferiori, prima di puntellare con la lingua il canino destro, poi si avvicinò al suo orecchio e sussurrò <<E tu sarai colui che mi renderà il padrone dei mari, e del mondo intero>>
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