Nine

Le gambe di Jisung cominciarono a tremare a causa dello sforzo. Non era la prima volta che trasformava la sua coda in due gambe, ma non era mai riuscito ad utilizzarle senza alcun problema per molto tempo. Perciò, nonostante non adorasse trovarsi in quel posto, circondato da quei ragazzi che era chiaro avessero potuto ucciderlo facilmente, non riuscì a rifiutare quando Hyunjin lo invitò a sedersi. Ognuno rimase immobile al suo posto, così il ragazzo si ritrovò seduto tra Felix e Jeongin. Davanti a lui, Changbin continuava ad osservarlo come se avesse voluto saltargli alla gola e si costringesse a trattenersi solo perché avevano bisogno di lui vivo. Per quale motivo, ancora non lo aveva capito.

<<Tu mi renderai padrone dei sette mari, e del mondo intero>> gli aveva detto il re di quel posto, ma se questo credeva davvero che il ragazzo avrebbe collaborato così facilmente per soddisfare la sua sete di potere si sbagliava di certo. Ma era da quello che avrebbe cominciato.

<<Che cosa vuole il vostro re da me?>> domandò, utilizzando un tono pacato nel quale lasciò intendere comunque tutta la sua sicurezza.

Gli occhi dei presenti saettarono subito su di lui, alcuni seri, altri luccicanti di malizia e divertimento. Jeongin fischiò con un sorriso sincero.

<<Dritto al punto>> aggiunse, dondolando leggermente sulla sua sedia, con le braccia dietro la testa.

Changbin al contrario assottigliò lo sguardo e lo fisso in cagnesco e Hyunjin diede un calcio al piede della sua sedia catturandone l'attenzione.

<<Piantala di fare il mastino incazzato>> gli disse ammonendolo <<Chiunque sarebbe curioso al suo posto>>

<<Beh per quanto sia curioso>> s'intromise Seungmin, voltandosi per sistemarsi davanti a loro, posandosi sulla spalliera di una delle grandi serie scure, tappezzate in tessuto rosso <<Non sta a noi rispondere a questa domanda>>

<<Anche perché, nemmeno noi abbiamo una risposta>> ridacchiò Jeongin. Quella risata però uscì più come un suono strozzato, amaro.

<<Morditi la lingua Jeongin>> lo fulminò Changbin.

<<Perché?>> domandò il ragazzo, con totale naturalezza e una leggera punta di sfida <<Ho semplicemente detto la verità. O vuoi fingere di comprendere il perché di questo suo piano perché magari ti fa sentire meno inutile?>>

<<Jeongin!>> ringhiò nuovamente il ragazzo dai capelli neri.

Jisung lanciò uno sguardo verso gli altri ragazzi e questi sembravano totalmente a loro agio, come se una situazione come quella fosse all'ordine del giorno. Felix aveva sulle labbra un sorrisino divertito, Seungmin guardava i due senza alcuna espressione mentre Hyunjin di tanto in tanto roteava gli occhi. Il ragazzo dai capelli porpora, era rimasto in silenzio per tutto il tempo e data la sua espressione il tritone si chiese se stesse prestato loro attenzione. Il suo guardo era fisso sulle fiamme che scoppiettavano nel caminetto, come se quelle fosse in grado di rivelargli le risposte a tutti i più grandi segreti del mondo. Sentiva provenire da lui una strana calma che lo confondeva. Due dei suoi...compagni...e forse amici...sembravano pronti a sfoderare le loro armi da un momento all'altro, e lui al contrario sembrava occupato avere una conversazione privata con sé stesso.

<<Cosa...non ti rendi conto che Minho non è più lo stesso?>> disse nuovamente il biondo. Ed in quel momento sembrò mosso dalla più totale sincerità, e forse anche un pizzico di preoccupazione. Le mascelle dei ragazzi intorno a loro si serrarono, Felix perse il suo sorriso spensierato mentre Chan sbatté lentamente gli occhi. <<Non sembra più lui ormai, siamo arrivati al capolinea. A cosa gli servono i mari, a cosa gli serve il mondo intero se non ha più sé stesso? E per quanto tu voglia negarlo a te stesso sembra anche aver tirato su un muro fra noi e lui>>

Changbin sembrò ingoiare a vuoto, impossibilitato a protestare contro quelle parole. I suoi occhi sembrarono saettare sul tritone e se gli sguardi avessero potuto uccidere questo sarebbe sicuramente stato ridotto in cenere.

Calò il silenzio fra loro, rotto solo dal rumore del vento che sembrava sbattere impetuoso contro i vetri delle finestre e lo scoppiettio del fuoco. I loro volti erano diventati scuri e Jisung dovette trattenere il profondo sospiro affranto che sentiva premergli sul petto. Aveva sperato di procurarsi delle informazioni e tutto ciò che aveva ricevuto era un battibecco fra due dei guerrieri e la notizia che il re sembrava essere fuori controllo.

Perfetto pensò Ora si che mi sarà facile averci a che fare.

<<Ora basta>>

A parlare, interrompendo il flusso di pensieri dei ragazzi della stanza e il silenzio che aleggiò fra loro su proprio Chan. Il suo sguardo rimase al camino per qualche istante prima di voltarsi su di loro. I suoi occhi erano profondi e imperativi, il suo viso adornato da uno sguardo serio era in parte illuminato dalla luce della fiamma danzante a poca distanza da lui. Tutti, immediatamente, si zittirono e si immobilizzarono ai loro posti, persino Felix si sedette composto. Seppur non ne avesse mai visti di persona a Jisung ricordò un leone, capace con la sua calma regale e imponente di controllare e soggiogare chiunque mettesse gli occhi su di lui. Subito il tritone capì. Minho poteva anche essere il re di quel regno, ma era Chan ad avere le redini dei guerrieri. Se ciò che avevano detto gli altri allora era vero, perché Chan lo serviva ancora? Cosa c'era che legava quei ragazzi e quel re così...misterioso.

Gli occhi quieti del ragazzo si posarono sul tritone e questo sentì dei brividi percorrergli interamente la spina dorsale.

<<Jisung....giusto?>> disse, attendendo un cenno di conferma che l'altro ebbe in modo quasi automatico <<Ti dispiacerebbe lasciarci da soli? Sono sicuro che sarai in grado di trovare la tua stanza da solo>>

Gli stava davvero dicendo di andare via da quella stanza da solo? Non temeva che avesse potuto fuggire? Gli bastò un'altra occhiata del ragazzo per capire che no, non c'era quel rischio. Non perché credevano che l'altro non avrebbe potuto provarci, ma perché erano sicuri che non sarebbe mai riuscito a scappare. Sentì le gambe tremare nuovamente e, se non avesse avuto la sedia sotto di lui, sarebbe sicuramente finito sul pavimento. Erano certi che le vie di fuga del castello fossero totalmente controllate e che data l'ubicazione del castello non sarebbe riuscito ad avvicinarsi all'oceano, a meno che non fosse riuscito in qualche modo a distruggere quegli spessi vetri che dalla sua camera affacciavano sul mare. Non che non ci avesse provato, ma nonostante tutto non riuscì nemmeno a scalfirli.

Non riuscì precisamente a capire quale sensazione il ragazzo provocò in lui, autorità, timore o...leggera ammirazione dovuta alla sua presenza. Annuì in risposta alle parole dell'altro e lentamente si alzò dal suo posto avvicinandosi alla porta che si chiuse poi alle spalle, lasciando la stanza in quella che gli ricordò la quiete prima della tempesta.

Nuovamente il grande corridoio scuro e tetro di innalzò davanti a lui, in tutta la sua grandezza. Un pensiero gli balenò nella mente. Potevano anche essere sicuri che non sarebbe riuscito a fuggire ma ciò non avrebbe significato che non ci avrebbe provato. Jisung cominciò a correre. Corse a perdifiato in quel corridoio che all'apparenza infinto. Non importò il tempo impiegato a correre, tutte le volte che aveva svoltato per imboccare un altro corridoio, al suo percorso non sembrò esserci una fine. Si fermò, esausto, e si chinò sulle gambe che difficilmente avevano retto il suo peso. Finalmente Jisung si rese conto di un particolare...da quando aveva lasciato la stanza dei guerrieri non aveva incontrato nessuno. Nessuna guardia, nessun servitore. Nessun'anima viva. Uno strano brivido lo percorse nuovamente costringendolo a voltarsi alle sue spalle mentre un suono simile ad un ululato riempiva il corridoio buio alle sue spalle.

È il vento si disse dev'essere il vento.

Si voltò nuovamente alle sue spalle non appena la sensazione di essere osservato accarezzò la sua pelle, soffiando sulla sua nuca. Il respirò gli si mozzò in gola per qualche istante e nel momento in cui un rumore sconosciuto, simile ad uno scricchiolio, riecheggiò nel corridoio Jisung afferrò il pomello della prima porta che si ritrovò davanti e l'attraversò chiudendola saldamente, poggiandoglisi contro con la schiena. Chiuse gli occhi per qualche secondi e cercò di tornare a respirare normalmente.

È il vento...il vento...solo vento.

Per un momento il pensiero gli tornò a suo fratello Yugyeom e alle sue stupide storie sui fantasmi che aveva trovato in un vecchio libro. Dopo averle lette per sé stesso aveva deciso di farlo per i suoi fratelli, terrorizzandoli.

<<Non esistono i fantasmi>> aveva detto Yeosang, alla fine di uno di quei tanti racconti.

<<Credi davvero che un mezzo umano e mezzo pesce possa dubitare dell'esistenza di qualche creatura?>> aveva risposto prontamente Haechan divertito dal mondo in cui alcuni dei suoi fratelli avevano cominciato a tremare.

Sono solo storie...solo stupide e vecchie stor-

Le parole gli morirono in gola non appena il ragazzo vide ciò che si aprì davanti ai suoi occhi. 

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