3
Perché avrebbe dovuto chiudere gli occhi se ciò che la terrirorizzava non era il buio o il silenzio?
(Dark side)
Non aveva dormito, aveva tentato di prendere sonno, ma aveva paura che ritornasse ancora quell'ombra, la stretta sul polso, e quindi era rimasta sveglia seduta al tavolo con una tazza di tè stretta tra le mani, appoggiate sul piano. Qualcosa stava sotto i suoi polsi, un foglio spiegazzato, forse accartocciato nel tentativo di liberarsene lanciandolo, fallendo per poi riprenderlo e riallargarlo tra le mani tremanti.
-Non hai dormito, di nuovo.-
Rey alzò la testa di scatto. Aveva i capelli scompigliati, raccolti in una coda mal fatta, alcune ciocche le coprivano gli occhi, le guance erano arrossate per il freddo della notte e le occhiaie, per quanto lei non volesse che si notassero, erano ben visibili sotto gli occhi irritati e stanchi.
-Non puoi continuare così.-
Luke le si sedette di fronte, appoggiò la tazza sul tavolo sotto lo sguardo perso di lei.
-Non avevo sonno.- disse per dare una spiegazione rapida e sbrigativa ma che, anche a lei, sembrava falsa e bugiarda. Il vero motivo era un'altro, più complicato da dire e da capire.
Si disse che in fondo doveva parlarne.
-Negli altri sogni non...- fece per continuare, ma Luke la bloccò.
-Non devi sentirti obbligata, se vuoi ti posso aiutare, ma deve essere tua la scelta. Fin'ora ti ho solo detto ciò che potevi fare per respingerlo, tu mi hai detto vagamente cosa ti disturbava.-
Trovò che la sua logica fosse giusta, dopo tutto non era in dovere di raccontarlo, ma aveva bisogno di parlare, almeno per una volta.
-Non è mai arrivato così vicino, ma questa volta....mi ha afferrato e io...io non riuscivo a muovermi. Quando mi sono svegliata era buio e mi sono sentita...spaventata in parte.-
Il maestro riflettè un'attimo, poi si rivolse a Rey in tono calmo.
-Non avevi solo paura.-
Lei alzò la testa, non capendo, lo guardò con aria interrogativa.
-Oltre la paura, cos'hai provato?-
Brividi, elettricità, impotenza, dolore, debolezza e ora si sentiva similmente, ma una certa ansia aveva iniziato a crescere in lei, era vulnerabile a tal punto che tutto poteva ferirla. Era stata scaraventata in mezzo a quel mondo nuovo senza alcun avvertimento e nemmeno ora era sicura di sé stessa. All'inizio era tutto facile: il Primo Ordine era stato sconfitto nel primo confronto e lei sapeva cosa doveva fare. Ma ora, in mezzo alla confusione, era insicura, il mal di testa era opprimente, sentiva il potere crescere in lei e aveva paura di esplodere da un momento all'altro.
Aveva già detto troppo la sera prima, sperava che sfogarsi l'avrebbe aiutata, ma non era riuscita a chiudere occhio nemmeno in quel modo.
-Io...non lo so.- Luke sembrò non notare la sua insicurezza, o almeno non lo diede a vedere. Piuttosto fece un cenno a quello che Rey stava tenendo stretto nella mano destra.
-Cos'è?-
-Nulla. Schizzi, per rilassarmi disegno.-
Il foglio era visibilmente rovinato e consumato, tuttavia era di certo frutto di una mano sicura delle linee tracciate, ma incerta sulla fine del lavoro, se no perché accartocciare in quel modo la carta?
Era come vedere un gesto di rabbia espresso su quel piccolo oggetto e le faceva male pensare che ne era lei la colpevole, lo era anche ora, mentre guardava quei lineamenti duri e seri che la fissavano con due occhi scuri.
Lo ripiegò frettolosamente e si alzò. Era presto, l'alba stava per spuntare, Rey si rivolse a Luke.
-Vorrei andare su, tornerò tra poco.-
-Vai, so che ti piace guardare la calma del sole. Anche a me piaceva quando vivevo qui, prima di tutto.-
Lei si voltò e mentre saliva le scale si chiese se anche per lei questo era "il prima di tutto", se anche per lei ci fosse qualcosa di inaspettato dietro l'angolo, se questa quiete che provava mentre guardava i primi raggi sorgere dalle dune di sabbia fosse destinata a finire.
Era un luogo privato. Non c'era bisogno di segnalarlo all'ingresso con avvisi sonori o dispositivi di protezione. A bordo della nave, tutti sapevano cosa fosse, a chi appartenesse e cosa custodisse. A nessuno sarebbe venuto in mente di oltrepassarne la soglia. Chiunque lo avesse fatto, sarebbe stato sicuramente punito, rischiando atroci sofferenze, se non peggio. All'interno, l'illuminazione era fioca, non ci sarebbe stato molto da vedere neanche con una luce più forte. Un paio di console, segnalate da due spie rosse, fiancheggiavano la porta, un sistema di proiezione era situato al centro. Per il resto, la stanza era pressoché spoglia.
Il letto era scomodo ed essenziale... probabilmente chi ci dormiva o era un maniaco dell'ordine o non era solito sdraiarvisi. La seconda possibilità si avvicinava di più alla realtà.
Erano state notti insonni, piene di passi pesanti sul pavimento di metallo che producevano rumori continui all'interno della stanza. Kylo non si ricordava nemmeno quando fosse iniziato, ma cercava sempre di ritardare il sonno e finiva continuamente per prendere a pugni il muro, seppur le mani fossero ora piene di tagli e rosse per i colpi, fortunatamente era un dettaglio che nessuno poteva notare sotto i guanti che era solito portare.
Stava andando tutto bene, poi sono iniziati, prima come immagini fuggevoli, ora come visi spaventati. Ma manteneva il controllo, poteva e doveva farlo, era ciò che gli era stato ordinato.
Sbadatamente lanciò sul lato destro del letto alcuni capi scuri, era tardi ed era stanco, nonostante la repulsione che aveva sviluppato verso il sonno voleva e aveva bisogno di dormire.
Il pavimento freddo lo fece rabbrividire al contatto con i propri piedi, ma proseguì e si lasciò cadere sul materasso a peso morto, fissò il soffitto ma non lo vedeva veramente, semplicemente stava pensando e questo di certo non lo aiutava a prendere sonno, ma si disse che era sempre meglio di farsi male contro la parete.
L'aveva trovata, ma c'era qualcosa di strano, una sensazione totalmente diversa da quello che si aspettava, era confusione, rabbia, debolezza.
Non voleva chiudere gli occhi, non voleva essere ancora trascinato nell'irrealtà della propria mente.
Rey si voltò con aria assente verso le dune che contornavano il paesaggio. Si sentì male, come se fosse stata colpita allo stomaco da qualcosa di invisibile, voleva indietreggiare, ma restò ferma a guardare il panorama, ormai diventato sempre lo stesso da molte settimane. Si chiese perché fosse lì, perché Luke avesse voluto tornare in quel posto pieno di ricordi dimenticati o rinchiusi in qualche modo nella sua mente, dove stavano pronti a liberarsi. Lei li sentiva, il dolore più di tutto, era come avvertire il vuoto di fronte a sé, sembrava attirarla al suo interno. Non voleva essere lì, non in quel momento.
Scese di corsa le scale, oltrepassò C-3PO, che, allarmato dalla fretta dei suoi passi, tentò di chiedere qualcosa, ma lei aveva già svoltato verso una porta poco distante.
Raccolse poche cose, vale a dire cambio, acqua, cibo, un blaster e il suo piccolo porta fortuna: era un oggetto di piccole dimensioni, facile da perdere, ma lei non poteva smarrirlo, non era mai successo. Stava stretto in un pugno se si voleva e mentre, con cura, lo riponeva in una tasca dello zaino-tracolla lo rigirò un paio di volte tra le dita, soffermandosi a pensare al fatto che fosse colpa di quel minuscolo pezzo di metallo se lei si trovava lì, se tutto era cambiato.
La mappa non serviva più a molto, ma per lei era importante, veramente importante. Quel posto le aveva trasmesso una calma completa, il mare era calmo, il vento, seppur forte, era calmo, tutto lo era quel giorno. Le sembrava troppo lontano ora che ci pensava, era passato tanto tempo, o almeno così le pareva, da quando era partita con Chube alla ricerca di Luke.
Si svegliò dai ripensamenti e, afferrando la propria spada laser, uscì dalla stanza. Mentre si dirigeva verso il cortile interno la tenne stretta in mano e ripensò a quella del sogno, in effetti sarebbe stata perfetta per lei, le sembrò strano non tenerla ora in pugno, come se in realtà fosse abituata a combattere con quel bastone anziché con quella spada che la seguiva da prima che arrivasse alla base, prima che conoscesse sè stessa e ne rimanesse spaventata, quando era ancora inesperta del mondo in cui era stata spinta con forza. Le rovine del castello di Maz le comparvero davanti, lei non le aveva viste, ma le immaginava: una grande distesa di cumuli e ciottoli di pietra vecchia. E poi lei, incosciente, trascinata a forza verso un punto di non ritorno. Rabbrividì, sentì ancora la presa stretta attorno alla sua vita come un lama che la sfiorava, affrettò il passo.
Luke era girato, ma lei si fermò a qualche passo di distanza e parlò comunque.
-Ho bisogno di camminare, pensavo di andare verso Nord. Tornerò prima di sera, ....è ok?- le ultime due parole furono pronunciate con timidezza, provava sempre grande rispetto verso il suo maestro, era naturale che fosse così.
Non si voltò, per un poco non disse nulla e Rey pensò che non avesse intenzione di risponderle.
-Va bene, ma sta attenta. Anche io ho fatto brutti incontri tra le dune del deserto, ma è giusto che anche tu le esplori, è giusto sapere ciò che ti circonda, in un certo senso è come se scoprissi te stesso una seconda volta. Le popolazioni nomadi non si dovrebbero avvicinare, non lo fanno più da tanto tempo, cerca di far presto.-
Solo pronunciate le ultime frasi Luke si voltò e salutò con un cenno Rey, mentre lei si allontanava verso l'uscita del cortile.
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