20

-Io sarò sempre al suo fianco qualsiasi cosa succeda. Io conosco l'oscurità che si porta dentro e lei conosce la debolezza che mi accompagna. Noi siamo uniti non dalla luce, ma dall'ombra.-
(Pandora Hearts)

Una sensazione, come un vento gelido, la circondò. Quel contatto non era inaspettato, ma Rey sembrò impallidire improvvisamente poco dopo.
Kylo respirò, prendendo aria nei polmoni prima di parlare, o almeno avrebbe detto qualcosa, se lei non avesse iniziato a vacillare sulle gambe, per poi cadere delicatamente ed essere afferrata prima che toccasse il suolo.
Restava così fragile nonostante la sua forza, che per uso eccessivo del suo potere aveva dovuto chiudere gli occhi lasciandosi trasportare dalla stanchezza.
Il susseguirsi dei passi nel corridoio faceva smuovere i capelli attorno al suo viso, una mano lasciata cadere verso terra, a sfiorare il tessuto del mantello di Ren.
Un essere così imperfetto, pieno di emozioni, errori: questo si sentiva.
Aspettava qualcosa, anche se non sapeva definirlo, da troppo tempo e sentiva che l'ultimo passo si faceva sempre più vicino, lo attendeva.
Oh, non poteva non ammettere a se stesso di sentire di tanto in tanto una strana stretta al petto, come se una piccola parte di lui fosse rimasta sola e ferita. Ogni giorno si dimostrava un dolore più persistente del precedente, ma cercava di non farci caso, rifugiandosi tra quelle emozioni fredde che lo avevano intrappolato.
Per lei era lo stesso? In fondo erano entrambi persi, in bilico, ignari del futuro e tanto terrorizzati dal passato. In un certo senso, Kylo si sentiva in netta contrapposizione con Rey: lei era confusionaria, incontrollata, forte, ma così fragile da costituire un pericolo persino per sè stessa, lui invece sentiva di essere riuscito, almeno in parte, a domare la propria mente; tuttavia c'era una sola differenza sostanziale tra di loro: lei era tremendamente innocente, lui no. Che ironia essere così simili e così diversi al contempo.
La lasciò scivolare dalle sue braccia sul tessuto morbido del letto di uno dei tanti alloggi presenti su quel ponte, indugiò un poco nell'osservare quanto sembrasse calma in quel momento. Possibile che fosse così diversa da sveglia? Certo, non poteva dire nulla su questo, in effetti il sonno era l'unico rifugio anche per lui e pensare che forse per lei fosse in minima parte così lo fece sentire stranamente tranquillo e non inquieto come al solito. Si trascinò fino alla parete vicina, senza far rumore e ci si appoggiò. Un solo, singolo, attimo di pausa, non era troppo, solo qualche istante, nulla di più; chiuse gli occhi, portando la testa leggermente all'indietro fino ad appoggiarla ed espirò. Che situazione instabile, sapeva di star andando incontro a qualcosa di pericoloso, non sapeva cosa, ma aveva questa sensazione quasi di ansia addosso, certe volte insistente, altre più come un sibilo fastidioso.
-Sono...stanco.- sussurrò e il suo corpo scivolò lungo la parete, fino a toccare terra.
Era sempre stato tanto impassibile e duro esteriormemte quanto difficile da comprendere persino per sè stesso quando era solo, perchè esclusivamente quando si trovava isolato riusciva a provare quell'incomprensibile senso di vuoto...chissà?, forse era quello che lo tormentava, che non lo faceva dormire, o forse era colpa di tutto, di quella vita sbagliata che lo stava divorando.
Minuto dopo minuto avvertì la stanchezza prendere il sopravvento, fino a quando la sua testa si chinò di lato e il suo corpo si rilassò in un silenzio imperfetto, fatto di respiri e pensieri.

Era un corridoio freddo, deserto e calmo, almeno la sera tardi. Il più degli ufficiali era già nelle proprie stanze, forse ancora svegli a lavorare, ma stanchi dopo una lunga giornata.
Era un silenzio piuttosto tranquillo, ma che nascondeva un non so che di malinconico, come se un ricordo triste si stesse congelando nell'aria, il rimorso di averlo dimenticato sarebbe scomparso difficilmente.
Finn lasciò cadere il proprio corpo a terra, chiedendosi se fosse il caso di tornare nella sua stanza e far finta di niente. Si era alzato perchè il sonno gli veniva a mancare spesso in quel periodo e quella sera, come di consueto, non riusciva a stare nel letto a rigirarsi senza riuscire a chiudere occhio.
Respirò pesantemente, sentendo la porta della sala riunioni chiudersi e i passi del generale allontanarsi, seguiti da altri più leggeri, fino a scomparire.
Non avrebbe mai immaginato che quel ragazzo si portasse una storia così alle spalle, ma in fondo chiunque fosse lì doveva avere un passato complicato. Non si sentiva in colpa per aver ascoltato la loro conversazione, perchè qualcosa dentro di lui si era sbloccato.
Se ci fosse stato qualcuno di così importante anche per lui, probabilmente non avrebbe saputo come reagire in una situazione del genere, ma...c'era una persona che contasse così tanto?
Aveva sempre pensato agli altri, a come raggiungere una fine tutti insieme, ma adesso si trovava a riflettere su sè stesso: anche lui, come altri, avrebbe di sicuro dovuto rinunciare a qualcosa, il problema era che proprio non riusciva a capire cosa, più pensava e più qualcosa di inconsistente veniva a galla nella sua mente. Forse semplicemente non sapeva ancora cosa avrebbe potuto perdere.
Improvvisamente gli sembrò ingiusto tutto ciò, no, non era per niente giusto...tuttavia, in fondo, era necessario, anche se non fosse toccato a lui, chiunque avrebbe dovuto lasciar andare qualcosa.
Si sollevò, iniziando a camminare lentamente, per poi aumentare il passo, fino a raggiungere la porta della propria camera, senza però far cenno di voler entrare.
-Finn?- una voce impastata dal sonno ruppe il silenzio, susseguita da un fruscio di stoffa. Finn si voltò, ritrovandosi un pilota mezzo sveglio e mezzo no, che si stropicciava un occhio, con in mano una tazza contenente un liquido fumante, probabilmente del tè. L'odore dolciastro della bevanda lo raggiunse, distraendolo dai mille pensieri che aveva in testa. Che particolare superfluo, il profumo di una cosa così poco importante che bloccava i pensieri anche solo per pochi secondi...era in un modo semplice così complicata. Un tepore improvviso lo pervase.
Poe lo fissava confuso, cercando ancora di riprendersi dalla sonnolenza, in fondo era tardi come orario e più di ogni altra cosa sentiva il bisogno di un buon riposo, ma qualcosa ancora non riusciva a sfuggirgli: un leggero tremolio e l'espressione arrabbiata e forse triste dell'amico.
-Finn, è tutto...a posto?-
Il miglior pilota della resistenza non poteva farne a meno di non riuscire ad ignorare quei gesti, dopo tutto non era nella sua natura il trascurare la sofferenza degli altri; era troppo disponibile, persino Finn glielo aveva detto più e più volte.
Di certo non si aspettava una risposta, che infatti non arrivò, perciò sorrise e si girò, facendo segno di seguirlo con la mano.
-Non credo che restare impalato come uno stupido davanti ad una porta risolva qualcosa, non credi?- risolse e proseguì, aspettando che anche Finn lo raggiungesse. Lo affiancò pochi istanti dopo, a testa bassa.
Che testardo che era, Finn, pensò...aveva proprio grandi difficoltà ad esprimersi, ma non aveva da ridire su ciò, riteneva che un silenzio potesse esprimere tanto quanto le parole in certi casi e con lui era proprio così, se ne era accorto con il passare del tempo.
-Davvero, io mi sforzo, ma non riesco ad avere sbalzi d'umore come i tuoi, oggi sembravi tranquillo e adesso non saprei che parole usare.- disse mentre, dopo essersi fermato alle cucine, dando le spalle a Finn, gli passava un'altra tazza di tè, dirigendosi e appoggiandosi infine ad uno dei tavoli.
Finn soffiò sul liquido, osservando il vapore roteare in aria e creare spirali chiare a contrasto con il buio della notte e la poca luce che filtrava dalla grande vetrata. Guardò Poe, osservandolo. Pareva rilassato, ma come lui era teso, lo vedeva e lo capiva dal suo atteggiamento troppo calmo, come se stesse lasciando che tutto corresse senza far nulla. Il problema era questo: tutto stava scorrendo velocemente senza interruzioni, non vi era nemmeno una piccola pausa, ma tutti sembravano così sopraffatti da non riuscire proprio a fermare il corso del tempo, che continuava imperterrito ad andare avanti, senza aspettare nessuno. Chiuse le palpebre, si beò del calore del vapore e le riaprì poco dopo, forse più rilassato.
-Non avere fretta, so che parlerai, prima o poi, c'è ancora qualche ora, anche se preferirei dormire, o magari mi va di stare ad ascoltarti, vedila come vuoi, ma non trattenere quello che hai da dire...- Poe si appoggiò meglio al tavolo, rivolgendo lo sguardo alle stelle che si intravedevano attraverso la vetrata. -...a trattenersi ci si fa solo del male, no?-

Buona sera! (O buon giorno per chi visualizzerà il capitolo domani, cioè oggi...si beh, è improbabile che qualcuno sia sveglio alle 2.45 di notte, a parte me...😐😑, io dovrei dormire)

In ogni caso, ecco il capitolo 20! (Sto già lavorando al 21)

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